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Del pennino stilografico flessibile

Recensioni, impressioni sull'uso, discussioni, sul più straordinario strumento di scrittura!
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calli1958
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Del pennino stilografico flessibile

Messaggio da calli1958 »

fufluns ha scritto: venerdì 30 aprile 2021, 21:12 ......argomento dedicato al pennino stilografico flessibile.......
Ho letto con molto interesse questo argomento, pregevolmente scritto, come sai ben fare, e arricchito dai tuoi pregevoli lavori calligrafici. Sono assolutamente inesperto di stilografiche (come sai mi dedico al pennino da intinzione) ma il tuo argomentare ha attratto la mia attenzione. Non entro nei dettagli tecnici relativi alle stilografiche (non li conosco) ma provo a porre alcune considerazioni da un altro punto di vista, cioè dall'uso nella scrittura e dai risultati che si ottengono.
Confermo quello cui hai accennato fra le righe: si può scrivere con tutto su tutto, naturalmente gli effetti saranno diversi in base agli strumenti e ai supporti utilizzati.
Relativamente all'uso degli strumenti mi pare venga dato per scontato che tutti usino la stilografica in modo corretto, ritengo invece che per moltissime persone non sia così. Beninteso, le stilografiche possono essere oggetti meravigliosi a prescindere, e il piacere di utilizzarle altrettanto, ma i risultati sono assolutamente diversi se (come tutti gli strumenti) non vengono utilizzate in modo idoneo. Ciò tanto più è vero quando si fa riferimento a stilografiche dotate di pennini flessibili, e analogamente per gli stub o italici, cioè in tutti quei casi in cui si predilige la variazione di tratto.
Tu usi sicuramente bene la stilografica, lo vedo dai tuoi lavori, molti altri (e non me ne vogliano: non è una critica, ognuno scrive come vuole) non la usano correttamente, quindi si privano, in tutto o in parte, delle soddisfazioni che quella penna, quel pennino, può offrire. Fra le problematice più frequenti per i pennini flessibili c'è l'impugnatura (non l'impugnabilità che è altra cosa, relativa alla comodità della forma e del diametro della sezione), cioè nel modo in cui la penna viene trattenuta fra le dita, e la posizione della mano; due aspetti fondamentali che uniti alla loro stabilità o variabilità durante la scrittura incidono enormemente sul risultato. Può darsi che di tutto questo si parli in atri topic, personalmente non mi è ancora capitato di leggere qualcosa a riguardo nel forum (ma potrebbe essere una mia lacuna).

Un'altra cosa che ho notato, pur nei rari casi di mio utilizzo di stilografiche, quando si vuole ottenere una scrittura con effetti simili al Copperplate o allo Spencerian è la necessità di una velocità elevata di scrittura, altrimenti i fini (gli hairlines) non sono abbastanza sottili e armoniosi, contemporaneamente però aumenta esponenzialmente la difficoltà a essere precisi, Quindi come giustamente hai detto nel tuo intervento, non ci si può attendere dalla stilografica le prestazioni del pennino a intinzione perché sono strumenti diversi, strutturalmente diversi. Spero di sbagliare ma non credo che tutti abbiamo questa consapevolezza, e questo va a scapito della soddisfazione nell'utilizzo di questo strumento.

Mi farebbe piacere ogni tanto leggere interventi di tecnica della scrittura con stilografica, a me servirebbe di di sicuro e, credo, a molti altri. Naturalmente queste indicazioni possono arrivare da coloro che sanno utilizzare bene la stilografica e che possono prevedere i problemi che altri incontrano.

Chiudo dicendo che il mio intervento non vuol essere una critica, ma un'esortazione a chi vuole utilizzare la stilografica per la scrittura (o per il disegno) a capire come può ottenere quello cui aspira. Per chi invece ama la stilografica solo come oggetto o per collezionismo, le problematiche sono di altro tipo ed esulano dal mio intervento e dalle mie conoscenze.

Buona scrittura!
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fufluns
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Del pennino stilografico flessibile

Messaggio da fufluns »

Uh, quanti spunti interessanti...

Comincio da quelli proposti da calli1958, che mi sono sembrati particolarmente inediti nella nostra discussione. Prima, però, una nota più personale, nella quale spero accetterai benevolmente di essere trattato come "amico di penna":

In realtá.jpg
Ed ora, agli argomenti.

