FountainPen.it Forum

bisguillo ha scritto: ↑venerdì 15 gennaio 2021, 18:36 Altra scoperta
Appena ho il tempo di fotografare e postare
pubblicherò quella che è sempre stata considerata un mito.
Ebbene esiste: Yolly pen

Ecco le foto

Questa è davvero spiazzante: personalmente non ho mai visto di simili, ad occhio e croce non pare una produzione italiana

Saresti così gentile da fotografare qualche dettaglio? Clip, iscrizioni centrali sul corpo e il refill a sfera contenuto all'interno della penna? Grazie

Mi pare di leggere Golding sul corpo metallico, è corretto?

Sui due cappucci c'è scritto:
Golding 14 K
Il refil sono tre giorni che cerco di torglierlo ma non ci riesco
nonostante il bagno prolungato e neanche riesco a svitarla.
Poi c'è in numero del Brevetto:
Brev. D. 4548-CIG-PS
Quando (e se) riuscirò a aprila Vi dirò se ci sono altri indizi.
Dimenticavo, sulla clip non c'è scritto nulla, ma solo stampata una coroncina
che non riesco a far venire in foto.

bisguillo ha scritto: ↑venerdì 15 gennaio 2021, 19:24 Dimenticavo, sulla clip non c'è scritto nulla, ma solo stampata una coroncina
che non riesco a far venire in foto.

La coroncina è uguale a questa?

Grazie!

No,
Provo a mettere altre foto.
È molto più semplice

muristenes ha scritto: ↑martedì 12 gennaio 2021, 13:08 Si tratta di uno di quei marchi "furbetti" che strizzavano l'occhio alle produzioni affermate
Vaitermass, Wassermen, Wattman, Watoman, Watermann, Waatterwann e chi più ne ha, più ne metta: l'unico limite era la fantasia

Lo dico?
Ok, lo dico.

Uno di quei marchi "furbetti" delle nomenclature mi è sembrato, fin dal primo giorno in cui ne ho visto pubblicità su alcuni siti di stilografiche, un marchio che è abbastanza rinomato attualmente.
Leggendo della Opus 88, infatti, non ho potuto fare a meno di pensare ad un "doppio" richiamo a due giganti italiani della penna: Aurora, naturalmente, da cui è stato ripreso il nome 88, ed Omas, col cui nome il marchio Opus mi sembra fortemente assonante; ovviamente, su questa seconda considerazione ho espresso un parere personalissimo, sulla prima delle due tuttavia la correlazione è addirittura perfetta.

Ecco, l'ho detto.

fantabaffo ha scritto: ↑sabato 16 gennaio 2021, 8:20 Lo dico?
Ok, lo dico.

Uno di quei marchi "furbetti" delle nomenclature mi è sembrato, fin dal primo giorno in cui ne ho visto pubblicità su alcuni siti di stilografiche, un marchio che è abbastanza rinomato attualmente.
Leggendo della Opus 88, infatti, non ho potuto fare a meno di pensare ad un "doppio" richiamo a due giganti italiani della penna: Aurora, naturalmente, da cui è stato ripreso il nome 88, ed Omas, col cui nome il marchio Opus mi sembra fortemente assonante; ovviamente, su questa seconda considerazione ho espresso un parere personalissimo, sulla prima delle due tuttavia la correlazione è addirittura perfetta.

Ecco, l'ho detto.

Non direi... Opus come opera (in latino) o, eventualmente, OctoPUS

per i fan di Spider-man o di 007.

88... Sarebbe stato più evocativo 51 come la Parker a cui l'Aurora si "ispirò".

Bons ha scritto: ↑sabato 16 gennaio 2021, 11:15 Non direi... Opus come opera (in latino) o, eventualmente, OctoPUS per i fan di Spider-man o di 007.
88... Sarebbe stato più evocativo 51 come la Parker a cui l'Aurora si "ispirò".

Certo, non parlo di evocatività ma di pura assonanza: 88 è totalmente analogo, Opus/Omas condividono la parte iniziale e finale della brevissima parola, nonché la sillabazione.

Ma la 88, al di fuori dei confini patri, è poi così nota?

E Omas, in tedesco è il genitivo dell'abbreviazione di nonna.

Mi sa che l'88 nella Opus 88 ha a che fare con l'anno di fondazione, o con una data significativa per loro

certo che una penna col nome di Opera 88 non suona mica male. Un po' come i concerti di Mozart

Sono riuscito a svitare il refill (si, era avvitato) e questo è quello
che ne è uscito.
Di aprirsi la penna non ne vual sapere.
Io pezzi così in una biro/stilo non ne ho mai visti.
Tenete presente che sono usciti dalla parte del refill, che non esiste.

Bho, questo è un rebus per i nostri tecnici.....

Molto curiosa, davvero: a prima vista sembrava dell'inchiostro di china secco e invece appaiono come dei frammenti di una vite. Poi non capisco cosa sia l'elemento più lungo: È un tubicino di plastica?

Si è un tubicino di plastica sottilissimo, poco più spesso di
un foglio di cellophane.
L'altra è una vite di plastica (?) completamente cristallizzata.
Dubbio: carica di inchiostro che serviva a caricare sia il
refill (

) che la parte stilografica?

bisguillo ha scritto: ↑lunedì 18 gennaio 2021, 20:46 Si è un tubicino di plastica sottilissimo, poco più spesso di
un foglio di cellophane.
L'altra è una vite di plastica (?) completamente cristallizzata.
Dubbio: carica di inchiostro che serviva a caricare sia il
refill ( ) che la parte stilografica?

Non è da escludersi. Bisognerebbe anche comprendere quale fosse il sistema di caricamento in generale. I casi sono tre:
- se ne recupera una uguale funzionante
- si trova il brevetto online
- si riesce a smontarla completamente

La terza la trovo difficile.....

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Eccezionale - cappuccio Vaitermass

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