Sulla Omas Paragon, ancora...
Inviato: lunedì 20 gennaio 2020, 1:56
So, con questo intervento e con le preferenze che esprimo, di essere in una minoranza. Spero peró che parlare di OMAS, ora che questa favolosa marca di penne proprio non c'é piú, non dia fastidio a nessuno per il fatto di riaprire vecchie ferite. E spero che parlare a favore dell'ultima produzione della casa bolognese sia preso per quello che é, solamente la mia opinione, a favore di alcune penne e contro niente e nessuno, e che non scateni dunque le accalorate diatribe che sempre si accompagnano al tema OMAS.
Con gli anni, ho ristretto il numero dei modelli di penne che preferisco e che uso con piú frequenza. Se do un'occhiata rapida al mio gruppo di penne, direi che é evidente il fatto che prediligo quelle grandi. Per capirci: ho alcune Montblanc Meisterstück 149 (con pennini vari) e una sola 146, che pur ritengo una penna favolosa. Delle edizioni limitate della casa tedesca possiedo solo due modelli il cui disegno in entrambi i casi é basato su una penna grande, la Meisterstück 139. Avevo acquistato (e ne faccio ancora tesoro) una sola Bohéme, il modello Big (che, in uso, é piú grande di una Meisterstück 149).
Nella mia raccolta di penne posso anche notare che ho una forte predilezione per le penne "pesanti'. L'unica penna "piccola" che ho acquistato per me é una Kaweco Sport Brass, che essendo fatta in ottone massiccio compensa la lunghezza ridotta con un peso davvero notevole per la sua taglia. Chi abbia avuto modo di provare i modelli Extra e Miya di Montegrappa (tra i miei preferiti in assoluto), certo si sará reso conto che sono penne pesanti, anche senza il cappuccio calzato.
Sono stato (e continuo ad essere) un grande appassionato di OMAS. Per lungo tempo ho trovato le penne del Cavalier Simoni bellissime ma un po' troppo costose per il mio budget. Oggi, vedendo come sono andate a finire le cose, mi sembra che i prezzi di OMAS da viva fossero in realtà più che accettabili e mi pento di non avere comprato qualche penna in più quando si poteva semplicemente sceglierle in negozio o ordinarle senza problemi. Oggi l'intera produzione OMAS é diventata quasi inabbordabile per i costi e la scelta é spesso molto ridotta. In qualsiasi insieme di cose finite, la curva di disponibilitá con il tempo tende a zero.
Una penna stilografica, come pare fosse opinione di Armando Simoni, dovrebbe essere leggera. OMAS fu certamente fedele a questa idea, e anche i suoi modelli "maggiori" per molti anni, la Extra (poi 557-F poi Paragon) e la 557-S (poi Ogiva), tanto nelle serie in celluloide quanto in quelle in resina di cotone, sono effettivamente penne molto leggere. Possiedo una Paragon in resina e due Gentlemen in celluloide (nera e grigioperla) ed entrambe sono tra le penne piú leggere del mio gruppo. La mia unica Milord (grigioperla, appena piú piccola) é anch'essa leggerissima. La mia penna preferita, per anni, é stata una Paragon in celluloide Arco marrone, con uno strepitoso pennino largo, leggera come una piuma. Poi ho iniziato ad accorgermi di non essere del tutto d'accordo con il Cavalier Simoni: la mia mano scriveva con piú piacere con una penna di un certo peso...
Quando OMAS passó nelle mani di una multinazionale del lusso, nel 2005, ero alle prese con altre faccende e non feci nessun caso al "cambio di linee" voluto dai nuovi proprietari. Quando, anni dopo, feci caso alle nuove Milord e alle "Grand" Paragon, le opinioni dei pennofili al rispetto erano pressoché unanimi e tutt'altro che lusinghiere: un rifiuto totale! Continuai a non far caso alla produzione contemporanea di OMAS.
Nel 2011 o 2012, durante il mio periodico pellegrinaggio da Brunori in quel di Milano, vidi per la prima volta dal vivo una "Grand " Paragon in celluloide Arco e finiture argento. Mi sembró una delle penne piú belle che avessi mai visto. Brunori mi lasciava sempre toccare le penne che mi piacevano, e presi in mano la nuova Paragon. Che peso! Il prezzo della penna mi parve oltraggioso, eppure avrei forse fatto lo stesso il passo, se non fosse stato che Brunori non aveva in casa il modello con le finiture dorate e io avrei voluto vederle l'una accanto all'altra per decidere... Di lí a breve, OMAS discontinuó il modello con finiture in argento.
La penna con le finiture dorate, dal vivo, non ebbi mai modo di vederla finché non ne comprai una via web: nei negozi, queste grandi OMAS non le aveva nessuno... Questo fu alla fine del 2014, poco prima del "patatrac" di OMAS. La pagai a "prezzo di listino" con un sconto notevole, per la somma totale di 710 dollari, spedizione inclusa! E' quasi da non credere, vedendo i prezzi di oggi... Ricevetti una penna spettacolare con un pennino largo che non scriveva bene e feci appena in tempo a cambiarlo per uno extra-fine che é tra i pennini migliori che abbia mai provato.
