Si tratta di una penna ogivale in celluloide che non ha nulla che la distingua dalle tante sorelle prodotte negli anni '50-'60, periodo cui probabilmente risale anche questo esemplare.
È comunque di pregevole fattura, come sto scoprendo capita sovente anche tra le produzioni minori. Il punto debole sono sicuramente le finiture placcate oro, oramai talmente ottonate da tradire uno spessore non eccelso dell'originaria placcatura.
Lunga 12,5 cm, ha un cappuccio sormontato da un "gioiello" metallico, che trattiene una clip decisamente anonima. Il corpo è anch'esso privo di tratti distintivi e termina in un fondello dall'estremità "a piramide" che richiama il gioiello del cappuccio, almeno nella forma se non nel materiale, visto che in questo caso è di plastica nera.
Cappuccio, corpo e fondello sono realizzati in fogli della medesima celluloide, anziché essere torniti dal pieno. Si tratta peraltro di una celluloide identica a quella di questo modello della Alba, altro segno di una produzione di secondo livello.
La sezione ha una classica forma troncoconica, sormontata dal labbro che va a chiudersi sul controcappuccio. Il pennino è un numero 2 dall'aspetto tozzo, marchiato "CISEA SUPERIOR 585", insolitamente caratterizzato da due fori centrali. Non escludo che in origine la penna fosse equipaggiata con un diverso pennino, magari in acciaio, considerato che un pennino in oro sembra incongruo rispetto alla fattura evidentemente economica della penna, per non dire che le CISEA che ho sono tutte marchiate sul serbatoio, diversamente da questa.
Il sistema di caricamento non desta sorprese, essendo un semplice ed affidabile pulsante di fondo.
In conclusione, una penna semplice, che entrerà nella mia rotazione quotidiana per l'ufficio, soprattutto grazie al fatto che se da un lato fa il suo mestiere senza infamia, dall'altro non piangerei troppo se dovessi perderla. Ma non ditelo a lei
, dopotutto è una "signora" di una certa età e non vorrei s'offendesse 
.
