Una Montegrappa Classica, una fantasia medievale e alcune riflessioni sul lignaggio Classica (parte 1)
Inviato: venerdì 9 novembre 2018, 1:34
All'inizio di quest'anno, ho avuto la fortuna di trovare una classica penna stilografica Montegrappa, nella splendida celluloide color carbone, ad un prezzo così buono che non ho potuto lasciarlo passare. Sono sempre stato affascinato dalla Classica, genitrice fondatrice di un'intera discendenza nella produzione di Montegrappa, che comprende alcune tra le penne che apprezzo di più della maison di Bassano del Grappa. Ne parlerò più in dettaglio nell'ultima parte di questa discussione, ma nel frattempo lasciate che vi presenti la mia Classica e un lavoro che ho fatto con questa penna.
Le tre versioni cromatiche della Classica originale sono, a mio parere, dei veri classici (scusate il gioco di parole) di Montegrappa e, più in generale, dei veri classici nelle penne stilografiche contemporanee. Il turchese è probabilmente una delle celluloidi più vivide mai prodotte, al punto che le sue screziature e sfumature profonde sembrano illuminate dall'interno del corpo della penna. L'elusiva cannella, spesso confusa con la celluloide rossa presentata per la prima volta con la Historia, è un colore visto raramente e probabilmente la più singolare tra le celluloidi di Montegrappa di produzione contemporanea. Infine, il color carboncino, per lo più grigio scuro, con screziature profonde che appaiono solamente quando illuminate con certi angoli, è un modello sobrio, serio e professionale. Illuminata “correttamente”, la profondità dei toni della celluloide é paragonabile a quella della celluloide grigioperla di Omas degli anni settanta. Il colore carboncino é il mio preferito dei tre per un uso generale.
Nel mio esemplare della Classica, il pennino è perfettamente elastico, liscio e morbido, nella gradazione fine. Dopo avere avuto una Extra le mani, é probabile che si senta la mancanza del suo pennino grande, e il pennino numero 5 o 6 della Classica potrà sembrare un po’ piccolo per le dimensioni della penna. D'altra parte, la Classica ha una sezione in celluloide, che molti (ma non é il mio caso) preferiscono alla sezione interamente in metallo della Extra. Con un pennino così reattivo, che in linea con le dimensioni delle punte della produzione di Montegrappa è più nella gamma di un extra-fine europeo, ho deciso di testare la mia Classica con un grande disegno tratteggiato.
Ed eccola dunque qui, la mia “Fantasia medievale”, con tre piccoli draghi o "drancunculi".
Qui sotto potete vedere il “work in progress”, centre poco alla volta aggiungevo nuovi tratti per completare il disegno. Sulla base di un conteggio che ho realizzato in un’area di circa 3 x 3 cm, ho calcolato che ci sono voluti circa 130 mila tratti per completare il disegno…
Vi faccio anche notare la firma, coerente con l’umiltà dell'artista medievale e il suo senso del peccato, dovuto alla vanità dell'opera: "Francus peccator pinxit", Franco il peccatore lo dipinse.
Le tre versioni cromatiche della Classica originale sono, a mio parere, dei veri classici (scusate il gioco di parole) di Montegrappa e, più in generale, dei veri classici nelle penne stilografiche contemporanee. Il turchese è probabilmente una delle celluloidi più vivide mai prodotte, al punto che le sue screziature e sfumature profonde sembrano illuminate dall'interno del corpo della penna. L'elusiva cannella, spesso confusa con la celluloide rossa presentata per la prima volta con la Historia, è un colore visto raramente e probabilmente la più singolare tra le celluloidi di Montegrappa di produzione contemporanea. Infine, il color carboncino, per lo più grigio scuro, con screziature profonde che appaiono solamente quando illuminate con certi angoli, è un modello sobrio, serio e professionale. Illuminata “correttamente”, la profondità dei toni della celluloide é paragonabile a quella della celluloide grigioperla di Omas degli anni settanta. Il colore carboncino é il mio preferito dei tre per un uso generale.
L'anello del cappuccio nella Classica é inciso meccanicamente (in modelli posteriori sarà inciso al laser) e non presenta alcuna greca, ma solo il logo e il nome di Montegrappa, oltre ai sigilli dell’argento. L'ormai famosa greca di Montegrappa verrà inaugurata solo con Historia e ancora migliorata e resa perfetta l'anno successivo sulla Extra. Classica può essere caricata tramite cartucce oppure con un convertitore dedicato, accessibile nel modo consueto, svitando la sezione dal corpo, oppure svitando il fondello per rivelare l’estremità del convertitore e azionarne il pistoncino da questa posizione. E’ un meccanismo di non grande utilità, giacché non permette di visualizzare il livello di carica del converter, ma si tratta di un esercizio curioso. Rendendo solidale il fondello con la estremità filettata del converter si ottiene quello che gli anglosassoni chiamano un captive converter, effettivamente utilizzato da Montegrappa nella sua Extra e forse anche nella Extra Otto.
Nel mio esemplare della Classica, il pennino è perfettamente elastico, liscio e morbido, nella gradazione fine. Dopo avere avuto una Extra le mani, é probabile che si senta la mancanza del suo pennino grande, e il pennino numero 5 o 6 della Classica potrà sembrare un po’ piccolo per le dimensioni della penna. D'altra parte, la Classica ha una sezione in celluloide, che molti (ma non é il mio caso) preferiscono alla sezione interamente in metallo della Extra. Con un pennino così reattivo, che in linea con le dimensioni delle punte della produzione di Montegrappa è più nella gamma di un extra-fine europeo, ho deciso di testare la mia Classica con un grande disegno tratteggiato.
Ed eccola dunque qui, la mia “Fantasia medievale”, con tre piccoli draghi o "drancunculi".
Qui sotto potete vedere il “work in progress”, centre poco alla volta aggiungevo nuovi tratti per completare il disegno. Sulla base di un conteggio che ho realizzato in un’area di circa 3 x 3 cm, ho calcolato che ci sono voluti circa 130 mila tratti per completare il disegno…
Vi faccio anche notare la firma, coerente con l’umiltà dell'artista medievale e il suo senso del peccato, dovuto alla vanità dell'opera: "Francus peccator pinxit", Franco il peccatore lo dipinse.