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Come avete capito qual è il pennino più adatto a voi?

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schnier
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Messaggio da schnier »

Pettirosso ha scritto: martedì 26 marzo 2019, 17:52 Poi c'è il fattore carta: quella più economica (o riciclata) tende, oltre che a trapassare, ad allargare il tratto, ed allora mi orienterò, oltre che su un inchiostro idoneo (c'è un bel post recente sull'argomento), su un pennino F o EF con un flusso contenuto (meno inchiostro viene posato, minore sarà l'allargamento del tratto).
Quale post? Io ho trovato questo di alcuni anni fa http://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=8109
HoodedNib ha scritto: martedì 26 marzo 2019, 19:49 L'ho capito?
ehehehe :mrgreen:
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Come avete capito qual è il pennino più adatto a voi?

Messaggio da Scriptor »

In questo periodo prediligo inchiostri che mostrano belle sfumature, ed è quindi naturale orientarsi su un pennino medio.

Ma è bello anche alternare e regalarsi un inchiostro dal colore deciso con un bel pennino fine giapponese... oppure ogni tanto fare qualche esperimento calligrafico con uno "stub", sperimentando qualche inchiostro nuovo. Le mie penne e i miei inchiostri di norma ruotano spesso, a volte ad ogni carica d'inchiostro. E penso sia uno dei diversi aspetti piacevoli dello scrivere con la stilografica ;)

Sperimenta liberamente, senza sentirti in dovere di trovare un pennino "adatto": a seconda delle circostanze lo sono tutti... e a seconda della nostra perenne voglia di ricercare, non lo è pienamente nessuno :)
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Messaggio da hobbit »

Personalmente trovo i tratti fini più gestibili, anche se faccio fatica con gli extra fini giapponesi.
Ottimo per me è l’F Platinum, che riesco ad usarlo su ogni tipo di carta.
Quando voglio un tratto più largo e abbondante uso gli EF Lamy o Kaweco, ma che mi permettono di apprezzare di più l’inchiostro, ma che su qualche tipo di carta fanno
Con i tratti più larghi faccio fatica.
Comunque è una questione di grafia, gusti, carta utilizzata, ...., nessuno può darti una risposta per te!!!
Ultima modifica di hobbit il martedì 26 marzo 2019, 21:54, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da Pettirosso »

schnier ha scritto: martedì 26 marzo 2019, 20:11 Quale post? Io ho trovato questo di alcuni anni fa http://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=8109
Quello era uno, ma io mi riferivo a questo, se può esserti utile: http://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?f=9&t=18491
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Messaggio da francoiacc »

A me piacciono i pennini grandi perchè rendono giustizia a qualsiasi inchiostro, anche un noioso Pelikan 4001 Royal Blue diventa più interessante.
Prova un bello stub con un Diamine Asa Blue su carta Midori e vedrai avrai uno spettacolo di sfumature :mrgreen: :wave:
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Messaggio da VincenzoDG »

Indubbiamente un pennino medio grande consente di avere un tratto che evidenzia le variazioni di intensità di tono dell’inchiostro ma, a mio avviso, bisogna tener conto di un utilizzo pratico delle penne e quindi della carta che si ha a disposizione.

Purtroppo penne con tratti generosi spesso non sono consentite dalla carta.

Per quanto mi riguarda, uso con soddisfazione la misura F Pelikan (talvolta l’EF, ma non sempre se ne trovano che non gratticchiano un po’) e il massimo del piacere lo incontro se il pennino ha un minimo di flessibilità così da passare dal fine al medio e, appunto, fare apprezzare l’inchiostro e lo stile di scrittura.

Un pennino del genere (tipico di una mia Pelikan 140), consente tratti sottili utili nei disegni o nelle formule matematiche (mi occupo anche di questo) come tratti più larghi tipici degli svolazzi.
Ultima modifica di VincenzoDG il giovedì 28 marzo 2019, 21:57, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da francoiacc »

VincenzoDG ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 15:10 Indubbiamente un pennino medio grande consente di avere un tratto che evidenzia le variazioni di intensità di tono dell’inchiostro ma, a mio avviso, bisogna tener conto di un utilizzo pratico delle penne e quindi della carta che si ha a disposizione.

