KWZ IG Mandarin (Ferrogallico) - Recensione
Inviato: giovedì 6 settembre 2018, 22:23
PROLOGO
Innanzi tutto voglio ringraziare la Signora Laura, del negozio Goldpen di Isernia, per avermi fatto dono della boccetta che, a quel punto, recensire mi è parso il minimo sindacale.
Il primo contatto con questo fabbricante fu particolare: mi furono proposti, a meno della metà del prezzo di listino, dal mio negoziante di fiducia, due boccette (un blu e un verde, entrambi ferrogallici) e io non potei resistere. Questo, ormai, è il quarto ferrogallico KWZ che mi passa per le mani, e comincio a usarli (e amarli) con più consapevolezza. In questo caso il colore è - per me - atipico, anche se solo apparentemente; infatti la mia intenzione era di prendere un marrone bruno a base tannica, senza però ottenere il tipico “nero caldo” dovuto all’incupimento. Pensandoci un po’, sono arrivato alla conclusione di dover partire da un arancio che poi, una volta stabilizzata la parte tannica, avrebbe virato appunto verso un bruno. L’inchiostro è stato usato per circa un mese in due penne economiche, come mia consuetudine quando uso un prodotto nuovo: una Dollar 717 demonstrator e una Click indiana, entrambe a pistone. Le cariche complessive sono state cinque, ovvero tre per la Dollar e due per la Click; Ho potuto, quindi, farmi un’idea sufficiente di ciò che avevo per le mani, e di conseguenza mi sono sentito pronto per la recensione.
NOTIZIE GENERALI
Gli inchiostri KWZ (Google translator ci dice che la pronuncia polacca esatta è “KAVUZET”, con una zeta morbida a metà strada tra “zeta” ed “esse”) vengono prodotti in Polonia da una coppia (lui chimico) di appassionati di scrittura e stilografiche. Volendo approfondire, in giro per il web si trovano molte notizie su di loro e sulla loro piccola azienda, interamente a conduzione familiare. Tra le cose che mi sono parse interessanti c’è il fatto che, prima di essere messi in vendita, i nuovi inchiostri vengono concretamente testati a lungo, in varie configurazioni penna/carta, da essi stessi. Chiaramente, a parità di inchiostro, le combinazioni carta/penna sono ancora molto numerose, però a livello di approccio mi è stato molto gradito e mi induce a considerare positivamente il prodotto, prima ancora di toccarlo.
CONFEZIONAMENTO E PREZZO
Gli inchiostri KWZ vengono venduti in bottigliette cilindriche, col collo più stretto del corpo ma tale da poter caricare agevolmente le penne più grandi, di vetro scuro marrone, allo scopo di proteggere il contenuto dall’azione della luce. Un’ulteriore protezione è costituita dalla scatola in cartone leggero (ma ben fatta e facile da aprire) che contiene la boccetta stessa, che ha una capacità di 60 ml. Il tappo chiude molto bene e regge tranquillamente i capovolgimenti, a patto di serrarlo a dovere; In passato ho potuto acquistare inchiostro di questo produttore a metà prezzo proprio per la boccetta non perfettamente chiusa, la cui perdita - seppur minima - aveva macchiato due confezioni vicine, impedendo al negoziante di metterle in vendita. L’intera boccetta è avvolta accuratamente in una pellicola trasparente tipo Domopak, prima di essere inserita nella scatoletta di cartone. Il prezzo varia a seconda della tipologia: siamo orientativamente intorno ai 16 euro per i ferrogallici, 12 euro per i tradizionali.
PREPARAZIONE
L’apertura della boccetta produce subito un impatto non comune, dovuto al particolarissimo odore che l’inchiostro emana: dolciastro, farmaceutico, per me molto piacevole (ma potrebbe risultare fastidioso ad altri), di certo ben presente e impossibile da ignorare, percepibile anche annusando il pennino e scrivendo (seppur in modo minore). Questo è il quarto ferrogallico della casa che uso e tutti, indistintamente, hanno lo stesso odore; non sono, invece, in grado di dire nulla circa gli inchiostri normali non ferrogallici. Come già accennato le cariche sono state effettuate in penne economiche, una precauzione che adotto sempre con inchiostri potenzialmente problematici che non conosco e uso per la prima volta. Entrambe le penne sono partite al volo senza il minimo problema, e le varie ricariche sono state effettuate senza lavaggi intermedi, neanche minimi; in pratica ho ricaricato inchiostro quando finiva, e nient’altro.
