Montegrappa Miya Turchese: una penna come il mare
Inviato: domenica 11 agosto 2019, 17:38
Come mi accade spesso su questo forum, non so se avrei dovuto inserire questo nuovo argomento sotto il capitolo delle “Penne stilografiche” oppure quello del “Circolo artistico” o ancora nel tema della “Calligrafia”. Il fatto é che, per me, non c’é un preciso confine tra queste tematiche, e le mie penne – oltre ad essere gli oggetti che sono – passano con frequenza da un tema all’altro semplicemente perché, dal mio punto di vista, fanno sul serio il loro dovere…
Ma tant’è, eccomi qui agli amici del forum con una specie di breve rassegna di una penna certamente non nuova (non é piú in produzione da sette-otto anni), ma neppure “vecchia” abbastanza da entrare nella categoria del vintage, la Montegrappa Miya. Ci sono due buone ragioni dal mio punto di vista per parlare di questa penna. Prima di tutto, é da poco entrata a far parte della mia raccolta di penne, scovata nuova a un prezzo più che eccellente, e in secondo luogo é fatta con una delle celluloidi a mio parere più straordinarie di Montegrappa – e una delle più belle e brillanti sul mercato –, la celluloide Turchese.
Montegrappa ha utilizzato questa celluloide con parsimonia.
Per la prima volta, fece la sua comparsa nella seria “Symphony”, con la classica (per Montegrappa) sezione ottagonale, le finiture in argento e il finale della penna filettato per poter calzare il cappuccio con sicurezza. Ho insufficienti informazioni sul periodo di produzione della Symphony, ma la serie fu certamente dismessa intorno al 2005, quando la straordinaria “Emblema” assunse il ruolo di portabandiera in casa Montegrappa del modello ottagonale in celluloide. La Emblema, ciononostante, non fu prodotta nel colore turchese.
Nel 1999 Montegrappa presenta “Classica”, antesignana di una riuscitissima serie che, attraverso “Historia” ed “Extra”, ha portato alla attuale, duratura “Extra 1930”. Classica esce in color pergamena, cannella, nero perlato e turchese. Nella versione turchese la Classica é bellissima e, a giudicare dalle poche volte che l’ho vista offerta in rete, piuttosto rara. Da qualche tempo ne circola una sulla Baia, ma a un prezzo che lascia piuttosto perplessi… Classica in celluloide viene dismessa nel 2002-2003, e nel 2004 é sostituita da una bella versione in resina nei colori blu e rosso.
In occasione dei Giochi Olimpici di Atene, nel 2004, Montegrappa presenta “Classical Greece”, una edizione limitata di 1169 stilografiche e 291 rollerball in celluloide turchese e argento massiccio ( oltre a 108 stilografiche in oro 18k, 15 in oro giallo e diamanti e altrettante in oro rosa e diamanti). La penna é impreziosita da una mappa della Grecia del periodo classico (grosso modo sec. V-IV a.C.) dipinta a mano sul fondello, con evidenziati alcuni luoghi della classicità, come il Monte Olimpo, Corinzio, Olimpia, Sparta… Nel colore turchese della celluloide, Classic Greece rimanda alle acque trasparenti che circondano il Peloponneso e al Mar Egeo con le sue isole sospese sull’azzurro. La scelta di questa celluloide per celebrare la “grecità” di una penna mi é sempre sembrata molto indovinata.
Nel 2005 la celluloide turchese fa la sua ricomparsa in “Miya”, una penna bellissima dall’inconfondibile profilo con un rigonfiamento sul corpo di celluloide proprio prima della sezione in argento. Nella versione con corpo e cappuccio in celluloide, Miya é rimasta in produzione fino al 2011 almeno, quando é stata affiancata – e poi sostituita – da “Miya Argento”, che ne riprende forme e colori ma con il cappuccio in argento massiccio e una anello in celluloide in tinta con il corpo della penna. Miya e Miya Argento sono state proposte in celluloide rossa, gialla, blu notte e turchese.
Recentemente, una collaborazione tra Montegrappa e Chatterley Pens ha riproposto la celluloide turchese nella penna “The Sea” della serie “I colori del mare”, basata sulle forme di Extra 1930, A differenza di quest’ultima (che nella serie regolare propone dal 2018 un versione in celluloide “Blu Mediterraneo”), The Sea presenta un motivo a onde sull’anello del cappuccio, invece della greca palladiana, e un pennino decorato con la testa di un cavalluccio di mare.
