80 anni dopo: la Summit S.65 mk2
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80 anni dopo: la Summit S.65 mk2
1937 - 21 dicembre: al Carthay Circle Theatre di Los Angeles viene presentato in anteprima mondiale “Biancaneve e i sette nani”, primo lungometraggio a cartoni animati, che dà inizio al successo disneyano. 1939 - In marzo Madrid viene conquistata dai falangisti. Si conclude in Spagna la guerra civile, con la vittoria del generale Franco e l'instaurazione di un regime dittatoriale nel paese. In maggio viene pubblicato il n. 27 di “Detective Comics”, in cui fa la sua prima apparizione Batman. Il 1º settembre la Germania invade la Polonia, atto che segna lo scoppio della seconda guerra mondiale. Il 15 dicembre ad Atlanta viene presentato in anteprima mondiale il film “Via col vento”, vincitore di 10 Premi Oscar. Igor Sikorsky ed Ernst Heinkel fabbricano rispettivamente l'elicottero ad un rotore e l'aereo a reazione. Luther George Simjian progetta il primo bancomat. “Ci attendono giorni bui; la guerra non può più rimanere confinata al campo di battaglia, ma noi possiamo solo agire per il giusto così come lo conosciamo e rimettere devotamente la nostra causa a Dio. Se tutti noi vi rimarremo risolutamente fedeli, pronti a qualunque servizio e ad ogni sacrificio che essa chiederà, con l’aiuto di Dio prevarremo. Che Egli ci benedica e ci protegga tutti”. E’ il 3 Settembre 1939: Re Giorgio VI d’Inghilterra, Scozia ed Irlanda annuncia con queste parole l’entrata in guerra contro la Germania nazista. In una casa del Regno Unito, forse in un cassetto, su uno scrittoio oppure nel taschino di uno dei molti ascoltatori di quel famoso discorso radiofonico, riposa la stilografica che vedete. Si tratta di una Summit S.65 mk 2 (versione 2), modello prodotto nella seconda metà degli anni Trenta e che cessa di venire offerto proprio alla fine del primo dopoguerra.
Con il 1 settembre 1939 svanisce definitivamente l’illusione che la prima guerra mondiale, con il suo enorme sacrificio di sangue, fosse davvero stata “la guerra per porre fine alle guerre” e ci si avvia verso cinque anni di lotta altrettanto sanguinosa. Pochi mesi dopo, nell’estate del 1940, il Regno Unito rimarrà solo nel contrastare la supremazia nazista.
Per nostra fortuna, oggi questa bella penna, testimone silenziosa di quegli anni così duri e drammatici e forse persino scampata ai bombardamenti di Londra, vive tempi più tranquilli.
Ve la propongo in tutta la sua semplice bellezza. Come ho già avuto modo d’affermare in passato, la qualità dei prodotti Summit è sempre stata ottima e questa S.65 non fa eccezione. Fabbricata in celluloide, con sezione, alimentatore e terminale del cappuccio in ebanite, offre finiture rodiate ed un pennino d’oro a 14 carati che, pur non essendo molto grande, scrive benissimo, fattore del resto comune alla produzione di pennini inglese dell’epoca.
Queste le caratteristiche tecniche principali:
- Lunghezza chiusa: 125 mm
- Lunghezza aperta: 118 mm
- Lunghezza aperta con cappuccio calzato: 164 mm
- Lunghezza del cappuccio: 55 mm
- Lunghezza della sezione: 17 mm
- Diametro del fusto: 11,4 mm
- Diametro del cappuccio: 12,9 mm
- Diametro medio della sezione: 8 mm
- Peso: 15 gr (caricata)
- Peso del cappuccio: 5 gr La scrittura si rivela pronta, con ottimo flusso, senza salti né false partenze. Il pennino, un tagliato obliquo, è piacevolmente molleggiato e consente belle variazioni di tratto. La sezione, sapientemente svasata e di ottima lunghezza, consente un’impugnatura confortevole ed il bilanciamento è ottimo. La stilografica, alimentata con Pelikan 4001 Brilliant Black, scrive agevolmente anche solo con il suo peso. Il cappuccio, dotato di due fori d’aereazione simmetrici, si chiude in due giri e mezzo. La clip, pur robusta, è dotata d’ottima elasticità.
Come da tradizione Summit, il corpo riporta la scritta seguente, su tre diversi livelli: “Summit – London unbreakable Liverpool – Curzons Ltd”, mentre sul fondello è incisa la sigla del modello: “S.65”.
