courthand ha scritto:Se poi mi permetti una notazione strettamente personale, come modello preferisco questo
...
Lo trovo più aderente agli esempi classici.
Aggiudicato! Piace di più anche a me.
Ecco un'altra mia pagina di esercizi.
Da notare come non ci sia una lettera uguale all'altra...
Più che altro non c'è costanza nell'altezza del corpo lettera.
Usi le falserighe?
Se le usi vuol dire che non riesci a seguirle bene: prova allora a rigare il foglio, usando una matita a grana dure e mano leggera, vedrai che con le righe direttamente sul foglio anziché in trasparenza sarà più facile mantenersi nei limiti.
courthand ha scritto:Più che altro non c'è costanza nell'altezza del corpo lettera.
Usi le falserighe?
Se le usi vuol dire che non riesci a seguirle bene: prova allora a rigare il foglio, usando una matita a grana dure e mano leggera, vedrai che con le righe direttamente sul foglio anziché in trasparenza sarà più facile mantenersi nei limiti.
È vero, il foglio è abbastanza spesso e le falserighe non si vedono troppo bene.
courthand ha scritto:Vedo grandi progressi, complimenti!
Grazie Alessandro.
Ora che dopo una settimana il lavoro me lo permette, vado sulle 'g' e sule 'h'.
Ci ho messo un po' per trovare un minimo di equilibrio nelle curve, soprattutto per non far venire storte le 'g'. Sono sicuramente tra le lettere su cui dovrò tornare su.
Per staccare dalla noia delle pagine di due sole lettere, provo una composizione in onciale. Il testo è tratto dal decimo libro delle Confessioni di S. Agostino e osserva l'antico uso senza spazi fra le parole e con le sole abbreviazioni dei nomina sacra e delle m.
Ovviamente ci sono ancora diversi difetti.
P.S. Qualcuno sa come si faceva il punto interrogativo nei manoscritti in onciale? (Io ho usato la vecchia notazione 'qo' per quaestio, visto che il punto interrogativo "moderno" nasce con la minuscola carolina).
Complimentissimi per la bella pagina in Beneventana! Non pensavo di trovare sul forum un'altro appassionato di questa forma calligrafica che definire di nicchia è un eufemismo: solo che, al contrario di te, mi limito ad ammirarla senza manco pensare a cimentarmi nella scrittura.
Per tutti coloro che volessero saperne di più in merito sarà forse bene dire che il testo citato da Ginepro penso sia la monografia "The Beneventan Script - a history of the south italian minuscole" di Elias Avery Lowe (o Loew,nella forme originaria del cognome non anglicizzato), dal 1914 insuperato riferimento in materia: lo si può trovare digitalizzato in rete, mi pare sul sito della Toronto University, sono quasi 400 pagine, lettura un po' impegnativa ma, se interessati, molto intrigante.
ciro ha scritto:Ma che bravo che sei!
Piano piano spero di raggiungerti.
Irishtales ha scritto:Bravo, sei formidabile! Hai una mano fantastica e non c'è stile che tu non riesca ad affrontare
courthand ha scritto:Complimentissimi per la bella pagina in Beneventana!
Grazie di cuore a tutti per i complimenti!
courthand ha scritto:... il testo citato da Ginepro penso sia la monografia "The Beneventan Script - a history of the south italian minuscole" di Elias Avery Lowe (o Loew,nella forme originaria del cognome non anglicizzato), dal 1914 insuperato riferimento in materia ...
Esatto, il libro è quello. Prima di trovarlo, questo bellissimo stile era rimasto misterioso per me. Che posso farci? Non mi riesce guardare senza scrivere!
Paginetta di esercizi, che mi ha dato poca soddisfazione (sarà il venerdì sera che non aiuta per niente):
Ho ripreso brevemente le 'g' e le 'h', che questa volta mi pare non mi abbiano dato particolari problemi; le 'i' - pur sembrando abbastanza inutili - offrono invece l'occasione per allenare la verticalità del tratto e la costanza nella spaziatura fra i segni; le 'l' possono a volte tradire nel gambo orizzontale,
e poi loro, le 'm'... lo sapevo che erano toste... diciamo che ho alternato delle discrete lettere onciali al logo di McDonald's