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sansenri
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Messaggio da sansenri »

Buonasera,
come molti nuovi iscritti al forum, vi seguo da un po’ senza aver trovato ancora occasione di iscrivermi e partecipare. Dato che gli impegni del lavoro e della famiglia sono pressanti spero anche che mi scuserete se la mia partecipazione non sarà assidua (ma vi leggo, a volte nelle pause pranzo al lavoro!)
Come probabilmente alcuni di voi, mi sono ri-avvicinato alle stilografiche qualche anno fa, dopo un periodo di quasi astinenza, e forse allo stesso modo anche qualcuno di voi avrà provato la sensazione che ho provato allora io: accidenti! Mi mancava e non lo sapevo!
Ho avuto la fortuna di imparare a scrivere con la stilografica a scuola, anche se allora le mie sensazioni in merito erano contrastanti. Tenere la Pelikan 120 verde-nera nella mia piccola mano e guardare il pennino luccicante d’oro scivolare sulla carta mentre ricopiavo le frasi, che la maestra scriveva con il gesso alla lavagna, nei quadretti del mio quadernetto, mi faceva sentire importante. Peraltro, l’esercizio era difficile, ricordo che sul mio banco (color verdone) leggermente inclinato tenevo il quaderno e sopra un foglione di carta assorbente per evitare di sporcare la pagina ancora bianca.
Addirittura per un periodo, dopo i primi esercizi a matita, ci fecero passare alla penna ad intinzione con calamaio. Il banco (non so se qualcuno di voi meno giovani lo avrà sperimentato, erano quei banchi a due posti, alti, nei quali si saliva all’interno, sopra una specie di pedana e su una panchetta dove si stava seduti) aveva una fascia iniziale orizzontale (prima che il piano diventasse inclinato) dove si trovava un incavo per un calamaio. Ricordo che la penna era una economicissima bacchetta arancione in materiale plastico, con un lato in cui si inseriva il pennino.
I risultati furono disastrosi. Il pennino doveva essere di scarsa qualità, aggiungiamo l’imperizia degli alunni, riuscimmo a sporcare dappertutto per la disperazione della maestra.
Dopo pochissimo, la suora (ma sì, ammetto, andai alle elementari dalle suore, e tedesche per giunta!) ci fece comprare a tutti la stilografica, e a tutti rigorosamente una Pelikan 120 (oggi verrebbe da chiedere: no affiliation? mah...). Comunque meravigliosa, la 120. La usai per alcuni anni, pur riuscendo a distruggere un paio di pennini. Ma scrivere era un’altra cosa.
Il pennino dopo un certo periodo di pratica (e di rodaggio?) iniziò a scorrere morbido sulla carta!
Non solo, lo ricordo distintamente, ma quello che mi sorprendeva rispetto all’uso della matita (e delle biro, vietatissime a scuola) era che la stilografica scriveva a volte nemmeno senza che il pennino toccasse la carta, almeno questa era la mia sensazione.
Purtroppo la 120 deve aver fatto una fine ingloriosa, anche se dopo alcuni anni di onorato servizio, ma ho vaghi ricordi e sensazioni di rimorso riguardo al perché la penna sparì e i miei dovettero comprarmi una Auretta.
Qualche anno fa, preso da nostalgia, ne comprai una usata ma in buone condizioni su ebay.
Accidenti, com’è piccina la 120 rispetto a quel che mi ricordavo!
La sensazione che mi da però è la stessa, leggerezza e scorrevolezza incredibile.
La considero tutt’ora una signora penna, pur entry level (ma a stantuffo!).
Ma torniamo alla storia (ah, già, scusate, non mi ero accorto che vi sto raccontando una storia, spero di non essere noioso).
L’auretta fece una fine peggiore della 120. I materiali non potevano reggere il confronto e nel giro di poco si staccò la clip, credo ne ebbi più d’una. La plastica era poco resistente all’usura e la penna prendeva nell’astuccio insieme alle matite un aspetto “masticato” che non mi piaceva, quando dovetti separarmene fu senza alcun rimpianto.
La penna che la sostituì fu a quel punto un’altra Pelikan. Non sono ancora riuscito ad identificarla con certezza, credo si possa trattare di una P464, aveva il fusto e sezione neri, con finestrella inchiostro azzurra e cappuccio in acciaio cromato leggermente satinato, clip liscia con la scritta Pelikan e il logo Pelikan su sfondo nero annegato in un bottone in cima al cappuccio.
Il pennino era color acciaio ma non riesco minimamente a ricordare se riportasse i punzoni dei carati, quindi forse era d’acciaio.
Non era di sicuro una Silvexa, la clip era diversa.
Me la ricordo bene perché questa durò molto a lungo e mi seguì fino all’università!
Una penna a cartucce, che però scriveva molto bene e anch’essa, forse più della 120, si era col tempo adattata alla mia scrittura. Di fatto, mi intriga abbastanza ritrovarla (anche se non lei la originaria…).
Per ora ho trovato una parente simile, una P478 che però ha fusto e cappuccio in acciaio satinato. Cercando qui invece
https://www.pelikan-collectibles.com/en ... index.html
sono riuscito a individuare la P464, e credo sia lei.
Fu comunque il caricamento a cartucce della mia presunta P464 a introdurmi agli inchiostri.
Sembra un controsenso, ma in realtà fu proprio per non dover di continuo comprare le cartucce che iniziai a riempirle dalla boccetta con la siringa. Da lì ad iniziare a mischiare i colori dell’inchiostro, alla ricerca della tonalità preferita, il passo fu breve.
