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Vien da chiedersi

Inviato: martedì 15 giugno 2021, 16:46
da fufluns
La carta é Fabriano Ingrés, che ho tagliato da un foglio grande (ma le vergelle sono rimaste orizzontali...). La penna, la mia fidata Montegrappa Extra Bambù Nero con un pennino stub straordinario. La penna ha un nome proprio, una delle mie poche.

Vien da chiedersi.jpg

Vien da chiedersi

Inviato: martedì 15 giugno 2021, 22:56
da Giotto
Che bella poesia! L'hai composta tu stesso?

Vien da chiedersi

Inviato: mercoledì 16 giugno 2021, 1:01
da fufluns
Giotto ha scritto: martedì 15 giugno 2021, 22:56 Che bella poesia! L'hai composta tu stesso?
Più un “pensierino” che una poesia, però sì, è farina del mio sacco. Grazie del suo pensiero.

Vien da chiedersi

Inviato: mercoledì 16 giugno 2021, 9:18
da ilValla
Trovo molto difficile commentare i suoi post. Li leggo e sogno un po’, li contemplo e alla fine scrivere un banale complimento sembra poco in confronto al ‘viaggio/esperienza/emozione’ -non saprei definirlo- regalato. Spesso non scrivo niente, quasi per rispetto, ma oggi mi trovo in empatia. Il rapporto con le cose, l’affezione... Grazie.

Vien da chiedersi

Inviato: giovedì 17 giugno 2021, 22:53
da Koten90
Come spesso mi capita, la sera cerco di estraniarmi un po’ da tutto per ritrovare la serenità dopo una giornata di lavoro.
Quando l’astrofotografia non è praticabile, gli esercizi con la penna sono la scusa migliore.
Ho letto ieri questa tua composizione e da ieri penso e ripenso a quello che uno strumento può rappresentare. Già un mesetto fa mi scrivesti in un commento
Secondo me, quello che lei ha scritto é bellissimo, un momento di riflessione tra sé e sé che, se non fosse per la scusa della stilografica, sarebbe rimasto nascosto per sempre nei meandri del suo cervello e della sua anima.
Questa frase mi ha segnato e ha cambiato il mio modo di vedere la penna.
Se ne fossi capace, rappresenterei un uomo sommerso dall’acqua che usa una penna come boccaglio per prendere aria

Vien da chiedersi

Inviato: venerdì 18 giugno 2021, 3:09
da fufluns
ilValla ha scritto: mercoledì 16 giugno 2021, 9:18 Trovo molto difficile commentare i suoi post. Li leggo e sogno un po’, li contemplo e alla fine scrivere un banale complimento sembra poco in confronto al ‘viaggio/esperienza/emozione’ -non saprei definirlo- regalato. Spesso non scrivo niente, quasi per rispetto, ma oggi mi trovo in empatia. Il rapporto con le cose, l’affezione... Grazie.
Koten90 ha scritto: giovedì 17 giugno 2021, 22:53 Come spesso mi capita, la sera cerco di estraniarmi un po’ da tutto per ritrovare la serenità dopo una giornata di lavoro.
Quando l’astrofotografia non è praticabile, gli esercizi con la penna sono la scusa migliore.
Ho letto ieri questa tua composizione e da ieri penso e ripenso a quello che uno strumento può rappresentare. Già un mesetto fa mi scrivesti in un commento
Secondo me, quello che lei ha scritto é bellissimo, un momento di riflessione tra sé e sé che, se non fosse per la scusa della stilografica, sarebbe rimasto nascosto per sempre nei meandri del suo cervello e della sua anima.
Questa frase mi ha segnato e ha cambiato il mio modo di vedere la penna.
Se ne fossi capace, rappresenterei un uomo sommerso dall’acqua che usa una penna come boccaglio per prendere aria
Carissimi "compagni di viaggio", questo forum mi fa spesso pensare a quelle riunioni in giardino dei poeti e gli intellettuali romantici, accanto a una pergola, sulle sedie con le volute di metallo verniciate di bianco: riunioni fatte per parlare di tante cose e finire per discutere dei massimi sistemi, della natura e dell'anima, di ragione e sentimenti, di scienza e poesia... Immagino che lí, sul tavolino bianco, ci fossero carta e penne, per ricordare alcuni dei pensieri, perché l'affanno del dire e del dibattere e la corta memoria dell'uomo non li lasciassero scivolare nell'oblio e nel nulla.

Cosí siamo noi qui, nel nostro hortus conclusus, un piccolo giardino di pace dove finiamo per conoscerci senza esserci mai visti, perché siamo uniti dalle stesse cose. Uno direbbe, all'inizio, che queste cose sono le penne, ma io so ormai che non é vero. Le penne, con la loro bellezza variopinta o la loro sobria serietá, sono davvero uno strumento e una scusa per vedere qualcos'altro. Quest'altro, é quello che ci unisce qui, ció che é bandito dagli eventi della quotidianità, ció che pare quasi ridicolo e superfluo e quasi indicibile, eppure é il piú essenziale: l'espressione dell'intimità del nostro essere.

E' la cura delicata del nostro rapporto con le cose, non quello utilitaristico, quotidiano, ma quello riflessivo, profondo. Una penna crea lo spazio e il tempo per non dimenticare ció che davvero conta, offre le linee e i punti perché diventi pensiero compiuto, fermato sul foglio, per quanto ancora incompleto e a volte carente di bellezza. Spesso, se non fosse per la penna, resteremmo muti. Questo voglio condividere con voi: che non siamo ciechi, non sordi, non privi di un'anima e della sua bellezza... solo dimentichi di dirlo.

Grazie per favorire questi pensieri, per farne parte, per non dimenticare di dirlo.

Vien da chiedersi

Inviato: venerdì 18 giugno 2021, 20:53
da Silvia1974
Quanta bellezza! Di pensiero, di scrittura, di condivisione.
“Spesso, se non fosse per la penna, resteremmo muti”: quanto è vero! E mi rispecchia tantissimo. Come per gli strumenti musicali, con cui esprimere non a parole quello che abbiamo dentro