Montblanc Masterpiece 149G
Inviato: sabato 21 marzo 2020, 13:02
Buongiorno a tutti! Approfittando di questo periodo di blocco, sono qui oggi per recensire una penna che mi ha lasciato talmente di stucco da rendermi impossibile la non condivisione con voi appassionati. Si tratta di una penna particolarmente cara al sottoscritto, sia in quanto prodotta da una azienda molto particolare sia in quanto dotata di caratteristiche tecniche ed estetiche di grande rilevanza. Partirei con una contestualizzazione generale della penna dal punto di vista storico e personale.
Il mio rapporto con Montblanc
Ho sempre provato un certo attaccamento per il marchio Montblanc, da sempre è stata in qualche modo per me il massimo a cui potevo aspirare. Non so spiegarne il motivo, ma da piccoli si è sempre un po' affascinati da tutto ciò che è lussuoso e costoso, e la penna Montblanc era ciò che mi frullava in testa. Col tempo compresi l'eredità che questo marchio ha lasciato a noi appassionati, e nella mia mente la stella ingiallita prese il posto della candida stella bianca. Nel corso della mia esperienza ho avuto diversi incontri con la Montblanc, di seguito riporto quelli che sono stati i più significativi. Il primo fu una sfera (bisogna pur incominciare da qualcosa), di un bel bordeaux; era un presente da parte di una mia zia lontana, mi ricordo di averci fatto l'esame di terza media con essa. Ero elettrizzato, l'idea di avere una Montblanc tutta mia mi esaltava, in quel momento per la prima volta toccai la base del Monte Bianco. Da lì in poi ha inizio la scalata: la mia prima stilografica, una Starwalker Midnight Black, ancora la conservo gelosamente come uno dei gioielli più preziosi. Fu il mio caro papà a regalarmela, essa mi permise il primo contatto con un pennino Montblanc. Salendo ancora più in alto, la vegetazione comincia ad aprirsi, e le prime stelle alpine spuntano tra le rocce. La mia prima vintage è una di quelle stelle, una 332 regalatami questa volta da mia madre: con quella penna ebbi la prima esperienza con un pennino vintage, la cui dolcezza ancora oggi mi commuove. Durante il percorso incontrai altre vintage che però oggi non sono più con me. Salgo ancora più in alto e raggiungo la candida neve, come panorama ho in tutto il suo splendore la vetta del Monte Bianco. Riesco ad ottenere la mia prima Meisterstück vintage, una 142 veramente stupenda: nonostante l'incredibile bellezza del pennino, le sue piccole dimensioni non mi hanno permesso di apprezzarla come avrei voluto, ecco perché purtroppo non è più con me. Successivamente si palesa davanti al mio sentiero una Montblanc 149 degli anni 80: la grande emozione del ritrovamento si spense un poco quando la provai, pensavo fosse la mia penna perfetta e l'insoddisfazione che provai mi spinse ad andare ancora più in là. Dopo di essa, del tutto inaspettatamente vidi nella sua grandiosità quella che è la vera vetta della Montblanc: la 149 Masterpiece anni 50. L'emozione del momento unita alla precedente delusione mi portarono a dar via alcune delle penne più belle in mio possesso, al fine ottenere l'agognata penna; ammetto che non c'è occasione in cui non mi senta soddisfatto dell'acquisto. La considero, ora come ora, la penna perfetta per me sotto praticamente ogni prospettiva, ma di ciò ne parlerò in seguito. Per ora mi fermo qui, a godermi il ritrovamento.
La Montblanc Meisterstück e la produzione Montblanc degli anni 30-50
Tutta quanta la trattazione riguardante il nuovo sistema di identificazione adottato dalla Montblanc è ampiamente discusso nel prezioso Wiki, tuttavia riporto di seguito la struttura generale, così da contestualizzare la penna che andrò a recensire. Il sistema si basa su tre cifre, che permettono di identificare in modo semplice ed univoco le principali caratteristiche dell'intera produzione Montblanc degli anni 30. Queste tre cifre erano incise sul fondello di ogni penna accanto alla gradazione, qui sotto viene riportato brevemente il significato di ogni numero.