Purtroppo penne con tratti generosi spesso non sono consentite dalla carta.
Concordo in pieno, tant'è che nella mia piccola collezione ho penne con tratti dall'F allo STUB 1.5, proprio per quanto detto da te sopra. Ciò non toglie che la mia personale preferenza è per i pennini con tratto generoso, quando posso è su queste che corre la mia mano, e le carico sempre con inchiosti che non userei al lavoro.
VincenzoDG ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 15:10 Per quanto mi riguarda, uso con soddisfazione la misura F Pelikan (talvolta l’EF, ma non sempre se ne trovano che non gratticchiano un po’) e il massimo del piacere lo incontro se il pennino ha un minimo di flessibilità così da passare dal fine al medio e, appunto, fare apprezzare l’inchiostro e lo stile di scrittura.

Un pennino del genere (tipico di una mia Pelikan 140), consente tratti sottili (utili nei disegni o nelle formule matematiche (mi occupo anche di questo) come tratti più larghi tipici degli svolazzi..
Ho dei pennenini flex su alcune OMAS un pò più datate... come non darti ragione :thumbup: :wave:
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Messaggio da VincenzoDG »

Complimenti per le tue penne!

In effetti, mi meraviglio un po’ perché spesso vedo penne moderne bellissime ma con pennini estremamente rigidi al punto da non consentire la benché minima variazione di tratto.

Se, all’epoca della carta carbone (e quindi delle penne con pennino carenato) poteva avere un senso, mi meraviglia che oggi ancora si inceda così diffusamente in questa filosofia.

Non dico avere una flessibilità da penna calligrafica ma, per la miseria, a mio avviso parte del piacere della scrittura di chi acquista una stilografica e non una biro credo sia anche nella possibilità intrinseca di una (almeno) minima variazione del tratto!
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Messaggio da francoiacc »

VincenzoDG ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 21:53 Complimenti per le tue penne!
Grazie
VincenzoDG ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 21:53 In effetti, mi meraviglio un po’ perché spesso vedo penne moderne bellissime ma con pennini estremamente rigidi al punto da non consentire la benché minima variazione di tratto.

Se, all’epoca della carta carbone (e quindi delle penne con pennino carenato) poteva avere un senso, mi meraviglia che oggi ancora si inceda così diffusamente in questa filosofia.

Non dico avere una flessibilità da penna calligrafica ma, per la miseria, a mio avviso parte del piacere della scrittura di chi acquista una stilografica e non una biro credo sia anche nella possibilità intrinseca di una (almeno) minima variazione del tratto!
Non solo non sono comuni penne moderne con i pennini flex, ma non le sanno neanche fare più. :wave:
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Messaggio da Iridium »

francoiacc ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 22:52
VincenzoDG ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 21:53 Complimenti per le tue penne!
Grazie
VincenzoDG ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 21:53
CUT...

Non dico avere una flessibilità da penna calligrafica ma, per la miseria, a mio avviso parte del piacere della scrittura di chi acquista una stilografica e non una biro credo sia anche nella possibilità intrinseca di una (almeno) minima variazione del tratto!
Non solo non sono comuni penne moderne con i pennini flex, ma non le sanno neanche fare più. :wave:
spero mi scuserete se approfitto di questa affermazione di Francesco per andare un pelo OT
questa cosa l’ho letta tantissime volte in lungo e in largo e mi fa riflettere. mi chiedo: ma è mai possibile che non si riesca a replicare (e magari anche migliorare su alcuni aspetti) un qualcosa che già facevano bene nel secolo scorso? dal basso della mia esperienza con le stilografiche non ho una risposta a questa domanda, ma la logica mi porta a pensare che se volessero potrebbero farlo tranquillamente quindi perché non lo fanno? é forse un problema di costi?, o pensano che non abbiano più mercato? ma anche queste considerazioni lasciano il tempo che trovano visto che vengono prodotte (non me ne vogliate vi prego) anche delle penne assurde che sembrano più esercizi di stile che non vere penne o che costano uno sproposito, e quindi perché?
fine OT

saluti
Fabio

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Messaggio da sciumbasci »

