Nonostante la squisita qualitá dlele illustrazioni e la varietá dei temi illustrati, libro é stato in realtá piú avaro di quel che mi aspettassi quanto a ispirazione per i miei disegni. Non mi stanco, peró, di sfogliarlo di tanto in tanto per ammirare allo stesso tempo i tesori dell'arte medievale e la straordinaria accuratezza delle incisioni che li raffigurano.
Durante una di queste riletture, ha attratto la mia attenzione un dettaglio che mi era passato inosservato in precedenza. Si tratta di alcune pedine di un gioco da tavola in corno di cervo, originalmente di circa 6 centimetri di diametro, realizzate nel corso del XII secolo, all'epoca - per intenderci - della seconda crociata in Terra Santa. Le pedine, due delle quali dovettero essere in origine dipinte di rosso, erano conservate nella Collezione di Sculture del Museo Statale di Berlino, dove andarono perse dopo il 1945. Le illustrazioni di Hefner-Alteneck sono quanto ne resta.
In particolare, mi ha incuriosito la raffigurazione su una delle quattro pedine, dove si vede una figura femminile accovacciata, nell'atto di allattare contemporaneamente una lepre sulla sinistra e un draghetto sulla destra. La scritta lungo il bordo della pedina conferma l'identificazione dei due "animali" e dà nome anche alla figura umana: "TERRA ; LEPUS ; DRACO”. Riproduco qui sotto il mio disegno del dritto della pedina, eseguito su materiali molto "medioevali". Il quaderno in pelle, regalo natalizio di mia moglie, si chiama infatti "Medioevo", e anche se Elvira lo acquistó in Germania, é prodotto in Italia da un'azienda che si chiama Manufactus. All'interno del quaderno si trovano quinterni di carta di Amalfi, una carta di cottone fatta a mano che inizió a prodursi nella regione amalfitana il XII e il XIII secolo: quasi contemporanaea alle pedine. L'inchiostro blu é il Permanent di Montblanc, e la penna é la mia fidata Meisterstück 149 Calligraphy, che sulla carta di Amalfi é ottima anche per disegnare.
Ho pensato sovente che le opere delle cosidette arti minori riflettano in modo molto piú diretto il "sentire comune" di un'epoca di quanto lo facciano i capolavori delle arti "alte". Quesi ultimi, per loro natura, rappresentano spesso una concettualizzazione maggiormente di punta, di ricerca, per certi aspetti anticipatrice rispetto alla loro epoca e per altri aspetti prodotti una visone del mondo che é assolutamente personale dei loro autori. Vi é invece, nelle opere del maestro artigiano, una ingenuità che traduce quasi senza filtri le credenze e le rappresentazioni del mondo che sono tipiche di un'era e di una societá.
Nel caso della nostra pedina, é straordinario osservare come, per l'uomo medioevale, la prodigalitá della natura si estendesse con i suoi nutrimenti verso tutte le sue creature, senza distinzione tra quelle che noi oggi consideriamo reali e quelle immaginarie. Nell'immagine della natura dell'homo medii aevi questo confine, evidentemente, era tanto labile da non essere quasi percepito. Questo non significa che il nostro maestro artigiano no avesse una sua precisa idea della identitá delle creature che raffigurava. Notate come il braccio destro della "madre" Terra accarezzi dolcemente il dorso della lepre, ma come la mano sinistra debba invece trattenere per il collo l'irruente draghetto per via della sua natura più impetuosa.
A parte la grazia della sua esecuzione, questa pedina é un piccolo capolavoro del suo tempo per la semplicitá con la quale ci racconta il mondo da cui proviene: un mondo i cui boschi, appena fuori le mura della cittadella, erano popolati in ugual maniera dalle carni appetitose della selvaggina e da draghi pericolosi.