Prima cifra: fascia di mercato
- 1 serie "Meisterstück"
- 2 Serie Media
- 3 Serie Corrente
Seconda cifra: sistema di caricamento
- 0 Caricamento Safety di Sicurezza
- 2 Caricamento a Pulsante
- 3 Caricamento a Stantuffo anteguerra
- 4 Caricamento a Stantuffo dopoguerra
Terza cifra: misura della penna e del pennino
- 2 modello Piccolo
- 4 modello Medio:
- 6 modello Grande
- 8 modello Lungo
- 9 modello Oversize
Ecco due immagini di un catalogo Montblanc del 1938 dove vengono proposti alcuni modelli delle fasce Meisterstück (prima immagine) e Media (seconda immagine) nei vari caricamenti disponibili. Queste scansioni provengono dal bellissimo wiki del forum, che oltre a offrire questi interessanti documenti, racconta in modo dettagliato la storia di ogni marchio stilografico. Invito a chi fosse interessato di visitarlo, il grande lavoro di raccolta delle informazioni merita veramente (faccio i complimenti a Piccardi e a tutti i collaboratori del forum per il loro impegno).
Si può notare come lo stile utilizzato per le penne sia ancora simile a quello flattop, con il corpo cilindrico e le estremità leggermente coniche. Negli anni successivi avverrà un cambiamento stilistico, che porterà alle forme più moderne a cui siamo abituati a vedere sulle Meisterstück di nuova produzione. Di seguito sono riportate altre due scansioni di due cataloghi differenti. Nella prima immagine si possono ammirare alcune penne appartenenti alle tre fasce di mercato offerte da Montblanc nel 1947, in particolare si notino i modelli di transizione della fascia Meisterstück dotati di tre anellini (dettaglio riservato in precedenza solo alle misure oversize della prima fascia); a fianco a quest'ultimi si possono osservare due modelli già dalle forme più affusolate, all'epoca indice di un grande cambiamento per la casa tedesca. Nella seconda immagine appartenente ad un catalogo del 1951, si può chiaramente vedere il nuovo design allargato a tutta la produzione, dalle scolastiche come la Monterosa alla 149, divenuto ora il nuovo modello di punta della offerta di Montblanc.
Con questo nuovo sistema di numerazione, si può notare come la produzione Montblanc sia riuscita a ricoprire con le sue penne tutte le esigenze di prezzo, dimesioni e tipologia di caricamento, facendosi apprezzare da una grandissima parte di clientela.Passiamo ora alla vera e propria recensione della penna
Montblanc Masterpiece 149G
Ecco giunti a parlare della penna, essa è entrata a far parte della famiglia a partire dal Pen Show di Bologna, anche se le trattative iniziarono durante il Pen Show di Torino.
Comincerei riportando di seguito le effettive dimensioni della penna.
DIMENSIONI
Chiusa: 140 mm
Aperta senza cappuccio: 128 mm
Posizione di scrittura:156 mm
Cappuccio: 68 mm
Escursione massima del fondello di caricamento: 3 mm
Diametro massimo del corpo: 15 mm
Diametro massimo del cappuccio: 16 mm
Diametro minimo della sezione: 12 mm
Lunghezza della sezione: 14 mm
Capienza massima di inchiostro: 3.2 mL
Dalle dimensioni ottenute si può capire che si sta parlando di una penna importante, che non passa inosservata né alla vista né al tatto quando impugnata. In modo particolare possiamo notare il notevole diametro del corpo e della sezione, secondo me la dimensione che caratterizza maggiormente questa penna. Al primo contatto pare eccessivamente grossa e inutilmente sovradimensionata, le estremità affusolate enfatizzano ancora di più l'aspetto cicciotto della penna, facendola sembrare molto più pesante della effettiva realtà. Quando la si prende in mano per la prima volta, si avverte subito la strana sensazione mista di pesantezza e leggerezza che la rende sorprendente, e di conseguenza molto interessante. Sono un po' di parte quando si parla di penne di grandi dimensioni, ma non tutte le penne grandi sono comode da utilizzare. Le dimensioni di questa penna sono perfettamente bilanciate, ritrovandomi a darle il massimo dei voti per quanto concerne il suo ingombro spaziale.
