Dopo la bellissima e difficile Extra Otto e la Miya, che a parte il problema cappuccio si è dimostrato una gran penna scrivendo egregiamente con il suo meraviglioso OM, ho pensato che non potevo e non volevo arrendermi, anche perché il cervello mi si era gravemente inceppato su un'altra meravigliosa penna appartenente alla famiglia Classica, la Extra 1930 Bamboo Black. Dopo qualche mese di rinunce e ricerche l'ho trovata usata ma intonsa, anche se il modello antecedente all'attuale da cui si differenzia per la scatola in legno nero e per il cappuccio che viene via dopo ben 4 giri.
Quando mi è arrivato sono rimasto ancora una volta colpito dalla bellezza della celluloide, che riassumerei in un semplice pensiero: una signora di gran classe, si fa notare senza essere appariscente. Le strisce verdi traslucenti sembrano galleggiare sul nero quasi liquido di questa celluloide. Io non sarei mai capace di cogliere in foto la bellezza di questo materiale, complice anche il fatto che non riesco ad andare oltre lo scatto automatico del mio smartphone.
Sulla Extra 1930 notiamo il salto di qualità del design rispetto alle precedenti penne della famiglia, sulla extra si è migliorato il rapporto tra il fusto e il cappuccio, la penna ha perso la pancetta della Miya (che io adoro
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), e non avendo più il caricamento a cartuccia/converter, azionabile anche rimuovendo il fondello, quest’ultimo è stato accorciato rendendo più proporzionato l'intero fusto. Grazie a questa armonizzazione dei rapporti, la penna ne guadagna in eleganza, quando impugnata è solida ed importante, ma non risulta ingombrante e sgraziata alla vista. Il pennino è lo stesso usato sulla Extra Otto, un pennino di misura imponente e che si armonizza molto bene con la penna, aumentando ancor di più la sensazione di avere tra le mani una penna importante. Il sistema di caricamento è il solito captive converter, ma questa volta ero consapevole e a me sta bene. Perciò, miei cari signori di Montegrappa, ditelo chiaramente che usate un captive converter, tanto non è questo il motivo per cui la gente non compra le vostre bellezze.
Dunque come dicevo: "si ha la sensazione di avere una penna importante tra le mani", ma purtroppo è solo un’illusione che dura poco, perché anche la Extra 1930 ha le sue miserie. Peraltro questa volta non ho neanche avuto il dilemma se mandarla indietro alla casa madre, avendola presa usata benché mai inchiostrata. Mi è arrivata con le parti in argento un po’ scurito per l’ossidazione, mi sono quindi armato di panno da gioielleria ed ho incominciato a sfregare prima la sezione, che dopo un po' è tornata lucida, e poi la veretta, che si è subito scollata iniziando a girare liberamente sul cappuccio. Avendo finito i miei bonus con l'assistenza me la sono incollata da solo. Dopo la prima pagina di puro godimento il flusso ha iniziato a smagrirsi, tanto, ancor di più di come mi è successo sulla Extra Otto. Rassegnato ho pensato che il famoso conduttore in ebanite avesse bisogno di rodaggio, e quindi giù a scrivere per settimane, mi sono quasi slogato il polso con il solo risultato di avere una penna che scriveva sempre male, tratto striminzito e continui salti e false partenze, a meno di calcare sulla carta. Le ho provate di tutte, persino il buon Massimo (Maxpop) ci ha perso svariate ore. Ogni volta sembrava andare meglio, ma dopo due tre pagine il problema si ripresentava. Non so se sono io ad avere una costante e perenne scalogna nera con questi bellissimi pennini di taglia extra-large, ma ho iniziato a sospettare che chi produce sta’ robaccia non è capace di fare neanche un decimo del bellissimo lavoro che una volta Montegrappa si faceva da sola in casa in quel di Bassano del Grappa. Forse forse se proprio se li devono far fare credo che sia meglio che continuino a guardare a Oriente piuttosto che oltralpe. Dopo oltre due mesi e l’ennesimo intervento del buon e paziente Massimo me la sono portata a casa che sembrava essersi finalmente convinta a fare il suo lavoro, l’indomani dopo un paio di paginette ha ricominciato a fare le solite bizze: dodici giorni fa l’ho impacchettata e mandata ad un nibmeister oltreoceano. Ora è tra le sue mani, fra un paio di mesi vi dirò come è andata, per ora me la sono tolta di torno per un po'!
Dopo questa esperienza devo purtroppo dire che malgrado la grande bellezza delle Montegrappa io ho detto basta, in maniera specifica a quelle moderne con pennini made in Germany, per la mia esperienza posso dire che sono solo costose bomboniere. Purtroppo però in questi due mesi tra l’acquisto della Extra 1930 Bamboo Black e la sua dipartita per le lontane Americhe, mi sono fatto irretire da altre due penne della famiglia, entrambe a confermare la mia ipotesi, ovvero che, per quel che mi riguarda, sono le moderne Montegrappa con pennini Bock quelle da evitare (a meno di comprarle nuove in garanzia e con la consapevolezza che con buone probabilità bisogna rimandarle indietro prima che scada) (to be continued…)
P.S. Questa volta niente foto, la penna è in America, se la volete vedere fatevi un giro in rete o su questi lidi dove è stata recensita.
P.P.S. E che nessun possessore di Montegrappa mi venga a dire che sono io scalognato nero che poi gli credo e rientro nel tunnel
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