CONDOR : "parure mignon" / lady / modello S - 1936
Inviato: lunedì 30 ottobre 2017, 22:14
Il condor (delle Ande), Vultur gryphus, è il più grande di tutti i rapaci e tra gli uccelli per dimensioni è secondo solo all’albatro, con un’apertura alare che supera i tre metri. Vive sulla catena delle Ande, dalla Colombia al Cile, dalle vette montuose in zona equatoriale al livello del mare in Terra del Fuoco. Ha capo e collo privi di penne, una grande cresta carnosa negli esemplari maschi, un soffice collare bianco di piume alla base del collo, corpo nero con ali cenerine. Ha le stesse abitudini degli avvoltoi e si nutre in genere di carogne; può coprire centinaia di chilometri sfruttando le correnti ascensionali in veleggio statico e riesce a mangiare fino alla metà del suo peso in una sola volta pur essendo capace di digiuni di più settimane…
Ma andiamo con ordine.
L’antefatto
Grazie ad un recente contributo del GM classificato da Simone
viewtopic.php?f=13&t=15358
è stato possibile attribuire alla storica ditta Pagliero di Settimo Torinese (https://www.fountainpen.it/Pagliero ) la paternità del marchio FERT (con caricamento brevettato) e di anticipare al 1936 il cambio di denominazione della ditta produttrice in “LP&F – Luigi Pagliero & F.[igl]i – Torino - Settimo”. Nella stessa pagina della preziosa brochure pubblicata ho così potuto riconoscere un set di penna stilografica/matita meccanica marchiato Condor che avevo messo da parte tempo fa, in attesa di poter svolgere adeguate ricerche… Ho così appreso con certezza che la marca Condor faceva parte dell’affollatissima scuderia Pagliero, che dagli anni Trenta al secondo dopoguerra inoltrato era andata producendo penne stilografiche sotto una pletora di marchi diversi: dalla più ricercata a quella più tecnologicamente avanzata alla più economica (perché, come recita la brochure, Pagliero “ha studiato anche dei costi veramente limitati”) all'azienda settimese si possono ricondurre le marche Plevonia, Prismatica (nella brochure una Prismatica Extra, in stile Omas Extra, che stranamente Letizia Jacopini nella sua Enciclopedia ascriverebbe alla S.A.F.I.S.), Regale, Red Circle, FERT, Stilnova, Fulgens, Vereletta/Verelite/Verelyte, Secolgraf (matite)… e CONDOR!
Innanzitutto si noti come, alla faccia delle pressanti raccomandazioni sull’italianità del linguaggio, nel 1936, nel pieno dell’ubriacatura imperiale e dell’autarchia ideologica, la coppia di stilografica e matita abbinata venisse bellamente definita “parure mignon”, comunque in luogo dell’inglese “set” (à la santé du roi de France, et merde pour le roi d'Angleterre!).
Lo stesso “condor” è un termine della lingua “quechua” dei nativi delle Ande, accolto dallo spagnolo (o-lé!) e così consegnato praticamente a tutti gli idiomi: la sua specificità zoologica l'aveva reso però linguisticamente lecito…
Bene: come sia venuto in mente a un produttore di penne italiano (anzi, probabilmente addirittura a due produttori, come sospetta Letizia Jacopini!) di dare un nome simile ad un marchio di stilografiche, proveremo a spiegarcelo, ma a nostro modo, come sempre…
Divagazione tangenziale
Nei lontani anni Dieci del Novecento la Mabie Todd aveva dato il “la” ad un coro ornitologico con il suo mitico (canto del) cigno “Swan”, ben presto contrappuntato dalle sottomarche merlo (nero ma anche albino!) “Blackbird” e “Merle Blanche”, rondine “Swallow” e taccola “Jackdow”, in una voliera che il pellicano tedesco (molto più tardi però, alla fine degli anni Venti) si proverà invano ad emulare, giungendo a partorire, pardon, a “deporre le uova” solo per un ibis…
Questi sono solo gli esempi più eclatanti provenienti dall’estero, mentre in Italia sembra proprio che lo storico legame tra le penne degli uccelli (dell’oca in particolare) e la scrittura a mano non sia stata mantenuto con l’avvento della penna stilografica: costituiscono un’eccezione la marca “Flamingo” (fenicottero in inglese e in tedesco), purtroppo senza alcuna ulteriore notizia secondo Letizia Jacopini che ne cita solo il nome, e le marche “Aquila” e “Germano” ( cartoleria di Bologna), che erano però prima di tutto due cognomi…
Orbene, per molti di noi del Forum nati negli anni Sessanta, il condor è uno e uno solo (e non è Robert Redford)… Solo in questi giorni di ricerche per la recensione ho collegato questa mia reminiscenza infantile alla probabile fonte di ispirazione degli autori della mitica campagna pubblicitaria della Ferrero… Mi riferisco, purtroppo, alle tragiche vicende della “Guerra civile spagnola” (1936-1939) alla quale presero parte attiva, anche se non ufficialmente, le truppe della Germania nazista (come quelle di molti altri Paesi, tra i quali anche l’Italia fascista, e l’Unione Sovietica staliniana ed il Messico sul fronte opposto), che già dalla metà del 1936 costituì un gruppo militare denominato “Legion Condor”, forte di 100 aerei e 5.000 uomini (20.000 a rotazione), comandato dal futuro feldmaresciallo dell’aria Hugo Sperrle. La Legione Condor fu responsabile anche del bombardamento della città basca di Guernica il 26 aprile 1937. Se nell’assegnare il nome alla Marca di stilografiche questa sia stata la primaria ispirazione del Produttore, o se molto più semplicemente la ditta si sia solo avvantaggiata successivamente delle vittorie militari del reparto tedesco per incrementare le vendite, questo non è dato sapere… D'altronde, linee di penne o marchi come Littoria, Ardita, Imperiale, Italianissima, Balilla, Invincibile, Etiopia dei più svariati Produttori italiani sono lì a testimoniare che “l’impensabile” di solito è già venuto in mente a qualcuno del reparto marketing, e che a pensar male si fa peccato ma…
Continua…
Ecco, cosa c’entri un simile mostro del cielo con una stilografica minuscola racchiusa in una bustina di pelle, la Pagliero dovrebbe provare a spiegarmelo… Ma andiamo con ordine.