CORPO E CAPPUCCIO
La penna è in celluloide nera, in assoluto il mio materiale preferito utilizzato per le penne stilografiche: quando la si prende tra le mani, si nota subito la caratteristica igroscopica della celluloide, è piacevolissima al tatto e per quanto alla sola vista possa sembrare delicata, in mano la si avverte come una penna molto solida. Ogni volta che si leva il cappuccio si sprigiona da esso un inebriante profumo di canfora, dettaglio molto apprezzato (e abusato) dal sottoscritto. Appena al di sotto della filettatura su cui si avvita il tappo, è presente una finestrella di un bel colore ambrato per visualizzare il livello di inchiostro. Non è difficile trovare queste penne con discolorazioni del fusto, quest'ultimi venivano prodotti in celluloide trasparente successivamente colorati con un sottile strato di celluloide liquida nera, ed è del tutto normale che col tempo e con l'utilizzo quel sottile strato venga piano piano asportato, rivelando in modo graduale la natura trasparente del corpo. La mia fortunatamente non presenta per ora questo problema, le sottili linee della finestrella si sono leggermente cancellate. La qualità costruttiva di questa penna è impressionate, dalla celluloide di ottima qualità al metallo utilizzato per le finiture, ogni particolare è curato alla perfezione così da creare non solo uno strumento da scrittura esteticamente gradevole ma anche dalla funzionalità eccellente.
L'esemplare in mio possesso presenta diversi acciacchi sul cappuccio, segno di una vita passata abbastanza frenetica, ma ciò non impedisce di utilizzarla quotidianamente. Il suo comportamento sul campo è impeccabile (basti pensare che si è fatta un volo di un metro e mezzo e nel cadere rovinosamente sul pavimento non ha riportato alcun tipo di danno, grazie anche alla fortuna). La penna presenta differenti punti di riflessione della luce: partendo dal fondo si ha una delicata vera che delimita il pomello di caricamento, a rinforzare il bordo del cappuccio vi sono tre anellini, due sottili in argento e uno centrale dorato che riporta incisa la scritta MONTBLANC MASTERPIECE (per l'esportazione).
Raggiungendo la cima del cappuccio si incontra la clip montata ad anello e la bellissima stella bianca ingiallita. Non posso fare altro che rimanere di nuovo sbalordito dalla qualità con cui è stata prodotta e dal design con cui stata concepita, ricevendo anche qui il massimo dei voti.
...Continua...
Il mio rapporto con Montblanc
Ho sempre provato un certo attaccamento per il marchio Montblanc, da sempre è stata in qualche modo per me il massimo a cui potevo aspirare. Non so spiegarne il motivo, ma da piccoli si è sempre un po' affascinati da tutto ciò che è lussuoso e costoso, e la penna Montblanc era ciò che mi frullava in testa. Col tempo compresi l'eredità che questo marchio ha lasciato a noi appassionati, e nella mia mente la stella ingiallita prese il posto della candida stella bianca. Nel corso della mia esperienza ho avuto diversi incontri con la Montblanc, di seguito riporto quelli che sono stati i più significativi. Il primo fu una sfera (bisogna pur incominciare da qualcosa), di un bel bordeaux; era un presente da parte di una mia zia lontana, mi ricordo di averci fatto l'esame di terza media con essa. Ero elettrizzato, l'idea di avere una Montblanc tutta mia mi esaltava, in quel momento per la prima volta toccai la base del Monte Bianco. Da lì in poi ha inizio la scalata: la mia prima stilografica, una Starwalker Midnight Black, ancora la conservo gelosamente come uno dei gioielli più preziosi. Fu il mio caro papà a regalarmela, essa mi permise il primo contatto con un pennino Montblanc. Salendo ancora più in alto, la vegetazione comincia ad aprirsi, e le prime stelle alpine spuntano tra le rocce. La mia prima vintage è una di quelle stelle, una 332 regalatami questa volta da mia madre: con quella penna ebbi la prima esperienza con un pennino vintage, la cui dolcezza ancora oggi mi commuove. Durante il percorso incontrai altre vintage che però oggi non sono più con me. Salgo ancora più in alto e raggiungo la candida neve, come panorama ho in tutto il suo splendore la vetta del Monte Bianco. Riesco ad ottenere la mia prima Meisterstück vintage, una 142 veramente stupenda: nonostante l'incredibile bellezza del pennino, le sue piccole dimensioni non mi hanno permesso di apprezzarla come avrei voluto, ecco perché purtroppo non è più con me. Successivamente si palesa davanti al mio sentiero una Montblanc 149 degli anni 80: la grande emozione del ritrovamento si spense un poco quando la provai, pensavo fosse la mia penna perfetta e l'insoddisfazione che provai mi spinse ad andare ancora più in là. Dopo di essa, del tutto inaspettatamente vidi nella sua grandiosità quella che è la vera vetta della Montblanc: la 149 Masterpiece anni 50. L'emozione del momento unita alla precedente delusione mi portarono a dar via alcune delle penne più belle in mio possesso, al fine ottenere l'agognata penna; ammetto che non c'è occasione in cui non mi senta soddisfatto dell'acquisto. La considero, ora come ora, la penna perfetta per me sotto praticamente ogni prospettiva, ma di ciò ne parlerò in seguito. Per ora mi fermo qui, a godermi il ritrovamento.
