Alla Ricerca del Viola Perduto (Parte III) - J. Herbin Violette Pensée
Inviato: martedì 12 maggio 2020, 22:44
Il 4 maggio scorso, oltre a essere la Giornata Internazionale di Star Wars, è stato anche il primo giorno di semilibertà dopo due mesi di quasi completo isolamento domestico per molti di noi (e non si tratta di un termine scelto a caso).
Tuttavia... alcuni si sono chiesti con una certa perplessità, da quando la nostra vita si è trasformata in una perversa distopia capitalista in cui si può uscire per rischiare la vita al lavoro, ma per il resto bisogna isolarsi nel domicilio?
Nel mio caso, dal momento che 1) le udienze sono ancora sospese; 2) il Palazzo di Giustizia di Milano è andato a fuoco; 3) la mole di studio non si è ridotta a causa di un virus mortale che sta acquattato dietro ogni angolo, non posso comunque godermi la fantascienza diventare realtà da un palco di proscenio.
Purtroppo, questo non mi ha risparmiato certi immondi spettacoli. Senza indulgere in sterili polemiche ma solo in sarcasmo al purissimo vetriolo, le reazioni a un certo fatto di cronaca degli ultimi giorni mi hanno inevitabilmente condotto a concludere come, forse, l'umanità non sia esattamente il cavallo su cui bisognerebbe puntare, in questa corsa.
O, almeno, una certa parte di essa - che speravo si fosse data qualche risposta in questi ultimi due mesi. Il problema è che, con tutta evidenza, si tratta di una porzione di primati che non sono in grado nemmeno di porsi le domande. Senza offesa per le scimmie antropomorfe.
Ma ciancio alle bande e via ai sogni di flex e d'inchiostro.
Daje, regà.
Ad onta delle convinzioni superstiziose di molti, chi mi conosce sa che ho una leggera fissa per gli inchiostri viola. Mi piacciono tantissimo, ne distinguo con piacere e assaporo le mille sfumature - purpuree, mauve, lavanda, erica... - a seconda della più o meno accentuata presenza di rosso o di blu al loro interno. Ho sempre almeno una penna carica con un viola, e - non scherzo - a ogni singolo ordine di inchiostri non manca mai una boccetta o un sample di questa tinta.
Perché questa passione proprio per questo colore anziché per un verde, ad esempio?
Non lo so, ma trovo che in genere sia una scelta ricca di personalità e che richiama l'attenzione, pur con una certa sobrietà che contraddistingue, ad esempio, quei viola talmente scuri da sembrare neri che rivelano la loro reale essenza solo in controluce.
Con il passare dei mesi ne ho accumulati talmente tanti dal decidermi ad iniziare una vera e propria quest, ossia: quale sarà, per caratteristiche tecniche ed organiche sue proprie, nonché per ricchezza di sfumature, corrispondenza al viola naturale, equidistanza tanto dal magenta quanto dal blu, l'inchiostro che merita la palma di Viola Più Viola del Viola, il Viola Definitivo?
Per questo, alternandole con recensioni di altre tinte, nei prossimi mesi vi intratterrò con le molteplici puntate di questa avvincente saga scrittoria, fino a rivelarvi quello che - almeno a mio giudizio - per il momento occupa lo spazio riservato al Sacro Graal dei Viola.
Hey ho, let's go.
Innanzitutto, ringraziamo il sempre generoso Mightyspank, che dandomi una cartuccia di questo inchiostro mi ha dato la possibilità di provarlo e soprattutto di confrontarlo con un inchiostro strettamente omologo ma parecchio più godibile per una serie di caratteristiche che vi presenterò.
Dopo i due presi in esame in precedenza, registriamo con questo lo spostamento verso quei viola che in inglese si direbbero violet: in cui, cioè, la componente blu prepondera decisamente su quella rossa.
Si tratta di uno dei due inchiostri di questa tinta presenti nella linea ordinaria della J. Herbin, nota ed antica casa francese; e condivide con la stragrande maggioranza dei prodotti da essa provenienti la buona qualità e la mancanza di caratteristiche in sé dannose.
Per quanto sono riuscita ad apprezzarne, infatti, non macchia né lascia residui, e non risulta nemmeno particolarmente difficile da lavare, nemmeno se lasciato nella stessa penna per lungo tempo. Non si può certamente definirlo un inchiostro problematico, da questo punto di vista.
