Private Reserve Ebony Blue - Recensione
Inviato: venerdì 27 gennaio 2017, 17:29
PROLOGO
Chi mi conosce sotto l’aspetto “pennistico” sa bene che sono un estimatore convinto degli inchiostri prodotti da Private Reserve; li considero di alta qualità ad un prezzo conveniente (la boccetta da 66 ml. costa circa 11 euro). Quelli usati fino ad ora - e non sono pochi - hanno in comune alcuni aspetti: generalmente molto pigmentati, come da tradizione statunitense, spesso rivelano odori particolari, che ricordano alcune sostanze conservanti che si usavano un tempo, come l’acido fenico. Alcune tinte fanno eccezione, ma ho notato che alcune altre della casa hanno questa particolarità.
Ho conosciuto questo produttore qualche anno fa, e da allora è stato amore incondizionato.
L’inchiostro in recensione è il “Ebony blue”. Il nome lascerebbe presagire un blu-nero, ma le cose stanno un po’ diversamente. Approfondiamo.
CONFEZIONAMENTO E PREZZO
Gli inchiostri Private Reserve vengono venduti in spartane boccette cilindriche, con tappo discretamente a tenuta, ed imballo di cartone leggero non protettivo. L’etichetta sembra stampata in casa con una laser a colori. Sulla boccetta non viene indicata la capacità, che invece è presente sulla confezione di cartoncino. Il prezzo, come già accennato in prologo, si attesta intorno agli 11 euro per la boccetta da 66 ml., ma è molto variabile: a Reggio Emilia c’era un negozietto che lo vendeva ad oltre 15 euro il flacone piccolo. Chiaramente, ognuno si regolerà come meglio riterrà opportuno.
Maneggiando la boccetta per le normali operazione di caricamento, bisogna sempre tener presente che sono traditrici: svitando il tappo è possibile che schizzino via, letteralmente, una miriade di micro gocce che colpiscono in ogni dove che, per inchiostri così pigmentati, è un piccolo dramma. Il mio consiglio è di usare guanti protettivi (il colore viene via con difficoltà) ed una camicia sacrificabile e, se possibile, travasare il contenuto in una boccetta meno problematica. L’imboccatura è larghissima, anche perché non si tratta di una vera e propria boccetta, quanto piuttosto di un vasetto cilindrico, dove il diametro dell’imboccatura è identico alla base.
PREPARAZIONE
Appena aperta la boccetta si ha la netta impressione di avere a che fare con un inchiostro piuttosto “aggressivo”. C’è un deciso odore dolciastro di una sostanza che non saprei proprio indicare, ma che ho già sentito in passato, forse un antifungo o qualcosa del genere; ricorda vagamente le nocciole. Ho deciso di usare, per la prova, l’eccellente Aurora Marco Polo, una penna che ha scritto talmente tanto, con qualsiasi cosa, da avere impugnatura e corpo consumati, dotata di pennino gradazione F. Dato che la Marco Polo, così come la successiva Magellano, accetta solo cartucce proprietarie (le Parker e le Lamy hanno un diametro appena superiore e non entrano nel corpo, impedendone l’avvitamento), ho siringato una cartuccia Aurora vuota; dopo una decina di secondi la penna è partita a palla, senza il minimo problema. Le ho dato in pasto complessivamente 4 cariche piene, senza lavaggi intermedi. La penna è rimasta ferma anche per periodi piuttosto prolungati (oltre le due settimane), e quindi ho potuto farmi un’idea del comportamento di quest’inchiostro anche in situazioni del genere.
UTILIZZO ED IMPRESSIONI
Prima di tutto il colore: a sorpresa si tratta di un blu-nero profondo con deciso ed evidente viraggio verso il verde, molto simile (lo dico per chi dipinge) ad un blu-verde di ftalocianina, anche come saturazione. Io personalmente lo avrei inquadrato nella gamma del nero-verde, pur avendo indubbiamente decise sottosfumature blu. La casa produce un analogo “ebony-green”, che caricherò nella stessa penna appena finito questo, scrivendone la recensione quando avrò elementi sufficienti. La cromatografia ha individuato 3 colori distinti: un blu ciano brillante (preponderante nella miscela), un verde analogo alla ftalocianina bromurata ed una traccia di un nero freddo.