Turchese é la mia prima Miya, ma non la prima in famiglia. Mia figlia Margherita, che ne é una appassionata, ne possiede due in celluloide rossa e gialla, e una Miya Argento in celluloide turchese. Ricordo che quando la Argento arrivò, alcuni anni fa, il cappuccio originale era stato sostituito - probabilmente inavvertitamente – dal venditore con quello di una Miya Argento Blu Notte, così che l’anellino di celluloide sul cappuccio non corrispondeva al colore della penna. Fu quella la prima opportunità nella quale sperimentammo lo squisito servizio di assistenza di Montegrappa, che sostituì gratuitamente l’anello di celluloide con uno del colore corretto, su una penna ormai non più in produzione da diversi anni. L’effetto dell’anellino turchese sul cappuccio d’argento é splendido.
Quanto a me, avevo Miya Turchese nel radar da almeno una decina d’anni, da quando ne avevo letto una bella recensione, con bellissime fotografie, in un forum di penne americano. Ma Miya Turchese non ne capitano spesso, e ancora meno a un prezzo che io consideri quello “giusto” per il mio portafogli. All’inizio dell’anno, le stelle si sono infine allineate perfettamente per darmi l’opportunità di mettere le mani su una penna pristina, mai inchiostrata, con una celluloide bellissima e un pennino Fine.
La sezione é più sottile di quella della Extra, alla quale sono maggiormente abituato, ma la trovo ugualmente comoda. In generale, non sono un amante delle sezioni eccessivamente grosse e poco sagomate (come in alcune Delta e altre penne italiane contemporanee), e la sezione di Miya rientra nelle misure a me congeniali. Mi pare - ma potrebbe trattarsi solo di un’impressione condizionata dal desiderio - che l’argento massiccio sia meno scivoloso dei rivestimenti in altri metalli, ma si tratta pur sempre di una sezione metallica, probabilmente inadatta a chi tenda a sudare sulle dita.
Il pennino deve essere un numero 5, e nel complesso lo trovo un po’ piccolo per le dimensioni della penna. Dal punto di vista della scrittura, peró, il mio Fine é semplicemente perfetto: educato, preciso, umido ma non incontrollato, elastico, scorrevole ma “presente”. Proprio come piace a me….
Ah, ancora una parola sulla confezione. Come tutte le scatole grigie di Montegrappa degli inizio del secolo, la superficie si sgretola e va in pezzi anche senza toccarla: é un vero peccato che la “casa” di una penna così bella sia cosi deteriorabile.
Ed ora… all’opera!
Che cos’altro avrei potuto utilizzare nella mia Turchese se non un inchiostro dedicato, di famiglia, come il Turchese di Montegrappa? E che cos’altro avrei potuto tentare, con una penna e un inchiostro di questo colore, se non una veduta marina, di un bel mare turchese?
Ecco, qui di seguito, tre prove di vedutismo turchese. La prima é tratta dal dépliant pubblicitario di un hotel. La seconda é la veduta di un tratto di costa vicino a Castiglione della Pescaia, in Toscana, dove eravamo soliti trascorrere le vacanze di famiglia quando ero piccolo. E la terza, beh, é giustamente una veduta della Grecia, dall’alto dell’isola di Santorini. Turchese e Grecia classica, ancora una volta.
Copio, dalle Baccanti di Euripide, drammaturgo dell’etá classica, un brano che fa riferimento all’antico culto dionisiaco. La traduzione é del grande Giorgio Colli, dal primo volume della sua “Sapienza greca”.
Ma tant’è, eccomi qui agli amici del forum con una specie di breve rassegna di una penna certamente non nuova (non é piú in produzione da sette-otto anni), ma neppure “vecchia” abbastanza da entrare nella categoria del vintage, la Montegrappa Miya. Ci sono due buone ragioni dal mio punto di vista per parlare di questa penna. Prima di tutto, é da poco entrata a far parte della mia raccolta di penne, scovata nuova a un prezzo più che eccellente, e in secondo luogo é fatta con una delle celluloidi a mio parere più straordinarie di Montegrappa – e una delle più belle e brillanti sul mercato –, la celluloide Turchese.