Tuttavia, ha un neo che lo squalifica un po' rispetto ad un altro inchiostro quasi completamente omologo della stessa produttrice: è secco. Riduce il flusso di moltissime penne, tranne quelle con amministrazione torrenziale, tanto che ho dovuto montarlo su una penna diversa dalla prima e anche così ho avuto bisogno di aggiungere un goccio di imbibente per godermelo al meglio. Mi ha anche creato diverse false partenze.
Non so se la cosa fosse da ricondursi alla cartuccia, che tuttavia non mi sembrava assolutamente evaporata, o a qualità intrinseche dell'inchiostro.
Per il resto, come tinta è un buon viola: saturo e intenso, con un discreto shading seppur non troppo accentuato, chiaramente leggibile e riposante alla vista. Non presenta sheen, né sulle carte da me presentate nelle fotografie allegate, né sulla Tomoe River... e, come tutti sappiamo, se non c'è sheen sulla Tomoe, semplicemente non esiste.
Tuttavia, non ho potuto che dargli un voto medio, perché gli manca un certo nonsoché: la componente blu è decisamente decisiva, tanto che sotto certa luce potrebbe quasi sembrare un blu con un sottotono viola. In questo modo, un colore che avrebbe potuto essere interessante come viola finisce, in una certa maniera, per suonare un po' banale e rivisto - almeno a mio giudizio.
Terrei a precisare che le scansioni sono discretamente attendibili, come colore, in particolare quella su carta di quaderno Cartorama Store: ma per amor di precisione, ho allegato anche una fotografia scattata a luce naturale, dalla quale emerge con più chiarezza come sembra l'inchiostro nell'uso quotidiano.
La cosa interessante è che la J. Herbin stessa produce un altro inchiostro viola, estremamente simile a questo ma non uguale: il J. Herbin Les Subtiles Violette, appartenente alla linea profumata. Ci si potrebbe attendere che siano identici con l'aggiunta di una fragranza, ma curiosamente non è questo il caso. Come dimostrerò in una prossima recensione, il Les Subtiles è più fluido (come se l'additivo profumante lo rendesse più scorrevole), molto più saturo (tanto da perdere un attimo in shading) e con un punto di rosso più accentuato, che lo rende decisamente più equilibrato.
Tutto questo, con la piacevole caratteristica di profumare - in modo pervasivo, intenso, magnifico - di violetta di Parma. Cioè il profumo della mia nonnina, che mi fa istantaneamente pensare a lei...
Ma - ehi! - quello in una prossima puntata!
Un abbraccio e... good inkdreams a tutti!
Tuttavia... alcuni si sono chiesti con una certa perplessità, da quando la nostra vita si è trasformata in una perversa distopia capitalista in cui si può uscire per rischiare la vita al lavoro, ma per il resto bisogna isolarsi nel domicilio?
Nel mio caso, dal momento che 1) le udienze sono ancora sospese; 2) il Palazzo di Giustizia di Milano è andato a fuoco; 3) la mole di studio non si è ridotta a causa di un virus mortale che sta acquattato dietro ogni angolo, non posso comunque godermi la fantascienza diventare realtà da un palco di proscenio.
Purtroppo, questo non mi ha risparmiato certi immondi spettacoli. Senza indulgere in sterili polemiche ma solo in sarcasmo al purissimo vetriolo, le reazioni a un certo fatto di cronaca degli ultimi giorni mi hanno inevitabilmente condotto a concludere come, forse, l'umanità non sia esattamente il cavallo su cui bisognerebbe puntare, in questa corsa.
O, almeno, una certa parte di essa - che speravo si fosse data qualche risposta in questi ultimi due mesi. Il problema è che, con tutta evidenza, si tratta di una porzione di primati che non sono in grado nemmeno di porsi le domande. Senza offesa per le scimmie antropomorfe.
Ma ciancio alle bande e via ai sogni di flex e d'inchiostro.
Daje, regà.
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Ad onta delle convinzioni superstiziose di molti, chi mi conosce sa che ho una leggera fissa per gli inchiostri viola. Mi piacciono tantissimo, ne distinguo con piacere e assaporo le mille sfumature - purpuree, mauve, lavanda, erica... - a seconda della più o meno accentuata presenza di rosso o di blu al loro interno. Ho sempre almeno una penna carica con un viola, e - non scherzo - a ogni singolo ordine di inchiostri non manca mai una boccetta o un sample di questa tinta.
Perché questa passione proprio per questo colore anziché per un verde, ad esempio?
Non lo so, ma trovo che in genere sia una scelta ricca di personalità e che richiama l'attenzione, pur con una certa sobrietà che contraddistingue, ad esempio, quei viola talmente scuri da sembrare neri che rivelano la loro reale essenza solo in controluce.
