John Sterling - Omas Rinascimento
Inviato: lunedì 22 aprile 2019, 12:32
Dopo mesi di silenzio, approfitto della pausa pasquale per recensire una penna appartenente alla mia categoria preferita: le penne slim, figlie della gloriosa Aurora Hastil, discendenti di una stirpe che fa mostra di sé e del proprio orgoglio italico al MOMA di New York.
Quest’ultima penna, creata nell’anno 1970 dal designer industriale Marco Zanuso, ha avuto infatti un enorme successo per tutti gli anni ’70 e ’80, creando una folta serie di emuli da parte di tutte le Case produttrici più famose: solo per citarne due, la Montblanc Noblesse e la – davvero extrasottile – Sailor Chalana.
La stessa Aurora ideò ben due discendenti dirette della Hastil, più economiche e destinate a un pubblico più ampio rispetto all’illustre progenitrice: la Aurora Magellano e la Aurora Marco Polo (che ha addirittura un diametro leggermente inferiore rispetto ad Hastil e Magellano).
Questa tendenza ha avuto seguito fino ai primi anni ’90.
Perché amare queste penne, le quali sono così sottili da consentire al massimo una meccanica a cartuccia-converter, e data la loro linea sono in genere anche disadorne?
La risposta è proprio la loro eleganza, finezza, la consapevolezza di avere tra le mani un pezzo di storia della stilografica, forse l’ultimo grande attimo in cui un designer italiano ha influenzato a livello mondiale la produzione pennistica.
Inoltre, particolare non trascurabile, per chi (specie le donne) ha come me mani molto piccole sono molto comode.
Fatta questa doverosa premessa, passo a parlarvi della penna che vi presenterò oggi: una penna sconosciuta, ma in realtà conosciutissima, che sotto la sua livrea metallica nasconde uno dei più blasonati nomi della tradizione stilografica nostrana, che – prima del rovinoso crack e del tentativo di rilancio tramite rivendita ai cinesi, con gli esiti infausti che sappiamo – produceva materiale da scrittura unico nel mondo: sto parlando della OMAS.
E delle sue figlie, artigianalmente pari e materialmente spesso superiori, rimarchiate con il nome “John Sterling”.
Storia della penna e della linea di produzione
C’era una volta la John Sterling, marchio di lusso della più nota produttrice di articoli per fumatori – e per scrittori – Colibrì. Nato verso la fine degli anni ’70, questo brand si proponeva di commercializzare prodotti eleganti e dal design moderno, lanciando la nota ditta italiana nel mercato internazionale del lusso affumicapolmoni e friggibocche.
Come molte altre imprese, anche estere, accanto ad accendini, tagliasigari, posacenere e portasigarette, tuttavia, tanto la Colibrì che il suo pollone John Sterling proponevano prodotti da scrittura per il vero gentleman chic: tra questi articoli, ottime penne, stilografiche e a sfera, destinate alla vendita al dettaglio da parte di gioiellerie e negozi di articoli per fumatori di lusso.
Orbene, immaginatevi i cervelli fumanti (non a caso!) del settore marketing della Colibrì, sul punto di lanciare nella nascente epoca della Milano-da-bere, alla fine dei rivoluzionari anni ’70, l’Età della coca e degli yuppies, una nuova linea di prodotti destinati a un mercato sempre più affamato di edonismo sibarita: a quale Casa affidare l’incarico di produrre penne adatte al proprio addentellato commerciale?
È presto detto: la John Sterling presto iniziò a distribuire ai dettaglianti delle bellissime penne, in oro, argento, smalto e altri metalli preziosi, disegnate e prodotte – con tutto ciò che ne consegue in materia di abilità artigianale, qualità dei materiali e piacevolezza nella scrittura – da Omas, pezzo di storia stilografica bolognese.
Ed Omas mise in commercio, sotto il marchio John Sterling, delle stupende stilografiche, tutte con il corpo scrittura, il design, e la serie produttiva di una propria grande gloria: la Rinascimento, penna slim di Casa Omas.
Le John Sterling di questo periodo sono delle Omas Rinascimento rimarchiate, prodotte con materiali spesso più ricchi e preziosi delle loro omologhe, per così dire, “originali”.
Hanno tutte un pennino 14 kt di serie, a volte rodiato (tranne le primissime, che potevano presentare un pennino in acciaio), per di più spesso mediamente flessibile.
Purtroppo per i fanatici degli stantuffi, esse presentano funzionamento a cartuccia-converter con attacco internazionale Pelikan (che, tuttavia, resta l’unica meccanica possibile in penne così sottili).
Il corpo scrittura è interamente smontabile per facilitare la pulizia delle penne, che grazie all’alimentatore in ebanite di serie tendono ad essere addirittura mediamente più efficienti delle omologhe originali (che nelle serie produttive più economiche hanno avuto anche alimentatori in materiale plastico).
