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Le penne migliorando scrivendoci?

Recensioni, impressioni sull'uso, discussioni, sul più straordinario strumento di scrittura!
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Simy
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Le penne migliorando scrivendoci?

Messaggio da Simy »

Roland ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 18:15
Simy ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 14:25 Va sempre tenuto presente che, di frequente, non è la penna che migliora ma la propria mano che si abitua. Discernere tra le due cose può essere molto difficile

Questo può essere vero nel vintage ma non nel nuovo. :P
Abituarsi a uno strumento non ha davvero epoca

maylota ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 22:54
Simy ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 14:25 Va sempre tenuto presente che, di frequente, non è la penna che migliora ma la propria mano che si abitua. Discernere tra le due cose può essere molto difficile
Non è detto che il fatto che la mano si abitui alla penna non sia un bene... Qui si parla sempre di correggere le penne ma più raramente di correggere postura, inclinazione e pressione della mano. Cose che ovviamente ammetto in questi anni non vadano proprio proprio di moda ;)
Non è detto che, nemmeno, sia un bene
A volte c'è un oggettivo problema di postura della mano e impugnatura che rendono "ostile" lo strumento stilografico
A volte, semplicemente, un particolare pennino - nell'usarlo - ci si rende conto che scrive bene solo a una determinata inclinazione/pressione e si tende ad abituarsi a usarlo solo sul suo punto migliore, perdendo un po' dell'esperienza negativa. Non significa che sia migliorata la penna/impugnatura/angolazione, solo che ci si è abituati a quel particolare - più o meno problematico - pennino

E il fatto che servano così tanti anni di uso quotidiano per consumare l'iridio, mi fa propendere più per pensare che sia più volte l'utente che si abitua rispetto alla penna che migliora

Onestamente, non credo molto nel concetto di "break in" di una penna. Nel senso che non è tanto la penna che va rodata - a mio avviso - ma proprio l'uso che se ne fa che viene adattato alla singola penna. Questo fornisce una percezione di miglioramento, di rodaggio terminato e non è detto che c'entri davvero un assestamento del pennino... o non sempre
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Messaggio da maylota »

Simy ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 23:58
E il fatto che servano così tanti anni di uso quotidiano per consumare l'iridio, mi fa propendere più per pensare che sia più volte l'utente che si abitua rispetto alla penna che migliora
Non serve consumare l'iridio come si vede in alcune vintage che quasi non ne hanno più. Già con 100/200 ricariche la punta prende alla perfezione lo sweet spot dell'utilizzatore.
100/200 ricariche sono un anno o poco più per chi usa(va) una penna per scriverci quotidianamente e il miglioramento è progressivo. E soprattutto non è solo l'iridio l'elemento in gioco, altrimenti basterebbe pastrugnare con la micromesh ogni nuovo pennino e si avrebbe in 5 minuti la penna ideale...

Ma è questione molto dibattuta, ho sentito pareri diametralmente opposti e - specie ultimamente - credo proprio sia la tua e non la mia l'opinione mainstream. Però io sono affezionato alla mia idea ;)
Venceremos.
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Le penne migliorando scrivendoci?

Messaggio da Automedonte »

Roland ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 18:15
Simy ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 14:25 Va sempre tenuto presente che, di frequente, non è la penna che migliora ma la propria mano che si abitua. Discernere tra le due cose può essere molto difficile

Questo può essere vero nel vintage ma non nel nuovo. :P
perché?

Secondo me c'è del vero nel fatto di abituarsi, anche su penne nuove.

A me capita di usare una penna per un certo periodo e quando ne prendo in mano un'altra, abituato alla precedente non mi trovo bene, dopo un po' che la uso mi abituo alla dimensione, al peso, alla posizione in cui scrive meglio e se prendo in mano la precedente mi devo riabituare ad usarla con piacere.
Penso che contribuiscano entrambe le cose, abitudine di cui scrive ed assestamento della penna nel lungo periodo.
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Simy
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Messaggio da Simy »

maylota ha scritto: giovedì 21 novembre 2024, 0:38
Simy ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 23:58
E il fatto che servano così tanti anni di uso quotidiano per consumare l'iridio, mi fa propendere più per pensare che sia più volte l'utente che si abitua rispetto alla penna che migliora
Non serve consumare l'iridio come si vede in alcune vintage che quasi non ne hanno più. Già con 100/200 ricariche la punta prende alla perfezione lo sweet spot dell'utilizzatore.
100/200 ricariche sono un anno o poco più per chi usa(va) una penna per scriverci quotidianamente e il miglioramento è progressivo. E soprattutto non è solo l'iridio l'elemento in gioco, altrimenti basterebbe pastrugnare con la micromesh ogni nuovo pennino e si avrebbe in 5 minuti la penna ideale...

Ma è questione molto dibattuta, ho sentito pareri diametralmente opposti e - specie ultimamente - credo proprio sia la tua e non la mia l'opinione mainstream. Però io sono affezionato alla mia idea ;)
Se la penna è solo appena bizzosa ma buona, io quelle 200 ricariche posso anche arrivarci a farle, se la situazione è peggiore, non ci arrivo, non mi viene voglia di usarla, quindi, non so quanto sia davvero realistico che qualcuno usi costantemente per un anno una penna con cui non si trova bene
La userà solo nel momento in cui l'esperienza non è davvero negativa, è soltanto non ottimale

Automedonte ha scritto: giovedì 21 novembre 2024, 10:15
Roland ha scritto: mercoledì 20 novembre 2024, 18:15


Questo può essere vero nel vintage ma non nel nuovo. :P
perché?