Il Pelikan Royal blu era ovviamente l’inchiostro d’elezione (se ricordo, obbligatorio a scuola, vietato l’inchiostro nero). Ho molto rispetto per il Pelikan Royal Blue, lo uso tutt’ora, per le sue caratteristiche facili ed affidabili, ed anche se non è più l’inchiostro preferito, ha di sicuro influenzato la mia scelta sul colore blu che deve comunque avere qualcosa del Royal per piacermi.
Giocare a scurirlo (con il nero) a farlo virare un po’ meno verso il viola (con il verde) o decisamente al viola (con il rosso) era già un divertimento all’epoca del liceo.
Gli ultimi anni del liceo feci una scelta forse un po’ strana. Prendevo appunti veloci, solitamente in stampatello per chiarezza di lettura, dato che mi servivano poi per studiare. Iniziai ad usare a questo scopo i rapidograph a punta larga. Il flusso di inchiostro abbondante mi permetteva di scrivere molto velocemente e le punte larghe non grattavano sulla carta, si prestavano ad essere usate quasi come una stilografica, che in questi casi, almeno la mia, stentava a star dietro alla velocità di scrittura.
Oggi so che probabilmente sarebbe bastato cambiare penna e pennino!
Comunque, usando una 0,6 o 0,7 mm l’inchiostro finiva in fretta, la china non andava bene e iniziai a riempire i rapidograph con il Royal Blu!
Usai sia la mia P464, sia diversi rapidograph della rotring fino alla fine della università.
La P464 rimase in qualche cassetto a casa dei miei quando partii per il militare, e da allora non si è vista più…
In quel tempo (dai, comunque non secoli fa, era metà anni 80) a noi neolaureati succedeva una cosa che oggi i miei figlioli, che per arrivare alla laurea si stanno dando da fare, si sognano. Infatti dopo 10 giorni dal ritorno dal militare, lavoravo…
E al lavoro erano già arrivate delle macchine infernali… i PC.
Detta in breve, nel giro di poco tempo smettemmo di scrivere a mano le nostre lettere e di darle alla segretaria da battere a macchina per poi passarle nel fax (oggi impensabile!), e cominciammo stentatamente a battercele da soli sulla tastiera del PC…
Anche quando scrivevo a mano in ufficio avevo comunque quasi del tutto perso l’uso della stilografica. C’erano altri strumenti che mi rendevano comunque accettabile scrivere senza dover far uso della odiata biro. Odiata perché il modo di scrivere con la biro è totalmente diverso, la biro rotola, ti porta dove non vuoi, non hai lo stesso controllo della stilo, la tua grafia diventa un orrendo scarabocchio soprattutto se già di partenza non hai una calligrafia meravigliosa…
Le tratto pen, e poi le roller gel mi resero comunque accettabile scrivere senza la stilo.
Ma il PC mi stava depredando quasi del tutto delle mie capacità di scrittura a mano…
Usai per un periodo una stilografica in ufficio, per quei pochi utilizzi che ne rendevano desiderabile l’uso, come per le firme o scrivere biglietti personali. Era una Omas di cui mi era stato fatto dono da un cliente. Ancora piuttosto ignorante di penne non sapevo che si trattasse di una 556 F né che la penna che lo stesso cliente aveva regalato al mio capo fosse una 557 F (che fosse di grado superiore però l’avevo capito…). La mia 556 F purtroppo sparì tempo dopo dal cassetto della scrivania del mio ufficio durante la notte, a causa di un ladruncolo che fece razzia di effetti personali nei vari uffici… Ovviamente una delle cose che ho fatto di recente è stato ricomprare una 556 F!
Per un periodo usai anche le stilografiche usa e getta (credo fossero della Pilot) che venivano vendute già cariche, quando finiva l’inchiostro si buttava via tutto…
Due anni fa è successa una cosa triste, ma in qualche modo speciale. E’ morto mio padre.
La sua salute era già malandata e che potesse succedere lo sapeva anche lui.
Forse lo sentiva, comunque pochi mesi prima mi regalò una stilografica. Mi disse che la penna era appartenuta a mio nonno (suo padre), e che l’aveva conservata ma se ne rammaricava, mi disse infatti che voleva che la tenessi io, ma che voleva che la usassi.
“Una penna che non scrive è come un orologio che non segna il tempo” mi disse e “per farla vivere bisogna che scriva”.
Questa cosa mi colpì parecchio e mi tornò in mente ancor più forte appena lui morì.
La penna è una Omas 361, con il pennino annegato nella celluloide (nera), di cui al tempo in cui uscì, negli anni cinquanta credo, si pubblicizzava l’uso reversibile (per avere un tratto più morbido o più duro).
Cominciai ad usare la penna, ma data l’importanza affettiva dell’oggetto, tra l’altro un po’ malandato anch’esso, mi resi subito conto che per dar libero sfogo a quel piacere di far scorrere il pennino sulla carta che mi ero dimenticato e che ora mi riassaliva fortissimo dovevo attrezzarmi con qualche muletto da portarmi appresso e da lasciare anche in ufficio senza tema di vederlo sparire. E poi sono seguite penne più “belle” o migliori per prestazioni.
Sta di fatto che la passione si è riaccesa e in due anni ho scandagliato internet, ho letto avidamente forum, recensioni, e navigato siti “pericolosissimi” di mezzo mondo pieni di offerte cosiddette speciali, … e accumulato fin troppe penne per l’uso che ne posso fare.
Cerco però di usarle tutte, a turno, per godere della bellezza e della particolarità di ognuna e per dare ad ognuna quella possibilità di vita che mi ha raccomandato mio padre.

