Private Reserve Invincible Black - Recensione
Inviato: venerdì 17 febbraio 2017, 23:21
PROLOGO
Chi mi conosce sotto l’aspetto “pennistico” sa bene che sono un estimatore convinto degli inchiostri prodotti da Private Reserve; li considero di alta qualità ad un prezzo conveniente (la boccetta da 66 ml. si trova dagli 11 ai 13 euro). Quelli usati fino ad ora - e non sono pochi - hanno in comune alcuni aspetti: generalmente molto pigmentati, come da tradizione statunitense, spesso rivelano odori particolari, che ricordano alcune sostanze conservanti che si usavano un tempo, come l’acido fenico. Alcune tinte fanno eccezione, ma ho notato che alcune altre della casa hanno questa particolarità.
Ho conosciuto questo produttore qualche anno fa, e da allora è stato amore (quasi) incondizionato.
L’inchiostro in recensione è l’ “Invincible Black”, il quale viene dato come resistente all’acqua, pur con un prezzo da inchiostro comune. Quindi, andiamo ad iniziare.
CONFEZIONAMENTO E PREZZO
Gli inchiostri Private Reserve vengono venduti in spartane boccette cilindriche, con tappo discretamente a tenuta, ed imballo di cartone leggero non protettivo. L’etichetta sembra stampata in casa con una laser a colori. Sulla boccetta non viene indicata la capacità, che invece è presente sulla confezione di cartoncino. Il prezzo, come già accennato in prologo, varia dagli 11 ai 13 euro per la boccetta da 66 ml., ma è estremamente variabile: a Reggio Emilia c’era un negozietto che vendeva ad oltre 15 euro il flacone piccolo da 50 ml. Chiaramente, ognuno si regolerà come meglio riterrà opportuno.
Maneggiando la boccetta per le normali operazione di caricamento, bisogna sempre tener presente che sono traditrici: svitando il tappo è possibile che schizzino via, letteralmente, una miriade di micro gocce che colpiscono in ogni dove che, per inchiostri così pigmentati, è un piccolo dramma. Il mio consiglio è di usare guanti protettivi (il colore viene via con difficoltà) ed una camicia sacrificabile e, se possibile, travasare il contenuto in una boccetta meno problematica. L’imboccatura è larghissima, anche perché non si tratta di una vera e propria boccetta, quanto piuttosto di un vasetto cilindrico, dove il diametro dell’imboccatura è identico alla base.
PREPARAZIONE
La prima impressione a boccetta aperta è di atipicità, rispetto alle consuetudini dei prodotti Private Reserve. L’aspetto del liquido è diverso dal solito (non saprei proprio come definirlo), e inoltre non ha odori particolari, come spesso accade con gli inchiostri di questa casa. In più, pur essendo un nero, non sembra essere granché profondo. Ho deciso di usarlo, per la prova, in due penne diverse: una Schneider ID dotata di pennino B, ed una indiana economica a pistone (Romus Majestic) dotata di pennino M. L’inchiostro è stato siringato in una cartuccia universale montata sulla Schneider mentre, per l’indiana a pistone, è stato caricato solo mezzo serbatoio. La partenza è stata in entrambe pressoché istantanea, il che dà già una prima idea sulla fluidità. L’intenzione era di usare le due penne a lungo e per varie cariche, come faccio di solito, ma a questo giro non ci sono riuscito, e più avanti vedremo il perché.
UTILIZZO ED IMPRESSIONI
Prima di tutto il colore. Inaspettatamente (cosa non gradita, per la verità) si tratta di un nero dalle proprietà camaleontiche: nero deciso da bagnato, durante l’asciugatura cambia radicalmente sotto i propri occhi diventando un brutto grigio “pesto” o, se preferite, un nero molto, molto, molto “gessoso”. Lì per lì mi è parso che avesse una qualche somiglianza con un grigio grafite (mi perdonino le matite…), ma in realtà manca totalmente il fascino di un - tanto per capirci - Diamine Graphite, che è un signor inchiostro grigio. Io personalmente lo avrei chiamato col suo nome (invincibile gray): per esser chiari, senza peli sulla lingua, questo è un inchiostro grigio, assolutamente non nero, anche se il fabbricante lo indica come tale. Ho avuto il dubbio di aver beccato una boccetta difettosa, ho controllato che non ci fossero depositi sul fondo e sulle pareti. Niente. E’ proprio così. Di suo.