Con il passare dei mesi ne ho accumulati talmente tanti dal decidermi ad iniziare una vera e propria quest, ossia: quale sarà, per caratteristiche tecniche ed organiche sue proprie, nonché per ricchezza di sfumature, corrispondenza al viola naturale, equidistanza tanto dal magenta quanto dal blu, l'inchiostro che merita la palma di Viola Più Viola del Viola, il Viola Definitivo?
Per questo, alternandole con recensioni di altre tinte, nei prossimi mesi vi intratterrò con le molteplici puntate di questa avvincente saga scrittoria, fino a rivelarvi quello che - almeno a mio giudizio - per il momento occupa lo spazio riservato al Sacro Graal dei Viola.
Hey ho, let's go.
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Alla Ricerca del Viola Perduto - Parte III
J. Herbin Violette Pensée
J. Herbin Violette Pensée
Innanzitutto, ringraziamo il sempre generoso Mightyspank, che dandomi una cartuccia di questo inchiostro mi ha dato la possibilità di provarlo e soprattutto di confrontarlo con un inchiostro strettamente omologo ma parecchio più godibile per una serie di caratteristiche che vi presenterò.
Dopo i due presi in esame in precedenza, registriamo con questo lo spostamento verso quei viola che in inglese si direbbero violet: in cui, cioè, la componente blu prepondera decisamente su quella rossa.
Si tratta di uno dei due inchiostri di questa tinta presenti nella linea ordinaria della J. Herbin, nota ed antica casa francese; e condivide con la stragrande maggioranza dei prodotti da essa provenienti la buona qualità e la mancanza di caratteristiche in sé dannose.
Per quanto sono riuscita ad apprezzarne, infatti, non macchia né lascia residui, e non risulta nemmeno particolarmente difficile da lavare, nemmeno se lasciato nella stessa penna per lungo tempo. Non si può certamente definirlo un inchiostro problematico, da questo punto di vista.
Tuttavia, ha un neo che lo squalifica un po' rispetto ad un altro inchiostro quasi completamente omologo della stessa produttrice: è secco. Riduce il flusso di moltissime penne, tranne quelle con amministrazione torrenziale, tanto che ho dovuto montarlo su una penna diversa dalla prima e anche così ho avuto bisogno di aggiungere un goccio di imbibente per godermelo al meglio. Mi ha anche creato diverse false partenze.
Non so se la cosa fosse da ricondursi alla cartuccia, che tuttavia non mi sembrava assolutamente evaporata, o a qualità intrinseche dell'inchiostro.
Per il resto, come tinta è un buon viola: saturo e intenso, con un discreto shading seppur non troppo accentuato, chiaramente leggibile e riposante alla vista. Non presenta sheen, né sulle carte da me presentate nelle fotografie allegate, né sulla Tomoe River... e, come tutti sappiamo, se non c'è sheen sulla Tomoe, semplicemente non esiste.
Tuttavia, non ho potuto che dargli un voto medio, perché gli manca un certo nonsoché: la componente blu è decisamente decisiva, tanto che sotto certa luce potrebbe quasi sembrare un blu con un sottotono viola. In questo modo, un colore che avrebbe potuto essere interessante come viola finisce, in una certa maniera, per suonare un po' banale e rivisto - almeno a mio giudizio.
Terrei a precisare che le scansioni sono discretamente attendibili, come colore, in particolare quella su carta di quaderno Cartorama Store: ma per amor di precisione, ho allegato anche una fotografia scattata a luce naturale, dalla quale emerge con più chiarezza come sembra l'inchiostro nell'uso quotidiano.
La cosa interessante è che la J. Herbin stessa produce un altro inchiostro viola, estremamente simile a questo ma non uguale: il J. Herbin Les Subtiles Violette, appartenente alla linea profumata. Ci si potrebbe attendere che siano identici con l'aggiunta di una fragranza, ma curiosamente non è questo il caso. Come dimostrerò in una prossima recensione, il Les Subtiles è più fluido (come se l'additivo profumante lo rendesse più scorrevole), molto più saturo (tanto da perdere un attimo in shading) e con un punto di rosso più accentuato, che lo rende decisamente più equilibrato.
Tutto questo, con la piacevole caratteristica di profumare - in modo pervasivo, intenso, magnifico - di violetta di Parma. Cioè il profumo della mia nonnina, che mi fa istantaneamente pensare a lei...
Ma - ehi! - quello in una prossima puntata!
Un abbraccio e... good inkdreams a tutti!