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valhalla
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Messaggio da valhalla »

Riprendendo il discorso da https://forum.fountainpen.it/viewtopic. ... 0&start=15 che si andrebbe un po' troppo OT
Automedonte ha scritto: giovedì 1 ottobre 2020, 21:39 Io per libri intendo quelli di lettura, non vergherei mai delle note a margine sui Promessi Sposi o sul nome della Rosa.

Se poi sono “manuali” di lavoro il discorso cambia :thumbup:
proprio questi due esempi secondo me sono libri su cui non vedo nessun problema a prendere appunti: sono libri di cui esistono tantissime copie (ovvio, non stiamo parlando di una prima edizione dei promessi sposi, e neanche di qualche edizione di pregio, ma delle normali edizioni di massa), per cui scrivendoci sopra, con qualunque strumento, non si rovina qualcosa di unico, e per quanto romanzi sono entrambi libri sufficientemente complessi per cui effettivamente c'è qualcosa da appuntarsi o commentare, anche se li si sta leggendo principalmente per svago.

Poi personalmente ho l'abitudine di usare solo la matita anche sui libri di studio, ma se qualcuno sente il bisogno di usare colori, non me la sento di biasimarlo (io ho certi romanzi pieni di quei segnalibri adesivi post-it colorati che probabilmente per la conservazione dei libri sono ancora peggio).
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Messaggio da Gargaros »

Onestamente non capisco chi è contrario. Una volta credo di esserlo stato pure io...
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Messaggio da Automedonte »

Vero che sono piuttosto diffusi, ma io ne ho solo una copia e non ho voglia di rovinarla scrivendoci sopra.
Capisco che il libro “vissuto” possa anche essere bello ma nel senso di avere pagine sgualcite e magari qualche piega che evidenzia l’uso non appunti scritti di vari colori. Se per qualche motivo capita in mano a qualcun altro che lo deve leggere immagino sia molto fastidio vederli.

Questa almeno è la mia idea, poi certo non è reato di lesa maestà se qualcuno sulla sua copia decide di scriverci dei commenti.
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Messaggio da Myrmica »

https://youtu.be/STsPxN6icqY va beh dai... almeno scrive bene 😂.
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Messaggio da Monet63 »

Sui libri, di norma, non scrivo; lascio però dei segni, sottolineature comprese su certi testi tecnici o di studio. Se devo aggiungere annotazioni, appongo un segno (un asterisco, una stellina, una crocetta, qualsiasi cosa mi venga in mente) e scrivo la nota su un post-it o simili, che poi unisco alla pagina; il sistema è molto efficace, perché su molti passaggi la nota può essere più corposa del testo originale, e anche volendo lo spazio libero della pagina stampata sarebbe insufficiente; inoltre posso usare il mio codice colori, in modo da capire a colpo d'occhio cosa posso aver scritto, prima ancora di leggere.
Gli unici libri su cui ho sempre scritto, rigorosamente a matita ma con difficoltà a causa della carta semilucida e patinata, sono stati i volumi di storia dell'arte di Argan all'epoca del Liceo Artistico: erano stampati con un ampio spazio vuoto a bordo pagina, che sembrava fatto apposta per scriverci.
Se sento il bisogno di annotare qualcosa su un romanzo o un racconto (mi era successo con Oceano Mare di Baricco e soprattutto con Cuore di tenebra di Conrad), ricopio le righe che mi interessano su un taccuino apposito, alle quali faccio poi seguire le mie note, con inchiostro di colore diverso.
:wave:
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Messaggio da mistermike »

Ci sono persone che ammantano i libri di sacralità e hanno quasi paura ad aprirli per non sciuparli e altre che li considerano per quelli che sono: oggetti fatti di carta, inchiostro e colla. Vanno bene entrambe le cose, perché vale il concetto che se si compra un volume ne si può fare ciò che si vuole, anche i disegnini dentro. L'importante è leggerlo, viverlo, non tenerlo come una reliquia. Io appartengo alla categoria di quelli che sottolinea le frasi con l'evidenziatore giallo, che scrive le note a tergo, che si appunta i personaggi di un romanzo, che macchia le pagine di caffè e quant'altro. E ne rivendico il pieno diritto.
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Messaggio da Phormula »