I particolari e le rifiniture sono di una delicatezza e di una eleganza eccezionali, proprie del periodo di massimo splendore della Omas, prima del tracollo finanziario.
Ingiustamente, a mio avviso, ignorate dalla massa dei collezionisti, le John Sterling presentano la qualità costruttiva e dei materiali proprie delle Rinascimento nelle serie produttive migliori e più lussuose, combinate con un costo leggermente inferiore proprio per l’assenza del marchio originale.
Ma veniamo a presentarvi il mio personale esemplare di questo esperimento - riuscito - di marketing ed orgoglio artigianale patrio.
La mia John Sterling – Omas Rinascimento
La penna in mio possesso fa parte di un set con penna a sfera coordinata, in oro e smalto blu marmorizzato, con pennino in oro 14 kt misura M-F, leggermente flessibile, ed alimentatore in ebanite.
Le specifiche tecniche sono:
Può essere utilizzata sia senza inastare il cappuccio sia facendolo: in entrambi i casi la scrittura è comunque agevole, e il cappuccio rimane ben incastrato. Personalmente la trovo un pelino troppo pesante con il cappuccio sul fondello, anche considerando che non facendolo non si corre il rischio che esso rotoli da qualche parte e, cadendo, si rovini: la clip sottile e allungata impedisce che ciò possa accadere.
Passando alla qualità di scrittura, è eccezionale.
I pennini in oro 14 kt sono quelli della Omas Rinascimento, leggermente flessibili (ma più rigidi in alcune produzioni più recenti), assistiti da un alimentatore eccezionalmente efficiente, in alcuni casi più di quelli montati sulle Rinascimento “originali”, e offrono una scorrevolezza ed agilità di scrittura veramente ottimi, che rendono l’esperienza di utilizzazione di questa penna semplicemente fantastica… anche per chi non è abituato alle slim.
Insomma, il giudizio finale è davvero fantastico, una penna da dieci, che merita la lode anche solo per il fatto che è in larga parte sconosciuta ai collezionisti - ed a torto, io ritengo.
È possibile trovarla in commercio a prezzi nient’affatto elevati, e presenta tutte le caratteristiche adatte a renderla più che apprezzabile per un uso quotidiano: scrittura agile e fluida, pennino in oro, efficienza nell’alimentazione, qualità artigianale eccezionale, propria di una gloria stilografica italiana.
Omas: niente di più, e niente di meno, nei suoi anni migliori.
Quest’ultima penna, creata nell’anno 1970 dal designer industriale Marco Zanuso, ha avuto infatti un enorme successo per tutti gli anni ’70 e ’80, creando una folta serie di emuli da parte di tutte le Case produttrici più famose: solo per citarne due, la Montblanc Noblesse e la – davvero extrasottile – Sailor Chalana.
La stessa Aurora ideò ben due discendenti dirette della Hastil, più economiche e destinate a un pubblico più ampio rispetto all’illustre progenitrice: la Aurora Magellano e la Aurora Marco Polo (che ha addirittura un diametro leggermente inferiore rispetto ad Hastil e Magellano).
Questa tendenza ha avuto seguito fino ai primi anni ’90.
Perché amare queste penne, le quali sono così sottili da consentire al massimo una meccanica a cartuccia-converter, e data la loro linea sono in genere anche disadorne?
La risposta è proprio la loro eleganza, finezza, la consapevolezza di avere tra le mani un pezzo di storia della stilografica, forse l’ultimo grande attimo in cui un designer italiano ha influenzato a livello mondiale la produzione pennistica.
Inoltre, particolare non trascurabile, per chi (specie le donne) ha come me mani molto piccole sono molto comode.
Fatta questa doverosa premessa, passo a parlarvi della penna che vi presenterò oggi: una penna sconosciuta, ma in realtà conosciutissima, che sotto la sua livrea metallica nasconde uno dei più blasonati nomi della tradizione stilografica nostrana, che – prima del rovinoso crack e del tentativo di rilancio tramite rivendita ai cinesi, con gli esiti infausti che sappiamo – produceva materiale da scrittura unico nel mondo: sto parlando della OMAS.
E delle sue figlie, artigianalmente pari e materialmente spesso superiori, rimarchiate con il nome “John Sterling”.
Storia della penna e della linea di produzione
C’era una volta la John Sterling, marchio di lusso della più nota produttrice di articoli per fumatori – e per scrittori – Colibrì. Nato verso la fine degli anni ’70, questo brand si proponeva di commercializzare prodotti eleganti e dal design moderno, lanciando la nota ditta italiana nel mercato internazionale del lusso affumicapolmoni e friggibocche.
Come molte altre imprese, anche estere, accanto ad accendini, tagliasigari, posacenere e portasigarette, tuttavia, tanto la Colibrì che il suo pollone John Sterling proponevano prodotti da scrittura per il vero gentleman chic: tra questi articoli, ottime penne, stilografiche e a sfera, destinate alla vendita al dettaglio da parte di gioiellerie e negozi di articoli per fumatori di lusso.
