SECONDO ROUND
Passata una settimana, fortemente preoccupato per la condizione fisica dimostrata, sono tornato con l’intenzione di cimentarmi nello stesso percorso.
Stessa tabella di marcia: sveglia alle 4, partenza alle 5 da Busto Arsizio, partenza a piedi dall’ultimo parcheggio alle 7.
Ho inizialmente risalito lo stesso canalone fino allo Zum Stock poi, questa volta, ho seguito il sentiero tradizionale sul versante sinistro della vallata fino all’arrivo della funicolare. Questa volta vento quasi assente e aria piuttosto umida fino allo Zum Stock.
Il tempo è tornato lo stesso che facevo gli anni passati: 2h dalla macchina allo spiazzo davanti all’ex-rifugio Cesare Mores. (Sollievo!)

- Il lago Sabbione dal rifugio città di Somma Lombardo

- Il lago riflette… e mica può parlare o andare a fare una passeggiata!
Ho proseguito l’ascesa fino al rifugio Città di Somma Lombardo e inforcato il nuovo sentiero G37 con direzione laghetto di Ban, Pizzo del Vallone (sulla catena di Ban) e poi in cresta fino alle Guglie Bianche. Ritorno non pianificato.
Raggiunto un’ora dopo il laghetto di Ban mi sono reso conto di essere già in vista delle lontanissime Guglie Bianche, che si scorgono d’infilata tra i picchi.

- Il laghetto di Ban

- Le Guglie Bianche, formazione calcarea unica a quasi 3000m di quota

- Le Guglie Bianche del Lebendun - immagine di repertorio del CAI
La distanza ha accentuato la sensazione di fatica muscolare e la presenza di neve sul sentiero mi ha indotto a valutare un’altra strada: da qui è possibile ridiscendere fino alla riva del lago, che in condizioni normali arriva a lambire le radici delle montagne lasciando ben poco spazio per il passaggio. L’eccezionale condizione di secca ha scoperto il fondale lasciando una spiaggia che gira sotto l’Arbola e l’Hohsandhorn fino dall’altro lato del lago.
La discesa non è semplice: non c’è un sentiero e si procede su sfasciumi franosi e ghiaia fine a tratti fino sulla spiaggia. La sabbia del fondale è ancora molto bagnata, ciò la rende viscida, appiccicosa e scivolosa, ma è sufficientemente compatta da sostenere il mio peso senza problemi. Sulla mappa risulta che abbia fatto una nuotata

. Il punto di vista è unico e originalissimo.

- Uno sguardo alla diga

- Arbola e Hohsandhorn (Corno del Sabbione)

- Improbte di un altro frequentatore della spiaggia (in zona c’è un branco di stambecchi che da spesso visita ai rifugi)
Proseguo il giro fin sotto l’Hohsandhorn e comincio a risalire (sempre fuori sentiero) il pendio da cui si scarica tutta l’acqua proveniente dalle montagne retrostanti e arrivo in vista del Blinnenhorn. Il flusso d’acqua è abbondantissimo e impetuoso. Fatico a trovare un punto per attraversare e sono costretto a risalire parecchio. Arrivo in vista di un attraversamento artificiale composto di 3 tubi di ferro giganti disposti in modo da poterci camminare sopra per attraversare. Sono molto alti rispetto alle rocce che sto calcando, probabile eredità di anni addietro, quando la zona era ricoperta dal ghiacciaio dell’Arbola.
Risalendo c’è una debole traccia contrassegnata da ometti di pietra che mi fa girare sotto l’altopiano del rifugio Claudio e Bruno fino a tornare sul versante del lago. Sono ormai 6 ore che cammino, sono stanco e decido di non salire fino al rifugio, ma tiro dritto verso il sentiero del ritorno che si comincia a vedere più avanti. Faccio una breve pausa e approfitto del 4G svizzero per fare una videochiamata alla moglie e mostrare in diretta il posto.

- Dall’altra parte
Risaliti un paio di prati trovo il sentiero, fiancheggio tutto il lago, scendo nel vallone sotto la diga e percorro tutta la strada fino a tornare all’auto che marcava 27ºC!
Totale 9h28min, 19,6km e 1170m di dislivello