Primo, l'uso corretto della stilografica. E' un inizio con il piede giusto. Proprio ieri, prendendo le prime misure dell'Indice di Rigidezza delle mie penne, mi stavo chiedendo quanto possa incidere la posizione corretta del pennino sulla carta (e dunque quella della mano e della dita sulla penna) per divaricare le ali di un millimetro....

Impugnatura. Quanto a me, già ho scritto più sopra, sono un "rotatore destrorso" e per scrivere "dritto" ci devo fare attenzione. In buona teoria, per sfruttare adeguatamente l'elasticità del pennino, i rebbi dovrebbero essere paralleli alle aste verticali, e toccare entrambi la carta in ogni momento. La penna, cioè, non dovrebbe ruotare tra le dita né verso sinistra né verso destra, ma avere il foro di sfiato situato al centro del suo asse, così come la osserva chi scrive.

Quando si "svolazza" un poco con la penna, é inoltre facile rendersi conto che i rebbi si aprono più facilmente quando l'inclinazione della penna é bassa, meno di 45 gradi. Però, con questa inclinazione, é anche più facile che l'alimentatore tocchi la carta quando si flette il pennino. Come molti avranno certamente notato, al di sopra dei 45 gradi il pennino diventa progressivamente più rigido. Ovviamente, si può usare anche in questa posizione, ma se ne perde il carattere flessibile. Pochi giorni fa stavo osservando un lungo filmato che Montblanc ha recentemente messo in rete quanto alla produzione dei suoi pennini. Tra le cose che mi hanno colpito é stato sapere che i pennini delle stilografiche Montblanc destinate al mercato asiatico sono disegnati in modo diverso, perché in quelle regioni la penna viene impugnata quasi verticalmente, e il pennino é modificato di conseguenza.

Il "dove" si impugna la penna é, a mio avviso altrettanto importante per la scrittura espressiva. Quanto più le dita sono prossime al pennino, più aumenta il controllo, ma allo stesso tempo si perde quella leggerezza nella presa che consente di creare curve armoniose. Provare per credere. Impugnando la penna più indietro , compatibilmente con il suo disegno (per questa ragione non amo le penne "con lo scalino"), la punta del pennino si alleggerisce e le dita esercitato una pressione minore sul fusto, a vantaggio della leggerezza.

Secondo, il flusso. La mia esperienza con i pennini da intinzione é praticamente nulla, ma non c'é dubbio che una delle cose richieste a una buona stilografica é che continui ad erogare inchiostro senza interruzioni, e questo certamente influisce, come dici, sul fatto che la linea sottile ha un "limite" nella sua sottigliezza, dovuta alla capillarità necessaria a farla scrivere sempre. E' una cosa della quale tenere conto quanto ai risultati che ci si possono attendere da una stilografica, per quanto buona: é stata disegnata per fare il suo dovere, che é scrivere sempre, scrivere subito, scrivere alla bisogna.

Grazie per il tuo intervento.
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calli1958
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Messaggio da calli1958 »

fufluns ha scritto: lunedì 3 maggio 2021, 19:39
Comincio da quelli proposti da calli1958, che mi sono sembrati particolarmente inediti nella nostra discussione. Prima, però, una nota più personale, nella quale spero accetterai benevolmente di essere trattato come "amico di penna":
Caro "amico di penna", mi ha molto sorpreso sorpreso leggere delle difficoltà a mantenere la posizione della stilografica....dai tuoi lavori non traspare affatto; a tutta evidenza hai comunque trovato un "tuo" adattamento in modo da equilibrare la "scorrettezza" e/o a procedere con sufficiente regolarità a correggerla; dispiace anche che tu non riesca a sfruttare tutti i tipi di pennini: con le tue capacità e il tuo gusto per composizione e armonia potresti ricavarne grosse soddisfazioni.

Sono contento invece di trovarti in sintonia sull'importanza delle modalità d'uso dello strumento, aspetti che, purtroppo, ritengo spesso da molti trascurati, quegli stessi immagino che pensano che sia la penna a far scrivere bene mentre, naturalmente entro certi limiti, è la mano che fa scrivere bene la penna, anzi non solo la mano anche il braccio, la postura tutta, la mente, il cuore. Con i pennini a intinzione è la stessa cosa quindi, anche se ci riferiamo ad ambiti diversi, l'approccio, i problemi, le soddisfazioni, sono analoghi.