I miei saluti a tutti
Enrico
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Re: permesso?

Messaggio da DerAlte »

Enrico, scusami, sarà l'ora, ma nel passaggio tra la Pellikan e l'Auretta non sono più riuscito a proseguire.
Intanto benvenuto, complimenti per i ricordi, francamente non sono tanto vecchio (come farebbe supporre il mio nickname), ma se dovessi ricordare gli episodi della scuola elementare, faticherei anche a riconoscermi nella foto del bambino che sono stato.
Domani mi applico con più calma nel leggere la tua presentazione.
Nicolò
Ultima modifica di DerAlte il venerdì 5 febbraio 2016, 17:27, modificato 1 volta in totale.
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Re: permesso?

Messaggio da piccardi »

Ciao Enrico,

grazie per la bella storia, ed un caloroso benvenuto!

Simone
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
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e per aiutare chi non trova un termine:
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Messaggio da sansenri »

Grazie, Nicolò e Simone, del benvenuto

Enrico
sansenri
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Messaggio da sansenri »

aggiungo una foto della mia penultima penna...
una Platinum 3776 Chartres Blue silver trim
P1080605b.jpg
Enrico
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Messaggio da XFer »

Ciao Enrico e benvenuto!

E di tutte le penne che hai, qual'è la tua preferita? E con quale inchiostro? :)
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Medicus
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Messaggio da Medicus »

Bella storia davvero.
Molti di noi hanno fatto un percorso simile con le stilografiche, un amore che spesso si assopisce per anni , ma non muore mai, e poi finalmente risorge e ti chiedi come hai fatto per anni a scrivere con quelle orride pennace.
Anche io iniziai con una Pelikan, penso fosse una MK10 ( che ho ricomprato l'anno scorso ) e non si dimenticano i grembiuli e le mani con macchie d' inchiostro e le conseguenti ire della madre tiranna.
Di 120 ne ho due, e ora sto usando una 140 a strisce verdi e nere, che è una bellezza anche se come scrittura "cigola", ma va bene così.
Benvenuto!!
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Messaggio da maxpop 55 »

Benvenuto !!!!!!!!!!!!!!! :thumbup:
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
sansenri
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Re: permesso?