APPROFONDIMENTI UTILIZZO E IMPRESSIONI
L’uso delle due penne ha previsto varie carte da scrittura: Fabriano Ecoqua, blocco Rhodia puntinato A5, quaderni Clairefontaine, quaderni Oxford, quaderni Pigna Monocromo con carta Quaxima 100 e con carta normale 80gr/m2, carta da fotocopie Fabriano Copy 1, carta da lettera Fabriano Writech vergata, carta Fabriano Ingres 90 gr/m2 e quadernoni marchiati “Active” (davvero ottimi) comprati dai cinesi. Il colore è indiscutibilmente camaleontico; mi aspettavo certamente, come conseguenza della base ferrogallica, un certo tipo di comportamento, ma non in modo così evidente. Il viraggio verso un tono più profondo e brunastro comincia immediatamente dopo la stesura su carta, prima ancora che asciughi del tutto; già dopo 30 secondi raggiunge l’80% circa di quello che sarà il tono scuro finale, anche se continuerà - nei giorni successivi - a scurire ulteriormente ma con leggerezza. Oltre due o tre giorni non ho notato cambiamenti significativi. Appena steso, ancora bagnato e per i primi due secondi, ha un colore giallo semi-brillante carico, tendente al Terra di Siena, con vaghe sottosfumature arancio; nel giro di pochi secondi avviene il repentino viraggio verso un tono bruno-giallastro che presenta similitudini verso inchiostri come i Private Reserve Copper Burst, Sepia, e l’Iroshizuku Ina-Ho. Le doti trasformiste, però, non si fermano qui; ho potuto notare che l’inchiostro scurisce in una certa misura direttamente nel serbatoio della penna, al punto che dopo 3 o 4 giorni si ha l’impressione di scrivere con tutto, tranne che con un giallo-arancio mandarino. Risente più di altri inchiostri delle caratteristiche della penna utilizzata: quelle dal flusso più abbondante produrranno uno scritto che, una volta stabilizzato, potrà essere molto profondo e analogo a un bruno seppia, mentre quelle dal flusso controllato o scarso genereranno un colore finale meno cupo e più giallastro. L’idea di un ferrogallico di questo colore è originale e pure intrigante, ma ha un rovescio della medaglia di cui bisogna tener conto: anche se viene venduto come un giallo-arancio, coloro che cercano una tonalità mandarino dovrebbero rivolgersi a inchiostri tradizionali privi di componenti tanniche, o ci sono altissime probabilità di restare delusi. In altre parole, considerando il colore finale, questo è a tutti gli effetti un bruno seppia, e non un arancio.
Inserisco la scansione di alcune righe con le quali ho voluto quantificare, empiricamente e visivamente, le percentuali (colorante e ferrogallica) in gioco, eseguendo un vero e proprio test di lavaggio in acqua corrente, durante il quale ho avuto cura affinché la parte colorante fosse eliminata in modo totale, lasciando visibile la sola componente ferrogallica che permette un’ottima leggibilità e un aspetto simile a quello che si otterrebbe scrivendo con una matita. La carta usata, in questo caso, è la Rhodia, ma ritengo che su carte un po’ più porose il comportamento sia analogo o appena migliore. La composizione cromatica, desumibile dall’allegata cromatografia, indica l’uso di 2 elementi ben individuabili: un colorante giallo-arancio (probabilmente azoico) e la parte ferrogallica. Il flusso delle due penne sulle quali l’ho caricato è risultato essere medio ed equilibrato su entrambe. Tuttavia, con il passare dei giorni e con la conseguente ossidazione dell’inchiostro nel serbatoio, ho potuto notare un leggera diminuzione del flusso, non problematica ma percepibile sulla Dollar, già sensibilissima di suo; sulla Click, invece, non ho constatato cambiamenti, forse grazie al flusso più generoso e a una certa adattabilità che la contraddistingue.
Le sfumature sono appena presenti, e si perdono quasi totalmente con l’incupimento della tinta. Sulle carte che ho usato io non ci sono stati problemi di spiumaggio o trapassamento carta. L’inchiostro ha un medio effetto lubrificante; se la penna non ha problemi suoi, il KWZ Mandarin non ne crea, anzi è in grado di mitigare agevolmente piccole “scabrosità” di utilizzo.
