Case costruttrici:quale futuro?
Inviato: lunedì 29 ottobre 2012, 20:20
Come tutte le aziende che producono vari prodotti,anche nel settore delle stilografiche si è assistito ai fallimenti,ai fenomeni di assorbimento di una Casa da parte di un'altra,e altro ancora.
Ciò è accaduto sia quando il mercato della stilografica era florido,negli anni '30-'40,sia ai tempi di oggi.
Negli anni '30-'40 le principali cause furono gli strascichi della crisi finanziaria del 1929,le situazioni patrimoniali critiche di questo o quel costruttore,in particolare se di piccole dimensioni e con prodotti poco diffusi sul mercato,seppur di ottima qualità.Poi lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale,che dapprima limitò l'uso di materiali preziosi,come l'oro prima (e il palladio poi) da impiegare come valuta pregiata,e poi la riconversione a fini militari di alcune aziende.Una di queste,per esempio,fu l'americana Sheaffer,che tuttavia riuscì a tornare alla produzione di stilografiche dopo la guerra.Altre furono meno fortunate;risulta che anche in Italia diverse aziende furono riconvertite a fini bellici.Una di queste (credo si chiamasse Artom) fu costretta a produrre cingoli di carri armati;naturalmente sparì.Altre aziende ebbero semplicemente le fabbriche distrutte dai bombardamenti (ad esempio la tedesca Montblanc di Amburgo),e poche riuscirono a riprendersi.
Il colpo di grazia fu dato dall'avvento della penna biro negli anni '50,che provocò la scomparsa di molte aziende,alcune delle quali anche molto prestigiose.
Il resto è storia dei nostri giorni:riorganizzazioni industriali,cessioni,assorbimenti vari hanno condotto alla presenza sul mercato di pochi marchi autonomi.
E come si può immaginare,il mercato è in continuo movimento;i fenomeni più famosi riguardano aziende note come Parker,Waterman e Paper Mate.Dopo essere state tutte acquisite dalla Gillette,queste aziende furono cedute all'americana Sanford.Ciò ebbe grosse ripercussioni sui prodotti:Parker venne orientata alla produzione di penne di fascia medio-bassa,ad eccezione del costoso modello Duofold;la Waterman venne impiegata per riempire il segmento di fascia alta,con modelli che certamente non erano all'altezza dei precedenti,quanto a qualità.La Paper Mate fu relegata in Giappone a produrre materiale di cancelleria e roller usa e getta.
Altro caso tutto italiano è quello di Omas,acquistato nel 2000 dai francesi di Louis Vuitton,i quali ebbero almeno il buonsenso di non modificare la produzione,e ceduto poi ai cinesi nel 2007.La produzione,rimasta a quanto si sa in Italia,ebbe poche modifiche nelle penne di fascia alta,mentre furono lanciati sul mercato anche modelli "economici" (si fa per dire) con caricamento a cartuccia/converter,che la Casa fino a quel momento non aveva mai prodotto,e dall'estetica quanto meno dubbia.
Poche Case si sono salvate da questi fenomeni,alcune delle quali italiane.
Si assiste ora alla nascita,nonostante gli effetti devastanti della globalizzazione ed in un momento che riguarda un prodotto ormai di nicchia,come quello della penna stilografica,di marchi moderni come Delta,Stipula e Visconti,e di altri marchi per così dire "resuscitati",che cioè sono stati rifondati dopo la loro scomparsa avvenuta 40,50 o 60 anni addietro.
Non è quest'ultimo,quello di approvare o meno i marchi resuscitati,il punto che intendo approfondire.
Il punto è invece questo:riusciranno aziende neonate,o resuscitate,a sopravvivere al momento attuale che vede un risveglio di interesse verso questo glorioso strumento,ma che tuttavia è ancora dominato dalle biro,dai roller e dalle tastiere dei PC?Naturalmente non si possono fare previsioni a lungo termine;ma bisogna riconoscere che imprenditori italiani e stranieri che si sono lanciati in questa impresa hanno avuto molto coraggio.L'Italia,più di altre nazioni europee,è penalizzata dal fatto che per la scuola non si prevede l'uso della stilografica.E' vero,ci sono i floridi mercati esteri,che "tirano",stando almeno a quanto si dice un articolo recentemente comparso sulla stampa britannica.
Si vedrà come andranno le cose;mi auguro però che le aziende seriamente impegnate in questo rilancio non abbiano serie difficoltà,o che non vengano ingurgitate da qualche multinazionale americana con il solo scopo di trarre profitti a detrimento della qualità dei prodotti e di chi li acquista.
E qui,senza voler peccare di vanità,vedo l'utilità del nostro Forum,che è ormai in rapida espansione grazie anche al sapiente lavoro degli Amministratori,e la sua nobile funzione:far conoscere il più possibile lo strumento stilografico,anche usando un pò di pazienza con coloro che quando ce lo vedono in mano ci guardano come se avessero visto un UFO.