Per me è un problema di costi-opportunità.
Considera quante persone usano una stilografica al giorno d'oggi: chi lo fa per vezzo, senza sapere nulla di stilografiche, almeno per quello che mi è dato d'intendere qui in italia, comprerà una Parker, una Pelikan o una Montblanc (i tre marchi più riconosciuti), a seconda di quanto vuole spendere. Carica una cartuccia e se la dimentica. Ogni tanto firma qualche cosa per darsi un tono e finisce li.
Al cliente medio, che magari è destro e impugna la stilografica sottosopra, cioè col pennino rivolto verso il basso, va benissimo così.
Questi sono sicuramente la maggior parte degli acquirenti. Oppure deve fare un regalo aziendale o accademico.

Poi ci sono gli amatori: gente che sa cosa ha intorno, sceglie gli inchiostri, cerca pennini italici magari perché appassionati di calligrafia o vuole cimentarsi. Che sia un balocco o diventi lo strumento principale per scrivere, sappiamo che sono sicuramente molto meno dei precedenti.
E così via, cultori, appassionati eccetera, in un continuo aumento di conoscenze ed al tempo stesso in un dimiuire di numero di clienti.

Una Parker 51, tornita a mano com'era, costava (mi sembra di ricordare) un paio di stipendi americani di allora, un po' come i più performanti computer di oggi. Oggi delle alterative flessibili ci sono, sebbene non performanti come le vintage più blasonate, ma il prezzo resta comunque rimarchevole.
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rolex hunter
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Messaggio da rolex hunter »

VincenzoDG ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 21:53 In effetti, mi meraviglio un po’ perché spesso vedo penne moderne bellissime ma con pennini estremamente rigidi al punto da non consentire la benché minima variazione di tratto.
.........
Non dico avere una flessibilità da penna calligrafica ma, per la miseria, a mio avviso parte del piacere della scrittura di chi acquista una stilografica e non una biro credo sia anche nella possibilità intrinseca di una (almeno) minima variazione del tratto!
francoiacc ha scritto: giovedì 28 marzo 2019, 22:52 Non solo non sono comuni penne moderne con i pennini flex, ma non le sanno neanche fare più. :wave:
Iridium ha scritto: venerdì 29 marzo 2019, 5:47
questa cosa l’ho letta tantissime volte in lungo e in largo e mi fa riflettere. mi chiedo: ma è mai possibile che non si riesca a replicare (e magari anche migliorare su alcuni aspetti) un qualcosa che già facevano bene nel secolo scorso? ............... [CUT]
sciumbasci ha scritto: venerdì 29 marzo 2019, 12:40 Per me è un problema di costi-opportunità.
Considera quante persone usano una stilografica al giorno d'oggi: [CUT]

Poi ci sono gli amatori: [CUT]
E così via, cultori, appassionati eccetera, in un continuo aumento di conoscenze ed al tempo stesso in un dimiuire di numero di clienti.

Su questa cosa ci rifletto da molto, e sono giunto ad una (personalissima, ovviamente) conclusione: non è un problema di costi/opportunità.

se la suddetta opzione fosse disponibile, gli appassionati più ricch....(ehm) più spendacc.....(ehm) insomma quelli più appassionati, sicuramente sarebbero ben felici di pagare il prezzo "in più" per la suddetta opzione; se apprezziamo (e paghiamo) una maki-e (non tutti, ma c'è chi lo fa), figuriamoci se non saremmo disposti a farlo per un pennino flex.