Messaggio da sansenri »

vi ringrazio tutti del benvenuto

@Xfer
dire quale penna mi piaccia di più di quelle che posseggo mi mette in difficoltà
un po' perchè me ne piacciono diverse per diversi motivi e poi anche perchè cambio idea, vado un po' a periodi...
ho avuto un periodo Pelikan e ho diverse Pelikan che tuttora sono preferite
poi ho avuto un periodo Omas, e un periodo Visconti...
le italiane in fondo mi piacciono molto
magari troverò occasione di mostrarvene qualcuna

forse un grande amore resta la Pelikan 400NN, ne ho più di una con pennini diversi...

e l'inchiosto? ancora più difficile, provarne sempre di nuovi in fondo è un bel gioco che costa un po' meno che provare penne...
preferisco i blu, e sono sempre alla ricerca del "true blue"...
il preferito del momento è il Private Reserve Electric DC Blue (non con la 400NN però, in quella ci metto inchiostri più tranquilli...)

@Medicus
verissimo! il mio grembiulino era nero! per fortuna!
Ho regalato di recente una 120 anche a mia sorella, che frequentava la mia stessa scuola e aveva anche lei la stessa penna (finita chissà dove anche quella) mi è bastato guardare la sua espressione quando l'ha ricevuta per capire che pochi altri regali l'avrebbero sorpresa allo stesso modo!
Ho anch'io una 140 a righe verdi, e una nera. Penne bellissime anche grazie ai pennini che montavano! I pennini di allora tendono un po' a cigolare secondo me perchè la punta non era rotonda come le fanno adesso, era molto più squadrata (si vede bene se le guardi con il lentino), e scricchiolano un po' sul foglio quando li usi. A me non dispiace.
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Re: permesso?

Messaggio da DerAlte »

Enrico, grazie per la splendida testimonianza, sono sicuro di leggere altri tuoi interessantissimi contributi, ti rinnovo ancora il mio benvenuto.
Nicolò
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Re: permesso?

Messaggio da sansenri »

ecco una preferita, Pelikan M101N
anche se è una moderna ha un fascino molto vintage
e si comporta abbastanza bene anche se il pennino non è flessibile come una vera vintage
P1080612b.jpg
ma mi accontento, dato che le tortoise shell vintage hanno raggiunto valori a 4 cifre...
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Re: permesso?

Messaggio da XFer »

Beh è davvero splendida!!! :thumbup:
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Messaggio da sansenri »

grazie Xfer
l'acetato di cellulosa che ha usato Pelikan per questa penna è molto bello

dato che fa parte della mia presentazione... vi aggiungo anche una foto della 120
monta un pennino EF originale con l'alimentatore in ebonite e ha ancora il bollino con la scritta EF
(solo che si sta gradualmente cancellando perchè non riesco a non usarla!)
il pennino EF è in acciaio placcato, è piuttosto scorrevole per essere un EF, forse è più vicino ad un F come tratto, e ha un minimo di molleggio (tipico dei pennini Pelikan in acciaio) che lo rendono comunque confortevole
P1080616b.jpg
scusate se la foto non è nitida al massimo, sto usando un obiettivo macro ma la foto è fatta a mano libera
prima o poi dovrò trovare anche il modo di migliorare l'illuminazione per queste foto, la semplice luce sul tavolo mi crea delle ombre un po' forti
Enrico
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Messaggio da maxpop 55 »

Belle ed ottime penne le Pelikan. :thumbup:
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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Messaggio da sansenri »

questa è più difficile da individuare, è una P478
appunto simile alla P464 che avevo negli anni 70
la P464 aveva fusto e sezione in resina nera, finestrella azzurra e cappuccio in acciao satinato
la P478 ha invece il fusto e cappuccio in acciaio satinato e striato/spazzolato longitudinalmente
entrambe hanno la clip semplicemente dritta, che le differenzia dalla Silvexa (che ha la clip più a forma di cravatta)
il pennino è acciaio ma un interessante OM
in qualche modo data la sua forma affusolata e semplice, ricorda la lamy 2000 versione acciaio
anche se un po' più corta e parecchio più sottile della Lamy
(inoltre, quanto a scorrevolezza del pennino, la Lamy è parecchie spanne sopra...)
P1080624b.jpg
P1080623b.jpg
Enrico
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