Ma come in natura nell’anguria al verde scuro dell’esterno si trova accostato il rosso della polpa, così anche sulle Endura (già dalle prime in ebanite del 1924 ed in seguito su quelle in celluloide dopo il 1926) la Casa americana aveva deciso di accostare, direi meglio contrapporre, al colore della celluloide una decorazione costituita da quattro anellini incisi e riempiti con una vernice di un colore diverso e contrastante.
Nella pubblicità dell’epoca Conklin si raccomandava di ricercare le quattro “
annular lines” (linee a forma di anello) in quanto caratteristica distintiva del design del modello Endura, anche rispetto alle “Students’ Pens” della stessa Casa: le “
flat-top” erano in generale tutte molto simili (come sempre quando uno stile “funziona” e tutti lo abbracciano, prima del successivo cambiamento
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), e l’imperativo era distinguersi sul mercato!
Secondo una semplice ricerca iconografica gli anellini sulla celluloide verde erano sempre rossi per creare il massimo contrasto, come nel semaforo
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o, assai meno prosaicamente, come in alcuni dipinti della regina indiscussa dell’
Art Déco,
Tamara De Lempicka nei quali al verde dei tessuti
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- Tamara De Lempicka 'Fanciulle', 1930
fa spesso da contrappunto cromatico un rossetto molto acceso.
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- Tamara De Lempicka 'Fanciulla coi guanti', 1930
Purtroppo, è frequente che le penne siano rinvenute con la vernice degli anellini “illeggibile” (al mercatino, questo è certamente un buon motivo per fare scendere ancora il prezzo
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):
verificato quale sia l’accoppiamento deciso dal Produttore, è possibile ripristinare il corretto abbinamento con meno di 5 Euro.
Come suggerito da PeppePipes in un suo intervento qui sul Forum, è sufficiente munirsi di una vernicetta da modellismo del colore adatto e, aggiungerei io, di un pennellino davvero piccolo: parafrasando (ma stavolta contraddicendo) la mitica pubblicità Cinghiale, per dipingere una parete piccola ci vuole un pennello…piccolissimo!
E già risulterà troppo “grosso” il 3/0 (triplo zero)…
Io mi sono affidato ad un colore acrilico (rosso fuoco brillante) della linea Aqua Color della Revell (attenzione che la linea degli “smalti” della stessa marca potrebbe proporre colori non altrettanto facilmente rimovibili!). Dapprima è opportuno ripulire i solchi anulari dai residui del colore originale mediante uno stuzzicadenti in legno; quando stendete il colore meglio per me ruotare fusto e cappuccio, per quanto possibile, e tenere fermo il pennello; poi, in caso di errore e/o sbavatura, dopo qualche minuto si può rimuovere all’esterno dei solchi il colore in eccesso con una pezzuola umida; per le macchie più coriacee è sufficiente ricorrere nuovamente allo stuzzicadenti, che non intaccherà la superficie della celluloide. Troverete che i solchi non sono tutti uguali e che danno l’impressione di essere stati realizzati a mano (nel mio esemplare l’anello sul fondello è quasi largo il doppio degli altri tre). In ogni caso, alla distanza normale di utilizzo della penna il lavoro di rinfrescatura delle decorazioni sarà più che apprezzabile!
E veniamo al
nome (
brand name), che è sempre un elemento delicato e fondamentale per la commercializzazione di un prodotto di successo.
La penna aveva debuttato come “
Duragraph” nel 1923 per rispondere alla muscolare affermazione della
Parker Duofold Big Red: ma era poi stata ribattezzata
ENDURA subito l’anno seguente.
