“Keep calm and carry on”: la Mentmore Autoflow
Inviato: domenica 27 novembre 2016, 17:55
Proseguendo il mio viaggio nella produzione britannica di stilografiche degli anni ’30, ho acquistato la Mentmore Autoflow che vedete. Come sempre, ho privilegiato un modello in nero ed oro, che mi pare la combinazione più elegante e che, senza dubbio, ben corrispondeva al miglior stile dell’epoca.
Come sempre, la penna è stata sottoposta ad un restauro rigidamente conservativo, allo scopo di preservarne il fascino storico.
Questa marca non è molto conosciuta ai nostri giorni, né molto apprezzata da tanti collezionisti, ma conobbe un buon successo, grazie anche alla qualità dei propri prodotti. In effetti, anche solo soppesandola ed osservandola, questa penna comunica subito una piacevole sensazione di solidità e di rifinitura accurata. Il corpo, fondello incluso, è di celluloide, mentre l’alimentatore ed il tassello di chiusura del cappuccio (che si serra in due giri ed un quarto) sono d’ebanite. La prova di scrittura non tradisce le prime impressioni e si rivela piacevolissima, grazie alla morbidezza ed alla scorrevolezza del pennino d’oro a 14 carati: Il bilanciamento è perfetto anche con il cappuccio calzato, l’impugnatura confortevole, grazie alla sapiente svasatura della sezione, il flusso ottimo, non abbondante ma neppure magro (per le stilografiche d’epoca, usualmente più generose, prediligo l’inchiostro Pelikan 4001 “Brilliant black”, poco tensioattivo). Nessun difetto apparente: né false partenze né salti nella scrittura, né variazioni di flusso. Ecco le caratteristiche morfologiche principali della penna:
- Lunghezza chiusa: 127 mm
- Lunghezza aperta senza cappuccio: 122 mm
- Lunghezza aperta con cappuccio calzato: 160 mm
- Lunghezza del cappuccio: 59 mm
- Diametro massimo del fusto: 12 mm
- Diametro del cappuccio: 13,7 mm
- Diametro minimo della sezione: 8,4 mm
- Lunghezza della parte esposta del pennino: 21 mm
- Peso complessivo (caricata): 18 gr
- Peso del cappuccio: 7 gr
La classica cesellatura a mezzo chicco d’orzo, che impreziosisce il fusto ed il cappuccio, è molto piacevole alla vista ed al tatto.
La clip, che alla sommità reca incisa una bella “M” inscritta in un esagono, è robusta ma adeguatamente flessibile e pratica.
Il sistema d’alimentazione, a pulsante di fondo, promette un utilizzo protratto nel tempo senza problemi, grazie alla semplicità della soluzione tecnica.
Il fusto reca la scritta “Mentmore Autoflow – Made in England – Pat app for”, tra l’altro indicativa del fatto che relativamente a questo modello venne inoltrata richiesta di brevetto. In buona sostanza, si tratta di una penna che conferma la qualità, seppur variabile da marchio a marchio e secondo i costi, della produzione d’oltremanica della prima parte del XX secolo, oltre a quell’insieme di caratteristiche che, per una qualche ragione, sembrano costituirne un denominatore comune: scrittura piacevolissima, affidabilità e qualità dei materiali. Tutte caratteristiche molto importanti, tenendo conto del fatto che a quei tempi la stilografica era di fatto l’unico strumento pratico di scrittura.
Il fascino di questa penna, così come quello delle altre coeve nella stessa fascia di prezzo, risiede anche nel fatto che, data la loro diffusione, furono compagne d’ogni giorno di un’infinità d’esperienze di vita anche drammatiche, visti i tempi. Anche questa stilografica, senza dubbio sopravvissuta a tante peripezie, ci porta in definitiva un messaggio, che divenne famoso nel corso della seconda guerra mondiale, specialmente durante il “blitz” nazista sulle città britanniche: “Keep calm and carry on”.
Quanti di coloro che osservavano i bombardieri tedeschi sopra di loro o che correvano nei rifugi al suono delle sirene oppure che si aggiravano fra le macerie per lo svolgimento dei loro doveri avranno portato in tasca una Mentmore Autoflow?