ho all’attivo pochissimi messaggi nel forum, quindi diciamo che sono sconosciuto ai piu’;
mi lancio oggi in una recensione, spero fatta nei canoni giusti e che incontri quantomeno il favore di voi tutti, con un sentimento contrastante verso una penna stilo che volevo fortemente e che assai fortemente mi ha anche deluso. Trattasi della penna del titolo ovviamente.
Alcune settimane fa dovevo farmi un regalo, ed ero indeciso tra la Tibaldi Perfecta ed il modello Bonomia.
Le due penne sono molto differenti in tema estetico, ma il gruppo pennino e alimentatore in ebanite e’ identico. Ho deciso di prendere la Bonomia, color verde con un M, e il giorno dopo, regalo di mia moglie, mi è arrivata la Tibaldi con cappuccio marmorizzato (vers.Tortoise Beige) e pennino F.
Oggi leggerete la recensione della Tibaldi Perfecta.
Anche senza ricorrere alla bibliografia, si vede che la Perfecta ha una linea che si ispira alle stilografiche di inizio 900, ed infatti la sua forma vuol essere una riedizione di una stilografica degli anni 20, sobria, pratica, senza molti fronzoli estetici, ma con decorazioni sul fusto e alcuni dettagli che la rendono particolarissima.
Alcuni dei quali sono: la pulizia delle linee, il filetto che avvita il cappuccio che e’ posto non a metà penna ma quasi in fondo all’impugnatura, e la clip di gomma sul cappuccio.
Un’altra peculiarità che mi ha incuriosito di questa penna e motivo per cui la volessi è che per accedere al caricamento, a converter, non si apre a metà fusto, bensì si deve svitare una sezione molto vicina al pennino, si sfila dal fusto tutto il gruppo di scrittura che viene trattenuto all’interno del fusto stesso da un controfiletto. L’operazione non e’ difficile, ma non la trovo né esteticamente bella nel gesto, né così pratica poiché 2 volte su 3 si rischia di sporcarsi le mani appoggiando il dito sul pennino o sull’alimentatore.
Questa caratteristica pero’ e’ quello che rende la penna particolare, e per cui l’avevo scelta e voluta, ed ad un’analisi tecnica, il motivo per cui a breve scoprirete la delusione che mi ha dato.
Ma riprendiamo la recensione con alcune caratteristiche tecniche: non ho misurato col calibro, ma il fusto della penna che rimane costante dall’impugnatura fin quasi alla fine (si restringe un attimo verso la fine per darne una forma affusolata) ha una sensazione ‘importante’ in mano, sembra di avere una matitona e tenerla in mano, passare i polpastrelli sulle zigrinature e le verette che la decorano, è un vero piacere.
Il cappuccio è leggero, corto, come ho accennato ha un filetto che si avvita alla penna internamente quasi al fondo ed è provvisto di una clip rivestita di caucciu’, che da una buona sensazione al tatto, ma che risulta un pochino…”storta” o disassata. Questo non solo nel modello da me posseduto, ma anche in tutte le altre Perfecta che ho potuto ammirare in negozio.
La penna chiusa misura 13,7cm, 12,1cm da aperta; ha quindi misure abbastanza contenute, è ben bilanciata; la trovo un po’ sgraziata e lunga con il cappuccio calzato in scrittura ma e’ una questione di gusti. Il cappuccio calza il posteriore comunque bene, non si rischia di perderlo scrivendo ed essendo molto leggero non influisce sul bilanciamento del peso e non stanca la mano.
Parlando di come calza in mano e della comodità in scrittura le darei un 8/10. Soddisfacente sotto tutti i punti di vista ed anche il filetto che trattiene il cappuccio sul corpo penna… posto così in basso, non da fastidio assolutamente, almeno a me che sono abituato a impugnare la penna a metà fusto. Semmai lo trovo comodo a solleticare l’indice allungato verso il pennino. Un vezzo.
Il pennino e’ in acciaio, viene fornito nelle canoniche 3 misure, non mi dilungherei su come sia decorato (ho visto che c’e’ già aperto un thread a riguardo), a laser, con il simbolo della Tibaldi e la misura, ma dico che scrive bene, e’ scorrevole e pur non essendo flessibile consente con un po’ di pressione di allargare il tratto.
Una curiosità: avendo anche la misura M sulla Bonomia ed essendo lo stesso gruppo scrittura posso dire che le due misure non si differenziano tantissimo nel tratto, che su alcune carte pare proprio lo stesso. Piuttosto la differenza tra un F ed un M sta nella quantità di inchiostro rilasciato, nel secondo caso leggermente piu’ abbondante.
Insomma, fin qui la descrizione porta a pensare che sia una gran penna e vi garantisco che avendola alimentata con un Pelikan Edelstein Tanzanite il tenerla tra le mani e la scrittura che esce morbida dal pennino confermano questa sensazione, tanto che il primo giorno di lavoro l’ho tenuta sempre in mano e, come un bambino, ho cercato ogni occasione per tirar giu’ due righe su qualcosa, andando a cercare l’appunto sul taccuino anche laddove non fosse necessario! (Son sicuro di non dire una cosa a voi sconosciuta
Eppure…è bastato un attimo per far capitolare tutte le buone sensazioni di cui sopra e ribaltare l’opinione positiva. Trattasi di una penna a mio avviso pensata male e realizzata peggio.