Per quanto riguarda i tempi di asciugatura, si va dai quasi 10 secondi per la maggior parte delle carte ai circa 15-20 secondi per le patinate (Rhodia e Oxford quelle da me usate); si tratta a mio avviso di valori medi, in ogni caso da prendere a titolo indicativo. Siamo comunque di fronte a un inchiostro non particolarmente adatto a chi necessita o gradisce tempi di asciugatura brevissimi, e vi è da dire che neanche si pone come tale.
Il comportamento in caso di contatto con acqua è quello peculiare di un ferrogallico moderno contenente coloranti non idroresistenti: in caso di lavaggio la parte a base di coloranti viene via, lasciando inalterata la sola componente ferrogallica, di colore grigio caldo. Allego una scansione che, laddove ce ne fosse bisogno, chiarisce molto bene la questione.
In definitiva non è un inchiostro indelebile nel senso stretto del termine, ma uno studente che venga colto da un temporale avrà sempre la certezza di poter leggere ancora i suoi preziosi appunti, purché venga tamponata o lavata via integralmente la parte colorante (cosa che si è sempre in tempo a fare) che, essendo molto satura, può compromettere la lettura, coprendo la traccia ferrogallica. CONCLUSIONI
Indubbiamente siamo di fronte a un inchiostro di qualità, cosa che sto imparando piano piano ad apprezzare in questa marca. Sono sempre più affascinato da questo produttore, che mi dà la sensazione di un qualcosa col sapore d’altri tempi, “come si faceva una volta”; sotto questo aspetto, secondo me, sono senz'altro inchiostri romantici e appassionati. Pur necessitando di un minimo di manutenzione in più rispetto a inchiostri standard, specialmente con stilografiche dotate di pennini in acciaio, i ferrogallici moderni non sono così aggressivi come si immagina, soprattutto se si ha l’accortezza di caricarli in penne dotate di pennino in oro, molto meno sensibili all’azione corrosiva. Il mio giudizio finale si piazza nella casella “ottimo”; non ho assegnato il massimo solo perché può dare fastidio acquistare un colore e ottenerne un altro, ma chi - come me - lo compra proprio per avere un bruno, ritengo sia assolutamente da avere. Mi resta la curiosità di provare un tradizionale della casa, cosa che probabilmente farò molto presto. Di nuovo complimenti al produttore, e un ulteriore grazie alla signora Laura per avermelo messo a disposizione.
Innanzi tutto voglio ringraziare la Signora Laura, del negozio Goldpen di Isernia, per avermi fatto dono della boccetta che, a quel punto, recensire mi è parso il minimo sindacale.
Il primo contatto con questo fabbricante fu particolare: mi furono proposti, a meno della metà del prezzo di listino, dal mio negoziante di fiducia, due boccette (un blu e un verde, entrambi ferrogallici) e io non potei resistere. Questo, ormai, è il quarto ferrogallico KWZ che mi passa per le mani, e comincio a usarli (e amarli) con più consapevolezza. In questo caso il colore è - per me - atipico, anche se solo apparentemente; infatti la mia intenzione era di prendere un marrone bruno a base tannica, senza però ottenere il tipico “nero caldo” dovuto all’incupimento. Pensandoci un po’, sono arrivato alla conclusione di dover partire da un arancio che poi, una volta stabilizzata la parte tannica, avrebbe virato appunto verso un bruno. L’inchiostro è stato usato per circa un mese in due penne economiche, come mia consuetudine quando uso un prodotto nuovo: una Dollar 717 demonstrator e una Click indiana, entrambe a pistone. Le cariche complessive sono state cinque, ovvero tre per la Dollar e due per la Click; Ho potuto, quindi, farmi un’idea sufficiente di ciò che avevo per le mani, e di conseguenza mi sono sentito pronto per la recensione.
NOTIZIE GENERALI
Gli inchiostri KWZ (Google translator ci dice che la pronuncia polacca esatta è “KAVUZET”, con una zeta morbida a metà strada tra “zeta” ed “esse”) vengono prodotti in Polonia da una coppia (lui chimico) di appassionati di scrittura e stilografiche. Volendo approfondire, in giro per il web si trovano molte notizie su di loro e sulla loro piccola azienda, interamente a conduzione familiare. Tra le cose che mi sono parse interessanti c’è il fatto che, prima di essere messi in vendita, i nuovi inchiostri vengono concretamente testati a lungo, in varie configurazioni penna/carta, da essi stessi. Chiaramente, a parità di inchiostro, le combinazioni carta/penna sono ancora molto numerose, però a livello di approccio mi è stato molto gradito e mi induce a considerare positivamente il prodotto, prima ancora di toccarlo.
