Desidero fare anch’io qualche considerazione circa i pennini flessibili, limitatamente alla mia poca esperienza e alla ristretta cerchia di marchi di penne antiche (col pennino flessibile) a cui mi sono avvicinato.
Quindi ciò che abbiamo assodato, ed è certamente vero, è che riguardo a questo genere di pennini, i rebbi lunghi non sono tutto e non sono l’unica chiave che permette di definire un flessibile propriamente detto.
Ciò che conta davvero è lo spessore della lamina di metallo, fondamentale sia per definire la quantità di variazione di tratto che il pennino può offrire ma soprattutto per garantire il famoso "ritorno" nella posizione di riposo dello stesso. Importante è anche la geometria particolarmente curva e poco "piatta" che caratterizza questi pennini, al fine di garantire un movimento dei rebbi longitudinale, che ne favorisce l'apertura, piuttosto che solo esclusivamente verticale, come nei pennini rigidi dalle spalle usualmente molto larghe.
In questa immagine mostro due pennini Swan No.1, per inciso la misura più piccola disponibile sulle Mabie Todd. Sono praticamente identici e neppure si notano particolari differenze riguardo l’ampiezza delle spalle e di quanto esse siano ripiegate verso il basso o rastremate (spesso ritenuti indici assoluti di maggiore flessibilità).
Si nota palesemente come il primo pennino, quello a sinistra, sia più scavato rispetto al gemello a fianco, indicazione di una sapiente lavorazione del metallo; infatti proprio questo pennino, con meno materiale nella parte sottostante, è un Full Flex a regola d'arte, che flette con facilità fino a 1,5-1,6mm (abbastanza impressionante per un pennino di così piccole dimensioni) per poi ritornare molto rapidamente sottile.
Il pennino sulla destra al contrario è un ottimo Semiflex, molto responsivo anche questo, ma a parità di pressione non supera di molto il millimetro.
Trovo particolarmente importante quindi, nei pennini antichi la presenza di queste due caratteristiche: l'assottigliamento del metallo nella parte sottostante (particolarità che cercò di osservare sempre e mi guida durante l'acquisto) unita a una non eccessiva lunghezza dei rebbi che dona una elevata "forza" elastica al materiale per permettere un'istantanea chiusura dei rebbi.
Quest’altro pennino, di una MT&Co. Blackbird No.3 al contrario si mostra palesemente dotato di rebbi lunghi e anche piuttosto rastremati ai lati, ma è decisamente poco scavato sotto e provvisto inferiormente una buona quantità di rinforzo, pertanto si comporta diversamente: la variazione di tratto misurata è di circa 1,3mm ed è un po’ più duretto da flettere; già in questo caso il tratto perde di definizione, il ritorno non è così immediato rispetto ad altri pennini e nella fase di risalita si trascina dietro ancora parecchio inchiostro.
In questa immagine metto a confronto alcuni pennini flessibili (solo Mabie Todd), incasellandoli in qualche modo in delle categorie, in maniera del tutto arbitraria e basata sulle sensazioni “alla mano” durante l’uso; ed anzi mi farebbe molto piacere avere pareri di riscontro e di eventuale correzione.
Il primo è un pennino di tipo Artisan’S (o Artist Nib) ossia “il pennino dell’artista”, dicitura che di per se non vuol dire nulla ma è spesso usata per definire un pennino con caratteristiche specifiche, di solito votato alla calligrafia. Per me un pennino Artisan’S è equiparato (ed equiparabile) in senso assoluto ad un pennino Superflessibile/Wet Noodle, quindi la variazione di tratto che offre è massima; l’unica differenza è che mostra uno snapback (il famoso “ritorno”) estremamente forte e pressoché istantaneo. Spesso è un pennino che appare nervoso, necessita volutamente di una maggiore pressione per aprirsi ma lo fa bene ed in sicurezza, senza il rischio che possa piegarsi. Non è sempre e necessariamente dotato di rebbi lunghi e nella parte sottostante il metallo presenta ancora un certo rinforzo a forma di V nelle vicinanze della punta. Sono a mio parere i più divertenti da usare anche nella scrittura quotidiana perché flettono al bisogno e solo su richiesta dell’utilizzatore, per di più con la maggiore variazione di tratto disponibile.
- Artisan'S vs Wet Noodle vs Stub Flex
Il pennino Wet Noodle, il famoso cosiddetto “spaghetto bagnato”, è quel pennino che massimizza, nel vero senso del termine, lo spessore del tratto, al pari dell’Artisan’S, ma lo fa in modo molto diverso, almeno secondo quella che è la mia esperienza.
Questi pennini sono scavati in maniera abbastanza evidente nella parte sottostante (mi auguro si noti in foto sebbene gli alimentatori tendano a coprire) e la lamina di metallo verso la metà della lunghezza del pennino è estremamente sottile. Di solito appaiono, mi si passi il termine, molli all’uso in mano, con ancora un buon snapback ma non sempre adeguato alla morbidezza quasi estrema del pennino. Personalmente mi divertono molto ma non mi entusiasmano al massimo. Il più delle volte non forniscono all'utilizzatore l’adeguato feedback quando si flettono, con il rischio di affondare troppo e piegarli. Si possono utilizzare anche per la scrittura quotidiana, magari più da scrivania e di certo meno itinerante data la delicatezza necessaria, ma tendono a diventare scomodi e rimbalzare se si ha la mano un po’ pesante. Come aspetto positivo permettono di mostrare variazione di tratto anche scrivendo in maniera informale un corsivo veloce. Il tratto è di solito equiparato al pennello, data la morbidezza e l’ampiezza del tratto raggiunta.