La frase detta cosi’ e’ un po’ forte, lo riconosco, cosi’ come e’ forte il contrasto tra una pagina di parole mielose e un capoverso di critica che arriva come una lama. Ovviamente la critica va giustificata, va sottolineato che e’ una mia opinione supportata solo dalla mia esperienza.
Vi ho accennato il mio puerile comportamento di averla tenuta in mano tutto il giorno, è normale per un bambino con un nuovo giocattolo, ebbene complice l’orario delle 20.00 ancora in ufficio, complice la fretta di prendere computer, quaderno e penna per entrare nell’ultima riunione… prendo su tutto nel mio ufficio e mi cade la Perfecta dalla mano sulla scrivania… 30 cm di volo.
Potete immaginare il mio stato d’animo, a vedere la penna in 3 pezzi… (3!) cappuccio saltato via (vabbè ci sta) ma fusto spezzato in due? (!).
Finito il meeting, e tornato in sentimenti mi metto ad analizzare cosa puo’ essere successo (al di là del mio gesto incauto). Ragionando a mente fretta pero’ un volo da 30 cm non è un granché… altre stilo cadute da altezze ben piu’ grandi non si sono fatte niente… ma si sa, non e’ l’altezza talvolta ma come si atterra che tradisce.
Quando vado a dire che questa penna e’ stata ingegnerizzata male e fatta altrettanto, la mia osservazione, forte, nasce da considerazioni tecniche. Come vi ho detto il cappuccio e’ saltato (strano, ma forse non era avvitato bene per cui… ci sta…) ma il fusto si e’ rotto A META’.
Noi siamo abituati a crepe nei fusti, cappucci spaccati… ma di stilografiche rotte proprio a metà da una caduta… non ne avevo avuto ancora esperienza.
Questo perché la Perfectà e’ cosi’ realizzata: ha un fusto in 3 pezzi.
Il primo che contiene il gruppo scrittura, che si avvita in un collarino, un cilindro di qualche centimetro di lunghezza che ne costituisce il mezzo fusto, che chiameremo ‘corpo centrale’, e la parte finale del fusto che si avvita su questo corpo centrale che chiameremo ‘corpo penna’. A nascondere questa giuntura tra corpo centrale e corpo penna c’e’ una veretta zigrinata.
Questa parte finale del fusto peraltro, il corpo penna, prima di essere avvitata in casa madre, al ‘corpo centrale’ viene cosparsa di colla sul filetto, in modo tale da non svitarsi e da fare corpo unico con il corpo centrale stesso. L’unico elemento che il cliente ed utilizzatore deve pertanto svitare è la parte del gruppo scrittura.
Qual è il problema pero’?
Il filetto di avvito del corpo scrittura, ed il filetto di avvito del corpo penna al corpo centrale rendono la sezione della Perfecta al centro penna molto molto debole. Complice una resina molto dura, la penna cadendo a 30 cm di altezza si e’ spaccata in corrispondenza della giunzione del filetto corpo centrale-corpo penna.
La domanda mi viene spontanea: qual problema tecnico o difficoltà costruttiva si sarebbe celata semplificando il tutto e facendo un corpo penna unico, a cui avvitare il gruppo scrittura alla fine?
Non sono in azienda Tibaldi ma mi piacerebbe interrogarli sul perché e se ci fossero state particolari necessità costruttive di processo per pensare ad una soluzione tanto complicata quanto nefasta per la resistenza della penna.
Conscio di avervi “asciugato” (come si dice in Romagna) abbastanza con una recensione che è diventata un romanzo vado a concludere dicendovi che ho scritto all’indirizzo email che appare sul sito di Tibaldi, ed ancora non ho ricevuto risposta.
Nel frattempo mi sono recato dal mio fornitore ufficiale di penne stilografiche, un santo che provvede a tutte le riparazioni di vecchie penne che gli porto e lo stesso che mi ha venduto la Bonomia, il quale mi ha dato un corpo penna di una Perfecta nuova. (pagando la modica cifra di 75 euro, su una penna che ne costa 195)
Ed anche qui ulteriore delusione su questa penna sfortunata: il negoziante che mi ha salvato la vita anche davanti a mia moglie, non sapendo che per accedere al converter bisognasse svitare il solo collarino finale, ha sforzato e scollato il corpo centrale dal corpo penna.
Conclusioni:
Ora mi ritrovo una Perfecta sui generis: posso svitarla dal collarino finale o dal corpo centrale… ma mi rimane una sensazione di rimaneggiato, di non originale. Tengo a mente di avere una penna debole, fatta da un produttore che ad oggi non mi ha ancora risposto.
Son parecchio deluso dalla Tibaldi in termini di prodotto, e di servizio clienti.
Vedremo in un prossimo futuro se mi contatteranno.
Spero di aver fatto un quadro completo sullo strumento di scrittura, e sulle sensazioni che puo’ trasmettere. Il resto e’ la mia esperienza personale.
Un saluto a tutti
ale