Montegrappa ha utilizzato questa celluloide con parsimonia.
Per la prima volta, fece la sua comparsa nella seria “Symphony”, con la classica (per Montegrappa) sezione ottagonale, le finiture in argento e il finale della penna filettato per poter calzare il cappuccio con sicurezza. Ho insufficienti informazioni sul periodo di produzione della Symphony, ma la serie fu certamente dismessa intorno al 2005, quando la straordinaria “Emblema” assunse il ruolo di portabandiera in casa Montegrappa del modello ottagonale in celluloide. La Emblema, ciononostante, non fu prodotta nel colore turchese.
Nel 1999 Montegrappa presenta “Classica”, antesignana di una riuscitissima serie che, attraverso “Historia” ed “Extra”, ha portato alla attuale, duratura “Extra 1930”. Classica esce in color pergamena, cannella, nero perlato e turchese. Nella versione turchese la Classica é bellissima e, a giudicare dalle poche volte che l’ho vista offerta in rete, piuttosto rara. Da qualche tempo ne circola una sulla Baia, ma a un prezzo che lascia piuttosto perplessi… Classica in celluloide viene dismessa nel 2002-2003, e nel 2004 é sostituita da una bella versione in resina nei colori blu e rosso.
In occasione dei Giochi Olimpici di Atene, nel 2004, Montegrappa presenta “Classical Greece”, una edizione limitata di 1169 stilografiche e 291 rollerball in celluloide turchese e argento massiccio ( oltre a 108 stilografiche in oro 18k, 15 in oro giallo e diamanti e altrettante in oro rosa e diamanti). La penna é impreziosita da una mappa della Grecia del periodo classico (grosso modo sec. V-IV a.C.) dipinta a mano sul fondello, con evidenziati alcuni luoghi della classicità, come il Monte Olimpo, Corinzio, Olimpia, Sparta… Nel colore turchese della celluloide, Classic Greece rimanda alle acque trasparenti che circondano il Peloponneso e al Mar Egeo con le sue isole sospese sull’azzurro. La scelta di questa celluloide per celebrare la “grecità” di una penna mi é sempre sembrata molto indovinata.
Nel 2005 la celluloide turchese fa la sua ricomparsa in “Miya”, una penna bellissima dall’inconfondibile profilo con un rigonfiamento sul corpo di celluloide proprio prima della sezione in argento. Nella versione con corpo e cappuccio in celluloide, Miya é rimasta in produzione fino al 2011 almeno, quando é stata affiancata – e poi sostituita – da “Miya Argento”, che ne riprende forme e colori ma con il cappuccio in argento massiccio e una anello in celluloide in tinta con il corpo della penna. Miya e Miya Argento sono state proposte in celluloide rossa, gialla, blu notte e turchese.
Recentemente, una collaborazione tra Montegrappa e Chatterley Pens ha riproposto la celluloide turchese nella penna “The Sea” della serie “I colori del mare”, basata sulle forme di Extra 1930, A differenza di quest’ultima (che nella serie regolare propone dal 2018 un versione in celluloide “Blu Mediterraneo”), The Sea presenta un motivo a onde sull’anello del cappuccio, invece della greca palladiana, e un pennino decorato con la testa di un cavalluccio di mare.
Turchese é la mia prima Miya, ma non la prima in famiglia. Mia figlia Margherita, che ne é una appassionata, ne possiede due in celluloide rossa e gialla, e una Miya Argento in celluloide turchese. Ricordo che quando la Argento arrivò, alcuni anni fa, il cappuccio originale era stato sostituito - probabilmente inavvertitamente – dal venditore con quello di una Miya Argento Blu Notte, così che l’anellino di celluloide sul cappuccio non corrispondeva al colore della penna. Fu quella la prima opportunità nella quale sperimentammo lo squisito servizio di assistenza di Montegrappa, che sostituì gratuitamente l’anello di celluloide con uno del colore corretto, su una penna ormai non più in produzione da diversi anni. L’effetto dell’anellino turchese sul cappuccio d’argento é splendido.
