Arma virumque cano
Inviato: domenica 18 giugno 2017, 18:46
Riprendo in mano il mio quaderno di calligrafia medievale, per cimentarmi con una pagina in “maiuscola elegante libraria” o “maiuscola libraria quadrata”. Ho un’intera giornata libera, e mi sono preparato da tempo, vedendo e rivedendo i modelli, calcolando gli spazi e le misure del tratto. Trascrivo i primi nove versi della Eneide di Virgilio. E’ così difficile che per darmi animo faccio scorrere sullo sfondo la introduzione e il prologo della Eneide trasmessa dalla RAI nel 1971, diretta da Franco Rossi. Qualche anima pia l’ha caricata in youtube, ed é semplicemente fantastica. Quando arriva il momento in cui il narratore legge, in latino, i primi sette esametri del prologo della Aeneis, il suono dell’antica lingua procura una emozione profonda e atavica.
La grafia romana formale nota come capitale elegante libraria é davvero difficilissima. Ho studiato a lungo le poche pagine conservate del “Vergilius Augusteus” (sette fogli), ne ho separato i bellissimi caratteri e li ho stampati alla loro grandezza reale. Sono stati scritti con una punta tronca di circa 1.5 mm. Misurano 7 mm di altezza, con ascendenti e discendenti di circa un millimetro, e un’interlinea di 6 mm. La lettera iniziale, che credo sia la prima di questo tipo ad esserci pervenuta, misura 3.5 cm, ed é spostata all’infuori rispetto al margine sinistro.
Per darvi un’idea, dopo aver tracciato le guide con la matita e disegnata la “A” dell’incipit, ci ho messo tre ore per scrivere i primi nove versi. Li ho scritti con una Lamy AL-star e pennino da 1.5 mm, con il converter caricato di Noodler’s #41 Brown.
L’esecuzione di ogni lettera richiede un continuo cambio della inclinazione di scrittura (e della posizione della mano). La lettera “A” e la “R”, per fare solo due esempi, richiedono di cambiare la postura della mano e del foglio quattro volte. Questo può darci un’idea della perizia e del tempo necessari per trascrivere l’intero poema virgiliano, e dell’importanza del committente di siffatto lavoro…
hoc dicens ferrum adverso sub pectore condit
fervidus; ast illi solvuntur frigore membra
vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras.
La luce, in realtà, é quella di un luminoso meriggio, e il raggio di sole della fotografia é ottenuto con il flash. L’esposizione é stata calcolata per la luce principale, a 1” con f/25. La esposizione principale é ridotta di circa 1 f/stop rispetto all’esposizione “corretta” (che sarebbe stata di 2”), in modo da ottenere una certa sottoesposizione in tutte le aree che non riceveranno il “surplus” della luce del flash. Qui sotto, a sinistra, si può vedere l’esposizione “corretta”, e a destra la stessa immagine sottoesposta di circa 1 f/stop, così come riceverà il lampo di schiarita del flash.
Ho usato un flash Hasselblad D-Flash 40, una unità compatta che può lavorare in modalità TTL/OTF e che si connette alla presa TTL della fotocamera senza ulteriori adattatori. Il flash include una piccolo riflettore metallico circolare a parabola, pensato per provvedere una distribuzione simmetrica della luce, perfetta in origine per il formato quadrato delle Hasselblad V. La parabola può essere regolata in una posizione normale o grandangolare. Con un numero/guida di 40 nella posizione “normale “ della parabola e di 33 nella posizione grandangolare, il piccolo flash fa il suo dovere nella maggior parte delle situazioni di uno “studio improvvisato”.
Per ottenere un effetto più diffuso, ho incollato alla parabola, con del nastro adesivo, un foglio di plastica bianca traslucida, in modo da ottenere l’effetto di un piccolo bank.
Ho spostato un po’ più in basso (verso la fotocamera) lo stiloforo con la penna a intinzione che si trova sulla sinistra, perché proiettasse un’ombra “lunga” sul foglio, accentuando la impressione di luce radente e dando vita alla composizione.