E neanche il costo in assoluto, sarebbe rilevante; se la buona qualità c'è, l'acquirente si trova.

ritengo invece che si sia proprio persa la tecnologia perché anche gli esperti del settore, i "nibmeister" (John Mottishaw, uno per tutti) che si cimentano nell'impresa di aggiungere flessibilità ad un pennino, lo fanno intervenendo con tagli e sagomature (anche se il pennino viene prodotto sulle loro specifiche); quindi è un'operazione puramente "meccanica".

Niente fusione speciale, niente tempera particolare, solo tagli e sagomature.

Semplicemente si è perso il patrimonio di conoscenze che permetteva ai "nibmeister" di Waterman, Wahl Eversharp, Mabie Todd & Co., Omas, Swan, Conway Stewart, De La Rue e via discorrendo di ottenere un metallo con caratteristiche tali da preparare pennini con quella "flessibilità", che oggi, non essendo più disponibile, viene "adulterata" con la "morbidezza".
Giorgio

la penna perfetta non esiste, quindi per essere felici bisogna avere tante penne (cit.)
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Messaggio da hobbit »

Io non sono esperto, ma non penso che si siano perse le conoscenze, ma che queste non vengono applicate alla produzione di pennini, per mancanza di interesse.
La produzione di un pennino con una determinata lega richiede un certo costo, che non è più proporzionato a quello che mediamente le persone sono disposte a spendere per una penna stilografica, oggetto già di nicchia in generale, figuriamoci quelle molto costose.
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Messaggio da Iridium »

grazie per le risposte. per la parte economica sono assolutamente in linea con il pensiero di Giorgio. già questo per molti versi è un settore di nicchia. investire nella diversificazione della produzione del componente per eccellenza (il pennino per l’appunto) non lo vedo un problema tanto poi i costi si recuperano aumentando eventualmente il prezzo del modello “particolare”. Mentre per l’ipotesi della perdita delle conoscenze scusami Giorgio ma è abbastanza improbabile che con tanti produttori si sia perso totalmente il “segreto” (perdonami il termine ma visto che ci stiamo arrovellando... :mrgreen: ) del pennino flessibile, anche perché non penso che tutti li producessero allo stesso modo quindi è probabile che ci sia più di un “segreto”, ma anche volendo credere che si sia veramente perso, mi chiedo, con tutti i passi in avanti che si sono fatti nelle tecnologie e nei materiali, possibile che l’unico modo per rendere un pennino flessibile sia meccanico tramite forme opportunamente sagomate e che il risultato sia comunque non paragonabile ai pennini del passato? possibile che chi si occupa di materiali (sono assolutamente e completamente ignorante in materia) non sappia creare una lega flessibile ? o che questo costi talmente tanto da renderla una pazzia? (mica devono creare l’adamantio :mrgreen: ) mah, rimango scettico
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Messaggio da Iridium »

hobbit ha scritto: venerdì 29 marzo 2019, 14:16 Io non sono esperto, ma non penso che si siano perse le conoscenze, ma che queste non vengono applicate alla produzione di pennini, per mancanza di interesse.
La produzione di un pennino con una determinata lega richiede un certo costo, che non è più proporzionato a quello che mediamente le persone sono disposte a spendere per una penna stilografica, oggetto già di nicchia in generale, figuriamoci quelle molto costose.
EDIT: IMHO la mancanza di interesse non la vedo visto che hanno creato penne di marmo o di lava vulcanica e chissà quanto tempo e risorse hanno impiegato per farlo. e pennini in palladio e titanio e chissà che altro che non sono metalli economici (il palladio se non sbaglio è uno dei metalli preziosi). inoltre se un produttore ricreasse un pennino flessibile paragonabile a quelli del passato probabilmente avrebbero la fila dietro la porta... penso
Ultima modifica di Iridium il venerdì 29 marzo 2019, 14:37, modificato 1 volta in totale.
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