La saturazione è a livelli altissimi, con sfumature (shading) accennate ma riconoscibilissime, forse anche a causa del pennino F utilizzato (vedi foto macro allegata). Una particolarità che mi ha colpito - e che ho cercato di fotografare senza riuscire a metterla in risalto come avrei voluto - è uno slittamento luminescente verso un colore rosso mattone profondo (quasi un bronzing) laddove si accumula inchiostro. L’effetto si presenta anche dopo un normale stop di pochi secondi, e persiste anche dopo lunghissime sessioni di scrittura, quindi non è da imputare all’accumulo di inchiostro nell’alimentatore. La cosa ha il suo fascino, e rende ancor più interessante una tinta che io trovo già molto bella di suo.
Come dicevo, non ci sono stati lavaggi tra una carica e l’altra: ho sempre siringato la cartuccia e scritto. La penna ha sempre ripreso prontamente la scrittura, mostrando qualche tentennamento solo durante l’ultimo stop di quasi un mese, durante il quale è stata dimenticata in orizzontale, sulla scrivania, al sole della tarda mattinata e del primo pomeriggio. L’inchiostro ha dimostrato di avere una buona fluidità ed una discreta capacità di lubrificazione; non induce problemi particolari, ed una penna “sana” lo digerirà tranquillamente. Come già successo per il Black-Magic-Blue, l’impressione è di un inchiostro dotato di una certa “pastosità” (ovviamente non reale), anche se ben fluido. Davvero una cosa molto particolare, che si comprende a fondo solo usandolo.
Bisogna prestare particolare attenzione alla penna che si utilizza, tenendo BEN PRESENTE che questo inchiostro potrebbe macchiare le superfici trasparenti, a causa della sua pigmentazione spinta. Eviterei di caricarlo in penne demonstator di pregio e, personalmente, lo relegherei ad altri strumenti di scrittura. Non lascia residui nel blocco scrivente quando si decidesse di cambiare colore, ma è sempre bene effettuare un lavaggio accurato.
Feathering e bleed through sono assenti anche su carte non proprio pregiate, ma comunque di qualità accettabile, come la Fabriano Copy 1. Su carte di alto livello, ovviamente, si comporta benissimo e dà il meglio si sé, diventando ancora più brillante.
A prescindere dalla carta utilizzata, soffre di un tempo di asciugatura tutto sommato accettabile: siamo intorno ai 12 secondi su carta comune da fotocopie, e si raggiungono i 25 su carte patinate e poco assorbenti come la Rhodia.
Il test di resistenza all’acqua fornisce una risposta molto precisa: è un inchiostro assolutamente non resistente, anche se su carte porose (come la Fabriano Copy 1 da fotocopie) resta vagamente leggibile qualcosa. Per farsi un’idea precisa, si può fare riferimento ai test di resistenza all’acqua allegati.
CONCLUSIONI
L’ebony blue è un inchiostro di eccellente qualità, non problematico, molto pigmentato, ad un prezzo che io ritengo più che adeguato. Pur avendo un colore diverso da quello che avevo immaginato, mi è subito piaciuto molto, e lo sto usando regolarmente per tutte le occasioni in cui ho sempre usato un blu-nero. Mi infastidisce la boccetta, perché non è sicura come le altre, ma tutto sommato si può considerare un peccato veniale. In virtù della sua acquerellabilità quasi totale, lo vedo perfetto anche per usi artistici, previo test sulla carta che si intende utilizzare. Non ho effettuato test specifici, che ad ogni modo farò in futuro, ma - considerando i coloranti in gioco (i blu ed i verdi moderni sono eccezionali)- ritengo possa essere sufficientemente resistente alla luce.
L’ho classificato come “da avere”, perché è tra i pochi inchiostri che, una volta usato, mi ha fatto venir voglio di comprarne subito una seconda boccetta di scorta.
