Waterman Edson
Inviato: giovedì 15 marzo 2012, 18:33
Benché non si tratti certo di una novità, essendo la Edson una penna uscita nel 1992, che raggiunge quindi i 20 anni di produzione, ho deciso di dedicare una recensione a questa Waterman perché la considero una delle poche penne moderne veramente interessanti, ed uno dei migliori candidati nella produzione recente a diventare un modello storico.

La penna venne creata in celebrazione di un qualche anniversario di cui ormai ho perso ogni traccia e memoria, ed inizialmente si pensava che sarebbe stata prodotta solo in edizione limitata. La penna infatti è numerata (nel mio caso riporta la cifra 041117 sul lato destro della clip), ma la produzione non è stata interrotta per vari anni, e dopo qualche tempo alla versione originale (solo blu) si affiancarono la versione rossa e quella verde.
Le edizioni limitate sono comunque venute in seguito per vari anniversari dell’azienda (120°, 125°) ed ultimamente è stata pure prodotta una versione nera con finiture e cappuccio in metallo bianco. Ma quella a cui faccio riferimento in questa recensione è la versione originale di colore blu, che oggi non è più in produzione, e che resta a mio avviso parecchie spanne sopra tutte le successive, soprattutto rispetto alle costosissime edizioni limitate con le loro inutili e nocive aggiunte di elementi decorativi di scarso interesse.
Il punto di maggiore forza di questa penna infatti è il design che incarna perfettamente lo stile “streamlined” introdotto nel 1929 dalla Sheaffer con il modello Balance. A differenza di tutte le altre penne con forme affusolate (la classica linea a sigaro o siluro) le curve restano continue, senza appiattimenti nel centro del corpo, senza interruzioni per verette decorazioni o pomelli, senza il taglio radicale della punta grazie al pennino conico intarsiato ed all’alimentatore che fa parte integrante della sezione.
La purezza e la semplicità delle linee, che vengono mantenute sia dal cappuccio, in un blocco unico di ottone satinato, che dalla clip, che corrisponde alla curvatura del corpo della penna, sono la caratteristica vincente di una stilografica che risplende nella totale assenza di qualunque elemento decorativo esterno.
Altrettanto d’impatto è il contrasto fra il profondo blu traslucido del corpo e l’oro del cappuccio, che viene ripreso anche nelle linee del pennino. Unico elemento decorativo resta, a penna aperta, l’intarsio sulla sezione che riprende in simmetria il disegno della clip e crea una continuità di linee con il pennino. La penna resta equilibrata anche nello stacco della sezione dal corpo, rientrante per il tanto che basta a consentire una continuità di linee a cappuccio chiuso, e resta discreta anche la presenza dei dossetti dorati leggermente sporgenti per l’incastro sul cappuccio.
Infine il materiale è decisamente originale, una particolarissima resina plastica realizzata in un doppio strato che consente di ottenere un incredibile effetto di traslucenza/trasparenza dei bordi ed una profondità di colore molto più interessante sul piano estetico della solita riproposizione di sgargianti imitazioni della celluloide. Finalmente un uso dei materiali moderni per creare qualcosa di nuovo. Inoltre l’aver mantenuto l’essenzialità nei colori si dimostra di nuovo una scelta stilisticamente vincente.
Ma al di là dello stile, ciò che conta davvero in una penna è la scrittura, che spesso purtroppo non è all’altezza della ricercatezza delle decorazioni e delle finiture. In questo caso, invece la qualità di scrittura è assoluta e la Edson era accreditata come una delle poche penne che hanno un diverso alimentatore per ciascuna misura di pennino.
La scrittura risulta infatti scorrevolissima nonostante la rigidezza estrema del pennino (che non poteva comunque essere realizzato altrimenti). E’ la sola penna di produzione “occidentale” che non sfigura minimamente nei confronti delle concorrenti giapponesi. Oltre alla scorrevolezza la penna risponde sempre prontamente e scrive immediatamente anche dopo vari giorni di inutilizzo.

Nella scansione precedente viene riportato un test di scrittura eseguito con un Jentle Ink Blu/Nero della Sailor su un blocco Pignastyl. Il pennino è un fine con un flusso ben regolato anche se un pelino generoso, e la penna risulta ben equilibrata sia con che senza cappuccio, anche se chi ama le penne leggere preferirà la seconda opzione, che rende la penna molto più leggera e maneggevole.
Unica nota dolente, oltre ovviamente un prezzo non indifferente (trattavasi comunque della penna di maggior pregio della Waterman), è il caricamento, a cartuccia/converter, anche se il converter è molto raffinato e realizzato specificamente per questo modello in metallo e plastica con gli stessi colori della penna (blu e oro). Devo comunque riconoscere che un caricamento più sofisticato come uno stantuffo avrebbe imposto una rottura delle linee del corpo, ed in questo caso usare cartuccia/converter è un compromesso che sono disposto a accettare.
Veniamo infine al solito rituale del giudizio espresso in voti, ricordando ancora una volta al lettore di prenderli con la dovuta cautela, essendo il risultato, in particolar modo quello dell’aspetto, dettato dalle personali preferenze dell’autore:

La penna venne creata in celebrazione di un qualche anniversario di cui ormai ho perso ogni traccia e memoria, ed inizialmente si pensava che sarebbe stata prodotta solo in edizione limitata. La penna infatti è numerata (nel mio caso riporta la cifra 041117 sul lato destro della clip), ma la produzione non è stata interrotta per vari anni, e dopo qualche tempo alla versione originale (solo blu) si affiancarono la versione rossa e quella verde.
Le edizioni limitate sono comunque venute in seguito per vari anniversari dell’azienda (120°, 125°) ed ultimamente è stata pure prodotta una versione nera con finiture e cappuccio in metallo bianco. Ma quella a cui faccio riferimento in questa recensione è la versione originale di colore blu, che oggi non è più in produzione, e che resta a mio avviso parecchie spanne sopra tutte le successive, soprattutto rispetto alle costosissime edizioni limitate con le loro inutili e nocive aggiunte di elementi decorativi di scarso interesse.
Il punto di maggiore forza di questa penna infatti è il design che incarna perfettamente lo stile “streamlined” introdotto nel 1929 dalla Sheaffer con il modello Balance. A differenza di tutte le altre penne con forme affusolate (la classica linea a sigaro o siluro) le curve restano continue, senza appiattimenti nel centro del corpo, senza interruzioni per verette decorazioni o pomelli, senza il taglio radicale della punta grazie al pennino conico intarsiato ed all’alimentatore che fa parte integrante della sezione.
La purezza e la semplicità delle linee, che vengono mantenute sia dal cappuccio, in un blocco unico di ottone satinato, che dalla clip, che corrisponde alla curvatura del corpo della penna, sono la caratteristica vincente di una stilografica che risplende nella totale assenza di qualunque elemento decorativo esterno.
Altrettanto d’impatto è il contrasto fra il profondo blu traslucido del corpo e l’oro del cappuccio, che viene ripreso anche nelle linee del pennino. Unico elemento decorativo resta, a penna aperta, l’intarsio sulla sezione che riprende in simmetria il disegno della clip e crea una continuità di linee con il pennino. La penna resta equilibrata anche nello stacco della sezione dal corpo, rientrante per il tanto che basta a consentire una continuità di linee a cappuccio chiuso, e resta discreta anche la presenza dei dossetti dorati leggermente sporgenti per l’incastro sul cappuccio.
Infine il materiale è decisamente originale, una particolarissima resina plastica realizzata in un doppio strato che consente di ottenere un incredibile effetto di traslucenza/trasparenza dei bordi ed una profondità di colore molto più interessante sul piano estetico della solita riproposizione di sgargianti imitazioni della celluloide. Finalmente un uso dei materiali moderni per creare qualcosa di nuovo. Inoltre l’aver mantenuto l’essenzialità nei colori si dimostra di nuovo una scelta stilisticamente vincente.
Ma al di là dello stile, ciò che conta davvero in una penna è la scrittura, che spesso purtroppo non è all’altezza della ricercatezza delle decorazioni e delle finiture. In questo caso, invece la qualità di scrittura è assoluta e la Edson era accreditata come una delle poche penne che hanno un diverso alimentatore per ciascuna misura di pennino.
La scrittura risulta infatti scorrevolissima nonostante la rigidezza estrema del pennino (che non poteva comunque essere realizzato altrimenti). E’ la sola penna di produzione “occidentale” che non sfigura minimamente nei confronti delle concorrenti giapponesi. Oltre alla scorrevolezza la penna risponde sempre prontamente e scrive immediatamente anche dopo vari giorni di inutilizzo.

Nella scansione precedente viene riportato un test di scrittura eseguito con un Jentle Ink Blu/Nero della Sailor su un blocco Pignastyl. Il pennino è un fine con un flusso ben regolato anche se un pelino generoso, e la penna risulta ben equilibrata sia con che senza cappuccio, anche se chi ama le penne leggere preferirà la seconda opzione, che rende la penna molto più leggera e maneggevole.
Unica nota dolente, oltre ovviamente un prezzo non indifferente (trattavasi comunque della penna di maggior pregio della Waterman), è il caricamento, a cartuccia/converter, anche se il converter è molto raffinato e realizzato specificamente per questo modello in metallo e plastica con gli stessi colori della penna (blu e oro). Devo comunque riconoscere che un caricamento più sofisticato come uno stantuffo avrebbe imposto una rottura delle linee del corpo, ed in questo caso usare cartuccia/converter è un compromesso che sono disposto a accettare.
Veniamo infine al solito rituale del giudizio espresso in voti, ricordando ancora una volta al lettore di prenderli con la dovuta cautela, essendo il risultato, in particolar modo quello dell’aspetto, dettato dalle personali preferenze dell’autore:
- aspetto: 10.0 (una delle penne più belle mai realizzate)
- scrittura: 9.5 (perfetta, peccato non possa essere flessibile)
- sistema di caricamento: 7.0 (cartuccia e converter dedicato)
- qualità/prezzo: 7.5 (costo elevato, ma penna di valore)