La grafia romana formale nota come capitale elegante libraria é davvero difficilissima. Ho studiato a lungo le poche pagine conservate del “Vergilius Augusteus” (sette fogli), ne ho separato i bellissimi caratteri e li ho stampati alla loro grandezza reale. Sono stati scritti con una punta tronca di circa 1.5 mm. Misurano 7 mm di altezza, con ascendenti e discendenti di circa un millimetro, e un’interlinea di 6 mm. La lettera iniziale, che credo sia la prima di questo tipo ad esserci pervenuta, misura 3.5 cm, ed é spostata all’infuori rispetto al margine sinistro.
Per darvi un’idea, dopo aver tracciato le guide con la matita e disegnata la “A” dell’incipit, ci ho messo tre ore per scrivere i primi nove versi. Li ho scritti con una Lamy AL-star e pennino da 1.5 mm, con il converter caricato di Noodler’s #41 Brown.
L’esecuzione di ogni lettera richiede un continuo cambio della inclinazione di scrittura (e della posizione della mano). La lettera “A” e la “R”, per fare solo due esempi, richiedono di cambiare la postura della mano e del foglio quattro volte. Questo può darci un’idea della perizia e del tempo necessari per trascrivere l’intero poema virgiliano, e dell’importanza del committente di siffatto lavoro…
Dopo aver scritto qualche commento, fotografo il lavoro finito con la luce del sole del primo mattino, una nuova alba per iniziare la seconda pagina, poi la terza e la quarta, 1100 pagine come questa, copiando per mesi e mesi, forse per anni… sino ad arrivare agli ultimi esametri (9894–9896) del libro XII, con la morte di Turno (950–952):
hoc dicens ferrum adverso sub pectore condit
fervidus; ast illi solvuntur frigore membra
vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras.
La luce, in realtà, é quella di un luminoso meriggio, e il raggio di sole della fotografia é ottenuto con il flash. L’esposizione é stata calcolata per la luce principale, a 1” con f/25. La esposizione principale é ridotta di circa 1 f/stop rispetto all’esposizione “corretta” (che sarebbe stata di 2”), in modo da ottenere una certa sottoesposizione in tutte le aree che non riceveranno il “surplus” della luce del flash. Qui sotto, a sinistra, si può vedere l’esposizione “corretta”, e a destra la stessa immagine sottoesposta di circa 1 f/stop, così come riceverà il lampo di schiarita del flash.
Il piccolo flash, che uso in sistema manuale, é sincronizzato attraverso un contatto-sincro sul corpo della fotocamera. Ho provato però, con gli stessi risultati, a far scattare il flash premendo manualmente il suo pulsante di “test” durante il tempo di esposizione. Un secondo é sufficientemente lungo perché non vi siano problemi di sincronizzazione neppure in questo caso.
Ho usato un flash Hasselblad D-Flash 40, una unità compatta che può lavorare in modalità TTL/OTF e che si connette alla presa TTL della fotocamera senza ulteriori adattatori. Il flash include una piccolo riflettore metallico circolare a parabola, pensato per provvedere una distribuzione simmetrica della luce, perfetta in origine per il formato quadrato delle Hasselblad V. La parabola può essere regolata in una posizione normale o grandangolare. Con un numero/guida di 40 nella posizione “normale “ della parabola e di 33 nella posizione grandangolare, il piccolo flash fa il suo dovere nella maggior parte delle situazioni di uno “studio improvvisato”.
Per ottenere un effetto più diffuso, ho incollato alla parabola, con del nastro adesivo, un foglio di plastica bianca traslucida, in modo da ottenere l’effetto di un piccolo bank.
Ho spostato un po’ più in basso (verso la fotocamera) lo stiloforo con la penna a intinzione che si trova sulla sinistra, perché proiettasse un’ombra “lunga” sul foglio, accentuando la impressione di luce radente e dando vita alla composizione.
Nella foto del set di ripresa, qui sopra si possono vedere i due cartoni disposti “a cuneo”, attraverso i quali passerà, dall’esterno verso il soggetto, la luce del flash per simulare l’effetto di una finestra stretta. Sulla sinistra, é il flash con il suo schermo di plastica bianca traslucida, collegato alla fotocamera attraverso il cavetto-sincro.