un caro saluto a tutti
Inviato: domenica 9 maggio 2021, 19:31
I banchi inclinati col buco per un calamaio già sparito, la scolorina prima in boccetta bicomponente e poi in pennarello, la pelikano per l'inchiostro blu e l'auretta per quello rosso, le cartucce aperte coi denti per collezionare le palline entrocontenute, l'inchiostro nero come conquista da "grande" alle medie, i primi orologi prima led e poi lcd, le prime calcolatrici su cui si scriveva 77345 che letto al contrario era SHELL
Poi progresso, e col progresso tante cose che vanno ma anche tante che non vanno. Forse dopo una certa età oltre che avanti si comincia a guardare indietro.. ad apprezzare alcune cose dimenticate, a capire che ultraprecisione e obervelocità non sono necessariamente valori, che il computer non sempre risolve problemi e comunque non necessariamente i tuoi, che scrivere lentamente facendo attenzione a non sbavare legando tra di loro le lettere una a una permetteva anche di legare tra di loro i pensieri e crearne di nuovi e con loro un nuovo te stesso.
Presi a correre in avanti in direzione obbligata non abbiamo più spazio per fermarci a vedere cosa ci sia dietro l'angolo, fisico o della mente.
Ed allora tante umili matite, anspitzer (temperini tedeschi) in bronzo, carte assorbenti, inchiostri seppia e lavanda e neri (anche se brillanti come il vecchio Pelikan non ne trovo più) e pure blu ma rigorosamente royal col tono violaceo, la pelikano e la safari ma anche la 2000 e tante tante altre... e quando scrivi ti concentri sul rumore dell'iridio sulla carta, sull'attrito, sulle sfumature del colore e sull'effetto che il tutto fa insieme al tuo corsivo ed all'idea materializzata, e per un attimo quell'ansia che un poco tutti abbiamo è come dimenticata, ottenebrata.
Sul computer una tastiera meccanica, come usava, che dia segni di vita ad ogni tocco.
Ora scusate, devo andare a scrivere.
Poi progresso, e col progresso tante cose che vanno ma anche tante che non vanno. Forse dopo una certa età oltre che avanti si comincia a guardare indietro.. ad apprezzare alcune cose dimenticate, a capire che ultraprecisione e obervelocità non sono necessariamente valori, che il computer non sempre risolve problemi e comunque non necessariamente i tuoi, che scrivere lentamente facendo attenzione a non sbavare legando tra di loro le lettere una a una permetteva anche di legare tra di loro i pensieri e crearne di nuovi e con loro un nuovo te stesso.
Presi a correre in avanti in direzione obbligata non abbiamo più spazio per fermarci a vedere cosa ci sia dietro l'angolo, fisico o della mente.
Ed allora tante umili matite, anspitzer (temperini tedeschi) in bronzo, carte assorbenti, inchiostri seppia e lavanda e neri (anche se brillanti come il vecchio Pelikan non ne trovo più) e pure blu ma rigorosamente royal col tono violaceo, la pelikano e la safari ma anche la 2000 e tante tante altre... e quando scrivi ti concentri sul rumore dell'iridio sulla carta, sull'attrito, sulle sfumature del colore e sull'effetto che il tutto fa insieme al tuo corsivo ed all'idea materializzata, e per un attimo quell'ansia che un poco tutti abbiamo è come dimenticata, ottenebrata.
Sul computer una tastiera meccanica, come usava, che dia segni di vita ad ogni tocco.
Ora scusate, devo andare a scrivere.