Io uso la matita e i pastelli colorati. Ovviamente sono libri miei, non mi permetterei mai di scrivere su libri di biblioteca o di altri. In questi casi affianco al libro un quadernetto con le mie note e i riferimenti delle pagine. Poi restituisco il libro e mi tengo il quadernetto.
Semplicemente perchè nel proseguire della lettura mi è capitato di dover tornare indietro a rivedere le note, in virtù di quel che avevo letto nel frattempo.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Messaggio da Automedonte »

Monet63 ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 3:06 Sui libri, di norma, non scrivo; lascio però dei segni, sottolineature comprese su certi testi tecnici o di studio. Se devo aggiungere annotazioni, appongo un segno (un asterisco, una stellina, una crocetta, qualsiasi cosa mi venga in mente) e scrivo la nota su un post-it o simili, che poi unisco alla pagina; il sistema è molto efficace, perché su molti passaggi la nota può essere più corposa del testo originale, e anche volendo lo spazio libero della pagina stampata sarebbe insufficiente; inoltre posso usare il mio codice colori, in modo da capire a colpo d'occhio cosa posso aver scritto, prima ancora di leggere.
Gli unici libri su cui ho sempre scritto, rigorosamente a matita ma con difficoltà a causa della carta semilucida e patinata, sono stati i volumi di storia dell'arte di Argan all'epoca del Liceo Artistico: erano stampati con un ampio spazio vuoto a bordo pagina, che sembrava fatto apposta per scriverci.
Se sento il bisogno di annotare qualcosa su un romanzo o un racconto (mi era successo con Oceano Mare di Baricco e soprattutto con Cuore di tenebra di Conrad), ricopio le righe che mi interessano su un taccuino apposito, alle quali faccio poi seguire le mie note, con inchiostro di colore diverso.
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Messaggio da maylota »

Monet63 ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 3:06
Gli unici libri su cui ho sempre scritto, rigorosamente a matita ma con difficoltà a causa della carta semilucida e patinata, sono stati i volumi di storia dell'arte di Argan all'epoca del Liceo Artistico: erano stampati con un ampio spazio vuoto a bordo pagina, che sembrava fatto apposta per scriverci.
"L'Argan" è stato per me il primo incontro con una vera carta di qualità in un periodo (inizio anni 80) in cui i libri scolastici non erano ancora i patinati e coloratissimi libri che sono oggi.
Ci riuscivo a scrivere solo con le mine 2B e da scrivere ce n'era molto, sia per tradurre il suo linguaggio criptico, che per annotare le glosse della Prof quando non era d'accordo con quel che c'era scritto (quando li riapro ancora sorrido. Chissà poi come mai l'aveva adottato come testo se poi ci diceva cose diverse :lol: )
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Messaggio da Polemarco »

Quand'ero studente (e lo sono ancora nonostante gli anni, perchè gli esami non finiscono mai) avevo scoperto che alla mia buona memoria sia particolare che categoriale si accompagnava una ottima memoria visiva: da qui la scelta di sottolineare gli aspetti più importanti di una pagina e di utilizzare le sottolineature anche per "fotografarla".
Vi allego l'immagine di un testo di diritto studiato (dopo l'università) nel lontano 1983 :
LIBRO.jpg
Ben diverso è il trattamento che assicuro ai libri di "semplice" lettura.

Dopo aver premesso che mi piace rileggere e rileggere e rileggere, preciso che il testo è un'opera in fieri, nel senso che con il passare del tempo si scoprono nuovi significati per la diversa età nella quale si rilegge, per la modificazione subite dal lettore a seguito della lettura di altri libri e così via.
Insomma cambia il testo perchè cambia il lettore.

In questo caso, la sottolineatura o le note hanno il difetto di "cristallizzare" l'interpretazione iniziale , offuscando le parti non evidenziate o non glossate.

Vi propongo un esempio.
Uno dei miei autori preferite è Jorge Luis Borges e un racconto che ho letto e riletto da quando frequentavo il ginnasio (e sono passati più di quaranta anni) è La Biblioteca di Babele.

Ebbene, solo dopo alcuni decenni di rilettura ho scoperto la presenza di un errore nella struttura della Biblioteca (ma c'è anche un altro errore) e solo qualche anno fa ne ho avuto la conferma, quando ho individuato l'esistenza di una ristesura del racconto che lo correggeva .

