1953: è l’anno dell’incoronazione della Regina Elisabetta II di Regno Unito ed Irlanda. La cerimonia, in perfetto stile tradizionale, suscita interesse in tutto il mondo.
Ma è anche l’anno nel quale a Winston Churchill viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Agatha Christie pubblica il romanzo “Dopo le esequie”, con protagonista il celebre investigatore Hercule Poirot e Ian Fleming propone il primo romanzo dedicato a James Bond, “Casino Royale”.

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Il razionamento dei dolci nel Regno Unito, imposto durante il secondo conflitto mondiale, finalmente finisce e la ripresa economica si consolida, donando quelle migliori prospettive per il futuro che tutti attendevano; specialmente coloro che ancora piangevano i familiari caduti in guerra e che a loro dedicavano quel futuro migliore, perché ancora caratterizzato dalla libertà, per il quale avevano combattuto e si erano sacrificati.

E’ la vigilia di una decisione drastica in casa Summit: quella di chiudere con un’avventura imprenditoriale di successo, cominciata in un seminterrato di Liverpool nel 1898. La penna a sfera usa e getta comincia ad affermarsi ed in casa Lang – Summit non si desidera affrontare il nuovo mercato con sistematicità. Ma si crede ancora nel marchio, tanto da proporre un modello nuovo: la S. 80, una piccola stilografica da tasca in celluloide, con pennino d’oro a 14 carati ed alimentazione a leva laterale. Un prodotto curioso, ma non unico nel suo genere in quel periodo.

Offerta nei cinque colori classici per Summit nel secondo dopoguerra (blu notte, nero, verde, marrone e grigio), la S. 80 non è concepita come penna di secondo piano, ma semplicemente come stilografica comoda e pratica, ideale per il taschino del gilet, che allora era ancora molto in voga. L’usuale ottima qualità e le finiture dorate la rendono adatta anche al professionista o al funzionario di banca ed il prezzo invita all’acquisto per affiancarla alla stilografica da scrivania. La struttura è del tutto simile a quella di una penna di primo piano: cappuccio con chiusura a vite, veretta di larghezza media, materiali che comunicano comunque solidità e cura nella realizzazione.
Esteticamente ben riuscita, richiama in parte la S.160, il modello medio introdotto nel 1949. In questa fotografia potete confrontarla con le coeve S. 200 e S. 90:
Ecco le caratteristiche tecniche:
- Lunghezza chiusa: 114 mm
- Lunghezza aperta: 104 mm
- Lunghezza aperta con cappuccio calzato: 135 mm
- Lunghezza del cappuccio: 57 mm
- Lunghezza della sezione: 13 mm
- Dimensioni del pennino (smontato): 5 x 12,4 mm
- Diametro massimo del fusto: 9,8 mm
- Diametro medio della sezione: 7,4 mm
- Diametro massimo del cappuccio: 10,8 mm
- Peso (scarica): 12 gr
- Materiale: celluloide, con pennino d’oro a 14 carati; leva d’alimentazione e fermaglio in lega metallica dorata, alimentatore in ebanite.
L’uso di questa penna necessita di un po’ di allenamento, richiesto dalle piccole dimensioni, ma con un po’ di pratica, che mi manca ancora, se ne apprezzano senz'altro le ottime caratteristiche (che si intuiscono da subito, per la verità), inclusa la morbidezza del pennino, peraltro immediatamente evidente:
La trovo una penna molto simpatica, senza dubbio pratica ed in un certo senso rappresentante di un’epoca che anche così ci comunica la speranza in un futuro finalmente un po’ più sereno.
Nota: la fotografia che mostra la vera tonalità di blu, molto scura, è quella d'apertura. Nelle altre lo sfondo ha giocato un brutto scherzo alla macchina fotografica...