Prima di iniziare a parlare della penna, però, volevo spendere qualche parola sui regali che i nostri cari fanno a noi “pennofili”. Immagino di non essere l’unico che in modo più o meno diretto e aperto finisce per pilotare con tanta precisione il piacere delle persone che ci stanno vicine per farci un regalo gradito, da ricevere il più delle volte regali “telefonati”, che per quanto fantastici mancano del tutto del “fattore sorpresa”. Ora, un regalo è un regalo per la volontà – e spesso anche per lo sforzo economico che implica – che le persone dedicano a noi, privandosi di qualcosa che avrebbero potuto acquistare per il loro piacere per destinarlo invece al nostro. Su questo non ci piove: ogni tipo di regalo, anche quelli telefonati, sono splendidi gesti di vero affetto. In più, va detto che per chi non è un esperto di penne, orientarsi tra migliaia di possibilità diverse e incontrare i gusti – personalissimi – di chi ha già una raccolta di penne selezionate, è un’impresa davvero difficile e, temo, un po’ demotivante.
Per questo la penna che vi presento oggi ha per me un valore ancor maggiore: perché mia moglie la ha scelta, in modo del tutto autonomo, senza consiglio, affrontando il rischio, visitando da sola un negozio di penne nella città di Mainz (Magonza), ed ha saputo mantenerla nascosta, in segreto, per quattro mesi prima di regalarmela per il mio compleanno. Potrete immaginare la mia sorpresa all’aprire il pacchetto! Sono rimasto, non in forma figurata, ma letteralmente, senza parole! Senza parole per la bellezza e il valore della penna e senza parole per il regalo totalmente inatteso!
La Montblanc Meisterstück Ultra Black è stata prodotta, in edizione speciale, nel 2016. La serie comprendeva due stilografiche e due rollerball, nelle taglie Le Grand e Classica, e due penne biro nella nuova dimensione Media e nella taglia Classica. Quella che ho ricevuto io è una stilografica Meisterstück Le Grand (le dimensioni sono quelle di una 146 contemporanea). Per Edizione Speciale, Montblanc intende degli strumenti da scrittura la cui produzione non è limitata in numero, ma nel tempo. La Ultra Black, come dicevo, è stata prodotta esclusivamente nel 2016 e, a giudicare dalla rarità di queste penne sul mercato, deve essere stata venduta fulmineamente. Non mi stupisce che sia stato così.
La Ultra Black fa parte di un tipo di penne, che hanno avuto una certa voga negli ultimi anni, del tipo “stealth”. L’espressione, per designare oggetti dalla finitura “nero su nero”, prende origine dalla definizione di alcuni aeroplani da combattimento realizzati con tecnologie che li rendono impercettibili (stealth significa proprio invisibile o furtivo) ai radar o persino alla vista, che si svilupparono dalla fine del secolo scorso. Le tecnologie stealth sono state successivamente applicate anche a unità navali, elicotteri e aeroscafi.
Nel campo dei luxury goods il concetto stealth ha avuto grande successo nel settore delle automobili (due per tutte, la Lamborghini Aventador o La Voiture Noire di Bugatti) e delle motociclette (es. la Ducati Streetfighteer V4), ma anche in quello degli oggetti di lusso personali. L’Hublot “All Black”, l’Omega “Dark Side Of The Moon”, il “Pontos Chronographe Rectangulaire” di Maurice Lacroix, l’“Hydroconquest” di Longines, l’invisibile “BR 03-92 Phantom” di Bell & Ross, l’IWC “Top Gun Pilot’ nero su nero, o il mitico cronografo “Master Compressor Ceramic” di Jaeger LeCoultre, rappresentano alcuni esempi di orologi prestigiosi personalizzati in versione “Stealth Mode”. Non casualmente cito, da ultimo, proprio il modello di Jaeger LeCoultre lanciato nel 2014, perché fu prodotto dalla maison di Le Sentier quando a reggerne le redini era Jérôme Lambert, prima che il gruppo Richemont lo nominasse Amministratore delegato di Montblanc quello stesso anno. Non credo di sbagliare se suggerisco che fu Lambert a volere una penna Montblanc stealth.