Secondo me c'è del vero nel fatto di abituarsi, anche su penne nuove.

A me capita di usare una penna per un certo periodo e quando ne prendo in mano un'altra, abituato alla precedente non mi trovo bene, dopo un po' che la uso mi abituo alla dimensione, al peso, alla posizione in cui scrive meglio e se prendo in mano la precedente mi devo riabituare ad usarla con piacere.
Penso che contribuiscano entrambe le cose, abitudine di cui scrive ed assestamento della penna nel lungo periodo.
Ritengo che ci si debba abituare un po' a qualunque strumento.
D'altra parte, non solo da penna stilografica a penna stilografica ma anche passando da matita di legno a meccanica e viceversa, passando per penne a sfera, gel, etc.

Il punto, per me, è sempre: la prima esperienza è tanto negativa da far perdere la voglia di usare quella penna? Se è così, meglio restituirla o rivenderla o - se non è costata tanto - mollarla in un cassetto o regalarla. Se non è un'esperienza negativa, anche alternare gli strumenti di scrittura o le penne stilografiche può aiutare ad abituarsi a una nuova, magari ad apprezzarne caratteristiche che a prima scrittura sono parse meno piacevoli.
Ma sarà che io tendo a fare i periodi di fisse e i periodi in cui cambio continuamente e trovo utili entrambi gli approcci. Perché, magari, nel momento in cui metto giù una penna che pensavo non eccellente e ne prendo un'altra, mi trovo a poter analizzare meglio cosa ho perso od ho guadagnato con la penna che ho posato

Per fare un esempio pratico: il primissimo impatto con un pennino Sailor non è stato negativo ma nemmeno lo avrei messo tra i miei pennini preferiti. Un po' usando la penna, un po' tornando a usare le altre, mi sono resa conto di aver acquisito il gusto per le caratteristiche di quei pennini. A oggi l'EF 21k di Sailor è probabilmente il mio pennino preferito
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Messaggio da maylota »

Simy ha scritto: giovedì 21 novembre 2024, 16:45 Se la penna è solo appena bizzosa ma buona, io quelle 200 ricariche posso anche arrivarci a farle, se la situazione è peggiore, non ci arrivo, non mi viene voglia di usarla, quindi, non so quanto sia davvero realistico che qualcuno usi costantemente per un anno una penna con cui non si trova bene
Se la situazione è peggiore, la penna va fatta sistemare. Cosa che ai tempi delle stilografiche i negozi sapevano fare benissimo, ma poi hanno salvo rare eccezioni disimparato (dopo di che sono pure scomparsi praticamente tutti :cry: )
Venceremos.
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Messaggio da sansenri »

a me sembra che le varie cose che si stanno dicendo non siano necessariamente in antitesi.
Io sono d'accordo che ci si abitua ad una penna. Come diceva Cesare, la prendi in mano e non la senti perfetta, poi man mano che la usi, "ci prendi la mano" (ti abitui al comportamento di quella particolare penna) e gradualmente ti sembra che scriva sempre meglio e la fai scrivere meglio.
Accade anche a me, soprattutto con penne molto diverse, che magari non uso da molto tempo.

Questo però non toglie il fatto che il pennino con il tempo (e ce ne vuole un po') si leviga usandolo, e quindi "prende la piega" dello scrittore.
Usare la penna di un altro, soprattutto se non è nuova, a volte dà quella netta sensazione che (se ce l'ha e a volte ce l'ha) abbia lo sweet spot "nel posto sbagliato" e ti costringe a ruotare la penna in modo innaturale altrimenti non scrive bene.
Non c'è altra giustificazione a questo comportamento se non l'iridio che gradualmente si leviga in modo diverso a seconda di chi usa la penna.

Di conseguenza, la sensazione che la penna con l'uso sia migliorata può essere causa di entrambi i fattori, in parte però è davvero migliorata (per chi la usa) e questa non è solo una sensazione.
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Messaggio da aferrarini »

Riguardo la domanda di chi ha aperto l'argomento, c'è da dire che i pennini Sailor hanno un feedback particolare e, specialmente se si calca un pò, potrebbero risultare un pò ruvidi a chi è abituato ad altri marchi come Pilot o Pelikan. Quindi, prima di tutto controllerei l'allineamento dei rebbi. Se sono ben allineati proverei a scrivere con una mano più leggera e/o una carta meno ruvida. Consiglio anche di provare ad usare un Inchiostro Sailor, tipo l'ottimo blue black, dato che ho notato che questo marchio funziona meglio con gli inchiostri della stessa marca. Non trovo che funzionino bene quelli più acquosi tipo J Herbin (che invece mi piacciono su altre penne). Eventualmente fai anche controllare la penna dal negozio in cui l'hai comperata se hai dubbi che abbia qualche difetto ma, come dicevo, nota che i Sailor, specialmente quelli sottili sono un pò dei rasoi molto precisi.
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