Quanto a me, avevo Miya Turchese nel radar da almeno una decina d’anni, da quando ne avevo letto una bella recensione, con bellissime fotografie, in un forum di penne americano. Ma Miya Turchese non ne capitano spesso, e ancora meno a un prezzo che io consideri quello “giusto” per il mio portafogli. All’inizio dell’anno, le stelle si sono infine allineate perfettamente per darmi l’opportunità di mettere le mani su una penna pristina, mai inchiostrata, con una celluloide bellissima e un pennino Fine.
Dal vivo, Miya Turchese é spettacolare. Ho una Montegrappa Emblema in Blu Mediterraneo, ma come avevo immaginato, la celluloide turchese é più vivace e brillante, più allegra e vistosa: una vera gioia per gli occhi. La forma “bombata” verso il centro é unica e inconfondibile. Alcuni anni fa l’utente di fountainpennetwork, “watch_art” scrisse: “In realtà penso che che si tratta solo di estetica che prevale sulla funzione. Com’era la vecchia espressione? Forma sulla funzione? Si. É così. Si sono detti, lasciateci fare una bella penna, e l’hanno fatta”. Da artista, “watch_art” propose persino una sua visione della penna:
La celluloide turchese é come un chiaro mare solcato da onde leggere di spuma:
Possiedo e uso varie Montegrappa Extra ed Extra 1930, e trovo che, nell’uso pratico, la “bombatura” sia sostanzialmente indifferente per la mano Nel mio caso, si trova appena al di sopra del punto di chiusura delle dita sulla sezione, così che passa del tutto inavvertita. Quando impugno la penna a maggior distanza dal pennino, come per una scrittura tipo spenceriana del tutto priva di pressione, trovo che il rigonfiamento sia decisamente comodo da impugnare.
La sezione é più sottile di quella della Extra, alla quale sono maggiormente abituato, ma la trovo ugualmente comoda. In generale, non sono un amante delle sezioni eccessivamente grosse e poco sagomate (come in alcune Delta e altre penne italiane contemporanee), e la sezione di Miya rientra nelle misure a me congeniali. Mi pare - ma potrebbe trattarsi solo di un’impressione condizionata dal desiderio - che l’argento massiccio sia meno scivoloso dei rivestimenti in altri metalli, ma si tratta pur sempre di una sezione metallica, probabilmente inadatta a chi tenda a sudare sulle dita.
Il pennino deve essere un numero 5, e nel complesso lo trovo un po’ piccolo per le dimensioni della penna. Dal punto di vista della scrittura, peró, il mio Fine é semplicemente perfetto: educato, preciso, umido ma non incontrollato, elastico, scorrevole ma “presente”. Proprio come piace a me….
Il caricamento é a converter, incluso nella confezione originale della penna. Il converter si accede esclusivamente svitando il corpo dalla sezione, a differenza della Classica, dove é possible accedere il converter anche svitando il fondello, che dà accesso al pomello di carica. Per una penna che in origine costava 450 Euro, si tratta di una soluzione un po’ “substandard”, ma vedo che é comunemente adottata da vari produttori di prestigio, e indubbiamente il converter offre anche alcuni vantaggi. Preferisco le penne con caricamento a pistone, ma direi più per ragioni di tradizione che di effettiva funzionalità, e la presenza in un converter non rappresenta per me un serio impedimento nella scelta di una penna.
Ah, ancora una parola sulla confezione. Come tutte le scatole grigie di Montegrappa degli inizio del secolo, la superficie si sgretola e va in pezzi anche senza toccarla: é un vero peccato che la “casa” di una penna così bella sia cosi deteriorabile.
Ed ora… all’opera!
Che cos’altro avrei potuto utilizzare nella mia Turchese se non un inchiostro dedicato, di famiglia, come il Turchese di Montegrappa? E che cos’altro avrei potuto tentare, con una penna e un inchiostro di questo colore, se non una veduta marina, di un bel mare turchese?
Ecco, qui di seguito, tre prove di vedutismo turchese. La prima é tratta dal dépliant pubblicitario di un hotel. La seconda é la veduta di un tratto di costa vicino a Castiglione della Pescaia, in Toscana, dove eravamo soliti trascorrere le vacanze di famiglia quando ero piccolo. E la terza, beh, é giustamente una veduta della Grecia, dall’alto dell’isola di Santorini. Turchese e Grecia classica, ancora una volta.
Brava Miya! E bravo anche il lettore che é arrivato sin qui…