Probabilmente, ma è solo una mia opinione, se avessi sottolineato il passo incriminato non mi sarei accorto di niente.

Per vostro divertimento vi allego il passo della prima edizione.

Se andate su internet non vale.

      • 1 L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d'una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e a sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l'altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che si inabissa e s'innalza nel remoto. Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze. Gli uomini sogliono inferire da questo specchio che la Biblioteca non è infinita (se realmente fosse tale, perché questa duplicazione illusoria?), io preferisco sognare che queste superfici argentate figurino e promettano l'infinito... La luce procede da frutti sferici che hanno il nome di lampade. Ve ne sono due per esagono, su una traversa. La luce che emettono è insufficiente, incessante.


Buon divertimento
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Messaggio da solido »

L'Argan che avevo al liceo, oramai oltre 40 fà e che hanno continuato ad avere i miei figli alle superiori come manuale di storia dell'Arte proprio non l'ho mai capito!!!! Più che un linguaggio criptico direi veramente incomprensibile :lol: Ho capito di più da una rapida lettura del Gombrich che dai cinque anni di liceo. Tutti i miei professori dell'arte avevano da ridire dell'Argan ma puntualmente veniva sempre adottato come testo....mi sono sempre chiesto il perchè...ma è possibile che se uno in Italia è un cazzone...solo perchè è stata una figura illustre...vicino ad un grande partito....bisogna accettarlo per forza?? Meditate gente...meditate :D :roll:
maylota ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 11:15
Monet63 ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 3:06
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Messaggio da Monet63 »

maylota ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 11:15
Monet63 ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 3:06
Gli unici libri su cui ho sempre scritto, rigorosamente a matita ma con difficoltà a causa della carta semilucida e patinata, sono stati i volumi di storia dell'arte di Argan all'epoca del Liceo Artistico: erano stampati con un ampio spazio vuoto a bordo pagina, che sembrava fatto apposta per scriverci.
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Lo facevo anche io! La mia Prof in realtà lo detestava (al Lisippo il testo era imposto dall'alto, lei doveva solo adeguarsi), e ci incoraggiava a prendere appunti durante le sue lezioni (ne ho consumati, di litri, di Blu Royal Pelikan...); io la adoravo, perché era una donna di intelligenza e cultura estreme, ne ero letteralmente rapito. Io ci mettevo poi il carico, perché approfondivo in biblioteca: a quell'epoca, a Taranto (io sono tarantino), la Biblioteca Comunale era in un palazzo bellissimo e imponente, sul lungomare, e io ci passavo parecchie ore al giorno.
Automedonte ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 10:52 Un vero artista, da Te non mi aspettavo nulla di meno :clap:
Pensa che ho dei libri d'epoca, di narrativa e di saggistica, sui quali non ho tracciato neanche un puntino, ma sono letteralmente esplosi per quante volte li ho letti. :mrgreen:
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Messaggio da stanzarichi »

Personalmente, ho sempre evidenziato e appuntato la qualsiasi sui libri scolastici/universitari. Praticamente nulla su quelli letti per piacere personale. Per questi ultimi mi sono spesso limitato a ricopiare su un moleskine a pagine bianche le frasi che mi colpivano.
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Messaggio da Monet63 »

solido ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 12:48 Tutti i miei professori dell'arte avevano da ridire dell'Argan ma puntualmente veniva sempre adottato come testo....mi sono sempre chiesto il perchè...ma è possibile che se uno in Italia è un cazzone...solo perchè è stata una figura illustre...vicino ad un grande partito....bisogna accettarlo per forza?? Meditate gente...meditate :D :roll:
Io non cercherei motivazioni politiche, ed eviterei anche parole offensive come quelle da te usate, del tutto fuori luogo in un contesto come questo.
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Messaggio da Gargaros »

mistermike ha scritto: lunedì 5 ottobre 2020, 8:47 che si appunta i personaggi di un romanzo
Lo facco pure io, cosa che torna utile se l'autore non è capacissimo nel tratteggiare i caratteri.

Per altro io annoto anche magagne grammaticali e tecniche varie... sarà deformazione professionale :lol:
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