E la penna... Ah, che penna! Che penna! Grande, solida, pesante, bilanciata. Senza il cappuccio, averla tra le mani é come maneggiare una piccola colonna dorica. Quello della colonna dorica é stato detto per un sacco di penne, ma la forma della "Grand" Paragon é secondo me quella che piú si avvicina visivamente alla bella invenzione greca. La sezione in metallo (e grande!... sí lo so, lo so, non a tutti piacciono le sezioni in metallo... ma provare per credere!) sposta l'equilibrio della penna sul pennino, con il risultato che la scrittura é a sforzo zero. Il pennino (il sostituto) é perfetto.
La "Grand" Paragon doveva lottare, nel mio cuore, con la mia Paragon Arco, la mia Numero Uno. Per molto tempo non l'ebbe vinta. Peró, sin dall'inizio, in un confronto diretto tra le due penne in celluloide Arco, non potei se non avere parole molto lusinghiere per la nuova arrivata. Il testo di quel confronto si puó scaricare qui: https://www.dropbox.com/s/l69kg89unx87s ... n.pdf?dl=0
Con il tempo, però, le doti della nuova Paragon divennero per me sempre più evidenti, complice il fatto che tutti i miei amici e conoscenti (non pennofili) che hanno visto le due Paragon l'una accanto all'altra hanno preferito, senza eccezioni, le linee più moderne e le dimensioni della "Grand" rispetto a quelle della sua antenata.
Oggi, la nuova Paragon é tra i miei modelli di penna preferiti (uno dei miei tre preferiti), e mi accorgo che la mia indifferenza di anni mi ha fatto "perdere" alcune edizioni che viste in fotografia trovo strepitose (come Ludovico Einaudi, Wild, Aubergine...), ma anche le rappresentanti delle serie in resina, tanto in finiture dorate come argento (o rodiate). Purtroppo, trovarle oggi é difficile se non impossibile e i prezzi sono perlopiú davvero esagerati. Eppure, la "serie" delle Grand Paragon é per me una delle ultime frontiere della mia raccolta.
Nel frattempo, quasi dieci anni dopo averla ammirata per la prima volta, vi presento la mia nuova Grand Paragon in celluloide Arco e finiture argentate, con un pennino fine perfetto, qui ripresa in varie pose insieme alla sua sorella dorata e, nell'ultima immagine, nella configurazione "trio di Paragon Arco". Dal vivo, é mozzafiato.
Finalmente, come avrrei voluto fare nel negozio di Brunori tanti anni fa, posso vedere le due Paragon una accanto all'altra e paragonarle (scusate il gioco di parole), ma vi assicuro che sono contento di non essere obbligato a scegliere...
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Con gli anni, ho ristretto il numero dei modelli di penne che preferisco e che uso con piú frequenza. Se do un'occhiata rapida al mio gruppo di penne, direi che é evidente il fatto che prediligo quelle grandi. Per capirci: ho alcune Montblanc Meisterstück 149 (con pennini vari) e una sola 146, che pur ritengo una penna favolosa. Delle edizioni limitate della casa tedesca possiedo solo due modelli il cui disegno in entrambi i casi é basato su una penna grande, la Meisterstück 139. Avevo acquistato (e ne faccio ancora tesoro) una sola Bohéme, il modello Big (che, in uso, é piú grande di una Meisterstück 149).
Nella mia raccolta di penne posso anche notare che ho una forte predilezione per le penne "pesanti'. L'unica penna "piccola" che ho acquistato per me é una Kaweco Sport Brass, che essendo fatta in ottone massiccio compensa la lunghezza ridotta con un peso davvero notevole per la sua taglia. Chi abbia avuto modo di provare i modelli Extra e Miya di Montegrappa (tra i miei preferiti in assoluto), certo si sará reso conto che sono penne pesanti, anche senza il cappuccio calzato.
Sono stato (e continuo ad essere) un grande appassionato di OMAS. Per lungo tempo ho trovato le penne del Cavalier Simoni bellissime ma un po' troppo costose per il mio budget. Oggi, vedendo come sono andate a finire le cose, mi sembra che i prezzi di OMAS da viva fossero in realtà più che accettabili e mi pento di non avere comprato qualche penna in più quando si poteva semplicemente sceglierle in negozio o ordinarle senza problemi. Oggi l'intera produzione OMAS é diventata quasi inabbordabile per i costi e la scelta é spesso molto ridotta. In qualsiasi insieme di cose finite, la curva di disponibilitá con il tempo tende a zero.