CONFEZIONAMENTO E PREZZO
Gli inchiostri KWZ vengono venduti in bottigliette cilindriche, col collo più stretto del corpo ma tale da poter caricare agevolmente le penne più grandi, di vetro scuro marrone, allo scopo di proteggere il contenuto dall’azione della luce. Un’ulteriore protezione è costituita dalla scatola in cartone leggero (ma ben fatta e facile da aprire) che contiene la boccetta stessa, che ha una capacità di 60 ml. Il tappo chiude molto bene e regge tranquillamente i capovolgimenti, a patto di serrarlo a dovere; In passato ho potuto acquistare inchiostro di questo produttore a metà prezzo proprio per la boccetta non perfettamente chiusa, la cui perdita - seppur minima - aveva macchiato due confezioni vicine, impedendo al negoziante di metterle in vendita. L’intera boccetta è avvolta accuratamente in una pellicola trasparente tipo Domopak, prima di essere inserita nella scatoletta di cartone. Il prezzo varia a seconda della tipologia: siamo orientativamente intorno ai 16 euro per i ferrogallici, 12 euro per i tradizionali.
PREPARAZIONE
L’apertura della boccetta produce subito un impatto non comune, dovuto al particolarissimo odore che l’inchiostro emana: dolciastro, farmaceutico, per me molto piacevole (ma potrebbe risultare fastidioso ad altri), di certo ben presente e impossibile da ignorare, percepibile anche annusando il pennino e scrivendo (seppur in modo minore). Questo è il quarto ferrogallico della casa che uso e tutti, indistintamente, hanno lo stesso odore; non sono, invece, in grado di dire nulla circa gli inchiostri normali non ferrogallici. Come già accennato le cariche sono state effettuate in penne economiche, una precauzione che adotto sempre con inchiostri potenzialmente problematici che non conosco e uso per la prima volta. Entrambe le penne sono partite al volo senza il minimo problema, e le varie ricariche sono state effettuate senza lavaggi intermedi, neanche minimi; in pratica ho ricaricato inchiostro quando finiva, e nient’altro.
APPROFONDIMENTI UTILIZZO E IMPRESSIONI
L’uso delle due penne ha previsto varie carte da scrittura: Fabriano Ecoqua, blocco Rhodia puntinato A5, quaderni Clairefontaine, quaderni Oxford, quaderni Pigna Monocromo con carta Quaxima 100 e con carta normale 80gr/m2, carta da fotocopie Fabriano Copy 1, carta da lettera Fabriano Writech vergata, carta Fabriano Ingres 90 gr/m2 e quadernoni marchiati “Active” (davvero ottimi) comprati dai cinesi. Il colore è indiscutibilmente camaleontico; mi aspettavo certamente, come conseguenza della base ferrogallica, un certo tipo di comportamento, ma non in modo così evidente. Il viraggio verso un tono più profondo e brunastro comincia immediatamente dopo la stesura su carta, prima ancora che asciughi del tutto; già dopo 30 secondi raggiunge l’80% circa di quello che sarà il tono scuro finale, anche se continuerà - nei giorni successivi - a scurire ulteriormente ma con leggerezza. Oltre due o tre giorni non ho notato cambiamenti significativi. Appena steso, ancora bagnato e per i primi due secondi, ha un colore giallo semi-brillante carico, tendente al Terra di Siena, con vaghe sottosfumature arancio; nel giro di pochi secondi avviene il repentino viraggio verso un tono bruno-giallastro che presenta similitudini verso inchiostri come i Private Reserve Copper Burst, Sepia, e l’Iroshizuku Ina-Ho. Le doti trasformiste, però, non si fermano qui; ho potuto notare che l’inchiostro scurisce in una certa misura direttamente nel serbatoio della penna, al punto che dopo 3 o 4 giorni si ha l’impressione di scrivere con tutto, tranne che con un giallo-arancio mandarino. Risente più di altri inchiostri delle caratteristiche della penna utilizzata: quelle dal flusso più abbondante produrranno uno scritto che, una volta stabilizzato, potrà essere molto profondo e analogo a un bruno seppia, mentre quelle dal flusso controllato o scarso genereranno un colore finale meno cupo e più giallastro. L’idea di un ferrogallico di questo colore è originale e pure intrigante, ma ha un rovescio della medaglia di cui bisogna tener conto: anche se viene venduto come un giallo-arancio, coloro che cercano una tonalità mandarino dovrebbero rivolgersi a inchiostri tradizionali privi di componenti tanniche, o ci sono altissime probabilità di restare delusi. In altre parole, considerando il colore finale, questo è a tutti gli effetti un bruno seppia, e non un arancio.