Sono convinto che, se tu e altri frequentatori del forum particolarmente abili nell'utilizzo della stilografica e, come nel tuo caso, particolarmente attenti alle prestazioni ottenibili dallo strumento e in grado di spiegarlo compiutamente, oltreché dimostrarlo con le proprie "opere", introduceste qualche volta in più argomenti di tecnica della scrittura con stilografica, molti altri ne gioverebbero, sarebbero incentivati a provare e a migliorare e in definitiva ad ottenere maggiori soddisfazioni dalle proprie penne. Credo che anche questo dovrebbe essere lo spirito che accomuna coloro che partecipano al forum: un'interazione virtuosa a vantaggio di tutti. Sono certamente molto importanti tanti altri aspetti (modelli, schede tecniche, storia, ecc. ecc.) ma non dovremmo dimenticarci che, collezionisti a parte, stiamo parlando di strumenti di scrittura: se viene a mancare un costruttivo e sereno dibattito sul "come scrivere" si perde, almeno io la penso così, il presupposto essenziale. Non sto certo affermando che non sia importante l'aspetto collezionistico o il semplice piacere di possedere stilografico per gusto estetico; tutt'altro, trovo certe penne, soprattutto quelle "vecchie" particolarmente affascinanti (certi gioielli che ci fa vedere MaBaskirotto sono una goduria dei sensi), proprio perché sottintendono la scrittura, la storia dello scrivere, la storia delle persone che le hanno usate e tutto quello che possono aver scritto, un importante contratto, una lettera, un pensiero poetico, una scoperta scientifica, un augurio, una dedica......cioè tutto ciò che scaturisce dal nostro intelletto e dalle nostre emozioni.

Devo confessarti, amico di penna, che leggere certi argomenti mi annoia un po'; quando mi capita di trovare lunghe e argomentate disquisizioni su, tanto per dire, se sia più sottile il tratto EF della tal penna piuttosto che della talaltra, e ci si sforza di misurare i decimi di millimetro di differenza senza dire se chi usa la penna ha una misura di scrittura di 2 mm. piuttosto che di 1 cm., se ha la mano "pesante" o delicata", che tipo si scrittura fa o vorrebbe fare, ecc. mi cadono le braccia. Non per l'argomento in sé, che potrebbe essere oltremodo interessante, ma perché sono contorni senza la pietanza principale, sono corollari di un teorema non enunciato sono particolari cui manca il presupposto fondamentale.

Quindi mi rivolgo a te, e con te agli altri che ne sanno di scrittura con la stilografica: date impulso alla conoscenza delle modalità d'uso, degli effetti che si possono ottenere, dei tipi di scrittura più idonei, ecc.; se non voi, chi?

Scusami se mi sono dilungato oltremodo.

Buona notte e...buona scrittura!
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Messaggio da fufluns »

alfredop ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 16:04 Una alternativa per ottenere una misura oggettiva potrebbe essere quella di standardizzare carta ed inchiostro (ad esempio Rhodia e Pelikan Black) e considerare il rapporto tra il tratto (una linea verticale) quando si scrive senza pressione e quando si scrive con una pressione standardizzata (200g dovrebbe essere un buon valore).

Alfredo
Ovviamente uso il termine pressione in modo improprio, visto che quello che si misura è una forza.
alfredop, i passi di standardizzazione che suggerisce, qualunque siano i materiali che si sceglieranno, sono assolutamente necessari se vogliamo condividere una "libreria" di prove.

Avrà forse notato che, citando le misurazioni che Campos-Maturana ha eseguito del pennino della Montblanc Calligraphy, noto che non coincidono con le mie. Beh, da un lato, Maturana-Campos ha calcolato la media in modo erroneo (quando calcolata correttamente, i valori si avvicinano di molto), ma dall'altro é pur sempre possibile che le variabili in gioco fossero tutte molto differenti, a meno che la forza necessaria per l'apertura dei rebbi non sia misurata "in sicco".
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Messaggio da fufluns »

Vigj ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 16:49 grazie! articolo meraviglioso
sono un amante del pennino flex anche io ma con ahimè strumenti ben meno rinomati