La Montblanc Meisterstück e la produzione Montblanc degli anni 30-50
Tutta quanta la trattazione riguardante il nuovo sistema di identificazione adottato dalla Montblanc è ampiamente discusso nel prezioso Wiki, tuttavia riporto di seguito la struttura generale, così da contestualizzare la penna che andrò a recensire. Il sistema si basa su tre cifre, che permettono di identificare in modo semplice ed univoco le principali caratteristiche dell'intera produzione Montblanc degli anni 30. Queste tre cifre erano incise sul fondello di ogni penna accanto alla gradazione, qui sotto viene riportato brevemente il significato di ogni numero.
Prima cifra: fascia di mercato
- 1 serie "Meisterstück"
- 2 Serie Media
- 3 Serie Corrente
Seconda cifra: sistema di caricamento
- 0 Caricamento Safety di Sicurezza
- 2 Caricamento a Pulsante
- 3 Caricamento a Stantuffo anteguerra
- 4 Caricamento a Stantuffo dopoguerra
Terza cifra: misura della penna e del pennino
- 2 modello Piccolo
- 4 modello Medio:
- 6 modello Grande
- 8 modello Lungo
- 9 modello Oversize
Ecco due immagini di un catalogo Montblanc del 1938 dove vengono proposti alcuni modelli delle fasce Meisterstück (prima immagine) e Media (seconda immagine) nei vari caricamenti disponibili. Queste scansioni provengono dal bellissimo wiki del forum, che oltre a offrire questi interessanti documenti, racconta in modo dettagliato la storia di ogni marchio stilografico. Invito a chi fosse interessato di visitarlo, il grande lavoro di raccolta delle informazioni merita veramente (faccio i complimenti a Piccardi e a tutti i collaboratori del forum per il loro impegno).
Si può notare come lo stile utilizzato per le penne sia ancora simile a quello flattop, con il corpo cilindrico e le estremità leggermente coniche. Negli anni successivi avverrà un cambiamento stilistico, che porterà alle forme più moderne a cui siamo abituati a vedere sulle Meisterstück di nuova produzione. Di seguito sono riportate altre due scansioni di due cataloghi differenti. Nella prima immagine si possono ammirare alcune penne appartenenti alle tre fasce di mercato offerte da Montblanc nel 1947, in particolare si notino i modelli di transizione della fascia Meisterstück dotati di tre anellini (dettaglio riservato in precedenza solo alle misure oversize della prima fascia); a fianco a quest'ultimi si possono osservare due modelli già dalle forme più affusolate, all'epoca indice di un grande cambiamento per la casa tedesca. Nella seconda immagine appartenente ad un catalogo del 1951, si può chiaramente vedere il nuovo design allargato a tutta la produzione, dalle scolastiche come la Monterosa alla 149, divenuto ora il nuovo modello di punta della offerta di Montblanc.