Sono certo che piacerà a molti.
Chi mi conosce sotto l’aspetto “pennistico” sa bene che sono un estimatore convinto degli inchiostri prodotti da Private Reserve; li considero di alta qualità ad un prezzo conveniente (la boccetta da 66 ml. costa circa 11 euro). Quelli usati fino ad ora - e non sono pochi - hanno in comune alcuni aspetti: generalmente molto pigmentati, come da tradizione statunitense, spesso rivelano odori particolari, che ricordano alcune sostanze conservanti che si usavano un tempo, come l’acido fenico. Alcune tinte fanno eccezione, ma ho notato che alcune altre della casa hanno questa particolarità.
Ho conosciuto questo produttore qualche anno fa, e da allora è stato amore incondizionato.
L’inchiostro in recensione è il “Ebony blue”. Il nome lascerebbe presagire un blu-nero, ma le cose stanno un po’ diversamente. Approfondiamo.
CONFEZIONAMENTO E PREZZO
Gli inchiostri Private Reserve vengono venduti in spartane boccette cilindriche, con tappo discretamente a tenuta, ed imballo di cartone leggero non protettivo. L’etichetta sembra stampata in casa con una laser a colori. Sulla boccetta non viene indicata la capacità, che invece è presente sulla confezione di cartoncino. Il prezzo, come già accennato in prologo, si attesta intorno agli 11 euro per la boccetta da 66 ml., ma è molto variabile: a Reggio Emilia c’era un negozietto che lo vendeva ad oltre 15 euro il flacone piccolo. Chiaramente, ognuno si regolerà come meglio riterrà opportuno.
Maneggiando la boccetta per le normali operazione di caricamento, bisogna sempre tener presente che sono traditrici: svitando il tappo è possibile che schizzino via, letteralmente, una miriade di micro gocce che colpiscono in ogni dove che, per inchiostri così pigmentati, è un piccolo dramma. Il mio consiglio è di usare guanti protettivi (il colore viene via con difficoltà) ed una camicia sacrificabile e, se possibile, travasare il contenuto in una boccetta meno problematica. L’imboccatura è larghissima, anche perché non si tratta di una vera e propria boccetta, quanto piuttosto di un vasetto cilindrico, dove il diametro dell’imboccatura è identico alla base.
PREPARAZIONE
Appena aperta la boccetta si ha la netta impressione di avere a che fare con un inchiostro piuttosto “aggressivo”. C’è un deciso odore dolciastro di una sostanza che non saprei proprio indicare, ma che ho già sentito in passato, forse un antifungo o qualcosa del genere; ricorda vagamente le nocciole. Ho deciso di usare, per la prova, l’eccellente Aurora Marco Polo, una penna che ha scritto talmente tanto, con qualsiasi cosa, da avere impugnatura e corpo consumati, dotata di pennino gradazione F. Dato che la Marco Polo, così come la successiva Magellano, accetta solo cartucce proprietarie (le Parker e le Lamy hanno un diametro appena superiore e non entrano nel corpo, impedendone l’avvitamento), ho siringato una cartuccia Aurora vuota; dopo una decina di secondi la penna è partita a palla, senza il minimo problema. Le ho dato in pasto complessivamente 4 cariche piene, senza lavaggi intermedi. La penna è rimasta ferma anche per periodi piuttosto prolungati (oltre le due settimane), e quindi ho potuto farmi un’idea del comportamento di quest’inchiostro anche in situazioni del genere.
UTILIZZO ED IMPRESSIONI
Prima di tutto il colore: a sorpresa si tratta di un blu-nero profondo con deciso ed evidente viraggio verso il verde, molto simile (lo dico per chi dipinge) ad un blu-verde di ftalocianina, anche come saturazione. Io personalmente lo avrei inquadrato nella gamma del nero-verde, pur avendo indubbiamente decise sottosfumature blu. La casa produce un analogo “ebony-green”, che caricherò nella stessa penna appena finito questo, scrivendone la recensione quando avrò elementi sufficienti. La cromatografia ha individuato 3 colori distinti: un blu ciano brillante (preponderante nella miscela), un verde analogo alla ftalocianina bromurata ed una traccia di un nero freddo.
