La Pelikan 140 è un modello di penna stilografica con caricamento a stantuffo prodotta a partire dal 1952.
Non mi è stato facile trovare informazioni su questo modello ma qui di seguito riporto quanto reperito.
Il modello
Entrata in campo in sostituzione della Ibis, la 140 fu venduta inizialmente su larga scala sotto diversi nomi di produttori come RUF-Buchhaltung (una società di contabilità) senza nessun marchio Pelikan anche per terze parti.
Ne esiste una discreta varietà di colori, il più comune dei quali resta il famoso verde e nero a strisce.
Durante il periodo di produzione ci sono stati parecchi “aggiustamenti”, infatti:
- il cappuccio dapprima liscio senza logo più tardi acquista il classico logo col pellicano;
- la veretta inizialmente senza incisioni prende più tardi l’incisione “Pelikan 140 Germany”;
- all’inizio alla fine del fusto si trovava inciso “Günther Wagner Pelikan” oppure “Günther Wagner Pelikan”, successivamente questa incisione viene rimossa;
- il fermaglio dapprima con un becco più largo si assottiglia;
- viene indicata inizialmente la misura del pennino sul fondello, successivamente si sostituisce all’incisione un adesivo sul fusto.
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L’esemplare Reperito presso l’ultimo London Writing Equipment Show dalle mani di un simpatico collezionista del veneziano che vorrei salutare nel caso ci leggesse il mio esemplare è sicuramente uno dei più tardi a giudicare dalle sue caratteristiche.
Arriva in una scatola rivestita di una bellissima stoffa verde dalla trama a righe che richiama molto la livrea del fusto della penna in se e per se.
Il pennino mi è stato venduto come F ed all’inizio ero convinto fosse tale, soprattutto perché aveva bisogno di una lucidata e la particolarità non era visibile. Dalla prova su carta in presenza del venditore non avevo riscontrato problemi, successivamente, caricata e portata con me in viaggio in Italia, mi sono accorto che grattava in modo veramente fastidioso, non avevo gli strumenti con me per analizzare il problema e cercare la soluzione e quindi l’ho lasciata per dopo.
Fred05, figlio del nostro amico del reparto tecnico Maxpop 55, quando sono andato a trovarli non s’è fatto i cavoli suoi e in presenza del mio riparatore preferito ha osato pronunciare la frase “Ah, ma questa penna gratta parecchio!”. Da lì è stata sequestrata dal suddetto e dopo un’oretta circa di lavoro, niente: la penna continuava a grattare. Abbiamo persino notato che vicino la punta c’era una specie di piegatura ed abbiamo pensato ad una ri-rodiatura o ad una modifica fatta male.
Tornato a Londra l’ho riposta per un po’ e poi, qualche giorno fa, mi sono detto “Beh, ma almeno smonto il pennino e lo lucido per bene così la tengo la tutta in tiro”.
Così ho fatto, e appena smontato il pennino dall’alimentatore ho trovato la sorpresa!
Sotto l’anello che tiene stretti pennino ed alimentatore sul primo c’è inciso KF che sta per Kugelsplitze Fein, ovvero, “Fine a sfera”.
L’accidente che ho lanciato! Ho già un altro pennino Kugelsplitze di produzione Waterman (a proposito, visto che si tratta di un americano, dovrei chiamarlo BM Ball Medium?) ma su quello l’incisione prima della punta è molto più grande e non avevo capito subito di averne trovato un altro.
Questo non spiegava il perché il pennino grattasse ma sicuramente gli faceva meritare una seconda opportunità.
Dopo averlo analizzato sotto la luce ho notato che l’unica era una certa distorsione della luce riflessa in una banda che correva dal foro d’aereazione alla spalla del rebbo destro. Questo indicava una piegatura difficilmente avvertibile diversamente, probabilmente dovuta ad una piega più pronunciata riparata male. Il fatto che il pennino grattasse adesso aveva senso: non era un problema di punta, ma di geometria del pennino.
Il pennino normalmente ha una forma curva continua che permette di trasmettere le microvibrazioni dovute allo sfregamento direttamente alla penna e poi alla mano, il mio pennino invece fermava questa energia nel punto della piegatura che reagiva trasformandola in energia sonora ed energia meccanica elastica emettendo il suono fastidioso e le vibrazioni sulla punta.
Tutto risolto mettendo il pennino supino su un blocco di carta e “massaggiandolo” con l’estremità tondeggiante di un cucchiaio (non il retro, la fine dell’impugnatura) in modo da stendere la piega.
A questo punto tutto si trova in un ottimo stato di conservazione e funzionalità eccetto per l’adesivo indicante la misura del pennino sul fusto e il fatto che il pennino che è di una misura diversa.
