Voglia di vivere: Summit H.70 Velvet Tip
Inviato: giovedì 28 maggio 2020, 15:56
Fra Washington e New York viene effettuata la prima trasmissione televisiva via cavo, con riprese dal vivo.
In California viene fondata l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences, che istituisce il Premio Oscar. In Italia Vittorio Formentano dà vita all'AVIS.
Viene istituito il primo servizio telefonico transatlantico tra gli USA ed il Regno Unito.
La Turchia adotta il calendario gregoriano.
Nel Regno Unito la Leyland introduce il bus “Titan” a due piani, secondo una soluzione costruttiva ancora in uso ai giorni nostri. Il 23 agosto negli Stati Uniti, nonostante le proteste italiane, vengono giustiziati gli anarchici Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
Nel Regno Unito, a Pendine Sands, Sir Malcolm Campbell stabilisce un nuovo record mondiale di velocità (281,44 km/h) al volante della Napier-Campbell Blue Bird. Il 2 settembre, a Bologna, lo svedese Arne Borg diviene il primo uomo nella storia a nuotare i 1500 m in meno di 20 minuti.
Il 6 ottobre negli Stati Uniti viene proiettato il film “Il cantante di jazz”, di Alan Crosland, che segna l'inizio dell'era del cinema sonoro.
Negli anni Venti dello scorso secolo s’avvertiva ancora il dolore di tanti lutti familiari causati dalla guerra terminata nel 1918, ma si sviluppavano anche grandi speranze e dominava la voglia di vivere.
Curzons e Lang erano due nomi già ben conosciuti nel panorama della produzione britannica di strumenti di scrittura. Il loro cammino, del resto, era cominciato nel 1898, quando otto giovani, riuniti in un seminterrato di Liverpool ed animati da bei progetti, decisero di “investire fino all’ultimo scellino, se necessario” nella loro nuova avventura di produttori di penne stilografiche. In un panorama comunque già variegato come quello inglese, affacciarsi sul mercato imponeva una scelta anche di carattere commerciale: puntare sulla qualità, sulla pubblicità oppure su tutte due? Le ristrettezze economiche tipiche degli inizi d’ogni nuova iniziativa imprenditoriale non permisero d’approfittare d’entrambi i canali promozionali; perciò, secondo la mentalità del tempo, si decise innanzi tutto di puntare sulla qualità, che si riteneva sarebbe divenuto il miglior veicolo pubblicitario.
Ed in effetti, sin dai primi esemplari, le stilografiche prodotte in quel di Liverpool si segnalarono per un ottimo rapporto fra qualità e prezzo. Nel 1926 fu decisa l’acquisizione del marchio “Summit”, precedentemente di proprietà della James Dixon Ltd: fu l’inizio di un’avventura nell’avventura, perché questo marchio sarebbe diventato ben presto noto ed apprezzato, tanto da portare, nel secondo dopoguerra, a trasformare la Curzons Ltd in Summit Pen Ltd. La stilografica che vi presento oggi fu prodotta verso la fine degli anni Venti: lo testimoniano il materiale di cui è costituita (l’ebanite, sostituita dalla celluloide nella produzione delle penne Summit sin dal 1930) ed il marchio (Summit). Un esemplare identico a quello che vedete è stato rinvenuto completo di scatola e garanzia, datata 1 Luglio 1927.
Si tratta d’una penna dalle dimensioni generose, con un bel pennino d’oro a 14 carati ed una clip rivettata sul cappuccio, secondo una tendenza in voga all’epoca.
D’ottima qualità, non temeva in questo senso alcun confronto, neppure con i prodotti di punta dei marchi più blasonati, come Onoto, Mabie Todd, Parker, Sheaffer, Eversharp, Waterman’s… La H. 70, garantita per 5 anni, faceva parte della serie “Velvet Tip” (punta di velluto), che offriva pennini particolarmente curati dal punto di vista della scorrevolezza e della morbidezza. Appartenevano alla medesima serie anche le H.60, H.80, H.90 ed H.95, tutte simili dal punto di vista estetico generale, ma con diverse finiture e capacità d’inchiostro.
Il colore di questa penna è il classico rosso screziato dell’ebanite, molto in voga nel periodo in cui, date anche le caratteristiche del materiale, la maggior parte delle stilografiche offerte sul mercato era nera.
Il pennino fu prodotto prima del 1935 ed è caratterizzato dalla tipica disposizione circolare delle incisioni. Davvero molto scorrevole e ben molleggiato, è degno dell’appellativo attribuitogli da Curzons.
La clip è un altro classico Summit (e non solo) della seconda metà degli anni Venti, che continuerà ad essere prodotto almeno fino al 1930. Non molto elastica, assicura tuttavia un’ottima presa, anche se va usata con giudizio, perché se sollevata troppo violentemente rischia di rimanere in posizione semiaperta.
Ma passiamo alle caratteristiche tecniche principali della stilografica:
- Lunghezza chiusa: 136 mm
- Lunghezza aperta: 132 mm
- Lunghezza aperta con il cappuccio calzato: 172 mm
- Lunghezza del cappuccio: 56,5 mm
- Lunghezza della sezione: 18 mm
- Diametro del fusto: 11 mm
- Diametro del cappuccio: 12,8 mm
- Diametro medio della sezione: 8 mm
- Peso complessivo: 16 gr
- Peso del cappuccio: 6 gr.
Belli i dettagli della sezione e dell'alimentatore fabbricati nello stesso materiale scelto per il fusto e senz’altro importante la penna nel suo complesso, date le dimensioni ed il colore, che anche oggi non sfugge all’osservatore.
Il cappuccio, dotato di quattro fori d’aereazione, si avvita in poco più di un giro e si calza molto bene sul retro del fusto.
La penna risulta ben bilanciata anche con il cappuccio calzato e la forma svasata della sezione rende la scrittura molto confortevole. Questa rivela un flusso generoso ma non eccessivo e non presenta alcun difetto: Come d’uso per le stilografiche della serie H, il codice del modello è impresso sul retro del corpo, trasversalmente, mentre il marchio e le altre scritte sono riportate longitudinalmente, al centro del fusto, su tre livelli: “Summit – London Velvet Tip Liverpool – Curzons Ltd”. Chissà quali vicissitudini potrebbe raccontare questa bella stilografica: prodotta quando i totalitarismi guadagnavano posizioni in Europa, ha visto passare tutto il periodo bellico, magari nel taschino d’un militare o d’un funzionario ministeriale, oppure fra le mani d’una moglie in ansia per la sorte del proprio marito al fronte. Affacciatasi sull’era della penna sfera a basso costo, questa H.70 entrò a far parte d’una minoranza aristocratica per stile e bagaglio storico, per poi giungere ai giorni nostri, continuando ad offrire generosamente il suo servizio, così importante.
Ed è ancora qui, a tenermi compagnia, grata d’essere stata salvata dall’oblio in un periodo che, purtroppo, ha esteso l’applicazione dell’ideologia “usa e getta” anche ben oltre i limiti dell’umano.
Mi sopravvivrà certamente e spero che chi la erediterà saprà custodirla con la stessa attenzione e la stessa cura che le hanno consentito di scrivere per quasi un secolo.