Tanta invidia
E allora, Vigj, da amante del pennino flex, restiamo in attesa delle tue esperienze e opinioni. Benvenuto alla pagina del pennino calligrafico flessibile e - per aggiungere il sacrosanto suggerimento di calli1958 - del suo uso!
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Messaggio da piccardi »

fufluns ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 23:40 Aggiungerei ancora un altro punto, che per il mio modo di usare la penna, e per i risultati che mi attendo, è chiave: l’altezza del corpo del testo (o quella del rigo). Per molti stili di scrittura, mi sembra che esista un optimum nel rapporto tra la la larghezza delle linee sottili, quella delle linee grosse e l’altezza del carattere. Al di sotto di questo rapporto ideale, la scrittura si vede grossa, e al di sopra si vede magra. Nel prossimo intervento allegherò un esempio per spiegare meglio che cosa intendo con questo punto.
Si, sono convinto che questo è senz'altro un altro punto essenziale, che in effetti hai illustrato magistralmente nell'altro intervento, su cui però io devo tirarmi indietro, purtroppo non ho sufficienti capacità calligrafiche per esprimermi in diversi stili, riesco a malapena ad usare una scrittura riaggiustata un po' alla meno peggio dopo aver letto (neanche fino in fondo) il libro di Barbara Getty e Inga Dubay, quindi su questo mi limito a stare a guardare, perché davvero non saprei portare nessun contributo significativo.

Simone
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Messaggio da fufluns »

maylota ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 21:30 [...] I miei ricordi di Fisica, delle leve e del fulcro sono arrugginiti, ma non è che per applicare i medesimi 250gr in un caso devo "premere come un dannato" e nell'altro premere meno? Ossia che la bilancia ci dia un valore fondamentale e misurabile ma che non è necessariamente indicativo di "quanto noi premiamo" ? (perdonate la terminologia imprecisa).
Phrancesco ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 21:50 [...]
E' così, quando la bilancia dice 250 non dice però quanti ne stai applicando tu, ed è un problema più complesso di quello della leva e del fulcro, servirebbe un modello a elementi finiti del sistema. E' significativo, ad esempio, il fatto che qualcuno (tipo Aurora) per ridurre lo sforzo, invece di riprogettare l'intero pennino, si limita ad aumentare la lunghezza dei rebbi.
Capisco, maylota e Phrancesco, l'argomento di Simone sul fatto che ciò che misuriamo, in fin dei conti, é la forza che il pennino esercita sulla carta, indipendentemente da quella che la mano esercita sulla penna, cioè dalla nostra presa.

Però, il vostro argomento mi sembra molto interessante perché mette in luce un altro punto essenziale del processo. Un pennino può essere, in se, più o meno flessibile, ma se la posizione della nostra mano e la presa della penna sono ergonomicamente "sbagliate" (si noti che uso il termine tra virgolette), il pennino richiederà alla mano e alle dita di applicare molta più forza per ottenere sulla carta lo stesso risultato che si otterrebbe con una forza minore e una posizione più "corretta".

Negli interventi appena più sopra, calli1958 fa giustamente notare questo punto; le caratteristiche "fisico-oggettive" del pennino sono solo una parte della equazione che porta alla flessibilità e, infine, al piacere della scrittura e alla sua espressività. Mi sembra che il vostro ragionamento vada nella stessa direzione, anche se, temo, le variabili della "postura" siano molto più difficili da misurare.
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Messaggio da fufluns »

Con un Indice di Rigidezza (IR, calcolato da me, grosso modo) di 337, il pennino T-Flex della mia Stipula Ambra si trova in buona compagnia con i vintage di OMAS in mio possesso che ho potuto misurare (che hanno IR compresi tra 294 a 375).

Però, essendo un pennino di gradazione media, fornisce risultati molto diversi, sia nella scrittura ordinaria sia in quella più calligrafica.

IMG-0373.jpg

Sulla destra di ogni riga ne ho indicato l'altezza in millimetri. Come potete vedere, al di sotto dei 4 mm, il pennino non presenta doti calligrafiche pronunciate, anche se già da un'altezza della riga di circa 3 mm permette di eseguire una scrittura espressiva, con un certo brio.
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Messaggio da fufluns »