Sull’interpretazione del nome “Duofold” si veda la mia recensione
https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=10110
Per quanto attiene alla
Conklin, in entrambi i nomi scelti per fronteggiare il colosso bicolore rosso&nero di Parker si trova il radicale “
dura”, dalla radice proto indoeuropea “
deru”, da cui il latino “
durus” (aggettivo) e “
duro” (verbo), che attraverso il francese erano passati nell’inglese “
durance” ed “
endurance”, col significato di durezza, resistenza e conseguente capacità di durare nel tempo. Come premessa non c’è male davvero per uno strumento che veniva all’epoca venduto a caro prezzo come top di gamma, e la penna, come vedremo, si rivelò davvero all’altezza del nome che portava e degli investimenti della Casa per il suo sviluppo: dai miei precedenti contributi relativi alla commercializzazione in Italia alla fine della storia del modello Endura (le altre Ads possono essere consultate nel capitolo dedicato al modello) si possono osservare sconvolgenti pubblicità che promettono garanzia illimitata a fronte di qualunque genere di rottura (l’incubo di ogni ragionevole garanzia)...
Questo è solo un esempio tra i più eclatanti:
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- CONKLIN - Endura - 1930-03-09. L'Illustrazione Italiana - Anno LVII - N.10, pag.378
Fiera del nome che portava, la penna sfoggiava una forma
flat-top (testa piatta) da manuale (quello richiedeva allora il mercato), vero e proprio trionfo della forma cilindrica pura, solo impercettibilmente mitigato dalla lieve conicità del fondello cieco…
Il cilindro del cappuccio è straordinariamente compatto,
un autentico monoblocco-monocolore privo di testina,
e tuttavia modernamente decorato da una sapiente alternanza di linee sottili (i solchi anulari rossi) e spesse (gli anellini in lamina d’oro), che ne rendono la lettura per nulla scontata anche nel raccordo con il fusto, tanto a penna chiusa quanto con cappuccio calzato.
E’ proprio dalla presenza dei due anellini sul cappuccio, in vece di una vera (più o meno) larga ma singola che accompagnava il modello dal 1924, che possiamo datare con precisione la penna al 1929, anno in cui venne lanciata la versione pearl&black “Supernal” (
https://www.fountainpen.it/File:1929-08 ... lBlack.jpg) dotata di questa nuova decorazione.
In quell’anno la
Conklin Endura Senior come quella oggetto della presente recensione era venduta al prezzo di $7 (ma erano $8 per la celluloide p&b), così come la
Waterman #7 (lo dice il nome), contro gli $8,75 della
Sheaffer Lifetime e i $10 della
Parker Duofold Deluxe (anch’essa con celluloide b&p). Siamo in proporzione veramente molto lontani per questi top-di-gamma “di serie” (cioè privi di rivestimenti in metalli preziosi) dagli spropositi delle MontBlanc149 “di serie” attuali: a fronte di uno stipendio da insegnante di scuola pubblica sui mille dollari annui nel 1928 (fonte “
U.S. Diplomatic Mission to Germany”), la penna più cara veniva a costare comunque solo una frazione (ca. 1/8) del salario mensile, contro ben più della metà dello stipendio richiesta oggidì per un acquisto in boutique (facendo ca. 1.500 Euro il salario attuale di riferimento).
Già dall’anno seguente 1930, tuttavia, la Endura venne ristilizzata in forme
streamlined per tenere il passo stilistico della concorrenza, ma la Grande Crisi avrebbe subito colpito tutti duramente, e in Italia ancora nel 1930 si dovevano smaltire le rimanenze d’oltre oceano con veretta singola, e in seguito anche quelle con i due anellini quando negli U.S.A. si era già passati al nuovo modello
Endura SYMETRIK dalle forme allungate a siluro…
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- CONKLIN - Endura - 1930-09 - Bollettino d'Informazioni e foglio d'ordini - UNUCI - Anno II - N.9 - pag.22
Per i pignoli inguaribili: oltre ai due anellini introdotti nel 1929 si notino anche la clip più piccola (con indicazione “accorciata” del brevetto), e il pennino che richiama le vecchie Duragraph/prime Endura del 1924 (Conklin TOLEDO).
Continua…