Quand'ero studente (e lo sono ancora nonostante gli anni, perchè gli esami non finiscono mai) avevo scoperto che alla mia buona memoria sia particolare che categoriale si accompagnava una ottima memoria visiva: da qui la scelta di sottolineare gli aspetti più importanti di una pagina e di utilizzare le sottolineature anche per "fotografarla".
Vi allego l'immagine di un testo di diritto studiato (dopo l'università) nel lontano 1983 :
Ben diverso è il trattamento che assicuro ai libri di "semplice" lettura.
Dopo aver premesso che mi piace rileggere e rileggere e rileggere, preciso che il testo è un'opera in fieri, nel senso che con il passare del tempo si scoprono nuovi significati per la diversa età nella quale si rilegge, per la modificazione subite dal lettore a seguito della lettura di altri libri e così via.
Insomma cambia il testo perchè cambia il lettore.
In questo caso, la sottolineatura o le note hanno il difetto di "cristallizzare" l'interpretazione iniziale , offuscando le parti non evidenziate o non glossate.
Vi propongo un esempio.
Uno dei miei autori preferite è Jorge Luis Borges e un racconto che ho letto e riletto da quando frequentavo il ginnasio (e sono passati più di quaranta anni) è La Biblioteca di Babele.
Ebbene, solo dopo alcuni decenni di rilettura ho scoperto la presenza di un errore nella struttura della Biblioteca (ma c'è anche un altro errore) e solo qualche anno fa ne ho avuto la conferma, quando ho individuato l'esistenza di una ristesura del racconto che lo correggeva .
Probabilmente, ma è solo una mia opinione, se avessi sottolineato il passo incriminato non mi sarei accorto di niente.
Per vostro divertimento vi allego il passo della prima edizione.
Se andate su internet non vale.
- 1 L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d'una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e a sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l'altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che si inabissa e s'innalza nel remoto. Nel corridoio è uno specchio, che fedelmente duplica le apparenze. Gli uomini sogliono inferire da questo specchio che la Biblioteca non è infinita (se realmente fosse tale, perché questa duplicazione illusoria?), io preferisco sognare che queste superfici argentate figurino e promettano l'infinito... La luce procede da frutti sferici che hanno il nome di lampade. Ve ne sono due per esagono, su una traversa. La luce che emettono è insufficiente, incessante.
Buon divertimento