Rampa ha scritto:L'importante è che nella ricetta di Palatino il termine "lissìa" ossia liscivia, sia da intendere senz'altro come una blanda soluzione di acqua di cenere di legna, perché non venga in mente al malcapitato utente di diluire l'inchiostro ferrogallico con una soluzione di idrossido di sodio.
Se dovessi diluire l'inchiostro, utilizzerei qualche goccia d'aceto bianco o di acqua distillata.
Preferisco comunque attenermi alla ricetta del Palatino, ben consapevole che ogni minima variazione porterà ad un risultato personale, che cambierà di volta in volta. Una minima variazione dei dosaggi, il tipo d'acqua, la maggiore o minore raffinatezza del vetriolo, piccole quantità di gomma arabica in più o in meno, l'evaporazione. La magia di sperimentare una ricetta del Cinquecento. Se penso alla chimica che necessariamente, anche grazie alla mia preparazione scientifica, sono consapevole essere alla base di qualsiasi cosa... svanisce la poesia. E anche quella è un ingrediente, che poi mi serve per scrivere e per disegnare, perché mi ispira.
Questo l'ho fatto con l'inchiostro di Claudio e poi l'ho acquerellato con un semplice acquerello di tonalità marrone scuro. Carta da acquerello color avorio, da 80 gr\mq
E' uno scorcio della città natia di Federico da Montefeltro, l'antica Gubbio di bianco travertino.