Sí, sono d’accordo che una ricerca sugli strumenti di scrittura utilizzati da poeti, artisti, scienziati, esploratori, scrittori, uomini di stato e quanti altri abbiano dato un contributo significativo allo sviluppo umano, sia un tema interessante, lodevole e ameno.
Credo, peró, che siffatta ricerca debba basarsi inequivocamente su fonti certe. Queste possono essere dipinti, fotografie, lettere, testimomianze in prima persona, che lasceranno agli esperti di questo foro il compito (spesso arduo) di una identificazione per quanto possibile oggettiva degli strumenti in uso.
Da questo complesso di fonti primarie dovrebbero peró essere escluse le “testimonianze" delle case produttrici, le quali hanno un ovvio (seppur assolutamente legittimo) interesse a far parlare di sé attraverso l’associazione dei propri prodotti con personaggi reali o fittizi ben conosciuti e in generale amati dal grande pubblico.
Vorrei, a questo proposto, citare solo un paio di esempi giá circolati nel foro.
1) E’ molto improbabile che Hemingway utilizzasse una Montblanc 139. In tutte le fotografie pubblicate di Hemingway intento a scrivere (o per lo meno in quelle che io conosco), l’autore americano utilizza una matita o una macchina per scrivere. Vi é una fotografia sua, mentre scrive qualcosa a un tavolino da campo durante un safari, nella quale sembra avere tra le dita un oggetto da scrittura che non mi pare una matita, ma non ho mai potuto capire con precisione di che cosa si tratti. Montblanc introdusse il modello Meisterstück 139 (insieme ai modelli 136 e 134) intorno al 1938, durante gli anni immediatamente precedenti l’esplosione del secondo conflitto mondiale. Se é difficile credere che un autore “minimalista” come Hemingway utilizzasse una penna stilografica
importante, ancora piú difficile, tanto storicamente quanto politicamente, é accettare l'idea che un autore americano famoso per il suo “impegno” nelle lotte ai totalitarismi, adottasse una penna prodotta nella Germania nazista. Molto piú probabile é che la leggenda nasca dalla penna che Montblanc dedicó alla figura di Hemingway, nel 1992, che é quasi una replica del modello 139 (peró con fusto color arancio). Che io sappia, Montblanc non ha mai contribuito direttamente a diffondere la storia aneddotica di Hemingway con una Meisterstück 139, ma si sa che le leggende non hanno bisogno di spinte soverchie per camminare da sole…
2) Che Hemingway abbia usato penne Montegrappa é altrettanto aneddotico. Hemingway stazionó, come autista di ambulanza, nella villa Ca’ Erizzo di Bassano Veneto (oggi Bassano del Grappa), trasformata in ospedale da campo, dai primi giorni del luglio 1918, quando fu assegnato al fronte del Piave, sino al 18 di quello stesso mese, quando fu gravemente ferito da uno Sharpnel austriaco. Apparentemente, fece brevemente ritorno a Bassano alcuni mesi piú tardi (sempre nel 1918), dopo essersi auto-dimesso dall’ospedale milanese dove era in cura per le ferite riportate. Esisteva a Bassano una “Manifattura Pennini Oro per Stilografiche - The Elmo Pen”, che era stata fondata nel 1912 da Hedwige Hoffman e Heinrich Helm. La fabbrica non produsse penne stilografiche proprie sino ai primi anni ’20, e non si trasferí in via Ca’ Erizzo se non nel 1922. Non assumerá il nome di Elmo - Montegrappa (in celebrazione del ruolo del Montegrappa nella resistenza italiana all’avanzata austriaca e all’ossario ivi inaugrato nel 1935 con i resti di circa 23mila soldati) sino al 1947. Qualcuno potrá suggerire che, durante i convulsi giorni del 1918 che precedettero la controffensiva italiana lungo il Piave, il giovane autista di crocerossa Ernest Hemingway abbia trovato il tempo per visitare una fabbrica di pennini, ma per sostenere che usasse una penna stilografica Montegrappa (che non esisteva né come oggetto né come nome) bisogna dare libero sfogo alla leggenda piú fantastica…
Infine: allego un paio di fotografie nelle quali, indubitabilmente, la regina Elisabetta II d’Inghilterra utilizza strumenti di scrittura Montblanc (mi parrebbe una Meisterstück 149 nella foto di sinistra e un roller Meisterstück, con relativo stiloforo, nella foto di destra). Eppure, siffatta evidenza non dice nulla delle reali (letteralmente e figurativamente) preferenze personali della Regina, giacché é evidente che le penne in questione sono quelle che incontró, predisposte dagli organizzatori degli eventi, ai tavoli sui quali fu invitata a firmare qualche atto protocollare.
La ricerca é valida e interessante, ma bisogna farla bene...