Una penna stilografica, come pare fosse opinione di Armando Simoni, dovrebbe essere leggera. OMAS fu certamente fedele a questa idea, e anche i suoi modelli "maggiori" per molti anni, la Extra (poi 557-F poi Paragon) e la 557-S (poi Ogiva), tanto nelle serie in celluloide quanto in quelle in resina di cotone, sono effettivamente penne molto leggere. Possiedo una Paragon in resina e due Gentlemen in celluloide (nera e grigioperla) ed entrambe sono tra le penne piú leggere del mio gruppo. La mia unica Milord (grigioperla, appena piú piccola) é anch'essa leggerissima. La mia penna preferita, per anni, é stata una Paragon in celluloide Arco marrone, con uno strepitoso pennino largo, leggera come una piuma. Poi ho iniziato ad accorgermi di non essere del tutto d'accordo con il Cavalier Simoni: la mia mano scriveva con piú piacere con una penna di un certo peso...
Quando OMAS passó nelle mani di una multinazionale del lusso, nel 2005, ero alle prese con altre faccende e non feci nessun caso al "cambio di linee" voluto dai nuovi proprietari. Quando, anni dopo, feci caso alle nuove Milord e alle "Grand" Paragon, le opinioni dei pennofili al rispetto erano pressoché unanimi e tutt'altro che lusinghiere: un rifiuto totale! Continuai a non far caso alla produzione contemporanea di OMAS.
Nel 2011 o 2012, durante il mio periodico pellegrinaggio da Brunori in quel di Milano, vidi per la prima volta dal vivo una "Grand " Paragon in celluloide Arco e finiture argento. Mi sembró una delle penne piú belle che avessi mai visto. Brunori mi lasciava sempre toccare le penne che mi piacevano, e presi in mano la nuova Paragon. Che peso! Il prezzo della penna mi parve oltraggioso, eppure avrei forse fatto lo stesso il passo, se non fosse stato che Brunori non aveva in casa il modello con le finiture dorate e io avrei voluto vederle l'una accanto all'altra per decidere... Di lí a breve, OMAS discontinuó il modello con finiture in argento.
La penna con le finiture dorate, dal vivo, non ebbi mai modo di vederla finché non ne comprai una via web: nei negozi, queste grandi OMAS non le aveva nessuno... Questo fu alla fine del 2014, poco prima del "patatrac" di OMAS. La pagai a "prezzo di listino" con un sconto notevole, per la somma totale di 710 dollari, spedizione inclusa! E' quasi da non credere, vedendo i prezzi di oggi... Ricevetti una penna spettacolare con un pennino largo che non scriveva bene e feci appena in tempo a cambiarlo per uno extra-fine che é tra i pennini migliori che abbia mai provato.
E la penna... Ah, che penna! Che penna! Grande, solida, pesante, bilanciata. Senza il cappuccio, averla tra le mani é come maneggiare una piccola colonna dorica. Quello della colonna dorica é stato detto per un sacco di penne, ma la forma della "Grand" Paragon é secondo me quella che piú si avvicina visivamente alla bella invenzione greca. La sezione in metallo (e grande!... sí lo so, lo so, non a tutti piacciono le sezioni in metallo... ma provare per credere!) sposta l'equilibrio della penna sul pennino, con il risultato che la scrittura é a sforzo zero. Il pennino (il sostituto) é perfetto.
La "Grand" Paragon doveva lottare, nel mio cuore, con la mia Paragon Arco, la mia Numero Uno. Per molto tempo non l'ebbe vinta. Peró, sin dall'inizio, in un confronto diretto tra le due penne in celluloide Arco, non potei se non avere parole molto lusinghiere per la nuova arrivata. Il testo di quel confronto si puó scaricare qui: https://www.dropbox.com/s/l69kg89unx87s ... n.pdf?dl=0
Con il tempo, però, le doti della nuova Paragon divennero per me sempre più evidenti, complice il fatto che tutti i miei amici e conoscenti (non pennofili) che hanno visto le due Paragon l'una accanto all'altra hanno preferito, senza eccezioni, le linee più moderne e le dimensioni della "Grand" rispetto a quelle della sua antenata.
Oggi, la nuova Paragon é tra i miei modelli di penna preferiti (uno dei miei tre preferiti), e mi accorgo che la mia indifferenza di anni mi ha fatto "perdere" alcune edizioni che viste in fotografia trovo strepitose (come Ludovico Einaudi, Wild, Aubergine...), ma anche le rappresentanti delle serie in resina, tanto in finiture dorate come argento (o rodiate). Purtroppo, trovarle oggi é difficile se non impossibile e i prezzi sono perlopiú davvero esagerati. Eppure, la "serie" delle Grand Paragon é per me una delle ultime frontiere della mia raccolta.
Nel frattempo, quasi dieci anni dopo averla ammirata per la prima volta, vi presento la mia nuova Grand Paragon in celluloide Arco e finiture argentate, con un pennino fine perfetto, qui ripresa in varie pose insieme alla sua sorella dorata e, nell'ultima immagine, nella configurazione "trio di Paragon Arco". Dal vivo, é mozzafiato.
Finalmente, come avrrei voluto fare nel negozio di Brunori tanti anni fa, posso vedere le due Paragon una accanto all'altra e paragonarle (scusate il gioco di parole), ma vi assicuro che sono contento di non essere obbligato a scegliere...
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