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L'Italia del Coronavirus

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Maruska
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Messaggio da Maruska »

sussak ha scritto: mercoledì 4 marzo 2020, 18:56 E' confermato che asili, scuole ed università sono chiuse fino al 15 marzo.
A Milano è la secoda settimana di chiusura, con la prossima saranno tre.
I ragazzini sono fra il felice e l'annoiato, nel mio quartiere sono tutti fuori in gruppo, o a giocare a pallone, od in direzione del centro (con la speranza che non succeda nulla). Chi non ha nonni da adibire a baby sitter, ha problemi, ma molte aziende hanno chiuso per otto giorni, e così la produttività va a zero.

Sulla stampa c'è un'altra considerazione:
La brutta notizia è che le scuole potrebbero rimanere serrate più a lungo del previsto: "Da clinico dico che la chiusura è una misura ragionevole - evidenzia Pierluigi Lopalco - e che farlo fino al 15 marzo quasi sicuramente non basterà se si vuole ridurre e rallentare l'epidemia". L'epidemiologo dell'Università di Pisa sottolinea che "dal punto di vista scientifico ci sono evidenze che dimostrano che la chiusura di tutte le scuole, in particolare quella primaria, ha un effetto nella riduzione e nel rallentamento delle epidemie. Non è un caso che tutti i piani influenzali prevedono questa misura". Lolpaco considera anche le conseguenze sul piano economico e politico, ma da clinico ribadisce di credere che la chiusura di tutte le scuole "non solo sia utile, ma probabilmente la data di rientro andrà rivista".
Scuole chiuse, ma se i bambini si riuniscono per giocare non c'è comunque il rischio di trasmissione del virus? secondo me stanno sbagliando tutto.
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Messaggio da sussak »

La fine della Belle Epoque:

Il 21 febbraio 2020 a Milano finì la Belle Époque. Un attimo prima c’erano i walzer di Strauss, quello dopo Schnitzler, Freud, Schiele e Kokoschka. Qualcuno (io) avvertiva da mesi che la città era al culmine e che presto sarebbe iniziata la discesa, ma nel dirlo si sentiva come Ernesto Calindri, il commendatore che nel carosello della China Martini ripeteva a tutti, scuotendo la testa, «Düra minga, düra no. Non può durare». Tutti gli altri a Milano sembravano ubriachi, postavano raffiche di foto per celebrare la bellezza della città, visioni dall’alto, grattacieli, cieli azzurri, tramonti esagerati, bar affollati. Nessuno, di certo, si sarebbe mai aspettato lo schianto.
Il 22 febbraio l’epidemia scoppiò. In un solo giorno si passò da 17 contagiati in più a 59. Fu il sindaco Sala a dire per primo che bisognava «ridurre la socialità» e considerare la chiusura delle scuole. Fu fatto. Ma dopo tre giorni, mentre i contagi salivano, tra i milanesi crebbe anche la protesta provocata dalla paura per l’economia e per il lavoro, i figli a casa da scuola, la rinuncia all’aperitivo e alla palestra. Così, mercoledì, il sindaco cambiò linea.
In un video a social unificati, disse che bisognava ripartire dalla cultura, lanciò l’hashtag #Milanononsiferma e pubblicò un video per celebrare il fulgore della città che a molti fece tornare in mente quello, famoso, dell’Amaro Ramazzotti, a qualcun altro il «Chi-si-ferma-è-perduto» e a pochissimi (io) una scritta letta su un muro all’inizio degli anni Ottanta: «Allevate levrieri per ciechi che hanno fretta». Per infondere fiducia quella stessa sera il sindaco si fece fotografare in un bar davanti a una birra (non Corona) in compagnia di un noto conduttore televisivo, entrambi mostrando sorrisi non proprio convinti.
Molti milanesi esultarono, altri si arrabbiarono a dimostrazione che, in generale, era diventato impossibile concepirsi come parti di un sistema o di un processo, ma soltanto come individui presenti qui e ora. Per fortuna, con coraggio Nicola Zingaretti – segretario e leader della corrente «Un bel tacer non fu mai scritto» dell’unico partito progressista rimasto in Italia – rispose all’appello del sindaco e si smosse finalmente da Roma per correre anche lui a prendersi uno spritz sui Navigli.
Per qualche ora l’ottimismo dilagò, ma le notizie dei contagi continuavano ad arrivare e, anzi, il giorno dopo schizzarono in alto con furia indecente, passando da 78 a 252 casi in più. Nonostante questo, con testardo vitalismo, i bar riaprirono anche dopo le 18 e si riempirono subito, come gli autobus, la metrò, i luoghi di lavoro, le strade. Durò per un giorno, fino a quando il governatore della Lombardia, avv. Attilio Fontana, pensò bene di tranquillizzare la popolazione facendosi riprendere con una mascherina in faccia, dopo che una sua collaboratrice era risultata positiva al tampone. Come ogni epidemia, anche quella di Covid-19, dimostrava innanzitutto che i potenti sono impotenti e che, come ogni essere umano, di fronte ai cataclismi brancolano nel buio e procedono per tentativi ed errori. Intanto i maggiori giornali titolavano a nove colonne sulla peste bubbonica, lanciando appelli alla calma e al buon senso.
Ai messaggi di sindaco e governatore, entrambi animati da nobili intenzioni, i milanesi attribuirono significati opposti e non conciliabili (anche perché erano gli stessi in cui da giorni si dibattevano già): fate come se niente fosse vs. barricatevi in casa. E così i milanesi fecero, apparentemente divisi in due fazioni – da una parte gli «è solo un’influenza», dall’altra i «sarà un cataclisma» – con l’aggravante che, purtroppo, quelle due stesse fazioni albergavano e attraversavano la testa di ogni individuo: c’erano persone terrorizzate e scandalizzate per l’ottimismo del sindaco, che però uscivano a lavorare, prendevano i mezzi e i negroni sbagliati, e persone che ostentavano tranquillità accusando il governatore di spargere il terrore, che però smisero di uscire di casa e toccare i figli. I minimizzanti pensavano, ripetendolo a mezza voce, che i morti sarebbero morti comunque. I massimizzanti rispondevano che valeva anche per i vivi.
E come in ogni carnevale – l’epidemia iniziò proprio nei giorni del carnevale ambrosiano, istituito in ritardo, si dice, proprio a causa di un’antica pestilenza – tutto si ribaltò. Si ascoltarono politici di destra affermare che per ogni decisione si sarebbero rimessi al parere di scienziati ed esperti, e altri progressisti, fino ad allora paladini della cultura e della scienza, ignorare gli avvertimenti delle più importanti istituzioni sanitarie italiane e mondiali.
Il ribaltamento si materializzò anche sul tema del denaro e del lavoro (il milanese è l’unico dialetto al mondo dove per il lavoro non c’è un sostantivo, ma un verbo: laorà); gli eredi del liberismo propendevano per la salute, gli eredi dei socialisti si mostravano più preoccupati per l’economia. Nessuno, forse per non tirare in ballo la Cina, citò la celeberrima frase di Kennedy secondo cui la parola crisi in cinese è composta da due caratteri che significano «pericolo» e «opportunità» (JFK sbagliava, ma questo è un puntiglio inutile, in questa sede).
Pochissimi ebbero il coraggio di dire che una città non è un criceto costretto a girare sulla ruota in eterno e che la sua forza si misura anche nella sua capacità di fermarsi, magari per ripensare e aggiustare quello che, in futuro, ad avere il tempo, forse potrebbe funzionare meglio. E che le pause forzate, per quanto spiacevoli e tragiche, permettono di fare cose altrimenti impossibili.
Per le strade i passanti, scissi e spaesati, si sforzavano di scherzare. «Sei tu il milanese zero?», ci si domandava incontrandosi, ma mantenendo una certa distanza. Il senso di spaesamento non si doveva tanto al fatto che le strade fossero più vuote, ma a un impercettibile e strisciante riorganizzarsi dei rapporti tra i corpi, se si lavorava insieme, ci si salutava o incrociava per strada. Per la prima volta nella storia, perfino i piccioni si scansavano al passaggio degli umani in piazza Duomo.
Ma se le distanze fisiche aumentavano – qualcuno aveva stabilito che bisognava tenersi ad almeno 1 metro e 82 da chiunque altro – quelle sociali sembravano livellarsi perché tutti, potenzialmente, dal barbone all’hypster, avrebbero potuto essere infetti. Intanto il contagio non accennava a placarsi, anche se stranamente in città i casi di cui si aveva notizia erano rari. Si ammalarono due magistrati, e Piercamillo Davigo non era tra questi, ma si sprecarono le battute sulle mani pulite.
Fu la rabbia, però, a dare un senso a tutta quella malinconia e paura. Le immagini del governatore in mascherina e del sindaco davanti alla birra catalizzarono gli opposti sentimenti che definivano le due fazioni. Proliferarono i meme sul governatore di cui in molti scrissero che aveva fatto bene a coprirsi la faccia e che assomigliava al conte Dracula.

