Economicità e classe: la Sheaffer'S Imperial IV
Inviato: sabato 27 marzo 2021, 14:12
Il 28 maggio a Londra, con un articolo pubblicato su The Observer, l'avvocato Peter Benenson lancia un appello a favore dell'amnistia per due giovani arrestati a Lisbona durante la dittatura di Antonio Salazar. L'appello attrae migliaia di sostenitori e sfocia nella costituzione di Amnesty International. Il 31 maggio Leonard Kleinrock, ricercatore del MIT, pubblica il primo articolo sulla commutazione di pacchetto, la tecnologia alla base di internet.
Il 2 agosto a Liverpool ha luogo la prima esibizione dei Beatles, al Cavern Club. Il 15 agosto, nell'ambito della guerra fredda, l'esercito della Repubblica Democratica Tedesca inizia la costruzione del Muro di Berlino. L’11 dicembre viene effettuato il primo intervento degli USA nella guerra del Vietnam. Un anno pieno d’avvenimenti importanti, nel corso del quale nasce uno dei modelli Sheaffer’S più conosciuti: la Imperial IV.
In realtà, quella delle Imperial non è semplicemente una famiglia di varianti associate ad un singolo modello, bensì una serie di modelli con le loro varianti, alla quale si diede inizio nel 1960 con la Compact (con alimentazione a cartuccia e pennino intarsiato) e con la Target (con sistema d’alimentazione “Touchdown” e pennino conico “Triumph”).
Oggi vi presento la Imperial IV AS17-11. Il modello IV, introdotto nel 1961, è da molti considerato, soprattutto nella variante Touchdown (codice 1350TD), la prima “vera” Imperial. La caratteristica più evidente della stilografica che vedete è la grande vera metallica dorata che forma la base del cappuccio e che assicura una robustezza notevole alla parte usualmente più fragile di questo componente della penna. Una scelta già fatta per alcuni modelli precedenti, come la Valiant ad esempio, e che Sheaffer’S non mancò di sottolineare nella sua pubblicità dell’epoca (https://youtu.be/ZHGrsexxKec). Scelta senz’altro azzeccata soprattutto per i modelli, come quello che vedete, con chiusura della penna a pressione. L’altro elemento visivo di spicco è ovviamente la clip, anch’essa uno standard Sheaffer’S dell’epoca ed ancora in voga attualmente: è montata, ad esempio, sul modello 300 e sulla VFM Chrome, anche se con fogge leggermente riviste. Fu ben messa in evidenza dalla pubblicità di quel periodo, dove si sottolineavano l’efficienza e l’affidabilità del meccanismo interno a molla, che consente sia di mantenere costantemente la pressione necessaria sia di minimizzare il rischio di rottura del fermaglio in fase d’apertura.
Trovo che sia senz’altro degno di nota il fatto che, pur trattandosi d’una stilografica usata che annovera ormai almeno 50 anni di vita, le dorature di questo esemplare siano ancora perfettamente in ordine. Un chiaro indice di qualità che ho notato su tutte le Sheaffer’S che mi è stato possibile reperire, salvo la mia Balance degli anni Trenta, obiettivamente un po’ troppo anziana (il prossimo anno ne compirà 90) per conservarsi come quasi nuova. Il bel punto bianco, anch’esso ricco di storia, svetta alla sommità del fermaglio, facendosi notare con molta discrezione. Introdotto nel 1924 e, fino agli anni Quaranta, applicato sulle stilografiche e sulle matite meccaniche con garanzia a vita, questo emblema venne subito imitato nel significato dalla concorrenza (ad esempio, Parker introdusse il rombo blu e Wahl Eversharp il dischetto dorato). Divenuto il marchio distintivo degli strumenti di scrittura Sheaffer’S, viene utilizzato anche oggi.
Il corpo ed il cappuccio di questa Imperial IV sono in plastica nera ad iniezione, secondo gli standard produttivi introdotti nei primi anni Cinquanta per le penne di maggior diffusione, offerte a prezzi ridotti. La lucentezza è comunque molto piacevole.
Tolto il cappuccio, l’occhio viene subito catturato dal bellissimo pennino intarsiato, introdotto da Sheaffer’S nel 1959 con la “Pen for Men” e da allora divenuto un altro dei simboli del marchio statunitense. Fabbricato in oro a 14 carati, è incastonato su una sezione piuttosto lunga, che consente un’ampia variabilità di posizioni d’impugnatura, a tutto vantaggio della comodità e della maneggevolezza. La penna non è grande ma risulta comoda, specialmente con il cappuccio calzato, il quale, oltre a prevenire eventuali rotolamenti accidentali con conseguente caduta dal piano di lavoro, in quest’ultima eventualità consente di far sì che l’impatto riguardi il cappuccio, non il pennino.
La chiusura del cappuccio è molto ferma, pur non richiedendo un vero sforzo, e quando questo componente è calzato rimane bene in posizione, senza causare fastidi.
L’alimentazione di questo esemplare è a cartuccia, ma nelle prime serie la Imperial IV era dotata del sistema “Touchdown” a depressione.
Eccoci alla tabella dimensionale:
- lunghezza chiusa: 130 mm
- lunghezza aperta: 114 mm
- lunghezza aperta con il cappuccio calzato: 141 mm
- lunghezza della sezione: 30 mm
- lunghezza del cappuccio: 61 mm
- lunghezza del fermaglio: 39 mm
- diametro massimo del fusto: 10,7 mm
- diametro massimo del cappuccio: 12,7 mm
- diametro medio della sezione: 9 mm
- peso: 16 gr
- peso del cappuccio: 7 gr I pesi confermano la leggerezza della penna, peraltro comune a quel tempo (ad esempio, la Parker 51 mk 1b pesava 17 gr, ma aveva il cappuccio metallico ed un sistema di caricamento più pesante d’una semplice cartuccia; la Parker 45 Arrow pesava 13 gr, cartuccia compresa).
Come sapete, le stilografiche Sheaffer’S richiedono da sempre cartucce proprietarie, che peraltro non è difficile reperire e che hanno mantenuto saggiamente il loro standard, rendendo così agevole anche l’alimentazione di stilografiche d’epoca come questa. Sarebbe comunque interessante, e vi proverò appena possibile, testare un converter Sheaffer attuale. La prova di scrittura, su carta un po’ difficile per una stilografica, è avvenuta con inchiostro Sheaffer Skrip nero, caratterizzato da un buon grado di tensioattività e dunque portato allo spiumaggio su carte di bassa qualità.
Come vedete, la prova è riuscita ottimamente e conferma l’esperienza delle ultime settimane, nel corso delle quali questa penna mi ha accompagnato costantemente in ufficio e nelle mie sessioni di scrittura serale. Il pennino è un F, ma il cliente poteva contare su una scelta molto vasta, dall’extra fine all’extra broad.
Nel complesso, ed in conclusione, il giudizio è molto positivo: si tratta d’una stilografica non di lusso ma neppure eccessivamente economica, con pennino d’oro e d’estetica bella ed originale (uscì quando ancora impazzava la moda dettata dalla Parker 51), adatta anche ad ambienti o situazioni formali e d’ottima maneggevolezza, comoda nel taschino grazie alle sue dimensioni e fedele compagna nella scrittura, senza tradimenti di sorta, neppure nell’utilizzo saltuario.
Una degna rappresentante degli standard qualitativi della Sheaffer’S ante “rivoluzione cinese”.