francoiacc ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 23:27
Io reputo che l’impugnabilità sia la variabile più rilevante nel giudicare se una penna nel suo complesso sia una buona penna flessibile, senza una impugnabilità adeguata, che porta la mano a imprimere la giusta forza sul pennino quando vogliamo aprire o chiudere le punte, non c’è pennino flessibile che possa farsi valere.
La Wahl citata sopra sembra essere disegnata intorno a quel pennino, la mano non fa alcuno sforzo nel guidare la penna tra pressioni e rilasci , è come una nave naturalmente portata su e giù dalle onde.
Io di calligrafia non ci capisco una acca, ma una penna con una buona impugnabilità e un pennino flessibile ti portano con naturalezza la mano a donare espressione alla grafia.
Capisco anche il tuo punto di vista sul discorso forza da applicare, motivo per cui faccio fatica a reputare flessibili i pennini moderni spacciati in quanto tali, anche e soprattutto perché in scrittura ho la mano alquanto leggera.
piccardi ha scritto: domenica 2 maggio 2021, 23:55 [...]Certo avere una penna con una presa comoda è di aiuto, ma quando il pennino c'è la comodità dell'impugnatura, almeno per me, aiuta, ma non più di tanto. Ho tenuto a lungo una seconda Wahl Signature identica, a parte il pennino, a quella mostrata nelle prove precedenti, e, come del resto è scontato, la differenza era abissale.
Poi ripeto, la scrittura è comunque una cosa prettamente personale, però la "flessibilità" rispetto alla pressione secondo me resta l'indicazione primaria. Non sufficiente ad avere un buon flessibile (perché senza una buona risposta di ritorno si ottiene poco, e se l'alimentatore non segue, ancor meno) ma comunque assolutamente necessaria. L'impugnabilità è un plus notevole ma per me viene dopo tutto questo.

Simone
calli1958 ha scritto: lunedì 3 maggio 2021, 16:57 [...] Fra le problematice più frequenti per i pennini flessibili c'è l'impugnatura (non l'impugnabilità che è altra cosa, relativa alla comodità della forma e del diametro della sezione), cioè nel modo in cui la penna viene trattenuta fra le dita, e la posizione della mano; due aspetti fondamentali che uniti alla loro stabilità o variabilità durante la scrittura incidono enormemente sul risultato.
[...]
Mi piace dare ragione a tutti!

Certo, nessuna "forma" della penna, là dove la s'impugna, sulla sezione, può rendere un pennino flessibile se non lo é.

Però una impugnatura eseguita in un modo piuttosto che un altro può far sí che un pennino mediocremente flessibile si comporti al suo meglio, o che un eccellente pennino extra-flex produca variazioni nel tratto appena percettibili.

E ancora però, se una penna non ha la impugnabilità adeguata perché possiamo averne una buona impugnatura, i nostri sforzi di trarre il meglio da un pennino, qualunque sia, saranno vani.

Questa é la ragione per cui non amo le penne con il fusto che fa uno scalino dove si unisce alla sezione, perché il designer ha deciso a priori dove devo impugnare la penna. Io invece ho notato che, a seconda dell'uso che voglio farne e a volte, anche dato il medesimo uso, a seconda della misura con la quale voglio scrivere o disegnare, il punto della penna che impugno é diverso. Come già dicevo, un'impugnatura più bassa lungo la sezione permette un controllo molto più fine dei caratteri di scrittura, soprattutto nella scrittura minuta, ma richiede una presa più ferma al prezzo di una maggiore rigiditá delle dita e di una certa mancanza d'aria dello scrivere in modo espressivo. Impugnare più indietro consente maggior libertà di movimento non solo della mano, ma anche del polso e del gomito, che si traduce in curve più ampie e armoniose, ma anche - inevitabilmente - in un controllo meno preciso degli elementi più piccoli della scrittura.

Vedo spesso lamentarsi delle sezioni "corte", ma se la filettatura del fusto non é troppo pronunciata, e soprattutto se fusto e sezione hanno una linea continua, senza gradino, io trovo che la penna puó essere impugnata con facilità in qualunque punto, a seconda dell'uso che se ne vuole fare.

francoiacc ha molta ragione a dire la sua sulla impugnabilitá: ci sono sezioni e fusto/sezioni che, per la loro forma e diametro, aiutano a collocare le dita armoniosamente sulla penna, mentre altre obbligano a un leggero contorsionismo o a una presa ferrea che non aiutano a scrivere con grazia.
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Messaggio da piera »

molto interessante, grazie!
Però ora dovrò fare un altro acquisto... la 149 calligraphy... :crazy: :D
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Messaggio da francoiacc »