Il comportamento migliora appena in penne dal flusso particolarmente abbondante (es. Pelikan serie M) solo se dotate di pennino fine o - meglio - extrafine. Similmente, si avverte un apprezzabile miglioramento in caso di utilizzo con pennini ad intinsione, ma occorre valutare il rovescio della medaglia: in caso di grandi quantità di inchiostro “messo giù” si ottiene un discreto e fastidioso spiumaggio anche su carte di assoluta qualità, studiate per la stilografica (esempio Rhodia e Oxford).
La saturazione è, secondo me, a livelli scarsini, specialmente considerando le abitudini del fabbricante; ho avuto la netta impressione di stare usando un inchiostro annacquato. Le sfumature (shading) sono presenti (beh, certo, è un grigio…), più evidenti su carte poco assorbenti e con pennini larghi, ed hanno anch’esse un comportamento camaleontico: evidentissime a inchiostro fresco, poco più che accennate a inchiostro asciutto.
L’Invincible Black è un inchiostro resistente all’acqua (forse anche alla candeggina, stando a quanto si legge in giro, ma personalmente non ho provato): i test specifici evidenziano una resistenza praticamente assoluta, specialmente se usato su carta mediamente assorbente. Tale resistenza è comunque molto alta anche su carte compatte, patinate e poco assorbenti, come Rhodia e Oxford. Questo può essere indubbiamente un punto a favore; tuttavia, dato che in commercio esistono inchiostri neri ugualmente resistenti, che però restano neri (e sanno fare i neri), non trovo sia un motivo sufficiente per preferirlo, anche perché - pur a fronte di un esborso doppio - è possibile ottenere prodotti del calibro del Permanent Black di MontBlanc. Ovviamente ognuno ha il proprio approccio al denaro, ed è un fatto sacrosanto: ma, risparmiare una decina di euro a boccetta da 60 ml, in questo caso, è davvero un risparmio?
Non avendolo usato su penne demonstrator, non ho dati circa la potenziale capacità di macchiare le superfici trasparenti, e quindi - nel dubbio - consiglierei cautela. Considerando la sua natura di inchiostro indelebile, il buon senso dovrebbe spingere ad eseguire un lavaggio in più, piuttosto che uno in meno; insomma, trovo sia saggio comportarsi come si farebbe con qualsiasi inchiostro di questo genere.
Il feathering è assente su Rhodia, Oxford e Fabriano Copy1, mentre il bleed through può vagamente fare capolino, ma le variabili sono moltissime: in caso di uso ad intinsione e di flusso abbondante, possono esserci accenni di bleed anche su carte patinate tipo Rhodia.
La carta utilizzata gioca un ruolo importante nell’ambito dei tempi di asciugatura: si va dai 5 secondi su Copy1 ai 15 secondi su Rhodia. Non male.
CONCLUSIONI
Forse sono stato un poco ingiusto, e il giudizio finale è stato influenzato dal fatto che ho comprato un nero “invincibile” ma ho trovato un grigio moscio; per come la vedo io, una promessa mancata. Indubbiamente i gusti sono variabili, e ci saranno frotte di appassionati che lo troveranno delizioso. A me non è piaciuto, ma io sono uno, ed il mio giudizio va visto in quella chiave. Non si tratta di un inchiostro cattivo ma, personalmente, non trovo un motivo valido per ricomprarlo e - per dirla tutta - per usare la boccetta già in mio possesso.
Non ne ho cavato un ragno dal buco, pur avendolo provato in varie accoppiate penna/carta. Di solito si riesce a fare la quadratura del cerchio, aggirando eventuali problemi (mi era successo proprio con un altro permanente), ma in questo caso non ci sono riuscito.
La mia classifica finale, a malincuore, è “scarso”, nonostante la resistenza all’acqua, proprio perché altri produttori hanno dimostrato che si può fare ben di meglio. Resta ovviamente tra le mie marche di inchiostro preferite, ma resterò alla larga da questo in particolare.
