Visconti Voyager Kaleido - honey almond
Inviato: venerdì 1 giugno 2012, 17:53
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Eccola tornata all'ovile, dopo un po' di vacanza presso l'assistenza Visconti.
Ne scrissi qualche tempo addietro, aveva grossi problemi di flusso che non sono stato in grado di risolvere da solo.
Un po' di storia. La Kaleido honey almond (chiamata così per gli accostamenti cromatici "nocciolina-miele") appare nel 1998, disegnata sulla struttura della Voyager (che a sua volta è del 1993 e il cui disegno è stato ripreso anche per la penna celebrativa del 2002 Vertice NATO-Russia).
Pare che la prima produzione di Kaleido H-A sia stata limitata a una cinquantina di esemplari (semplicemente perchè venne esaurito il materiale), per poi essere riprodotta in maggiori quantità successivamente.
Ogni linea cromatica della serie Kaleido è limitata a 500 esemplari (ma è stata prodotta in molti colori, quindi personalmente non mi azzarderei a definirla un'edizione limitata).
Detto questo, un po' di impressioni, cominciando come al solito dall'impatto estetico.
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Qui è volutamente riprodotta con oggetti la cui natura moderna e futuribile contrasta fortemente con la penna in oggetto che sia per i colori che per le forme sprizza classicità da ogni poro. Tuttavia, e questo è il bello, non sembra assolutamente fuori posto nemmeno nel più moderno ufficio (ps: queste foto le ho scattate diverso tempo fa, quindi il Mac che ogni tanto fa capolino non è ispirato alle foto del caro Celluloide
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Quegli arabeschi e volute bizzarre che creano un effetto quasi tridimensionale all'interno della penna sicuramente catturano l'occhio, quanto meno hanno catturato il mio. Tali peripezie cromatiche sono rese possibili dall'impiego di un materiale particolare, che Visconti ha chiamato acriloide. In sostanza è una normale resina acrilica con degl'inserti, se mi si passa il termine non tecnicissimo, di celluloide.
Esteticamente sono molto entusiasta della penna, trovo i pattern "ipnotici", audaci ma non pacchiani (o comunque pacchiani "il giusto").
Il cappuccio è molto grande e la relativa clip è particolarmente azzeccata, nella sua doratura, coerente col resto della penna e con le sue linee classiche.
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Viceversa, da tenere in mano la trovo decisamente leggera. Infatti a delle dimensioni estremamente generose fa da contraltare un peso quasi inesistente che personalmente mi rende un feedback leggermente "plasticoso". Credo che questo sia anche a causa dell'utilizzo di meccaniche interne molto semplici, ma su questo più avanti.
Un'immagine della penna, tappata.
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e qui, per dare un'idea delle dimensioni, con la HS:
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Nota dolente, almeno a mio modo di vedere, è l'uso del converter (anche se so che esistono esemplari dotati di stantuffo). Credo che non avrebbe nemmeno dovuto essere previsto, su una penna talmente grande. O quantomeno penso che avrebbero dovuto disegnare, che so, un converter proprietario più lungo, largo o capiente. Lo dico perchè smontata la penna, il converter ed il relativo volume utilizzabile per l'inchiostro fa sinceramente sorridere.
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E' un po' lo stesso discorso relativo alla vertice Nato - russia, dotata di un sistema a siringa rovesciata che però è montato su un serbatoino lillipuziano. Diciamo che sono scelte che fatico a comprendere, su due penne gigantesche come queste.
Per quanto riguarda il pennino(in oro 14k), rispetto alle Visconti più recenti è più lungo e stretto, decorato con la classica fantasia floreale precedente al giglio fiorentino attuale.
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Relativamente alla scrittura, il difetto del flusso incostante è stato risolto. Permangono, ma molto raramente, alcuni avvii esitanti e per i giorni in cui l'ho provata estensivamente, una volta ho dovuto premere (tramite il converter) l'inchiostro "in giù" nel pennino perchè non caricava. E' successo una volta sola, ma lo segnalo per completezza.
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In definitiva, un bel ricordo di un passato "pennistilisticamente" più classicheggiante di adesso, con i limiti di un meccanismo forse insufficiente.
Per semi-citare una fonte particolarmente dotta (i "Transformers"), è una penna che "less than meet the eye" ma che sicuramente fa la sua figura nel più austero ufficio come nel più moderno buco ikea (il mio
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Saluti,
Andrea