Inserisco la scansione di alcune righe con le quali ho voluto quantificare, empiricamente e visivamente, le percentuali (colorante e ferrogallica) in gioco, eseguendo un vero e proprio test di lavaggio in acqua corrente, durante il quale ho avuto cura affinché la parte colorante fosse eliminata in modo totale, lasciando visibile la sola componente ferrogallica che permette un’ottima leggibilità e un aspetto simile a quello che si otterrebbe scrivendo con una matita. La carta usata, in questo caso, è la Rhodia, ma ritengo che su carte un po’ più porose il comportamento sia analogo o appena migliore. La composizione cromatica, desumibile dall’allegata cromatografia, indica l’uso di 2 elementi ben individuabili: un colorante giallo-arancio (probabilmente azoico) e la parte ferrogallica. Il flusso delle due penne sulle quali l’ho caricato è risultato essere medio ed equilibrato su entrambe. Tuttavia, con il passare dei giorni e con la conseguente ossidazione dell’inchiostro nel serbatoio, ho potuto notare un leggera diminuzione del flusso, non problematica ma percepibile sulla Dollar, già sensibilissima di suo; sulla Click, invece, non ho constatato cambiamenti, forse grazie al flusso più generoso e a una certa adattabilità che la contraddistingue.
Le sfumature sono appena presenti, e si perdono quasi totalmente con l’incupimento della tinta. Sulle carte che ho usato io non ci sono stati problemi di spiumaggio o trapassamento carta. L’inchiostro ha un medio effetto lubrificante; se la penna non ha problemi suoi, il KWZ Mandarin non ne crea, anzi è in grado di mitigare agevolmente piccole “scabrosità” di utilizzo.
Per quanto riguarda i tempi di asciugatura, si va dai quasi 10 secondi per la maggior parte delle carte ai circa 15-20 secondi per le patinate (Rhodia e Oxford quelle da me usate); si tratta a mio avviso di valori medi, in ogni caso da prendere a titolo indicativo. Siamo comunque di fronte a un inchiostro non particolarmente adatto a chi necessita o gradisce tempi di asciugatura brevissimi, e vi è da dire che neanche si pone come tale.
Il comportamento in caso di contatto con acqua è quello peculiare di un ferrogallico moderno contenente coloranti non idroresistenti: in caso di lavaggio la parte a base di coloranti viene via, lasciando inalterata la sola componente ferrogallica, di colore grigio caldo. Allego una scansione che, laddove ce ne fosse bisogno, chiarisce molto bene la questione.
In definitiva non è un inchiostro indelebile nel senso stretto del termine, ma uno studente che venga colto da un temporale avrà sempre la certezza di poter leggere ancora i suoi preziosi appunti, purché venga tamponata o lavata via integralmente la parte colorante (cosa che si è sempre in tempo a fare) che, essendo molto satura, può compromettere la lettura, coprendo la traccia ferrogallica. CONCLUSIONI
Indubbiamente siamo di fronte a un inchiostro di qualità, cosa che sto imparando piano piano ad apprezzare in questa marca. Sono sempre più affascinato da questo produttore, che mi dà la sensazione di un qualcosa col sapore d’altri tempi, “come si faceva una volta”; sotto questo aspetto, secondo me, sono senz'altro inchiostri romantici e appassionati. Pur necessitando di un minimo di manutenzione in più rispetto a inchiostri standard, specialmente con stilografiche dotate di pennini in acciaio, i ferrogallici moderni non sono così aggressivi come si immagina, soprattutto se si ha l’accortezza di caricarli in penne dotate di pennino in oro, molto meno sensibili all’azione corrosiva. Il mio giudizio finale si piazza nella casella “ottimo”; non ho assegnato il massimo solo perché può dare fastidio acquistare un colore e ottenerne un altro, ma chi - come me - lo compra proprio per avere un bruno, ritengo sia assolutamente da avere. Mi resta la curiosità di provare un tradizionale della casa, cosa che probabilmente farò molto presto. Di nuovo complimenti al produttore, e un ulteriore grazie alla signora Laura per avermelo messo a disposizione.