La sezione è per me un fattore discriminante, e molte delle mie penne sono partite per altri lidi proprio perché la loro forma rendeva l’impugnabilità della penna difficile se non impossibile, per citarne alcune Faber Castell ambition, Lamy Studio, delta Capri Marina Grande, tutte penne peraltro acquistate perché esteticamente mi piacevano.
Le sezioni a scalino sono le peggiori, ma molte volte sono soluzioni imprescindibili dalla forma della penna. Laddove si ricerca un design dove il cappuccio deve formare un unica linea con il fusto è difficile non avere uno scalino sulla sezione. Contrariamente con cappuccio che si sovrappone al fusto viene più semplice fare sezioni senza scalino.
Tra le penne che ho ne cito due di due epoche diverse con una ottima impugnabilità, una inerente a questa discussione che è la Wahl Rosewood mostrata in precedenza, l’altra è la Leonardo Officina Italiana Momento Zero Grande, che però non è annoverabile tra le penne con velleità calligrafiche.
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Messaggio da lucawm »

Desidero fare anch’io qualche considerazione circa i pennini flessibili, limitatamente alla mia poca esperienza e alla ristretta cerchia di marchi di penne antiche (col pennino flessibile) a cui mi sono avvicinato.
Quindi ciò che abbiamo assodato, ed è certamente vero, è che riguardo a questo genere di pennini, i rebbi lunghi non sono tutto e non sono l’unica chiave che permette di definire un flessibile propriamente detto.
Ciò che conta davvero è lo spessore della lamina di metallo, fondamentale sia per definire la quantità di variazione di tratto che il pennino può offrire ma soprattutto per garantire il famoso "ritorno" nella posizione di riposo dello stesso. Importante è anche la geometria particolarmente curva e poco "piatta" che caratterizza questi pennini, al fine di garantire un movimento dei rebbi longitudinale, che ne favorisce l'apertura, piuttosto che solo esclusivamente verticale, come nei pennini rigidi dalle spalle usualmente molto larghe.
Swan 1 Flex-Semiflex.jpeg
In questa immagine mostro due pennini Swan No.1, per inciso la misura più piccola disponibile sulle Mabie Todd. Sono praticamente identici e neppure si notano particolari differenze riguardo l’ampiezza delle spalle e di quanto esse siano ripiegate verso il basso o rastremate (spesso ritenuti indici assoluti di maggiore flessibilità).
Si nota palesemente come il primo pennino, quello a sinistra, sia più scavato rispetto al gemello a fianco, indicazione di una sapiente lavorazione del metallo; infatti proprio questo pennino, con meno materiale nella parte sottostante, è un Full Flex a regola d'arte, che flette con facilità fino a 1,5-1,6mm (abbastanza impressionante per un pennino di così piccole dimensioni) per poi ritornare molto rapidamente sottile.
Il pennino sulla destra al contrario è un ottimo Semiflex, molto responsivo anche questo, ma a parità di pressione non supera di molto il millimetro.
Trovo particolarmente importante quindi, nei pennini antichi la presenza di queste due caratteristiche: l'assottigliamento del metallo nella parte sottostante (particolarità che cercò di osservare sempre e mi guida durante l'acquisto) unita a una non eccessiva lunghezza dei rebbi che dona una elevata "forza" elastica al materiale per permettere un'istantanea chiusura dei rebbi.
bbno3.jpg
Quest’altro pennino, di una MT&Co. Blackbird No.3 al contrario si mostra palesemente dotato di rebbi lunghi e anche piuttosto rastremati ai lati, ma è decisamente poco scavato sotto e provvisto inferiormente una buona quantità di rinforzo, pertanto si comporta diversamente: la variazione di tratto misurata è di circa 1,3mm ed è un po’ più duretto da flettere; già in questo caso il tratto perde di definizione, il ritorno non è così immediato rispetto ad altri pennini e nella fase di risalita si trascina dietro ancora parecchio inchiostro.
prove mabietoddflessibili.jpg
In questa immagine metto a confronto alcuni pennini flessibili (solo Mabie Todd), incasellandoli in qualche modo in delle categorie, in maniera del tutto arbitraria e basata sulle sensazioni “alla mano” durante l’uso; ed anzi mi farebbe molto piacere avere pareri di riscontro e di eventuale correzione.

