La numero uno
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- Vacumatic
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La numero uno
Ecco la mia numero 1:
Montblanc 145 Meisterstück Classique.
Montblanc 145 Meisterstück Classique.
- Monet63
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La numero uno
Fino al 2016 è stata l'Aurora Talentum, una penna eccezionale che in tanti anni ho letteralmente consumato (e ne ho comprata una seconda).
Dopo il posto è stato scalzato dalla Delta Mezzanotte, una penna dalla qualità di scrittura stratosferica, inarrivabile per qualsiasi altra penna che ho usato (e ne ho usate). Un capolavoro assoluto, bella, massiccia, elegantemente semplice, l'unica che non entra in rotazione perché perennemente inchiostrata e in funzione da quando l'ho presa. Portata in giro senza troppe cerimonie, trattata come strumento di qualità e quindi facendone un uso serrato, si è rivelata finora indistruttibile e totalmente all'altezza (ma non va lasciata con poche gocce nel serbatoio, ché sputa). Mamma mia che penna...
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Dopo il posto è stato scalzato dalla Delta Mezzanotte, una penna dalla qualità di scrittura stratosferica, inarrivabile per qualsiasi altra penna che ho usato (e ne ho usate). Un capolavoro assoluto, bella, massiccia, elegantemente semplice, l'unica che non entra in rotazione perché perennemente inchiostrata e in funzione da quando l'ho presa. Portata in giro senza troppe cerimonie, trattata come strumento di qualità e quindi facendone un uso serrato, si è rivelata finora indistruttibile e totalmente all'altezza (ma non va lasciata con poche gocce nel serbatoio, ché sputa). Mamma mia che penna...
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L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
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- Snorkel
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La numero uno
Le numero 2, ma anche 1,5, ma anche 1,01, sono varie e di varie case, sono alcune nuove ed altre stravecchie.
Ma alla fine prevale sempre la mia anima wabi-sabi, e il mio wa da buon Musashi alla fine è perfetto al 100% impugnando Lei, che ê la mia numero 1:
Ma alla fine prevale sempre la mia anima wabi-sabi, e il mio wa da buon Musashi alla fine è perfetto al 100% impugnando Lei, che ê la mia numero 1:
La numero uno
Dopo dodici anni di stilografiche in mano: Aurora 98 Riserva magica, Parker 51. Tra le due non so scegliere
- francoiacc
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Interventi interessantissimi, ma qui si tratta di mostrare la vostra nr. 1, quella che prendete tra le mani sempre con trepidante emozione, non il vostro sogno.
- francoiacc
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Io seguendo i tuoi post ho deciso di prendere una mezzanotte, ho preso la penultima penna disponibile con un pennino EF, il miglior EF che mi è mai passato tra le mani. Pensa che è l'unico tra le mie penne, e normalmente quando trovo un EF o F faccio di tutto per scambiarlo con uno più grosso. Nonostante abbia avuto una proposta di scambio per la mezzanotte ho rifiutato e me la sono tenuta così! È una penna eccezionale sotto tutti i punti di vista e l'EF è incredibilmente scorrevole e piacevole, pur restando un vero EF.Monet63 ha scritto: ↑sabato 5 ottobre 2019, 19:55 Fino al 2016 è stata l'Aurora Talentum, una penna eccezionale che in tanti anni ho letteralmente consumato (e ne ho comprata una seconda).
Dopo il posto è stato scalzato dalla Delta Mezzanotte, una penna dalla qualità di scrittura stratosferica, inarrivabile per qualsiasi altra penna che ho usato (e ne ho usate). Un capolavoro assoluto, bella, massiccia, elegantemente semplice, l'unica che non entra in rotazione perché perennemente inchiostrata e in funzione da quando l'ho presa. Portata in giro senza troppe cerimonie, trattata come strumento di qualità e quindi facendone un uso serrato, si è rivelata finora indistruttibile e totalmente all'altezza (ma non va lasciata con poche gocce nel serbatoio, ché sputa). Mamma mia che penna...
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- Monet63
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Idem per me Franco, anche se la mia Mezzanotte ha un F.francoiacc ha scritto: ↑domenica 6 ottobre 2019, 16:44 Io seguendo i tuoi post ho deciso di prendere una mezzanotte, ho preso la penultima penna disponibile con un pennino EF, il miglior EF che mi è mai passato tra le mani. Pensa che è l'unico tra le mie penne, e normalmente quando trovo un EF o F faccio di tutto per scambiarlo con uno più grosso. Nonostante abbia avuto una proposta di scambio per la mezzanotte ho rifiutato e me la sono tenuta così! È una penna eccezionale sotto tutti i punti di vista e l'EF è incredibilmente scorrevole e piacevole, pur restando un vero EF.
Tra l'altro la uso davvero senza troppe cerimonie: sembra costruita apposta per un utilizzo intenso e costante, un eccellente strumento di scrittura, come è giusto che sia per una penna di razza. Pensa che tra l'altro, all'inizio, la mia andò in assistenza per un problema di trafilamento nell'intercapedine tra corpo e serbatoio, prontamente risolto da uno dei creatori, nonostante l'azienda non esistesse più. Un servizio da urlo, penna tornata velocemente indietro e perfetta.
Insomma, una certezza: di diritto la mia numero 1.
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L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
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La numero uno
Ho tre numero 1. Magari non si potrebbe, o non si dovrebbe, ma se la numero 1 è quella alla quale corre sempre la mano con emozione da “prima volta”, davvero ne ho tre. Se dovessi rinunciare a una qualsiasi delle mie numero 1, smetterei di scrivere con la stilografica. Dunque...