I più attenti avranno notato che questa versione differisce notevolmente, dal punto di vista morfologico, dalla S.65 che ho presentato in passato (viewtopic.php?f=72&p=168347#p168226). La ragione è ovviamente semplice: si tratta di una versione aggiornata (la mk2 appunto), meno simile, al contrario del modello che la precedette, alla H.65. Le dimensioni e la qualità di scrittura rendono questa stilografica una compagna diuturna ideale, anche grazie all’affidabilità ed alla semplicità e robustezza del sistema d’alimentazione a leva laterale.
Ancora oggi, dopo più di 80 anni di paziente servizio, è in grado di dare molte soddisfazioni. Non è dunque difficile capire come mai il gruppo Lang – Curzons – Summit fosse divenuto rapidamente uno degli operatori di maggior successo nel mercato britannico delle stilografiche fra le due guerre mondiali.
Alberto Casirati
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“La penna è un po’ come la cravatta: una sola non basta” (Umberto Legnani)
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Aggiungo un altro paio di fotografie, per completezza.
Come avrete notato, la stilografica è stata sottoposta solo ad un restauro conservativo.
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Alberto Casirati
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Buongiorno Alberto, complimenti per l'ennesima recensione, è sempre un piacere leggerle.
Anche questa, come le altre Summit che hai presentato, è una penna sobria, priva di orpelli ma di qualità tangibile.
A parziale rettifica di quello che scrissero i giornali dell’epoca, il racconto di Owens tratto dalla sua autobiografia:
« Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d'onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un'ostilità che non ci fu affatto. »
(Jesse Owens, The Jesse Owens Story, 1970.)
Nicolò
Anche questa, come le altre Summit che hai presentato, è una penna sobria, priva di orpelli ma di qualità tangibile.
A parziale rettifica di quello che scrissero i giornali dell’epoca, il racconto di Owens tratto dalla sua autobiografia:
« Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d'onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un'ostilità che non ci fu affatto. »
(Jesse Owens, The Jesse Owens Story, 1970.)
Nicolò
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Grazie per le parole gentili, Nicolò e soprattutto per la precisazione storica!
Alberto Casirati
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Grazie per la bella recensione e complimenti per la penna, davvero molto bella la sua celluloide.
Ciao
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Elia
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Per quel che invece riguarda l’aereo a reazione, in Italia, l’ingegner Secondo Campini (nomen omen) lavorava già da tempo ad un velivolo a propulsione a reazione.
Il suo progetto però andò incontro ad una serie di mutamenti, anche di ordine economico, che inficiarono la consegna del prototipo.
Il Campini-Caproni C.C.2 compì il suo primo volo il 27 agosto 1940, esattamente un anno dopo l?Heikel He 178.
Per chi volesse ammirarlo, l’unico esemplare è conservato presso il museo storico dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle.
Personalmente l’ho visto e sono rimasto affascinato dalla bellezza e dalle linee avveniristiche di questo aereo.
Nicolò
PS: scusate l'OT, ma mi sembrava giusto ricordare, il giornalista Andrea Vento, in un suo saggio, ne parla come di « un'occasione sprecata ».
Il suo progetto però andò incontro ad una serie di mutamenti, anche di ordine economico, che inficiarono la consegna del prototipo.
Il Campini-Caproni C.C.2 compì il suo primo volo il 27 agosto 1940, esattamente un anno dopo l?Heikel He 178.
Per chi volesse ammirarlo, l’unico esemplare è conservato presso il museo storico dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle.
Personalmente l’ho visto e sono rimasto affascinato dalla bellezza e dalle linee avveniristiche di questo aereo.
Nicolò
PS: scusate l'OT, ma mi sembrava giusto ricordare, il giornalista Andrea Vento, in un suo saggio, ne parla come di « un'occasione sprecata ».
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Grazie Alberto!
Molto bella la celluloide di questa Summit. SI chiama "flaked" questo effetto, vero?
Mi sembra di notare che la linea di giunzione della celluloide, anzichè procedere a tortiglione attorno alla penna, sia in questo caso una linea retta. Sul fusto mi pare di vederla al di sopra della scritta "Summit". E' così?
Molto bella la celluloide di questa Summit. SI chiama "flaked" questo effetto, vero?
Mi sembra di notare che la linea di giunzione della celluloide, anzichè procedere a tortiglione attorno alla penna, sia in questo caso una linea retta. Sul fusto mi pare di vederla al di sopra della scritta "Summit". E' così?