Chi mi conosce sotto l’aspetto “pennistico” sa bene che sono un estimatore convinto degli inchiostri prodotti da Private Reserve; li considero di alta qualità ad un prezzo conveniente (la boccetta da 66 ml. si trova dagli 11 ai 13 euro). Quelli usati fino ad ora - e non sono pochi - hanno in comune alcuni aspetti: generalmente molto pigmentati, come da tradizione statunitense, spesso rivelano odori particolari, che ricordano alcune sostanze conservanti che si usavano un tempo, come l’acido fenico. Alcune tinte fanno eccezione, ma ho notato che alcune altre della casa hanno questa particolarità.
Ho conosciuto questo produttore qualche anno fa, e da allora è stato amore (quasi) incondizionato.
L’inchiostro in recensione è l’ “Invincible Black”, il quale viene dato come resistente all’acqua, pur con un prezzo da inchiostro comune. Quindi, andiamo ad iniziare.
CONFEZIONAMENTO E PREZZO
Gli inchiostri Private Reserve vengono venduti in spartane boccette cilindriche, con tappo discretamente a tenuta, ed imballo di cartone leggero non protettivo. L’etichetta sembra stampata in casa con una laser a colori. Sulla boccetta non viene indicata la capacità, che invece è presente sulla confezione di cartoncino. Il prezzo, come già accennato in prologo, varia dagli 11 ai 13 euro per la boccetta da 66 ml., ma è estremamente variabile: a Reggio Emilia c’era un negozietto che vendeva ad oltre 15 euro il flacone piccolo da 50 ml. Chiaramente, ognuno si regolerà come meglio riterrà opportuno.
Maneggiando la boccetta per le normali operazione di caricamento, bisogna sempre tener presente che sono traditrici: svitando il tappo è possibile che schizzino via, letteralmente, una miriade di micro gocce che colpiscono in ogni dove che, per inchiostri così pigmentati, è un piccolo dramma. Il mio consiglio è di usare guanti protettivi (il colore viene via con difficoltà) ed una camicia sacrificabile e, se possibile, travasare il contenuto in una boccetta meno problematica. L’imboccatura è larghissima, anche perché non si tratta di una vera e propria boccetta, quanto piuttosto di un vasetto cilindrico, dove il diametro dell’imboccatura è identico alla base.
PREPARAZIONE
La prima impressione a boccetta aperta è di atipicità, rispetto alle consuetudini dei prodotti Private Reserve. L’aspetto del liquido è diverso dal solito (non saprei proprio come definirlo), e inoltre non ha odori particolari, come spesso accade con gli inchiostri di questa casa. In più, pur essendo un nero, non sembra essere granché profondo. Ho deciso di usarlo, per la prova, in due penne diverse: una Schneider ID dotata di pennino B, ed una indiana economica a pistone (Romus Majestic) dotata di pennino M. L’inchiostro è stato siringato in una cartuccia universale montata sulla Schneider mentre, per l’indiana a pistone, è stato caricato solo mezzo serbatoio. La partenza è stata in entrambe pressoché istantanea, il che dà già una prima idea sulla fluidità. L’intenzione era di usare le due penne a lungo e per varie cariche, come faccio di solito, ma a questo giro non ci sono riuscito, e più avanti vedremo il perché.
UTILIZZO ED IMPRESSIONI
Prima di tutto il colore. Inaspettatamente (cosa non gradita, per la verità) si tratta di un nero dalle proprietà camaleontiche: nero deciso da bagnato, durante l’asciugatura cambia radicalmente sotto i propri occhi diventando un brutto grigio “pesto” o, se preferite, un nero molto, molto, molto “gessoso”. Lì per lì mi è parso che avesse una qualche somiglianza con un grigio grafite (mi perdonino le matite…), ma in realtà manca totalmente il fascino di un - tanto per capirci - Diamine Graphite, che è un signor inchiostro grigio. Io personalmente lo avrei chiamato col suo nome (invincibile gray): per esser chiari, senza peli sulla lingua, questo è un inchiostro grigio, assolutamente non nero, anche se il fabbricante lo indica come tale. Ho avuto il dubbio di aver beccato una boccetta difettosa, ho controllato che non ci fossero depositi sul fondo e sulle pareti. Niente. E’ proprio così. Di suo.