Con questo nuovo sistema di numerazione, si può notare come la produzione Montblanc sia riuscita a ricoprire con le sue penne tutte le esigenze di prezzo, dimesioni e tipologia di caricamento, facendosi apprezzare da una grandissima parte di clientela.Passiamo ora alla vera e propria recensione della penna
Montblanc Masterpiece 149G
Ecco giunti a parlare della penna, essa è entrata a far parte della famiglia a partire dal Pen Show di Bologna, anche se le trattative iniziarono durante il Pen Show di Torino.
Comincerei riportando di seguito le effettive dimensioni della penna.
DIMENSIONI
Chiusa: 140 mm
Aperta senza cappuccio: 128 mm
Posizione di scrittura:156 mm
Cappuccio: 68 mm
Escursione massima del fondello di caricamento: 3 mm
Diametro massimo del corpo: 15 mm
Diametro massimo del cappuccio: 16 mm
Diametro minimo della sezione: 12 mm
Lunghezza della sezione: 14 mm
Capienza massima di inchiostro: 3.2 mL
Dalle dimensioni ottenute si può capire che si sta parlando di una penna importante, che non passa inosservata né alla vista né al tatto quando impugnata. In modo particolare possiamo notare il notevole diametro del corpo e della sezione, secondo me la dimensione che caratterizza maggiormente questa penna. Al primo contatto pare eccessivamente grossa e inutilmente sovradimensionata, le estremità affusolate enfatizzano ancora di più l'aspetto cicciotto della penna, facendola sembrare molto più pesante della effettiva realtà. Quando la si prende in mano per la prima volta, si avverte subito la strana sensazione mista di pesantezza e leggerezza che la rende sorprendente, e di conseguenza molto interessante. Sono un po' di parte quando si parla di penne di grandi dimensioni, ma non tutte le penne grandi sono comode da utilizzare. Le dimensioni di questa penna sono perfettamente bilanciate, ritrovandomi a darle il massimo dei voti per quanto concerne il suo ingombro spaziale.
CORPO E CAPPUCCIO
La penna è in celluloide nera, in assoluto il mio materiale preferito utilizzato per le penne stilografiche: quando la si prende tra le mani, si nota subito la caratteristica igroscopica della celluloide, è piacevolissima al tatto e per quanto alla sola vista possa sembrare delicata, in mano la si avverte come una penna molto solida. Ogni volta che si leva il cappuccio si sprigiona da esso un inebriante profumo di canfora, dettaglio molto apprezzato (e abusato) dal sottoscritto. Appena al di sotto della filettatura su cui si avvita il tappo, è presente una finestrella di un bel colore ambrato per visualizzare il livello di inchiostro. Non è difficile trovare queste penne con discolorazioni del fusto, quest'ultimi venivano prodotti in celluloide trasparente successivamente colorati con un sottile strato di celluloide liquida nera, ed è del tutto normale che col tempo e con l'utilizzo quel sottile strato venga piano piano asportato, rivelando in modo graduale la natura trasparente del corpo. La mia fortunatamente non presenta per ora questo problema, le sottili linee della finestrella si sono leggermente cancellate. La qualità costruttiva di questa penna è impressionate, dalla celluloide di ottima qualità al metallo utilizzato per le finiture, ogni particolare è curato alla perfezione così da creare non solo uno strumento da scrittura esteticamente gradevole ma anche dalla funzionalità eccellente.
L'esemplare in mio possesso presenta diversi acciacchi sul cappuccio, segno di una vita passata abbastanza frenetica, ma ciò non impedisce di utilizzarla quotidianamente. Il suo comportamento sul campo è impeccabile (basti pensare che si è fatta un volo di un metro e mezzo e nel cadere rovinosamente sul pavimento non ha riportato alcun tipo di danno, grazie anche alla fortuna). La penna presenta differenti punti di riflessione della luce: partendo dal fondo si ha una delicata vera che delimita il pomello di caricamento, a rinforzare il bordo del cappuccio vi sono tre anellini, due sottili in argento e uno centrale dorato che riporta incisa la scritta MONTBLANC MASTERPIECE (per l'esportazione).
Raggiungendo la cima del cappuccio si incontra la clip montata ad anello e la bellissima stella bianca ingiallita. Non posso fare altro che rimanere di nuovo sbalordito dalla qualità con cui è stata prodotta e dal design con cui stata concepita, ricevendo anche qui il massimo dei voti.
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