Michele
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Grazie, efreddi e zoniale, per le parole gentili.
Sì, Michele, la linea di giunzione è quella che hai correttamente evidenziato e non presenta neppure un minimo segno di cedimento.
Ulteriore conferma della qualità delle lavorazioni Lang!
Sì, Michele, la linea di giunzione è quella che hai correttamente evidenziato e non presenta neppure un minimo segno di cedimento.
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Alberto Casirati
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Grazie Alberto per la bellissima recensione e complimenti per la penna.
Massimo
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Grazie, Max 
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Alberto Casirati
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Una grande penna, una grande marca, ed una grande recensione.
Simone
Simone
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
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e per aiutare chi non trova un termine:
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Sarà che sono parecchio affezionato alla figura di Giorgio VI ma a me questa recensione è piaciuta particolarmente.
I miei complimenti come sempre, Alberto, e un caro saluto.
I miei complimenti come sempre, Alberto, e un caro saluto.
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Mille grazie, Simone e Ciro!
Alberto Casirati
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Ti ringrazio ancora una volta per queste belle recensioni, che per pochi minuti ci fanno viaggiare nel tempo e ci donano piccoli ma importanti frammenti di storia e umanità. Ne aggiungo uno, scusandomi per uscire dal contesto stilografico.
Nella palude di opportunismo e razzismo del contesto politico, in cui purtroppo "ragion di stato" e propaganda indussero gli esponenti tedeschi e americani a comportamenti squallidi, in quelle Olimpiadi due ragazzi impersonarono nel modo più nobile gli ideali di sportività e civiltà. Uno é il nero Jesse Owens, atleta per certi aspetti unico nella storia, mentre l'altro é l'ariano Luz Long, il suo avversario nella gara di salto in lungo.
Questi due uomini affrontarono il loro difficile, tragico destino mostrando al mondo che certi valori vanno seguiti ad ogni costo perchè la propria dignità non può avere un prezzo.
La loro profonda amicizia, che superò il tempo e le avversità, rappresenta qualcosa di importante e rinnova la speranza nell'uomo, nonostante tutto.
A questo indirizzo i curiosi possono trovare un breve riassunto della loro storia. "Mio caro amico Jesse, dove mi trovo, sembra che non vi sia null’altro se non sabbia e sangue. Io non ho paura per me, ma per mia moglie e il mio bambino, che non ha mai realmente conosciuto suo padre. Il mio cuore mi dice che questa potrebbe essere l’ultima lettera che ti scrivo. Se così dovesse essere, ti chiedo questo: quando la guerra sarà finita, vai in Germania a trovare mio figlio e raccontagli di suo padre. E raccontagli anche che neppure la guerra è mai riuscita a rompere la nostra amicizia. Tuo fratello, Luz."
Ciao
Nella palude di opportunismo e razzismo del contesto politico, in cui purtroppo "ragion di stato" e propaganda indussero gli esponenti tedeschi e americani a comportamenti squallidi, in quelle Olimpiadi due ragazzi impersonarono nel modo più nobile gli ideali di sportività e civiltà. Uno é il nero Jesse Owens, atleta per certi aspetti unico nella storia, mentre l'altro é l'ariano Luz Long, il suo avversario nella gara di salto in lungo.
Questi due uomini affrontarono il loro difficile, tragico destino mostrando al mondo che certi valori vanno seguiti ad ogni costo perchè la propria dignità non può avere un prezzo.
La loro profonda amicizia, che superò il tempo e le avversità, rappresenta qualcosa di importante e rinnova la speranza nell'uomo, nonostante tutto.
A questo indirizzo i curiosi possono trovare un breve riassunto della loro storia. "Mio caro amico Jesse, dove mi trovo, sembra che non vi sia null’altro se non sabbia e sangue. Io non ho paura per me, ma per mia moglie e il mio bambino, che non ha mai realmente conosciuto suo padre. Il mio cuore mi dice che questa potrebbe essere l’ultima lettera che ti scrivo. Se così dovesse essere, ti chiedo questo: quando la guerra sarà finita, vai in Germania a trovare mio figlio e raccontagli di suo padre. E raccontagli anche che neppure la guerra è mai riuscita a rompere la nostra amicizia. Tuo fratello, Luz."
Ciao

Ultima modifica di Rosso Corsa il giovedì 18 maggio 2017, 8:55, modificato 1 volta in totale.
Mauro
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Grazie, Mauro, per questa preziosa testimonianza.
Alberto Casirati
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