-Giacomo Papi-
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Messaggio da ASTROLUX »

Maruska ha scritto: mercoledì 4 marzo 2020, 23:46
sussak ha scritto: mercoledì 4 marzo 2020, 18:56 E' confermato che asili, scuole ed università sono chiuse fino al 15 marzo.
A Milano è la secoda settimana di chiusura, con la prossima saranno tre.
I ragazzini sono fra il felice e l'annoiato, nel mio quartiere sono tutti fuori in gruppo, o a giocare a pallone, od in direzione del centro (con la speranza che non succeda nulla). Chi non ha nonni da adibire a baby sitter, ha problemi, ma molte aziende hanno chiuso per otto giorni, e così la produttività va a zero.

Sulla stampa c'è un'altra considerazione:
La brutta notizia è che le scuole potrebbero rimanere serrate più a lungo del previsto: "Da clinico dico che la chiusura è una misura ragionevole - evidenzia Pierluigi Lopalco - e che farlo fino al 15 marzo quasi sicuramente non basterà se si vuole ridurre e rallentare l'epidemia". L'epidemiologo dell'Università di Pisa sottolinea che "dal punto di vista scientifico ci sono evidenze che dimostrano che la chiusura di tutte le scuole, in particolare quella primaria, ha un effetto nella riduzione e nel rallentamento delle epidemie. Non è un caso che tutti i piani influenzali prevedono questa misura". Lolpaco considera anche le conseguenze sul piano economico e politico, ma da clinico ribadisce di credere che la chiusura di tutte le scuole "non solo sia utile, ma probabilmente la data di rientro andrà rivista".
Scuole chiuse, ma se i bambini si riuniscono per giocare non c'è comunque il rischio di trasmissione del virus? secondo me stanno sbagliando tutto.
Il buonsenso dei genitori, è il miglior sistema. NON si riuniscono per giocare.
Tanto oggi, tra teledipendenti videoludopatici il problema sarà minimo.
Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce.
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Messaggio da HoodedNib »

ASTROLUX ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 7:45
Maruska ha scritto: mercoledì 4 marzo 2020, 23:46
Scuole chiuse, ma se i bambini si riuniscono per giocare non c'è comunque il rischio di trasmissione del virus? secondo me stanno sbagliando tutto.
Il buonsenso dei genitori, è il miglior sistema. NON si riuniscono per giocare.
Tanto oggi, tra teledipendenti videoludopatici il problema sarà minimo.
Ora non esageriamo... a meno di assembramenti al chiuso di una ventina di bambini (che non sono consentiti, tralaltro) non e' vietato che i bambini giochino. Per come i bimbi giocano all'aperto (basta osservarli eh) tendono a formare piccoli gruppi di MASSIMO 10 persone che si muovono anche molto distanti tra loro.
“Ankh-Morpork had dallied with many forms of government and had ended up with that form of democracy known as One Man, One Vote. The Patrician was the Man; he had the Vote.”
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Messaggio da Massimo59 »