Il primo è un pennino di tipo Artisan’S (o Artist Nib) ossia “il pennino dell’artista”, dicitura che di per se non vuol dire nulla ma è spesso usata per definire un pennino con caratteristiche specifiche, di solito votato alla calligrafia. Per me un pennino Artisan’S è equiparato (ed equiparabile) in senso assoluto ad un pennino Superflessibile/Wet Noodle, quindi la variazione di tratto che offre è massima; l’unica differenza è che mostra uno snapback (il famoso “ritorno”) estremamente forte e pressoché istantaneo. Spesso è un pennino che appare nervoso, necessita volutamente di una maggiore pressione per aprirsi ma lo fa bene ed in sicurezza, senza il rischio che possa piegarsi. Non è sempre e necessariamente dotato di rebbi lunghi e nella parte sottostante il metallo presenta ancora un certo rinforzo a forma di V nelle vicinanze della punta. Sono a mio parere i più divertenti da usare anche nella scrittura quotidiana perché flettono al bisogno e solo su richiesta dell’utilizzatore, per di più con la maggiore variazione di tratto disponibile.
Artisan'S vs Wet Noodle vs Stub Flex
Artisan'S vs Wet Noodle vs Stub Flex
Il pennino Wet Noodle, il famoso cosiddetto “spaghetto bagnato”, è quel pennino che massimizza, nel vero senso del termine, lo spessore del tratto, al pari dell’Artisan’S, ma lo fa in modo molto diverso, almeno secondo quella che è la mia esperienza.
Questi pennini sono scavati in maniera abbastanza evidente nella parte sottostante (mi auguro si noti in foto sebbene gli alimentatori tendano a coprire) e la lamina di metallo verso la metà della lunghezza del pennino è estremamente sottile. Di solito appaiono, mi si passi il termine, molli all’uso in mano, con ancora un buon snapback ma non sempre adeguato alla morbidezza quasi estrema del pennino. Personalmente mi divertono molto ma non mi entusiasmano al massimo. Il più delle volte non forniscono all'utilizzatore l’adeguato feedback quando si flettono, con il rischio di affondare troppo e piegarli. Si possono utilizzare anche per la scrittura quotidiana, magari più da scrivania e di certo meno itinerante data la delicatezza necessaria, ma tendono a diventare scomodi e rimbalzare se si ha la mano un po’ pesante. Come aspetto positivo permettono di mostrare variazione di tratto anche scrivendo in maniera informale un corsivo veloce. Il tratto è di solito equiparato al pennello, data la morbidezza e l’ampiezza del tratto raggiunta.

Pennino Full flex, il normale pennino flessibile. Per quanto riguarda i pennini antichi è il pennino tuttofare, ottimo per una confortevole e molleggiata scrittura giornaliera e garantire una piacevole caratterizzazione della scrittura all'occorenza. Dotato di una flessibilità normale, non estrema, la cui variazione di tratto massima (usandolo in sicurezza) va dai 1,5mm (la maggior parte dei pennini “normali” Waterman Ideal No.2) fino agli 1,7mm. Questo il range su cui si attestano in media.

Pennino Semiflex, è dotato di una minima variazione di tratto, ovviamente appropriato per la scrittura di tutti i giorni, sufficientemente confortevole e molleggiato per una scrittura informale e comoda. Di solito il tratto, senza sforzare, supera di poco il millimetro.
Un pennino semiflessibile può essere tale indipendentemente dalla lunghezza dei suoi rebbi.

