Bons ha scritto: ↑sabato 27 agosto 2022, 11:47
E che le Dunhill
non siano le uniche pipe degne di nota è altrettanto risaputo.
Gentilissimo,
io ho pipe di "infinite" provenienze, di moltissimi materiali diversi e di diversa fattura.
Quelle del Sud Africa, per esempio, son fatte di legni esotici locali (fino al leadwood, che non galleggia).
Johann Slabbert (pipe Jobert) era mio amico. Smise di far pipe quando il suo allievo si suicidò (Leon du Preez, anche di lui ho un paio di pipe).
Ho pipe della patagonia, di legni di alberi autoctoni.
Pipe italiane di ulivo, di maggiociondolo, pipe austriache di "morta", pipe in schiuma, calabash di caravazza (una zucca esotica) con fornello in schiuma e bocchino d'ambra, pipe tedesche in ceramica con coprifornello, pipe di terracotta ecc.
Pipe americane (es. Mark Tinsky), Giapponesi (Tsuge in primis) ecc. ecc. ecc.
Ho detto che le dunhill sono le uniche degne di nota, perchè hanno "shape" ben catalogati e "collaudati" dal tempo ed hanno il famoso oil cured.
Lo faceva anche l'amico Bill (Ashton Taylor), che aveva lavorato per Dunhill e quindi conosceva bene l'oil cured, e che però è venuto a mancare, e quel che è venuto dopo non è la stessa cosa.
Molti marchi inglesi sono spariti. Ho avuto la fortuna di comprare Charatan, così come BBB, Sasieni ecc.
Alcuni "simboli" sono sopravvissuti alle fabbriche, con prodotti realizzati però in Francia.
Chiaramente vi è quanche altro (più che altro vi era, parlando per esempio di Stanwell o Peterson) perchè oggi mi dicono che le pipe non sono più prodotte in-house (bensì in Francia? In Italia? Lo so ma non lo dico).
In Italia c'è soprattutto Savinelli (sempre come fabbrica con "shape" collaudati).
Poi ovviamente vi sono altre cose, sempre con shape collaudati, e spesso sono pipe "machined" (p.es. certe pipe francesi).
Tutto il resto, ovvero la maggior parte dei pipemekers, è
freehand. Con pezzi anche bellissimi (specie i danesi, che in questo campo sono di un altro pianeta), che però rappresentano più oggetti da vedere, che da fumare. Dato che il risultato è sempre "random" (forme sempre diverse, senza "collaudo" del tempo, con risultati poco prevedibili).
Per carità, specie qui nelle marche vi sono molti freehander storici, che vanno comunque elogiati ed incoraggiati.
In giro per l'Italia ve ne sono altrettanti.
Ho comprato pipe dalla Sardegna, sono andato a trovare, molto tempo addietro, pipemakers Lombardi, Toscani ecc.
A Cagli (PU) si teneva (non so se col covid è stata mantenuta la tradizione) grazie all'amico Bruto Sordini, un mercatino dove partecipavano molti freehander italiani.
A Bologna intervenivano anche i Danesi. A parte Teddy Knudsen (che è mio amico da una vita), vi conobbi, per esempio, Peter Heeschen (che pareva un folletto) e molti altri.
In definitiva, si può scegliere di fumare appagando l'occhio (e ci si rivolge ai frehanders).
Per un periodo, per esempio, per quel che concerne i freehanders italici, sono stato innamorato dei lavori di Castello, così come di quelli di Amorelli, di Radice e di molti altri.
Oppure si può andare sulla fumabilità certa e collaudata, sublimando l'idea della fumata perfetta (o quasi), rivolgendosi ai vari Dunhill e simili, e se si vuol essere per forza patrioti, ai vari Savinelli e simili.
Sempre tenendo conto che anche una billiard Dunhill (o una prince ecc.) può essere esteticamente appagante.
E comunque tenete sempre in mente la mia storica frase: "La pipa è billiard".
Salutoni,
Fabio.