Neanche io ho mai avuto alcun problema, e devo dire che scrivo parecchio. Avere un inchiostro affidabile è importante e gli Sheaffer in generale, a mio avviso lo sono.
Almeno, ripeto, per la mia esperienza. Ognuno ha una storia sua con penne, carte e inchiostri, ma mi lasciano sempre perplessa assolutismi ed estremizzazioni.
Tempo fa un collega giustificava il fatto di non amare le stilografiche perché poco affidabili, in quanto sempre a rischio intasamento. Quando gli ho chiesto con quali penne e inchiostri avesse avuto problemi, approfondendo la questione, ho scoperto che i danni presunti non nascevano dagli strumenti ma dall'utilizzatore. Abbandonare una penna inchiostrata in un portapenne come fosse un lapis per mesi o peggio per anni, pretendendo che riparta al primo rinnovato approccio con un foglio di carta, a mio avviso è quanto meno avventato. Con questo voglio dire che la tendenza di un inchiostro ad intasare le penne va valutata nell'uso quotidiano, perché è ovvio che se si abbandona una penna per anni poi non scriva e sia intasata. Un inchiostro è problematico quando intasa la penna in due o tre giorni come purtroppo a volte - rari inchiostri hanno questa "proprietà" - capita. Lo stesso, per quanto mi riguarda, vale per la velatura, un problema annoso che chi utilizza penne a stantuffo con finestra o converter, conosce bene. Poco conta se un inchiostro vela la penna abbandonata sei mesi in un cassetto, perché come ogni utilizzatore medio e consapevole di stilografiche, non lascio per mesi le penne inchiostrate. Ma un inchiostro che macchi un converter o veli la finestra in qualche giorno, durante il normale utilizzo, è un problema che non voglio avere. Le migliori e più attendibili valutazioni su certe caratteristiche vanno circoscritte all'uso quotidiano, perché è nell'uso quotidiano che certe proprietà si possono trasformare in problemi, nell'uso
proprio, non in quello
improprio. Un inchiostro che intasa le penne è a mio giudizio, un inchiostro che le intasa in un paio di giorni, una settimana. Credo siano pochi. Ma se si valuta come incrostante un inchiostro abbandonato per un anno in una penna, allora credo che pochi siano gli inchiostri non intasanti. Lo stesso discorso vale per i residui. Altri aspetti invece, come la corrosione, o intasamenti importanti e difficili da risolvere, vanno valutati sul lungo periodo, ma a meno di non usare sulla stessa penna solo e sempre lo stesso inchisotro e di non sceglierne uno già in partenza
difficile ( ferrogallico, pigmentato, etc. ) avere problemi di corrosione o incrostazioni persistenti mi sembra , con le formulazioni attualmente in commercio, assai improbabile. Sarei curiosa di sapere quante penne corrose da un inchiostro di quelli stilografici in commercio siano capitate per le mani dei nostri tecnici. E poi c'è un fattore, che esula e trascende tutti i discorsi su penne e pennini, carte e cartucce, calamai e test di ogni tipo, ed è (e sempre sarà) difficile da valutare scientificamente: il
fattore umano. Chi utilizza la penna, come la usa e quanto, dove, come la ripone, come fa manutenzione, etc. Una serie di fattori variabili anche nel tempo rispetto alla stessa persona.
Certamente ci sono sul mercato inchisotri più problematici e con tendenza più marcata ad intasare e corrodere. Ma proprio per questo è fondamentale osservarne il comportamento nell'uso quotidiano, sul breve periodo, per valutare le variazioni minime di flusso, gli eventuali residui durante la normale pulizia o altri problemi nella scrittura. Insomma, se si lascia una penna inchiostrata in un portapenne per anni, il killer non è l'inchiostro, ma chi ce l'ha lasciata...