Un cordiale saluto a tutti
Ciò è accaduto sia quando il mercato della stilografica era florido,negli anni '30-'40,sia ai tempi di oggi.
Negli anni '30-'40 le principali cause furono gli strascichi della crisi finanziaria del 1929,le situazioni patrimoniali critiche di questo o quel costruttore,in particolare se di piccole dimensioni e con prodotti poco diffusi sul mercato,seppur di ottima qualità.Poi lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale,che dapprima limitò l'uso di materiali preziosi,come l'oro prima (e il palladio poi) da impiegare come valuta pregiata,e poi la riconversione a fini militari di alcune aziende.Una di queste,per esempio,fu l'americana Sheaffer,che tuttavia riuscì a tornare alla produzione di stilografiche dopo la guerra.Altre furono meno fortunate;risulta che anche in Italia diverse aziende furono riconvertite a fini bellici.Una di queste (credo si chiamasse Artom) fu costretta a produrre cingoli di carri armati;naturalmente sparì.Altre aziende ebbero semplicemente le fabbriche distrutte dai bombardamenti (ad esempio la tedesca Montblanc di Amburgo),e poche riuscirono a riprendersi.
Il colpo di grazia fu dato dall'avvento della penna biro negli anni '50,che provocò la scomparsa di molte aziende,alcune delle quali anche molto prestigiose.
Il resto è storia dei nostri giorni:riorganizzazioni industriali,cessioni,assorbimenti vari hanno condotto alla presenza sul mercato di pochi marchi autonomi.
E come si può immaginare,il mercato è in continuo movimento;i fenomeni più famosi riguardano aziende note come Parker,Waterman e Paper Mate.Dopo essere state tutte acquisite dalla Gillette,queste aziende furono cedute all'americana Sanford.Ciò ebbe grosse ripercussioni sui prodotti:Parker venne orientata alla produzione di penne di fascia medio-bassa,ad eccezione del costoso modello Duofold;la Waterman venne impiegata per riempire il segmento di fascia alta,con modelli che certamente non erano all'altezza dei precedenti,quanto a qualità.La Paper Mate fu relegata in Giappone a produrre materiale di cancelleria e roller usa e getta.
Altro caso tutto italiano è quello di Omas,acquistato nel 2000 dai francesi di Louis Vuitton,i quali ebbero almeno il buonsenso di non modificare la produzione,e ceduto poi ai cinesi nel 2007.La produzione,rimasta a quanto si sa in Italia,ebbe poche modifiche nelle penne di fascia alta,mentre furono lanciati sul mercato anche modelli "economici" (si fa per dire) con caricamento a cartuccia/converter,che la Casa fino a quel momento non aveva mai prodotto,e dall'estetica quanto meno dubbia.
Poche Case si sono salvate da questi fenomeni,alcune delle quali italiane.
Si assiste ora alla nascita,nonostante gli effetti devastanti della globalizzazione ed in un momento che riguarda un prodotto ormai di nicchia,come quello della penna stilografica,di marchi moderni come Delta,Stipula e Visconti,e di altri marchi per così dire "resuscitati",che cioè sono stati rifondati dopo la loro scomparsa avvenuta 40,50 o 60 anni addietro.
Non è quest'ultimo,quello di approvare o meno i marchi resuscitati,il punto che intendo approfondire.
Il punto è invece questo:riusciranno aziende neonate,o resuscitate,a sopravvivere al momento attuale che vede un risveglio di interesse verso questo glorioso strumento,ma che tuttavia è ancora dominato dalle biro,dai roller e dalle tastiere dei PC?Naturalmente non si possono fare previsioni a lungo termine;ma bisogna riconoscere che imprenditori italiani e stranieri che si sono lanciati in questa impresa hanno avuto molto coraggio.L'Italia,più di altre nazioni europee,è penalizzata dal fatto che per la scuola non si prevede l'uso della stilografica.E' vero,ci sono i floridi mercati esteri,che "tirano",stando almeno a quanto si dice un articolo recentemente comparso sulla stampa britannica.
Si vedrà come andranno le cose;mi auguro però che le aziende seriamente impegnate in questo rilancio non abbiano serie difficoltà,o che non vengano ingurgitate da qualche multinazionale americana con il solo scopo di trarre profitti a detrimento della qualità dei prodotti e di chi li acquista.
E qui,senza voler peccare di vanità,vedo l'utilità del nostro Forum,che è ormai in rapida espansione grazie anche al sapiente lavoro degli Amministratori,e la sua nobile funzione:far conoscere il più possibile lo strumento stilografico,anche usando un pò di pazienza con coloro che quando ce lo vedono in mano ci guardano come se avessero visto un UFO.
Un cordiale saluto a tutti