Numero 1 perché è perfetta, perché è il regalo di un amore perfetto e perché è il ricordo di un giorno perfetto: Montegrappa Extra 1930 in celluloide Nero Bambù “Acque del Sile”.
Una delle poche (issime) tra le mie penne ad avere un nome proprio. La apprezzo così tanto e mi piace così tanto fotografarla che durante una visita in quel di Bassano ho chiesto che ruotassero il pennino in modo che, scrivendo, io possa sempre vedere tra le mie dita le variegature della celluloide sul “lato” che preferisco (essendo cilindrica, non ha un vero lato, mi rendo conto...). Ha un pennino stub. È quasi un italico, morbido, reattivo, calligrafico e da tutti i giorni. È corta e lunga, sinuosa, aggraziata e sobria, perfettamente bilanciata. Mi fa fare fatica ad usare un’altra penna.
Numero 1 perché ha fatto di tutto per arrivare ad esserlo: Omas “Grand” Paragon in celluloide Arco.
Numero 1 perché è il suo posto: Montblanc Meisterstück Writers Edition 1992 Ernest Hemingway.
Fu la prima degli scrittori, dedicata a uno scrittore che ho amato sin da ragazzo. Ha una forma così bella da far sorridere, un colore che le toglie un poco della sua teutonicità e dà allegria, un pennino “normale” e strepitosamente bello. Funziona sempre, funziona bene. Di tanto in tanto, un sabato mattina, la lavo per riporla. Prima di mezzogiorno l’ho già caricata di nuovo con l’inchiostro della sua “affinità elettiva”. Quale? Qualunque, tutti. Va bene con tutto. Non c’è maniera di lasciarla a riposo. Quando la comprai, la pagai razionalmente poco. Mi sembrò molto per una penna di plastica. Oggi la comprerei anche se dovessi pagarla irrazionalmente troppo per una meravigiosa penna di plastica.
Numero 1 perché è perfetta, perché è il regalo di un amore perfetto e perché è il ricordo di un giorno perfetto: Montegrappa Extra 1930 in celluloide Nero Bambù “Acque del Sile”.
Una delle poche (issime) tra le mie penne ad avere un nome proprio. La apprezzo così tanto e mi piace così tanto fotografarla che durante una visita in quel di Bassano ho chiesto che ruotassero il pennino in modo che, scrivendo, io possa sempre vedere tra le mie dita le variegature della celluloide sul “lato” che preferisco (essendo cilindrica, non ha un vero lato, mi rendo conto...). Ha un pennino stub. È quasi un italico, morbido, reattivo, calligrafico e da tutti i giorni. È corta e lunga, sinuosa, aggraziata e sobria, perfettamente bilanciata. Mi fa fare fatica ad usare un’altra penna.
Numero 1 perché ha fatto di tutto per arrivare ad esserlo: Omas “Grand” Paragon in celluloide Arco.
Ha lottato spalla a spalla con un “mito” nella storia della stilografica, una Omas Paragon in celluloide Arco. È partita in svantaggio perché lottava con una penna che è un regalo di mia moglie. Dopo averla acquistata, non scriveva. Nè poco nè pochissimo: nulla! Per fortuna, c’era ancora la Omas, ma tra andare e tornare ho aspettato due mesi che arrivasse dal negozio e quasi sei perché andasse a farsi riparare e tornasse a casa. Non fu un buon inizio. E aveva un sacco di cattiva pubblicità. Ma ha doti. Diavolo, se ha doti! È bellissima, pesante, imponente, raffinatissima nella decorazione, è una colonna dorica per scrivere, ha una clip massiccio-futurista e un pennino extra-fine magnificente. Anche il pennino c’entra con l’aver scalzato la vera Paragon dal suo trono: un “molto largo’, ancorché superbo, ha minor uso di un extra-fine. E poi il peso della colonna dorica...
Numero 1 perché è il suo posto: Montblanc Meisterstück Writers Edition 1992 Ernest Hemingway.
Fu la prima degli scrittori, dedicata a uno scrittore che ho amato sin da ragazzo. Ha una forma così bella da far sorridere, un colore che le toglie un poco della sua teutonicità e dà allegria, un pennino “normale” e strepitosamente bello. Funziona sempre, funziona bene. Di tanto in tanto, un sabato mattina, la lavo per riporla. Prima di mezzogiorno l’ho già caricata di nuovo con l’inchiostro della sua “affinità elettiva”. Quale? Qualunque, tutti. Va bene con tutto. Non c’è maniera di lasciarla a riposo. Quando la comprai, la pagai razionalmente poco. Mi sembrò molto per una penna di plastica. Oggi la comprerei anche se dovessi pagarla irrazionalmente troppo per una meravigiosa penna di plastica.
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- Snorkel
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La numero uno
Perché non mettete anche i nomi delle penne che pubblicate ?
Non tutti hanno la vostra conoscenza .
Grazie
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- Stantuffo
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- Iscritto il: mercoledì 28 novembre 2018, 23:38
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La numero uno
Ecco le mie numero uno: la Niji marmorizzata nera e rossa, trovata per casa e rimessa un po' in sesto, e la Pilot Metropolitan la prima acquistata. Un mese scarso è passato fra il ritrovamento e l'acquisto, ecco perché sono due numero uno
- lucaparte
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La numero uno
Caro maicol grazie, effettivamente siamo tutti sul classico, come penne e come i quattro di Liverpool. Ti/vi regalo allora uno scatto degli studios di Abbey Road di qualche ora fa, pervenutomi in tempo reale
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Luca
fifty(six) years after
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