Il fatto è che anche a fare calcoli presunti si continua a rimanere fuori strada, potendo soltanto speculare su ciò che poi non è nemmeno l'elemento determinante. Il prezzo finale è si,
anche determinato in parte dai costi (dei quali ovviamente bisogna rientrare e fare profitto, che è la base e la spinta affinchè noi ci troviamo fra le mani le nostre care piccole

) ma gli elementi che lo determinano sono altri, e sono determinati dal mercato (non lo fa nè il produttore nè il consumatore), che è influenzato a sua volta da una serie di fattori.
Essendo molto smithiano ci tengo a ribadire che il prezzo giusto o sbagliato non esiste, esistono solo prezzi che piano piano si attesteranno su quelli di mercato (o usciranno dallo stesso). Di 1000 esemplari sono stati venduti tutti? Allora ok, era il prezzo giusto per parafrasare la Zanicchi. Giusto per il mercato, troppo altro ad esempio per
me, persona che dà poca rilevanza alla limitatezza degli esemplari e che viceversa se ne tiene ben lontano sapendo che, al di là delle caratteristiche intrinseche della penna, me la fa costare almeno il doppio. Non è che non lo compro perchè penso "ditta malvagia che fa troppo ricarico sulle penne e io da proletario, anzi solo tario, mi ribello e non la prendo", ma semplicemente perchè le caratteristiche che determinano il suo valore per me sono indifferenti (come invece sono ad esempio importanti per il mercato americano, ben diverso dal nostro e che sicuramente viene più seguito in quanto sviluppa un fatturato maggiore - anche qui nessun giudizio da parte mia, è inevitabile che sia così).
Allo stesso modo ad esempio, le normalissime Wallstreet o Homo Sapiens, che ho e che sono fra le mie migliori penne, le ritengo, fatto un bilanciamento di tutti i valori sopra riportati, perfettamente calzanti il loro prezzo (ovvio, lo so che non sono vendute a prezzo di costo, intendo insomma che sono penne per le quali si possono tirar fuori quei soldi).
Quello che vorrei evitare è che si evincesse che vi sia un qualsiasi tipo di giudizio, positivo o negativo, su queste che per me sono semplicemente neutre e asettiche considerazioni di mercato.
Altrettanto neutralmente e asetticamente bisogna riconoscere, noi stilografomani, che il mercato delle penne non è come lo vediamo noi, dove c'è Stipula, Visconti, Montegrappa, Nakaya etc etc. Il mercato delle penne è fatto da
un solo player: Montblanc col gruppo Richemont dietro. Esattamente allo stesso modo in cui, pur esistendo Fratres, GIDS e Croce Rossa Italiana, per chiunque "donazione sangue" è sinonimo di AVIS, per molti smartphone è uguale ad iPhone (è pure assonante).
Al di là di considerazioni anche qui valoriali (anche se è corretto dire Montblanc in praticamente un secolo si è imposta con un marketing di assoluto successo e con tonnellate di qualità), per la maggior parte della gente (sono ottimista, il 95% ma in cuor mio credo di più) la penna stilografica è la montblanc (146 o 149). E' una società talmente affermata da potersi quasi parlare di "monopolio virtuale" (se mi si permette il sintagma) tanto che, in un sistema di tendenziale concorrenza perfetta come il nostro, abbiamo un produttore che da solo incide molto sul mercato stesso: MB non fa pubblicità alle penne? Il mercato delle penne (che non siano MB) crolla, semplicemente perchè facendosi pubblicità, MB fa conoscere in generale il mondo delle penne alla gente (cosa di cui oggi non ha più bisogno, e infatti non pubblicizza più le penne e tutti i concorrenti ne hanno risentito fuorchè MB stessa). MB stabilisce fasce di mercato e relativi prezzi.
Quindi cosa occorre fare per vendere? Ti devi differenziare, devi offrire qualcosa che non solo "buono" in generale, ma che sia tale da distrarre il tuo acquisto dall'omologo MB. Chi vende oggi, insomma, non deve pensare "devo fare un'ottima penna", ma deve pensare "devo fare un'ottima penna che convinca l'utente a non comprare MB, che è la sua prima idea approcciandosi al mercato".
Sembra riduttivo ma sostanzialmente è così. Come può combattere tutto ciò Visconti? Ci sono terreni sui quali non può assolutamente sperare di competere (essendo un'impresa molto piccola rispetto alla multinazionale pluricitata), come il controllo qualità (perfetto per MB, altalenante per V)o la produzione dei pennini (prodotta "in casa" con le specifiche e le peculiarità della casa per quanto riguarda MB, appaltata per quanto concerne V), il numero degli esemplari (MB ammortizza infinitamente meglio - anche se spende infinitmente di più - con le quantità mentre giusto quest'anno mi pare che V festeggi il milione di esemplari venduti).
Sarebbe folle per V competere su quanto detto sopra, allora giustamente punta su altro: innovazione continua , come per la HS di lava, ce l'ho sempre in mano e mi piace davvero tanto, il pennino in palladio, il pennino tubulare, le edizioni limitate, i design particolari e in alcuni casi molto azzeccati e altre cose che al momento non mi sovvengono.
Per questo occorre che si ponga nella fascia di mercato del lusso, della nicchia, devono essere oggetti che siano percepiti come "privilegi", in qualche modo, se mi si passa il termine. Ecco appunto l'idea delle limitate costose: non è questione di fare tanto ricarico, è questione proprio di vendere o no.
Una 149 o una 146 per quanto costose te le puoi comprare quando vuoi. Una di queste Typhoon semplicemente no. Le devi comprare presto o esauriscono e non avrai più la possibilità di averne una. Se la Typhoon costasse, mettiamo, 150 euro ipotizzando che si sia valutato che a quel prezzo si rientri comunque dei costi (non lo so, è un'ipotesi che potrebbe non essere vera, non ha assolutamente rilevanza ai fini del discorso), e fosse seriale, venderebbe tanto perchè costa poco? Secondo me no. Forse meno dei 1000 esemplari da 500 euro. Perchè, e si ritorna lì, il quid pluris è dato in gran parte, oltre dal pennino nuovo, dalla limitatezza. E non sto dando di stupido a chi ritiene quest'ultimo un valore importante, sia chiaro: in economia ogni individuo razionale, per quanto agisca secondo alcune regole quasi naturali, ha diverse scale di valori. Io stesso ad esempio la Desert Springs, potendo, la prenderei a parità di prezzo (o pagando poco di più, diciamo un centinaio di dollari di maggiorazione?) limitata (quella uscita in 1608 esemplari) piuttosto che l'identica attuale produzione.
Sono considerazioni che credo abbia fatto dante e che faccia tutti i giorni quando decide (o meglio, quando il mercato lo porta a decidere) la collocazione di alcune penne, mentre l'analisi sui costi secondo me è veramente secondaria o comunque impatta in modo sensibilmente inferiore alle considerazioni sopra fatte.
Mi sono dilungato troppo e nonostante ciò ho toccato argomenti tali per cui quanto ho scritto è necessariamente poco e insufficiente, ma era per dare l'idea generale
