
Discendente diretta della capostipite delle Montegrappa caratterizzate dalla forma arrotondata e armoniosa con le estremità appiattite, la Classica realizzata nel 1999 e , la Miya è stata realizzata in tre diverse coniugazioni, la versione base, la Miya Argento e la Miya Carbon.
Oramai preso dal vortice della Montegrappa mi sono messo alla caccia di una Miya, pensavo di prenderne una nella meravigliosa celluloide Montegrappa Rossa, poi sono incappato in una Miya Argento blu scuro ed è stato amore a prima vista.
La discendenza dalla Classica è molto evidente: il fusto che morbidamente cresce verso il centro nel punto in cui si unisce con la sezione, le estremità piatte e la magnifica celluloide ne fanno una penna importante benché lunga solo 132mm con cappuccio chiuso.
La principale differenza rispetto alla Miya base è il cappuccio in argento massiccio, interrotto verso la base da un piccolo anello della stessa celluloide del fusto, a formare in tal modo una sorta di veretta su cui troviamo inciso “Montegrappa”. La clip presenta la classica ruzzolina e sulla sommità troviamo il logo 1912. Il cappuccio si rimuove in un giro completo con la classica mono-filettatura di Montegrappa. Può essere anche calzato, e pur essendo in argento massiccio non sbilancia eccessivamente la penna verso dietro essendo controbilanciata dalla sezione in argento sterling. Io personalmente preferisco usarla senza, mi piace la sensazione della sezione che mi tiene la penna sulla carta, sento di averne un controllo migliore. L’altra differenza è appunto la sezione, comoda perché non solo è concava verso il centro, ma a differenza della versione base ha lo stesso motivo che troviamo sul cappuccio rendendola più ruvida e quindi meno scivolosa. Inoltre non è in argento ma in argento sterling. La penna è alimentata a cartucce o converter con attacco standard, ed ha in dotazione un converter Montegrappa filettato che si avvita nella sezione. Personalmente trovo molto comode le penne alimentate così, semplici da manutenzionare e pulire e se si rompe il converter con pochi euro ne compro uno nuovo.
Il pennino è in oro 18K e sul mio esemplare è un OM; non era una penna nuova (ma in condizioni pari al nuovo) ed appena inchiostrata ha iniziato a scorrere sulla carta che è un piacere, direi che scrive come ci si aspetta da una Montegrappa, bel tratto medio e flusso ben regolato. A differenza di altri OM che ho avuto, ha il cosiddetto “sweet spot” poco accentuato, per quel che mi riguarda mi sembra cucita addosso avendo la tendenza a scrivere con la penna un po' ruotata, ma non ha caratteristiche stub come tutti i pennini obliqui che ho provato. Tuttavia come 18K ha una morbidità eccezionale che consente di avere anche una discreta variabilità di tratto.
Insomma ho davvero serie difficoltà a trovare un difetto in questa penna, anche perchè l'ho anche pagata un prezzo eccezionalmente vantaggioso
