maylota ha scritto: ↑giovedì 21 novembre 2024, 0:38
Simy ha scritto: ↑mercoledì 20 novembre 2024, 23:58
E il fatto che servano così tanti anni di uso quotidiano per consumare l'iridio, mi fa propendere più per pensare che sia più volte l'utente che si abitua rispetto alla penna che migliora
Non serve consumare l'iridio come si vede in alcune vintage che quasi non ne hanno più. Già con 100/200 ricariche la punta prende alla perfezione lo sweet spot dell'utilizzatore.
100/200 ricariche sono un anno o poco più per chi usa(va) una penna per scriverci quotidianamente e il miglioramento è progressivo. E soprattutto non è solo l'iridio l'elemento in gioco, altrimenti basterebbe pastrugnare con la micromesh ogni nuovo pennino e si avrebbe in 5 minuti la penna ideale...
Ma è questione molto dibattuta, ho sentito pareri diametralmente opposti e - specie ultimamente - credo proprio sia la tua e non la mia l'opinione mainstream. Però io sono affezionato alla mia idea
Se la penna è solo appena bizzosa ma buona, io quelle 200 ricariche posso anche arrivarci a farle, se la situazione è peggiore, non ci arrivo, non mi viene voglia di usarla, quindi, non so quanto sia davvero realistico che qualcuno usi costantemente per un anno una penna con cui non si trova bene
La userà solo nel momento in cui l'esperienza non è davvero negativa, è soltanto non ottimale
Automedonte ha scritto: ↑giovedì 21 novembre 2024, 10:15
Roland ha scritto: ↑mercoledì 20 novembre 2024, 18:15
Questo può essere vero nel vintage ma non nel nuovo.
perché?
Secondo me c'è del vero nel fatto di abituarsi, anche su penne nuove.
A me capita di usare una penna per un certo periodo e quando ne prendo in mano un'altra, abituato alla precedente non mi trovo bene, dopo un po' che la uso mi abituo alla dimensione, al peso, alla posizione in cui scrive meglio e se prendo in mano la precedente mi devo riabituare ad usarla con piacere.
Penso che contribuiscano entrambe le cose, abitudine di cui scrive ed assestamento della penna nel lungo periodo.
Ritengo che ci si debba abituare un po' a qualunque strumento.
D'altra parte, non solo da penna stilografica a penna stilografica ma anche passando da matita di legno a meccanica e viceversa, passando per penne a sfera, gel, etc.
Il punto, per me, è sempre: la prima esperienza è tanto negativa da far perdere la voglia di usare quella penna? Se è così, meglio restituirla o rivenderla o - se non è costata tanto - mollarla in un cassetto o regalarla. Se non è un'esperienza negativa, anche alternare gli strumenti di scrittura o le penne stilografiche può aiutare ad abituarsi a una nuova, magari ad apprezzarne caratteristiche che a prima scrittura sono parse meno piacevoli.
Ma sarà che io tendo a fare i periodi di fisse e i periodi in cui cambio continuamente e trovo utili entrambi gli approcci. Perché, magari, nel momento in cui metto giù una penna che pensavo non eccellente e ne prendo un'altra, mi trovo a poter analizzare meglio cosa ho perso od ho guadagnato con la penna che ho posato
Per fare un esempio pratico: il primissimo impatto con un pennino Sailor non è stato negativo ma nemmeno lo avrei messo tra i miei pennini preferiti. Un po' usando la penna, un po' tornando a usare le altre, mi sono resa conto di aver acquisito il gusto per le caratteristiche di quei pennini. A oggi l'EF 21k di Sailor è probabilmente il mio pennino preferito