HoodedNib ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 8:28
ASTROLUX ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 7:45
Il buonsenso dei genitori, è il miglior sistema. NON si riuniscono per giocare.
Tanto oggi, tra teledipendenti videoludopatici il problema sarà minimo.
Ora non esageriamo... a meno di assembramenti al chiuso di una ventina di bambini (che non sono consentiti, tralaltro) non e' vietato che i bambini giochino. Per come i bimbi giocano all'aperto (basta osservarli eh) tendono a formare piccoli gruppi di MASSIMO 10 persone che si muovono anche molto distanti tra loro.
La situazione qui è seria, molto seria e non mi vengono battute. Il virus si trasmette anche con gocce di sudore, di saliva, starnuti, ecc... che si sia all'aperto o al chiuso non cambia nulla. Cambia se si è in 10 o in due, perchè nel caso diminuiscono le probabilità di infezione. Ci stanno dando delle raccomandazioni da seguire, facciamolo una volta tanto senza sentirci, come spesso succede, esperti in tutto e nella fattispecie esperti virologi...
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Messaggio da sussak »

La situazione sarà anche seria, ma il sindaco Sala dice che durerà un paio di mesi e poi finirà, bisogna solo stringere i denti e tirare avanti.
Il peggio verrà quando si metteranno a fare i conti.
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Messaggio da Massimo59 »

sussak ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 10:42 La situazione sarà anche seria, ma il sindaco Sala dice che durerà un paio di mesi e poi finirà, bisogna solo stringere i denti e tirare avanti.
Il peggio verrà quando si metteranno a fare i conti.
certo che finirà, prima o poi finirà... francamente per quanto riguarda la questione economica la "sento" in secondo piano... c'è gente che muore e per quelli il peggio è già iniziato...
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Massimo59 ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 10:50
certo che finirà, prima o poi finirà... francamente per quanto riguarda la questione economica la "sento" in secondo piano... c'è gente che muore e per quelli il peggio è già iniziato...
La crisi economica in Italia ha causato più di mille morti nel nostro paese per suicidi. Quindi non è secondaria.
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Messaggio da HoodedNib »

Massimo59 ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 9:59
HoodedNib ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 8:28

Ora non esageriamo... a meno di assembramenti al chiuso di una ventina di bambini (che non sono consentiti, tralaltro) non e' vietato che i bambini giochino. Per come i bimbi giocano all'aperto (basta osservarli eh) tendono a formare piccoli gruppi di MASSIMO 10 persone che si muovono anche molto distanti tra loro.
La situazione qui è seria, molto seria e non mi vengono battute. Il virus si trasmette anche con gocce di sudore, di saliva, starnuti, ecc... che si sia all'aperto o al chiuso non cambia nulla. Cambia se si è in 10 o in due, perchè nel caso diminuiscono le probabilità di infezione. Ci stanno dando delle raccomandazioni da seguire, facciamolo una volta tanto senza sentirci, come spesso succede, esperti in tutto e nella fattispecie esperti virologi...
La mia non e' una battuta, e' osservazione delle dinamiche di gioco all'aperto dei bambini, posso farle perche' ho esperienza diretta della cosa e perche' ci ho lavorato con bambini. Vero che e' trasmissibile con l'aerosol (che attenzione NON e' la stessa cosa della trasmissione aerea) e proprio per questo motivo all'aperto o al chiuso la cosa cambia, migliora, certo in ogni caso l'assembramento si deve evitare ma e' anche per questo che l'esercizio e le attivita' tipo palestre all'aperto non sono state vietate mentre quelle al chiuso si.
I bambini giocano muovendosi molto all'aperto, a distanze variabili e in piccoli gruppi (sto parlando senza gioco organizzato da adulti, lasciandoli semplicemente fare) perche' hanno "gli amici preferiti" e quella "banda" tende a riunirsi, queste non hanno mai il numero di una classe scolastica e giocano all'aperto in uno spazio molto piu' grande di un'aula scolastica. Questa e' un'osservazione che faccio a prescindere dal caso di specie.