L’antefatto
Grazie ad un recente contributo del GM classificato da Simone
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è stato possibile attribuire alla storica ditta Pagliero di Settimo Torinese (https://www.fountainpen.it/Pagliero ) la paternità del marchio FERT (con caricamento brevettato) e di anticipare al 1936 il cambio di denominazione della ditta produttrice in “LP&F – Luigi Pagliero & F.[igl]i – Torino - Settimo”. Nella stessa pagina della preziosa brochure pubblicata ho così potuto riconoscere un set di penna stilografica/matita meccanica marchiato Condor che avevo messo da parte tempo fa, in attesa di poter svolgere adeguate ricerche… Ho così appreso con certezza che la marca Condor faceva parte dell’affollatissima scuderia Pagliero, che dagli anni Trenta al secondo dopoguerra inoltrato era andata producendo penne stilografiche sotto una pletora di marchi diversi: dalla più ricercata a quella più tecnologicamente avanzata alla più economica (perché, come recita la brochure, Pagliero “ha studiato anche dei costi veramente limitati”) all'azienda settimese si possono ricondurre le marche Plevonia, Prismatica (nella brochure una Prismatica Extra, in stile Omas Extra, che stranamente Letizia Jacopini nella sua Enciclopedia ascriverebbe alla S.A.F.I.S.), Regale, Red Circle, FERT, Stilnova, Fulgens, Vereletta/Verelite/Verelyte, Secolgraf (matite)… e CONDOR!
Innanzitutto si noti come, alla faccia delle pressanti raccomandazioni sull’italianità del linguaggio, nel 1936, nel pieno dell’ubriacatura imperiale e dell’autarchia ideologica, la coppia di stilografica e matita abbinata venisse bellamente definita “parure mignon”, comunque in luogo dell’inglese “set” (à la santé du roi de France, et merde pour le roi d'Angleterre!).
Lo stesso “condor” è un termine della lingua “quechua” dei nativi delle Ande, accolto dallo spagnolo (o-lé!) e così consegnato praticamente a tutti gli idiomi: la sua specificità zoologica l'aveva reso però linguisticamente lecito…
Bene: come sia venuto in mente a un produttore di penne italiano (anzi, probabilmente addirittura a due produttori, come sospetta Letizia Jacopini!) di dare un nome simile ad un marchio di stilografiche, proveremo a spiegarcelo, ma a nostro modo, come sempre…
Divagazione tangenziale
Nei lontani anni Dieci del Novecento la Mabie Todd aveva dato il “la” ad un coro ornitologico con il suo mitico (canto del) cigno “Swan”, ben presto contrappuntato dalle sottomarche merlo (nero ma anche albino!) “Blackbird” e “Merle Blanche”, rondine “Swallow” e taccola “Jackdow”, in una voliera che il pellicano tedesco (molto più tardi però, alla fine degli anni Venti) si proverà invano ad emulare, giungendo a partorire, pardon, a “deporre le uova” solo per un ibis…
Questi sono solo gli esempi più eclatanti provenienti dall’estero, mentre in Italia sembra proprio che lo storico legame tra le penne degli uccelli (dell’oca in particolare) e la scrittura a mano non sia stata mantenuto con l’avvento della penna stilografica: costituiscono un’eccezione la marca “Flamingo” (fenicottero in inglese e in tedesco), purtroppo senza alcuna ulteriore notizia secondo Letizia Jacopini che ne cita solo il nome, e le marche “Aquila” e “Germano” ( cartoleria di Bologna), che erano però prima di tutto due cognomi…
Orbene, per molti di noi del Forum nati negli anni Sessanta, il condor è uno e uno solo (e non è Robert Redford)… Solo in questi giorni di ricerche per la recensione ho collegato questa mia reminiscenza infantile alla probabile fonte di ispirazione degli autori della mitica campagna pubblicitaria della Ferrero… Mi riferisco, purtroppo, alle tragiche vicende della “Guerra civile spagnola” (1936-1939) alla quale presero parte attiva, anche se non ufficialmente, le truppe della Germania nazista (come quelle di molti altri Paesi, tra i quali anche l’Italia fascista, e l’Unione Sovietica staliniana ed il Messico sul fronte opposto), che già dalla metà del 1936 costituì un gruppo militare denominato “Legion Condor”, forte di 100 aerei e 5.000 uomini (20.000 a rotazione), comandato dal futuro feldmaresciallo dell’aria Hugo Sperrle. La Legione Condor fu responsabile anche del bombardamento della città basca di Guernica il 26 aprile 1937. Se nell’assegnare il nome alla Marca di stilografiche questa sia stata la primaria ispirazione del Produttore, o se molto più semplicemente la ditta si sia solo avvantaggiata successivamente delle vittorie militari del reparto tedesco per incrementare le vendite, questo non è dato sapere… D'altronde, linee di penne o marchi come Littoria, Ardita, Imperiale, Italianissima, Balilla, Invincibile, Etiopia dei più svariati Produttori italiani sono lì a testimoniare che “l’impensabile” di solito è già venuto in mente a qualcuno del reparto marketing, e che a pensar male si fa peccato ma…
Continua…