Non sto suggerendo che Lambert abbia “inventato” la penna stealth, ma da esperto nel settore del lusso era certamente sensibile a un tema che stava vivendo un grande successo. Di fatto, la grandissima OMAS aveva lanciato la sua splendida linea “Noir” delle penne Arte Italiana, Sailor la sua Imperial “Black Edition” (con finiture in placcatura ionica nera) e Faber Castell la sua Emotion “Pure Black” già nel 2013, e può ben essere che altre marche si fossero già anticipate su questo tema. La Pilot Vanishing Point “Matte Black” risale ancora più indietro, al 2012. Nella “Noir” di OMAS l’effetto invisibile era ottenuto con un’incisione guilloché del fusto, elegantissima (mia moglie ne possiede una matita meccanica che le ho regalato alcuni Natali fa), ma Montblanc optò per sabbiare la resina e trasformarla in un materiale completamente opaco, da abbinare a un metallo ‘scuro” come il rutenio. Secondo le parole di Lambert all’epoca del lancio della Ultra Black, il nero opaco rappresentò un omaggio ai primi articoli da scrittura della Montblanc, elaborati da barre di ebanite, ma a mio parere si tratta di pura “paroleria”. Sono però d’accordo con lui sul fatto che questa nuova variante della resina lucida, una caratteristica di design riconosciuta istantaneamente in tutto il mondo come un emblema di Montblanc, offre nella sua versione opaca una prospettiva visuale e tattile tanto unica da definirla come un classico moderno.
Negli anni seguenti alla presentazione di Ultra Black, fecero la loro comparsa altre penne in versione nero opaco e rutenio o in finiture nere: penso alle Aurora Talentum “Black Ops” del 2018, alla 88 “Unica Nera” del 2109, e alla “Black Mamba” di quest’anno, alla Kaweco Al Sport “Night Edition” e alla Parker Premier “Ceramic Black”, entrambe del 2018, alle Montegrappa Aviator “Stealth” e Fortuna nella versione “Black and Gunmetal”, alla Aero “Matte Black” di Diplomat e alla Retro 51 Tornado “Stealth”, tutte uscite nell’ultimo paio d’anni. Sono tutte penne molto belle e distintive.
La Ultra Black, però, a mio avviso si distingue dalla folla. I dettagli di questa penna sono impressionanti. Il mio commento vale per il modello Le Grand (Art. 114823), ma immagino che la Classic sia qualitativamente paragonabile.
Opaca. La sabbiatura è perfetta. La resina è irriconoscibile come una classica resina “preziosa” di Montblanc. Anche osservata con una lente d’ingrandimento piuttosto potente (10x), la finitura è perfettamente uniforme, e l’effetto opaco impressionante. Il corpo e il cappuccio della Ultra Black non hanno alcun tipo di riflesso.
Stella sabbiata. Per gli amanti del dettaglio, la sabbiatura si estende al finale superiore del cappuccio e include la stella bianca, simbolo della casa, anch’essa perfettamente candida e opaca.
Finestrella frozen. La Ultra Black Le Grand ha, come tutte le penne del modello 146, una finestrella per il controllo del livello dell’inchiostro. Per mantenere la coerenza tattile della penna, anche la finestrella è sabbiata, con un effetto “ghiacciato” o “brinato” davvero unico.
Rutenio. Le finiture con bagno in rutenio sono la ciliegina sulla torta. Il rutenio è scuro ma brillante, con un tono leggermente caldo. Il contrasto delle parti opache-lucide, scurissime e brillanti, del nero profondo e le sfumature antracite, è mozzafiato. Allo stato compatto, il rutenio ha colore bianco-argenteo, splendente; è un elemento raro, meno infrequente sulle montagne degli Urali, isolato solo nel 1844 dal chimico russo Karl Ernst Claus, che lo battezzò dal nome latino della Russia, Ruthenia.
Fondello metallico. Non so se questa soluzione sia stata proposta in precedenza sul modello classico della 146. E’ stato utilizzato da Montblanc sulla JFK, ma quella penna è solo “ispirata” alla 146, ma con la sezione in metallo e uno “scalino” tra fusto e sezione. Dopo la Ultra Black è stato adottato, direi con successo, sulla serie del Piccolo Principe, che quest’anno è giunta alla sua terza edizione nella versione (bellissima) in resina Bordeaux. Il fondello metallico è, stilisticamente parlando, molto bello. Confesso che, anche se non sono un appassionato della saga di Saint-Exupery, e anche se le due prime penne della serie in blu e in marrone mi avevano lasciato piuttosto freddo, stavo facendo un serio pensiero alla versione 2020 (”The Little Prince and the Planet”), perché la resina borgogna (come nelle Meisterstück degli anni ’90) con le finiture in oro leggermente rosato – e soprattutto il finale metallico, brillante – mi sono sembrati veramente una combinazione riuscita. Se dal punto di vista stilistico il fondello metallico aggiunge un tocco di classe a queste penne, dal punto di vista funzionale credo dipenda assolutamente dalle preferenze personali. Lo commenterò poco più sotto, nel paragrafo dedicato alla scrittura. Tra il fondello metallico e il fusto in resina è presente un altro anellino in rutenio: anche questo, trovo, un dettaglio di classe.
