sussak ha scritto: ↑martedì 15 dicembre 2020, 20:21
Certo il telelavoro è stato una scappatoia in un momento di crisi, ma nasconde dei tranelli.
Un italiano a casa con il telelavoro percepisce mediamente i 1200-1400 Euro/mese di prima (solo per fare un esempio).
Ma un albanese od un rumeno che parlino perfettamente italiano ne prendono al massimo 400 Euro/mese.
Tarderanno molto le aziende ad accorgersene ? Non è già successo con i call centers ?
Ho ricevuto chiamate in italiano, oltre che dai Balcani, anche dalla Tunisia, ed una perfino dall'Argentina.
Bisogna fare attenzione, perchè non tutti sono così fortunati da avere un impiego fisso dallo Stato ed essere inamovibili.
Poi tutto l'indotto che grava attorno ai palazzoni di uffici (stando a Milano hanno costruito grattacieli per banche, assicurazioni, Google, Microsoft... da 3000 posti e più, oggi al momento semivuoti per la contingenza) dove va a finire ?? Dai bar, ristoranti, negozi, trasporti...
Sono tutti posti di lavoro che saltano.
Mi piace leggere sussak e il suo essere spesso in minoranza è, per me, una qualità ulteriore dei suoi scritti.
Mi ricorda Nanni Moretti, che condivido, quando dice: "
Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sà che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza...e quindi...".
Vedo il problema del telelavoro in un altra prospettiva.
Questo non vuol dire che sono d'accordo o non sono d'accordo con il telelavoro.
Voglio dire che l'osteggiarlo mi ricorda il fenomeno del luddismo, le proteste operaie contro l'utilizzazione dei macchinari che, pur incrementando la produzione, riducevano sia i posti di lavoro sia i salari.
E' stata una battaglia persa.
Probabilmente non si era capito che il lavoro manuale si sarebbe specializzato e ai lavoratori dei telai a mano si sarebbero sostituiti quelli che progettavano, realizzavano, manutenevano, trasportavano etc.
Tutti sono in grado di proporre in vendita un prodotto telefonicamente, pochi di gestire telematicamente la produzione nei diversi livelli in cui si articola, di decidere l'acquisto dei fattori di produzione, di distribuirla, di comprendere e prevedere l'andamento del mercato, di rendersi conto dei flussi economici finanziari e patrimoniali di una ditta, di gestire una clientela e di acquisirne altra, di collaborare a queste attività con il compimento di funzioni anche non apicali ma comunque collaterali e prodromiche.
Mi rendo conto che la l'attenzione si sposta, allora, sulla conoscenza e quindi sulla scuola.
Non mi voglio ripetere, ma ha già detto che in Italia stiamo in basso nella classifica che misura la capacità di leggere e comprendere un articolo di giornale (non parlo di un giornale economico ma di un normale quotidiano di informazione).
Provate a entrare in un bar e a chiedere " due cornetti, un ventaglio e tre caffè di cui uno decaffeinato" e poi contate le tazzine che vi mettono sul bancone.
Il vero problema è affrontare e risolvere l'analfabetismo funzionale.
Cordialità
Polemarco