Orbene, immaginatevi i cervelli fumanti (non a caso!) del settore marketing della Colibrì, sul punto di lanciare nella nascente epoca della Milano-da-bere, alla fine dei rivoluzionari anni ’70, l’Età della coca e degli yuppies, una nuova linea di prodotti destinati a un mercato sempre più affamato di edonismo sibarita: a quale Casa affidare l’incarico di produrre penne adatte al proprio addentellato commerciale?
È presto detto: la John Sterling presto iniziò a distribuire ai dettaglianti delle bellissime penne, in oro, argento, smalto e altri metalli preziosi, disegnate e prodotte – con tutto ciò che ne consegue in materia di abilità artigianale, qualità dei materiali e piacevolezza nella scrittura – da Omas, pezzo di storia stilografica bolognese.
Ed Omas mise in commercio, sotto il marchio John Sterling, delle stupende stilografiche, tutte con il corpo scrittura, il design, e la serie produttiva di una propria grande gloria: la Rinascimento, penna slim di Casa Omas.
Le John Sterling di questo periodo sono delle Omas Rinascimento rimarchiate, prodotte con materiali spesso più ricchi e preziosi delle loro omologhe, per così dire, “originali”.
Hanno tutte un pennino 14 kt di serie, a volte rodiato (tranne le primissime, che potevano presentare un pennino in acciaio), per di più spesso mediamente flessibile.
Purtroppo per i fanatici degli stantuffi, esse presentano funzionamento a cartuccia-converter con attacco internazionale Pelikan (che, tuttavia, resta l’unica meccanica possibile in penne così sottili).
Il corpo scrittura è interamente smontabile per facilitare la pulizia delle penne, che grazie all’alimentatore in ebanite di serie tendono ad essere addirittura mediamente più efficienti delle omologhe originali (che nelle serie produttive più economiche hanno avuto anche alimentatori in materiale plastico).
I particolari e le rifiniture sono di una delicatezza e di una eleganza eccezionali, proprie del periodo di massimo splendore della Omas, prima del tracollo finanziario.
Ingiustamente, a mio avviso, ignorate dalla massa dei collezionisti, le John Sterling presentano la qualità costruttiva e dei materiali proprie delle Rinascimento nelle serie produttive migliori e più lussuose, combinate con un costo leggermente inferiore proprio per l’assenza del marchio originale.
Ma veniamo a presentarvi il mio personale esemplare di questo esperimento - riuscito - di marketing ed orgoglio artigianale patrio.
La mia John Sterling – Omas Rinascimento
La penna in mio possesso fa parte di un set con penna a sfera coordinata, in oro e smalto blu marmorizzato, con pennino in oro 14 kt misura M-F, leggermente flessibile, ed alimentatore in ebanite.
Le specifiche tecniche sono:
- Peso con cappuccio (chiuso o inastato): 20 grammi – nonostante la penna sia interamente in metallo, non è eccessivamente pesante;
- Peso senza cappuccio: 11 grammi. Il cappuccio ha quindi un peso specifico notevole;
- Circonferenza massima della penna: 4,5 cm;
- Diametro massimo: 9 millimetri;
- Lunghezza da chiusa: 13,5 centimetri;
- Lunghezza con cappuccio inastato: 15,3 centimetri.
Può essere utilizzata sia senza inastare il cappuccio sia facendolo: in entrambi i casi la scrittura è comunque agevole, e il cappuccio rimane ben incastrato. Personalmente la trovo un pelino troppo pesante con il cappuccio sul fondello, anche considerando che non facendolo non si corre il rischio che esso rotoli da qualche parte e, cadendo, si rovini: la clip sottile e allungata impedisce che ciò possa accadere.
Passando alla qualità di scrittura, è eccezionale.
I pennini in oro 14 kt sono quelli della Omas Rinascimento, leggermente flessibili (ma più rigidi in alcune produzioni più recenti), assistiti da un alimentatore eccezionalmente efficiente, in alcuni casi più di quelli montati sulle Rinascimento “originali”, e offrono una scorrevolezza ed agilità di scrittura veramente ottimi, che rendono l’esperienza di utilizzazione di questa penna semplicemente fantastica… anche per chi non è abituato alle slim.
Insomma, il giudizio finale è davvero fantastico, una penna da dieci, che merita la lode anche solo per il fatto che è in larga parte sconosciuta ai collezionisti - ed a torto, io ritengo.
È possibile trovarla in commercio a prezzi nient’affatto elevati, e presenta tutte le caratteristiche adatte a renderla più che apprezzabile per un uso quotidiano: scrittura agile e fluida, pennino in oro, efficienza nell’alimentazione, qualità artigianale eccezionale, propria di una gloria stilografica italiana.
Omas: niente di più, e niente di meno, nei suoi anni migliori.