Eversharp Doric: impressioni, considerazioni e riparazioni
Inviato: lunedì 22 ottobre 2012, 20:34
Oggi voglio mostrarvi il mio ultimissimo arrivo vintage, come da titolo una bellissima Whal Eversharp Doric di prima generazione a levetta in celluloide verde kashmir.
Tralascio la descrizione della penna e l'introduzione storica che potete trovare nel seguente link (in inglese)
http://www.richardspens.com/?page=ref/p ... /doric.htm
Mi concentrerò invece sulle mie impressioni e sulla richiesta di alcune delucidazioni.
Il mio esemplare l'ho acquistato proprio ieri al Pen Show di Milano (perciò non ho avuto nemmeno il tempo di scattare foto serie, nemmeno decenti a questo gioiellino, perdonatemi, e mi perdoni anche la povera reflex che ho lasciato nella borsa); il fusto é in perfette condizioni, non ci sono vistosi graffi o danneggiamenti, così come lo è il cappuccio che presenta però all'estremità un principio di cristallizzazione. Innanzitutto devo dire che se cristallizzasse solo quel punto potrei considerarmi fortunato e accetterei il difetto, però non so in quale misura e in quanto tempo possa rovinarsi maggiormente il cappuccio e questo sì che mi preoccuperebbe.
Non ho mai avuto esperienze con penne cristallizzate ma ho letto non so dove che è consigliato evitare di riporre vicino ad una penna in celluloide "sana" un'altra "malata e cristallizzata", mi sapreste confermare la veridicità di questo fatto? (soprattutto perché vorrei evitare un'epidemia di peste tra le altre penne in celluloide)
Il vero problema è però legato al gruppo pennino e alla sua sezione: i più esperti noteranno che non è il suo originale, l'ho capito anch'io perché ho dovuto spessorare la sezione per innestarla correttamente e saldamente nel fusto (dopo aver sostituito il sacchetto che era troppo lungo, un grazie a Simone Piccardi e ad altri presenti al Pen Show che hanno saputo aiutarmi).
Il pennino (reca inciso Whal pen 4) ha un tratto fine e un flusso abbastanza ristretto (l'ho provata subito con il classico Pelikan 4001 Royal blu) cosa che però ho apprezzato molto essendo abituato a usare penne innaffiatrici di inchiostro e dal tratto medio, è abbastanza rigido e scrive bene con poca pressione senza grattare. L'impugnatura però presenta qualche taglio che ho dovuto tappare con cera da dentisti per evitare di sporcarmi le mani quando la uso.
A questo punto vi chiederete quale sia il problema: succede che quando svito il cappuccio sono investito da un tal fetore emanato probabilmente proprio dal gruppo pennino (perché la penna chiusa non puzza), ma un tal fetore che sento anche quando scrivo (e se la annuso da pochi centimetri mi provoca persino rigurgito), e non sto scherzando!
Vi lancio una disperata richiesta d'aiuto per trovare una soluzione a questi problemi perché altrimenti dovrei mettere in quarantena la penna e non potrei godermela prima che cristallizzi del tutto!
Ringraziandovi calorosamente colgo l'occasione per porgervi i miei più
cordiali saluti.
Tralascio la descrizione della penna e l'introduzione storica che potete trovare nel seguente link (in inglese)
http://www.richardspens.com/?page=ref/p ... /doric.htm
Mi concentrerò invece sulle mie impressioni e sulla richiesta di alcune delucidazioni.
Il mio esemplare l'ho acquistato proprio ieri al Pen Show di Milano (perciò non ho avuto nemmeno il tempo di scattare foto serie, nemmeno decenti a questo gioiellino, perdonatemi, e mi perdoni anche la povera reflex che ho lasciato nella borsa); il fusto é in perfette condizioni, non ci sono vistosi graffi o danneggiamenti, così come lo è il cappuccio che presenta però all'estremità un principio di cristallizzazione. Innanzitutto devo dire che se cristallizzasse solo quel punto potrei considerarmi fortunato e accetterei il difetto, però non so in quale misura e in quanto tempo possa rovinarsi maggiormente il cappuccio e questo sì che mi preoccuperebbe.
Non ho mai avuto esperienze con penne cristallizzate ma ho letto non so dove che è consigliato evitare di riporre vicino ad una penna in celluloide "sana" un'altra "malata e cristallizzata", mi sapreste confermare la veridicità di questo fatto? (soprattutto perché vorrei evitare un'epidemia di peste tra le altre penne in celluloide)
Il vero problema è però legato al gruppo pennino e alla sua sezione: i più esperti noteranno che non è il suo originale, l'ho capito anch'io perché ho dovuto spessorare la sezione per innestarla correttamente e saldamente nel fusto (dopo aver sostituito il sacchetto che era troppo lungo, un grazie a Simone Piccardi e ad altri presenti al Pen Show che hanno saputo aiutarmi).
Il pennino (reca inciso Whal pen 4) ha un tratto fine e un flusso abbastanza ristretto (l'ho provata subito con il classico Pelikan 4001 Royal blu) cosa che però ho apprezzato molto essendo abituato a usare penne innaffiatrici di inchiostro e dal tratto medio, è abbastanza rigido e scrive bene con poca pressione senza grattare. L'impugnatura però presenta qualche taglio che ho dovuto tappare con cera da dentisti per evitare di sporcarmi le mani quando la uso.
A questo punto vi chiederete quale sia il problema: succede che quando svito il cappuccio sono investito da un tal fetore emanato probabilmente proprio dal gruppo pennino (perché la penna chiusa non puzza), ma un tal fetore che sento anche quando scrivo (e se la annuso da pochi centimetri mi provoca persino rigurgito), e non sto scherzando!
Vi lancio una disperata richiesta d'aiuto per trovare una soluzione a questi problemi perché altrimenti dovrei mettere in quarantena la penna e non potrei godermela prima che cristallizzi del tutto!
Ringraziandovi calorosamente colgo l'occasione per porgervi i miei più
cordiali saluti.