La saturazione è a livelli altissimi, con sfumature (shading) accennate ma riconoscibilissime, forse anche a causa del pennino F utilizzato (vedi foto macro allegata). Una particolarità che mi ha colpito - e che ho cercato di fotografare senza riuscire a metterla in risalto come avrei voluto - è uno slittamento luminescente verso un colore rosso mattone profondo (quasi un bronzing) laddove si accumula inchiostro. L’effetto si presenta anche dopo un normale stop di pochi secondi, e persiste anche dopo lunghissime sessioni di scrittura, quindi non è da imputare all’accumulo di inchiostro nell’alimentatore. La cosa ha il suo fascino, e rende ancor più interessante una tinta che io trovo già molto bella di suo.
Come dicevo, non ci sono stati lavaggi tra una carica e l’altra: ho sempre siringato la cartuccia e scritto. La penna ha sempre ripreso prontamente la scrittura, mostrando qualche tentennamento solo durante l’ultimo stop di quasi un mese, durante il quale è stata dimenticata in orizzontale, sulla scrivania, al sole della tarda mattinata e del primo pomeriggio. L’inchiostro ha dimostrato di avere una buona fluidità ed una discreta capacità di lubrificazione; non induce problemi particolari, ed una penna “sana” lo digerirà tranquillamente. Come già successo per il Black-Magic-Blue, l’impressione è di un inchiostro dotato di una certa “pastosità” (ovviamente non reale), anche se ben fluido. Davvero una cosa molto particolare, che si comprende a fondo solo usandolo.
Bisogna prestare particolare attenzione alla penna che si utilizza, tenendo BEN PRESENTE che questo inchiostro potrebbe macchiare le superfici trasparenti, a causa della sua pigmentazione spinta. Eviterei di caricarlo in penne demonstator di pregio e, personalmente, lo relegherei ad altri strumenti di scrittura. Non lascia residui nel blocco scrivente quando si decidesse di cambiare colore, ma è sempre bene effettuare un lavaggio accurato.
Feathering e bleed through sono assenti anche su carte non proprio pregiate, ma comunque di qualità accettabile, come la Fabriano Copy 1. Su carte di alto livello, ovviamente, si comporta benissimo e dà il meglio si sé, diventando ancora più brillante.
A prescindere dalla carta utilizzata, soffre di un tempo di asciugatura tutto sommato accettabile: siamo intorno ai 12 secondi su carta comune da fotocopie, e si raggiungono i 25 su carte patinate e poco assorbenti come la Rhodia.
Il test di resistenza all’acqua fornisce una risposta molto precisa: è un inchiostro assolutamente non resistente, anche se su carte porose (come la Fabriano Copy 1 da fotocopie) resta vagamente leggibile qualcosa. Per farsi un’idea precisa, si può fare riferimento ai test di resistenza all’acqua allegati.
CONCLUSIONI
L’ebony blue è un inchiostro di eccellente qualità, non problematico, molto pigmentato, ad un prezzo che io ritengo più che adeguato. Pur avendo un colore diverso da quello che avevo immaginato, mi è subito piaciuto molto, e lo sto usando regolarmente per tutte le occasioni in cui ho sempre usato un blu-nero. Mi infastidisce la boccetta, perché non è sicura come le altre, ma tutto sommato si può considerare un peccato veniale. In virtù della sua acquerellabilità quasi totale, lo vedo perfetto anche per usi artistici, previo test sulla carta che si intende utilizzare. Non ho effettuato test specifici, che ad ogni modo farò in futuro, ma - considerando i coloranti in gioco (i blu ed i verdi moderni sono eccezionali)- ritengo possa essere sufficientemente resistente alla luce.
L’ho classificato come “da avere”, perché è tra i pochi inchiostri che, una volta usato, mi ha fatto venir voglio di comprarne subito una seconda boccetta di scorta.
Sono certo che piacerà a molti.