Poi come scritto nel decreto ci sono cose che non sono vietate, tanto che c'e' proprio scritto di fare attivita' fisica all'aperto, per i bimbi giocare all'aperto e' attivita' fisica. E poi mi fermo qui perche' finiamo nell'ambito strettamente medico e io povero chimico anche se mi sono trovato a lavorare in laboratori clinici non ho le competenze di dir oltre.
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Messaggio da stanzarichi »

schnier ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 11:04 La crisi economica in Italia ha causato più di mille morti nel nostro paese per suicidi. Quindi non è secondaria.
Le misure prese in Cina fanno sembrare le nostre zone rosse una passeggiata domenicale. E anche così, i cinesi hanno solo “contenuto” la malattia in un mese. In questo momento ognuno dovrebbe fare la propria parte, rispettando le indicazioni fornite dagli enti preposti. La situazione economica andrà valutata e sostenuta con aiuti dopo il contenimento della diffusione.
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stanzarichi ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 11:28

Le misure prese in Cina fanno sembrare le nostre zone rosse una passeggiata domenicale. E anche così, i cinesi hanno solo “contenuto” la malattia in un mese. In questo momento ognuno dovrebbe fare la propria parte, rispettando le indicazioni fornite dagli enti preposti. La situazione economica andrà valutata e sostenuta con aiuti dopo il contenimento della diffusione.
Gli enti preposti non hanno indicato di non far giocare i bambini tra di loro. Comunque ciò non toglie che ad un paese in crisi come l'Italia andare in recessione perché non si è saputo fronteggiare il virus avrà effetti tutt'altro che secondari. Dell'imprenditore che si suicida, di quelli che muoiono perché si curano male o vivono in condizioni disagiate, del risparmiatore che ha perso i soldi a causa delle banche fallite non ti accorgi perché sono situazioni distribuite nel tempo e alle quali i media spesso non danno tutto questo risalto.

Quanto alla Cina sono la seconda economia mondiale e non dovranno chiedere il permesso a un altro paese di fare i debiti o di stampare moneta per riprendere la crescita. Situazione molto diversa dell'Italia, quindi. E anche i numeri dei contagiati e dei morti sono di tutt'altra grandezza rispetto ai nostri.

Saluti
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Messaggio da sussak »

schnier ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 11:41
Quanto alla Cina sono la seconda economia mondiale e non dovranno chiedere il permesso a un altro paese di fare i debiti o di stampare moneta per riprendere la crescita. Situazione molto diversa dell'Italia, quindi. E anche i numeri dei contagiati e dei morti sono di tutt'altra grandezza rispetto ai nostri.

Saluti
Continuare a fare raffronti con la Cina è improprio.
La Cina non è solo uno stato ma un mezzo continente. La Cina non è una democrazia ma un paese con una dittatura comunista che fa ciò che vuole, e dove si finisce in carcere anche solo per un reato di opinione od un dissenso. La Cina per oltre un mese ha taciuto a tutto il mondo ed a se stessa le notizie di una epidemia, perchè il partito non sapeva quali misure adottare. La Cina ha impedito i movimenti nella sua zona rossa con la stessa forza con cui ha stroncato le proteste di Hong Kong. Qui siamo in una situazione un tantino diversa, mi pare.
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Messaggio da stanzarichi »

schnier ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 11:41 Gli enti preposti non hanno indicato di non far giocare i bambini tra di loro. Comunque ciò non toglie che ad un paese in crisi come l'Italia andare in recessione perché non si è saputo fronteggiare il virus avrà effetti tutt'altro che secondari. Dell'imprenditore che si suicida, di quelli che muoiono perché si curano male o vivono in condizioni disagiate, del risparmiatore che ha perso i soldi a causa delle banche fallite non ti accorgi perché sono situazioni distribuite nel tempo e alle quali i media spesso non danno tutto questo risalto.