Pennino Full flex, il normale pennino flessibile. Per quanto riguarda i pennini antichi è il pennino tuttofare, ottimo per una confortevole e molleggiata scrittura giornaliera e garantire una piacevole caratterizzazione della scrittura all'occorenza. Dotato di una flessibilità normale, non estrema, la cui variazione di tratto massima (usandolo in sicurezza) va dai 1,5mm (la maggior parte dei pennini “normali” Waterman Ideal No.2) fino agli 1,7mm. Questo il range su cui si attestano in media.
Pennino Semiflex, è dotato di una minima variazione di tratto, ovviamente appropriato per la scrittura di tutti i giorni, sufficientemente confortevole e molleggiato per una scrittura informale e comoda. Di solito il tratto, senza sforzare, supera di poco il millimetro.
Un pennino semiflessibile può essere tale indipendentemente dalla lunghezza dei suoi rebbi.
Di queste ultime due categorie per quanto mi riguarda (e mi sono realmente capitati) esistono in tutti i gradi di morbidezza disponibili. Voglio dire che, seppur dotati di una normale o minima flessibilità, si possono comportare in maniera più simile all’Artisan’S Flex dove la variazione di tratto va richiesta intenzionalmente al pennino, oppure più similmente al Wet Noodle più intuitivo.
Specialmente riguardo i pennini semiflessibili me ne sono capitati alcuni molto responsivi e divertenti che nel loro piccolo comunque possono esaltare la variazione di tratto ed altri “più tristi e morbidi” con meno "ritorno" che pur aprendosi poco, ad ogni curva e voluta nella scrittura, permettono un maggiore rilascio di inchiostro e quindi una caratterizzazione della grafia, senza però brillare in definizione del tratto. Questi pennini sono quelli che mi piacciono meno perchè tendono ad impastare nella scrittura e più spesso sono quelli che a mio parere sono erroneamente definiti, sulle penne moderne, dei flessibili, (spesso anche online in recensioni su Youtube) scambiando l'elevata sofficità con l'esigua variazione di tratto fornita.
Questi altri sono solo pennini Waterman, per confronto visivo e per mostrare la parte inferiore più o meno scavata.
In ordine da sinistra:
- pennino Waterman Ideal No.2 14ct (tipo Reg.Us Pat. Off.): Full Flex, flessibile normale tuttofare, chiamiamolo così...
- pennino Waterman Ideal No.2 14ct (tipo Reg.Us Pat. Off.): Full Flex, flessibile ma con rebbi più lunghi. Si apre di più ma perde leggermente di definizione e di ritorno alla posizione di partenza
- pennino Waterman Ideal No.2 New York 18ct: Flex, flessibile con rebbi più corti e spalle larghe, molto scavato nella parte inferiore. Snapback fulmineo e sorprendentemente rapido, variazione di tratto leggermente minore.
- pennino Waterman Ideal No.2 New York 14ct: Artisan'S Flex, visivamente simile al pennino con i rebbi lunghi, più duro da flettere ma grande variazione di tratto e forte "ritorno".
E le relative prove su carta:
Concludo facendo notare l'interessante differenza che c'è tra il pennino Artisan'S (o anche un Wet Noodle se ce ne fosse stato uno per il confronto) Mabie Todd rispetto al Waterman. Non sempre, il più delle volte i pennini molto flessibili Mabie Todd sono dotati sì di rebbi relativamente lunghi, seppur senza esagerare, ma hanno più che altro la particolarità di possedere un taglio dei rebbi estremamente lungo, che termina abbondantemente dietro la fine delle spalle del pennino; al contrario la geometria del pennino Waterman è più usuale, comunque estrema dal punto di vista della forma dei rebbi, ma il foro di sfiato si viene a trovare in ogni caso in corrispondenza delle spalle.
Questa peculiarità delle Mabie Todd, oltre ad essere legata al flusso d'inchiostro, che migliora nel caso del taglio lungo unito ad una grande flessibilità, dal momento chè aumenta l'area di contatto del pennino con l'alimentatore, la trovo inoltre molto rassicurante dal punto di vista della sicurezza durante l'uso. Il pennino Mabie Todd rimane praticamente immobile a partire dalla metà della lunghezza del taglio quando lo si flette, sforzando molto poco l'area attorno al foro di sfiato e scongiurando, nei limiti del materiale e della parsimonia nell'uso, eventuali crepe che potrebbero danneggiarlo.
Questa considerazione non è ovviamente una preferenza, ma semplicemente una constatazione, utile anche per orientarsi meglio durante gli acquisti di penne Mabie Todd (con pennini Mabie Todd americani, non vale per le inglesi). Occorre, sì sempre guardare il sotto del pennino, o ancora meglio, provarlo prima dell'acquisto, ma taglio lungo=pennino flessibile. (il più delle volte
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