Pennino nero. E’ il promo che possiedo, in questa finitura, e mi sembra assolutamente classy. Le incisioni tipiche dei pennini Meisterstück sono visibili, ma in qualche modo attenuati, poco più di un riflesso tinta-su-tinta. Siccome ho una leggera preferenza per i pennini monocolore rispetto a quelli bi- o tri-colore, il pennino monotono con bagno di rutenio della Ultra Black è, a mio modo di vedere, bellissimo. Il pennino della mia Ultra Black è un medio, morbido, affidabile, collaborativo.
Pistone. Tutti i pistoni delle mie Meisterstück funzionano bene. L’azionamento dei pistoni delle 149, inclusa la Calligraphy, e della 146, è direi nell’ordine delle cose regolari. In realtà non c’è nulla di più da chiedere a un meccanismo, se non che funzioni regolarmente. Però i pistoni della mia Hemingway e della Alexandre Dumas (due Edizioni Limitate) sono particolarmente morbidi, e più piacevoli, da azionare. Quello della Ultra Black appartiene a questa seconda categoria, dei “più che regolari”: l’esperienza di girare il fondello di metallo, con un pistone così morbido, è un piacere.
Resina lucida. La sezione della penna è in resina lucida, com’è tipico nella linea Meisterstück. Ho letto in alcune recensioni in linea che quest’aspetto è stato criticato per diminuire la ”coerenza’ stilistica della penna. Dal mio punto di vista, la scelta è indovinata, perché immagino che l’effetto sabbiatura possa risentire col tempo dello sfregamento e il contatto con il grasso delle dita, perdendo l’uniformità della sua texture. Trovo in realtà piacevole questo ulteriore gioco di contrasti tra diverse finiture e riflessi, senza contare che la sezione in resina lucida è un elemento provatissimo delle penne Montblanc.
Scrittura. La penna è più pesante di una 146, in un modo che si può notare sin dalla prima presa. Il cappuccio ha un finale parzialmente metallico, e questo contribuisce al peso maggiore, ma il cappuccio è ininfluente alla scrittura per chi, come me, non lo calza per scrivere. La penna rimane però più pesante anche quando ci si limita a sostenerne il corpo: il fondello di metallo, anziché in resina, si fa sentire. Io prediligo le penne con un certo peso (vedi le mie OMAS Grand Paragon e le Montegrappa Extra), ma la Ultra Black è diversa. Nelle mie altre penne pesanti, l’aumento di peso è dato dalla sezione metallica, cosicché il peso aggiuntivo grava sulla punta. Nella Ultra Black il fondello metallico sposta invece il punto il equilibrio della penna all’indietro, rilevandolo dal pennino. La penna è, allo stesso tempo, più pesante e più leggera. Io l’ho sentita, piacevolmente, molto leggera sul pennino, che appena sfiora la carta. È una sensazione unica. Dal punto di vista del piacere della scrittura, questo dipenderà ovviamente dai gusti personali.
A confronto. Se paragono la Ultra Black alle mie altre Meisterstück (includendo la 146 in finiture platino di mia moglie), non c’è dubbio che la nuova penna è la più unica in termini di apparenze. Il forte contrasto di testure tra le superfici opache e quelle lucide, e nello stesso tempo il ridotto contrasto tra il colore della resina e quello delle finiture metalliche, rendono la Ultra Black una penna a parte tra le Meisterstück. Probabilmente per via del fatto che lo schema stealth è esteticamente relativamente nuovo, la penna ha i miei occhi un aspetto moderno, che immagino potrebbe piacere a un giovane più della classica Meisterstück nera e oro e anche della più recente nera e platino. Il pennino placcato in rutenio è, a mio avviso, il più elegante dei tre e uno dei più belli della mia raccolta di penne.
Noto, per la cronaca, che la Ultra Black ha la stessa lunghezza della 146 Platinum acquistata quattro o cinque anni fa, ed è da chiusa quasi mezzo centimetro più lunga della mia 146 degli anni ’80. Di fatto, sempre da chiusa, la Ultra Black e la nuova 146 sono solo marginalmente più corte, anche se decisamente più slim, di una Meisterstück 149, a testimonianza della tendenza contemporanea che favorisce le penne di dimensioni maggiori.
È tutto. Ringrazio ancora la mia cara moglie per avere avuto un pensiero così squisito, per essersi azzardata a comprare un penna costosa della quale non avevamo mai chiacchierato prima, e per avermi reso così infantilmente felice con la sorpresa del suo regalo.
E un sentito ringraziamento ai non molti lettori che, suppongo, si sono intestarditi a leggere fin qui.
[P.S. Siccome non posso più inserire altre fotografie in questo argomento, ne aggiungo un paio in una prima riposta, per completare le illustrazioni.]