Il comportamento migliora appena in penne dal flusso particolarmente abbondante (es. Pelikan serie M) solo se dotate di pennino fine o - meglio - extrafine. Similmente, si avverte un apprezzabile miglioramento in caso di utilizzo con pennini ad intinsione, ma occorre valutare il rovescio della medaglia: in caso di grandi quantità di inchiostro “messo giù” si ottiene un discreto e fastidioso spiumaggio anche su carte di assoluta qualità, studiate per la stilografica (esempio Rhodia e Oxford).
La saturazione è, secondo me, a livelli scarsini, specialmente considerando le abitudini del fabbricante; ho avuto la netta impressione di stare usando un inchiostro annacquato. Le sfumature (shading) sono presenti (beh, certo, è un grigio…), più evidenti su carte poco assorbenti e con pennini larghi, ed hanno anch’esse un comportamento camaleontico: evidentissime a inchiostro fresco, poco più che accennate a inchiostro asciutto.
L’Invincible Black è un inchiostro resistente all’acqua (forse anche alla candeggina, stando a quanto si legge in giro, ma personalmente non ho provato): i test specifici evidenziano una resistenza praticamente assoluta, specialmente se usato su carta mediamente assorbente. Tale resistenza è comunque molto alta anche su carte compatte, patinate e poco assorbenti, come Rhodia e Oxford. Questo può essere indubbiamente un punto a favore; tuttavia, dato che in commercio esistono inchiostri neri ugualmente resistenti, che però restano neri (e sanno fare i neri), non trovo sia un motivo sufficiente per preferirlo, anche perché - pur a fronte di un esborso doppio - è possibile ottenere prodotti del calibro del Permanent Black di MontBlanc. Ovviamente ognuno ha il proprio approccio al denaro, ed è un fatto sacrosanto: ma, risparmiare una decina di euro a boccetta da 60 ml, in questo caso, è davvero un risparmio?
Non avendolo usato su penne demonstrator, non ho dati circa la potenziale capacità di macchiare le superfici trasparenti, e quindi - nel dubbio - consiglierei cautela. Considerando la sua natura di inchiostro indelebile, il buon senso dovrebbe spingere ad eseguire un lavaggio in più, piuttosto che uno in meno; insomma, trovo sia saggio comportarsi come si farebbe con qualsiasi inchiostro di questo genere.
Il feathering è assente su Rhodia, Oxford e Fabriano Copy1, mentre il bleed through può vagamente fare capolino, ma le variabili sono moltissime: in caso di uso ad intinsione e di flusso abbondante, possono esserci accenni di bleed anche su carte patinate tipo Rhodia.
La carta utilizzata gioca un ruolo importante nell’ambito dei tempi di asciugatura: si va dai 5 secondi su Copy1 ai 15 secondi su Rhodia. Non male.
CONCLUSIONI
Forse sono stato un poco ingiusto, e il giudizio finale è stato influenzato dal fatto che ho comprato un nero “invincibile” ma ho trovato un grigio moscio; per come la vedo io, una promessa mancata. Indubbiamente i gusti sono variabili, e ci saranno frotte di appassionati che lo troveranno delizioso. A me non è piaciuto, ma io sono uno, ed il mio giudizio va visto in quella chiave. Non si tratta di un inchiostro cattivo ma, personalmente, non trovo un motivo valido per ricomprarlo e - per dirla tutta - per usare la boccetta già in mio possesso.
Non ne ho cavato un ragno dal buco, pur avendolo provato in varie accoppiate penna/carta. Di solito si riesce a fare la quadratura del cerchio, aggirando eventuali problemi (mi era successo proprio con un altro permanente), ma in questo caso non ci sono riuscito.
La mia classifica finale, a malincuore, è “scarso”, nonostante la resistenza all’acqua, proprio perché altri produttori hanno dimostrato che si può fare ben di meglio. Resta ovviamente tra le mie marche di inchiostro preferite, ma resterò alla larga da questo in particolare.