Misurazioni
La penna è lunga circa 125mm chiusa e 143mm con cappuccio calzato pennino incluso, il cappuccio è lungo 6cm ed ha un diametro massimo di 1.2cm, il fermaglio è lungo 3.5cm, l’intero fusto è lungo 9.5cm di cui 1.9cm la sezione, 5.7cm ca. Il fusto a righe verdi e trasparenti e il restante per il fondello.
Il tutto pesa 14.7g e carica 1.5ml di inchiostro.
Tecnica e considerazioni
La Pelikan 140 è una penna piccola, leggera ed affidabile. Quello che ne fa una signora stilografica è innanzitutto il cappuccio a vite che si chiude saldamente - a me onestamente s’è svitato soltanto una volta nella tasca dei pantaloni - poi troviamo il pluri-osannato sistema di caricamento a stantuffo Pelikan che però perde qualche punto rispetto alle produzioni di altre marche (vedi Lamy) per via dell’inserimento nel fusto a pressione. Il fusto è una cosa veramente geniale! L’alternanza di bande trasparenti e colorate accontenta sia chi odia le finestre di ispezione per l’inchiostro, sia chi le ama includendo in un certo senso anche gli amanti del demonstrator.
Il sistema di montaggio del gruppo scrittura a vite è poi un altro punto di forza che caratterizza la produzione di questo marchio d’oltralpe e permette, infatti, di cambiare gradazione di pennino in pochi secondi.
Quello che non mi piace di questa penna è che non mi calza in mano se non con il cappuccio infilato sul fondello, l’impugnatura è troppo corta e spesso devo impugnare la penna sulla filettatura per il cappuccio che dà anche una certa aderenza.
Descrizione
Il cappuccio
Sulla cima tonda del cappuccio troviamo il logo Pelikan inciso senza smaltatura recante il famoso pellicano che nutre uno ed uno solo dei suoi figli il tutto racchiuso in un’ampia circonferenza. Apro una parentesi per far presente che in versioni più recenti del logo Pelikan, mamma pellicano ha 3 figlioletti, non s’è mica lasciata andare...!
La parte superiore del cappuccio serve da vite per il fermaglio ad anello in metallo dorato dalla classica forma richiamante il becco di pellicano.
Il cappuccio poi continua liscio fino alla veretta che fa da bordo con l’incisione di cui sopra, sempre in metallo dorato che richiama l’anello del fermaglio poco più su. Il fusto
Il fondello con proporzioni diverse richiama le forme del cappuccio ed ha un diametro leggermente inferiore al fusto.
Il fusto in resina plastica è fatto a strisce longitudinali verdi dalle sfumature perlacee, e trasparenti che lasciano intravedere il livello dell’inchiostro.
Tra fusto e sezione troviamo la filettatura che serve ad accoppiare fusto e cappuccio, questa con un leggero scalino dà sulla sezione che si stringe leggermente verso il pennino prima di allargarsi repentinamente in un tronco di cono prima del pennino. Pennino ed alimentatore
L’alimentatore è in plastica ruvida dal profilo semi-affusolato ed è composto da 4 lamelle longitudinali. Il pennino in oro 14 carati mono colore dorato è della più classica forma a punta di lancia, reca al centro un foro di aereazione circolare ed ha una media flessibilità.
Sul pennino troviamo incisa una banda che richiama i profili dei due rebbi da un lato del foro d’aereazione, e dall’altro un logo composto da due circonferenze concentriche fra le quali troviamo inciso superiormente “Pelikan” ed inferiormente “14C – 585”, al centro di nuovo il nostro amato pellicano con il suo cucciolo. Sul banco di prova
Come scrive dunque la Pelikan 140 con pennino KF?
La sensazione di scrittura è smooth. Uso un inglesismo che significa “liscio” perché mi piace il modo in cui suona, bisogna pronunciare il “th” con la lingua tra i denti ed esce una ‘t’ ammorbidita. È così che scrive questa penna, liscia ma non scivolosa, come una carezza che puoi sentire e ti fa bene.
È piacevole anche il fatto che il pennino molleggia e l’alimentatore gestisce benissimo l’inchiostro in uscita così si può azzardare tranquillamente la variazione di tratto che rende ogni grafia molto più interessante.
Il pennino è costruito appositamente per scrivere anche dal lato secco, quindi dall’altro lato si ha un tratto più fine ed asciutto adatto alle carte più scadenti.
Di seguito la prova di scrittura su carta Clairfontaine da 80g/mq puntinata del blocco Rhodia. In sostanza una penna in grado di adempiere a tutti i nostri bisogni scrittori tranne uno: il fatto che noi di penne ne vogliamo molte altre a prescindere!
Spero di essere stato in qualche modo utile e vorrei ringraziare innanzitutto la mia squadra di assistenti fotografi, in modo particolare Patrik l'ocelotto che mi ha aiutato a fare la super macro alla punta. E poi grazie a tutti voi per avermi letto.
Ciao!
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