Leonardo Officine Italiane - Momento Zero Positano
Inviato: mercoledì 23 gennaio 2019, 22:51
Leonardo Officine Italiane è uno dei nuovi marchi italiani emergente di strumenti di scrittura, fondata da Salvatore Matrone, figlio di uno dei tre fondatori di Delta Ciro Matrone.
La Momento Zero è una penna che ha attirato la mia attenzione da subito, mi ricordava qualcosa che mi era familiare, la Delta The Journal, evidente segno del tocco di famiglia.
La collezione Momento Zero è realizzata in due versioni: la versione in resina, serie numerata con caricamento a cartuccia/converter e pennino in acciaio venduta a 148€, la versione in celluloide, edizione limitata con caricamento a pistone e alimentatore in oro 14K a 690€ e, occasionalmente, delle versioni speciali numerate, sempre in resina, come la Blue Hawaii, a 178€; tutte le versioni sono realizzate dal pieno tornito a mano. Con la versione in resina Leonardo Officine Italiane ha fatto un grosso errore, le ha fatte davvero bene al punto tale da rendere poco appetibile la versione in celluloide, a meno he qualcuno non sia particolarmente attirato dal pennino in oro e dal caricamento a pistone.
La settimana scorsa mi trovavo all’Aia per lavoro, la sera dello Shopping mi sono fiondato sotto il De Passage a fare visita al mitico P.W. Akkerman e gli ho fatte tirare tutte fuori le Momento Zero: sono tutte davvero belle. Dopo aver provato diversi pennini alla fine mi sono innamorato del pennino Stub e della resina Positano, quindi senza porre la minima resistenza me la sono fatta caricare con un bellissimo inchiostro P.W. Akkerman Passage Blauw (molto simile al Waterman Inspired Blue) e sono uscito con la Momento Zero Positano con pennino stub e, perché no, con un calamaio di inchiostro P.W. Akkerman Sbre Brown. Ecco la penna: La penna è lunga 141 mm chiusa, 127 mm aperta, 163 mm aperta con cappuccio e pesa 27gr. Il diametro della penna è di 19,5 mm nel punto maggiore del fusto mentre la sezione, realizzata dello stesso materiale del fusto, è di circa 11 mm nel punto centrale, rendendo l’impugnatura molto confortevole. Il cappuccio si svita con un giro completo e può essere inserito sul fusto in scrittura senza creare sbilanciamenti della penna. Il converter è davvero bello, con il pomellino in metallo marchiato Leonardo, di misura standard e attacco a vite, può essere operato, come diverse Delta (The Journal, Oblò, etc.), smontando il fondello del fusto senza smontare il tutto il fusto. Ovviamente può essere operato e smontato, per pulirlo e controllare il livello di inchiostro, rimuovendo normalmente il fusto. Il pennino è un #6, credo di provenienza Bock e, nel mio esemplare, è uno stub molto generoso. Provata al negozio per intinzione scriveva molto bene, in serata in albergo l’ho provata ma la penna non andava benissimo: dopo qualche pagina il flusso si smagriva fino ad arrestarsi. Il giorno dopo, appena tornato a casa, l’ho smontata e lavata accuratamente con il solito sgrassatore Chante Clair, rimontata e ricaricata con Waterman Inspired Blue ha iniziato a scrivere in maniera impeccabile, con un flusso generoso e senza la benchè minima decisione. Scorrevole e con un flusso generoso, decisamente non è una penna da poter usare su carte “normali”, ma provata su un quadernetto favini è piacere allo stato puro. Ovviamente dovevo verificare dal vivo la rassomiglianza con la The Journal ed eccole fianco a fianco, le similitudini sono molte, mentre le differenze più evidenti nel disegno sono le diverse proporzioni tra cappuccio e fusto e la clip, io le definirei “gemelli diversi” [foto comparative]
La Momento Zero è una penna che ha attirato la mia attenzione da subito, mi ricordava qualcosa che mi era familiare, la Delta The Journal, evidente segno del tocco di famiglia.
La collezione Momento Zero è realizzata in due versioni: la versione in resina, serie numerata con caricamento a cartuccia/converter e pennino in acciaio venduta a 148€, la versione in celluloide, edizione limitata con caricamento a pistone e alimentatore in oro 14K a 690€ e, occasionalmente, delle versioni speciali numerate, sempre in resina, come la Blue Hawaii, a 178€; tutte le versioni sono realizzate dal pieno tornito a mano. Con la versione in resina Leonardo Officine Italiane ha fatto un grosso errore, le ha fatte davvero bene al punto tale da rendere poco appetibile la versione in celluloide, a meno he qualcuno non sia particolarmente attirato dal pennino in oro e dal caricamento a pistone.
La settimana scorsa mi trovavo all’Aia per lavoro, la sera dello Shopping mi sono fiondato sotto il De Passage a fare visita al mitico P.W. Akkerman e gli ho fatte tirare tutte fuori le Momento Zero: sono tutte davvero belle. Dopo aver provato diversi pennini alla fine mi sono innamorato del pennino Stub e della resina Positano, quindi senza porre la minima resistenza me la sono fatta caricare con un bellissimo inchiostro P.W. Akkerman Passage Blauw (molto simile al Waterman Inspired Blue) e sono uscito con la Momento Zero Positano con pennino stub e, perché no, con un calamaio di inchiostro P.W. Akkerman Sbre Brown. Ecco la penna: La penna è lunga 141 mm chiusa, 127 mm aperta, 163 mm aperta con cappuccio e pesa 27gr. Il diametro della penna è di 19,5 mm nel punto maggiore del fusto mentre la sezione, realizzata dello stesso materiale del fusto, è di circa 11 mm nel punto centrale, rendendo l’impugnatura molto confortevole. Il cappuccio si svita con un giro completo e può essere inserito sul fusto in scrittura senza creare sbilanciamenti della penna. Il converter è davvero bello, con il pomellino in metallo marchiato Leonardo, di misura standard e attacco a vite, può essere operato, come diverse Delta (The Journal, Oblò, etc.), smontando il fondello del fusto senza smontare il tutto il fusto. Ovviamente può essere operato e smontato, per pulirlo e controllare il livello di inchiostro, rimuovendo normalmente il fusto. Il pennino è un #6, credo di provenienza Bock e, nel mio esemplare, è uno stub molto generoso. Provata al negozio per intinzione scriveva molto bene, in serata in albergo l’ho provata ma la penna non andava benissimo: dopo qualche pagina il flusso si smagriva fino ad arrestarsi. Il giorno dopo, appena tornato a casa, l’ho smontata e lavata accuratamente con il solito sgrassatore Chante Clair, rimontata e ricaricata con Waterman Inspired Blue ha iniziato a scrivere in maniera impeccabile, con un flusso generoso e senza la benchè minima decisione. Scorrevole e con un flusso generoso, decisamente non è una penna da poter usare su carte “normali”, ma provata su un quadernetto favini è piacere allo stato puro. Ovviamente dovevo verificare dal vivo la rassomiglianza con la The Journal ed eccole fianco a fianco, le similitudini sono molte, mentre le differenze più evidenti nel disegno sono le diverse proporzioni tra cappuccio e fusto e la clip, io le definirei “gemelli diversi” [foto comparative]