Quanto alla Cina sono la seconda economia mondiale e non dovranno chiedere il permesso a un altro paese di fare i debiti o di stampare moneta per riprendere la crescita. Situazione molto diversa dell'Italia, quindi. E anche i numeri dei contagiati e dei morti sono di tutt'altra grandezza rispetto ai nostri.

Saluti
Per rispondere, ripesco questo mio post di ieri. Credo sia chiaro, ma invito alla comprensione di quanto scritto: il rischio principale è che non ci sia posto in ospedale per tutti quelli che ne avranno bisogno. Quindi, perché le misure proposte potrebbero essere troppo pesanti per l’economia nazionale cosa facciamo? Ignoriamo il pericolo, lasciamo diffondere il virus e aspettiamo che la gente muoia perché non c’è posto in ospedale? È una situazione sanitaria pericolosa da trattare con rispetto: prima ce lo mettiamo in testa, meglio sarà.
stanzarichi ha scritto: mercoledì 4 marzo 2020, 17:42 Consiglio la lettura di questo articolo dove viene spiegato in parole chiare il rischio legato al virus e i motivi per cui è importante limitarne la diffusione: https://iltirreno.gelocal.it/regione/to ... refresh_ce

Da medico, il ragionamento è relativamente semplice: un 10% dei contagiati, per i dati disponibili al momento, richiede un ricovero in terapia intensiva che può durare diverse settimane. Di posti in terapia intensiva, in tutta Italia, ce ne sono circa 5000. Sono preziosi e vanno preservati, sono gli stessi posti dove viene ricoverato un ustionato, un politrauma, un’ischemia cerebrale grave, un’infarto grave a cui non basta l’unità coronarica. Saturare quelli vuole dire non avere gli strumenti necessari e le risorse (soprattutto i respiratori, per capirci) per curare tutti. Ed è questa situazione che bisogna cercare di prevenire, limitando la diffusione.
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stanzarichi ha scritto: giovedì 5 marzo 2020, 12:16 Per rispondere, ripesco questo mio post di ieri. Credo sia chiaro, ma invito alla comprensione di quanto scritto: il rischio principale è che non ci sia posto in ospedale per tutti quelli che ne avranno bisogno. Quindi, perché le misure proposte potrebbero essere troppo pesanti per l’economia nazionale cosa facciamo? Ignoriamo il pericolo, lasciamo diffondere il virus e aspettiamo che la gente muoia perché non c’è posto in ospedale? È una situazione sanitaria pericolosa da trattare con rispetto: prima ce lo mettiamo in testa, meglio sarà.
Io non ho detto di non obbedire allo Stato, ho solo fatto presente che il problema economico non è secondario (per intenderci può causare vittime quanto la malattia, soprattutto se si torna in recessione grave come qualche anno fa) e che bisogna stare attenti a bloccare l'economia di un paese fragile come il nostro. Quanto agli ospedali, si ritorno purtroppa sempre al politico. Le regioni sono inadeguate a gestire la Sanità di un paese e i tagli fatti in questi anni sono stati deleteri per tutto il SSN. Se il problema sono i luoghi di ricovero, vanno adibiti spazi al più presto, anche militari come si suol fare in questi casi e poi tornare, anche se con restrizioni, alla normalità. Capisco che tu vedi la situazione da un punto di vista medico-clinico, ma bisogna stare attenti a tutto l'insieme.
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