Di queste ultime due categorie per quanto mi riguarda (e mi sono realmente capitati) esistono in tutti i gradi di morbidezza disponibili. Voglio dire che, seppur dotati di una normale o minima flessibilità, si possono comportare in maniera più simile all’Artisan’S Flex dove la variazione di tratto va richiesta intenzionalmente al pennino, oppure più similmente al Wet Noodle più intuitivo.
Specialmente riguardo i pennini semiflessibili me ne sono capitati alcuni molto responsivi e divertenti che nel loro piccolo comunque possono esaltare la variazione di tratto ed altri “più tristi e morbidi” con meno "ritorno" che pur aprendosi poco, ad ogni curva e voluta nella scrittura, permettono un maggiore rilascio di inchiostro e quindi una caratterizzazione della grafia, senza però brillare in definizione del tratto. Questi pennini sono quelli che mi piacciono meno perchè tendono ad impastare nella scrittura e più spesso sono quelli che a mio parere sono erroneamente definiti, sulle penne moderne, dei flessibili, (spesso anche online in recensioni su Youtube) scambiando l'elevata sofficità con l'esigua variazione di tratto fornita.
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Questi altri sono solo pennini Waterman, per confronto visivo e per mostrare la parte inferiore più o meno scavata.
In ordine da sinistra:
- pennino Waterman Ideal No.2 14ct (tipo Reg.Us Pat. Off.): Full Flex, flessibile normale tuttofare, chiamiamolo così...
- pennino Waterman Ideal No.2 14ct (tipo Reg.Us Pat. Off.): Full Flex, flessibile ma con rebbi più lunghi. Si apre di più ma perde leggermente di definizione e di ritorno alla posizione di partenza
- pennino Waterman Ideal No.2 New York 18ct: Flex, flessibile con rebbi più corti e spalle larghe, molto scavato nella parte inferiore. Snapback fulmineo e sorprendentemente rapido, variazione di tratto leggermente minore.
- pennino Waterman Ideal No.2 New York 14ct: Artisan'S Flex, visivamente simile al pennino con i rebbi lunghi, più duro da flettere ma grande variazione di tratto e forte "ritorno".
E le relative prove su carta:
prove watermanflessibili.jpg
Concludo facendo notare l'interessante differenza che c'è tra il pennino Artisan'S (o anche un Wet Noodle se ce ne fosse stato uno per il confronto) Mabie Todd rispetto al Waterman. Non sempre, il più delle volte i pennini molto flessibili Mabie Todd sono dotati sì di rebbi relativamente lunghi, seppur senza esagerare, ma hanno più che altro la particolarità di possedere un taglio dei rebbi estremamente lungo, che termina abbondantemente dietro la fine delle spalle del pennino; al contrario la geometria del pennino Waterman è più usuale, comunque estrema dal punto di vista della forma dei rebbi, ma il foro di sfiato si viene a trovare in ogni caso in corrispondenza delle spalle.
Questa peculiarità delle Mabie Todd, oltre ad essere legata al flusso d'inchiostro, che migliora nel caso del taglio lungo unito ad una grande flessibilità, dal momento chè aumenta l'area di contatto del pennino con l'alimentatore, la trovo inoltre molto rassicurante dal punto di vista della sicurezza durante l'uso. Il pennino Mabie Todd rimane praticamente immobile a partire dalla metà della lunghezza del taglio quando lo si flette, sforzando molto poco l'area attorno al foro di sfiato e scongiurando, nei limiti del materiale e della parsimonia nell'uso, eventuali crepe che potrebbero danneggiarlo.
Questa considerazione non è ovviamente una preferenza, ma semplicemente una constatazione, utile anche per orientarsi meglio durante gli acquisti di penne Mabie Todd (con pennini Mabie Todd americani, non vale per le inglesi). Occorre, sì sempre guardare il sotto del pennino, o ancora meglio, provarlo prima dell'acquisto, ma taglio lungo=pennino flessibile. (il più delle volte :D )
:wave:
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francoiacc
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Del pennino stilografico flessibile

Messaggio da francoiacc »

Stasera voglio mostrare penne e pennini che mi danno più piacere nell'uso. Credo che alla fin fine ognuno ha il suo pennino, io ho trovato il vero piacere della scrittura nel pennino OMAS, attraverso le diverse generazioni.
Ecco qualche faccettata.
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La prima è una Gentlemen nera su cui vi è uno delle ultime generazioni di pennini realizzati in casa, un flessibile piacevolissimo, adatto per un uso giornaliero. Non richiede molta forza per flettere, ma flette solo se siamo noi a volerlo e si sente quando siamo arrivati al massimo. E poi ritorna rapidamente , non si perde mai il controllo con questo pennino e lui non perde mai un colpo.
La seconda è una Milord grigia screziata con pennino Extra Lucens, questo è ancora più rapido nel rientrare, ma rispetto al pennino della Gentlemen è più nervoso e un pò più graffiante.
La terza è una Dama grigia screziata, sempre con pennino Extra Lucens. Di base il pennino non cambia rispetto a quello della Milord, è solo più piccolo di taglia, ma si vede che la penna non è adatta alla mia mano essendo troppo piccola, non riesco a controllare bene la penna e dosare a dovere la pressione sul pennino.
"E' sempre meglio vivere di rimorsi che di rimpianti"
Francesco
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