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Le stilografiche e la Grande Guerra
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Le stilografiche e la Grande Guerra
Avrei un quesito da porre, in che condizioni versava l'industria della penna durante il primo periodo bellico mondiale dello scorso secolo? Quali erano le ditte in produzione? E quali erano le caratteristiche della penna che i soldati usavano per scrivere le loro lettere dal fronte?
Grazie per qualsiasi eventuale risposta.
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Provo con una prima risposta, per quel poco che ne so, senza alcuna pretesa di completezza e sperando in approfondimenti da parte degli esperti, perché il tema è molto interessante.
Non mi risulta che, usualmente, i soldati italiani utilizzassero stilografiche, ma pennini, perché una produzione di stilografiche degna di tal nome da noi cominciò dopo la prima guerra mondiale, grazie anche all'esempio dei soldati alleati (non molti, in verità) che combatterono sul nostro fronte, che spesso utilizzavano stilografiche come, ad esempio, le Onoto e le Waterman. Si trattava, nella maggior parte dei casi, di penne con caricamento a contagocce in ebanite.
Fra le eccezioni sicuramente le Onoto 3000 (N e, più spesso, O, per la minor lunghezza, che la rendeva più pratica), con sistema di caricamento "plunger filler" (a siringa rovesciata), la cui prima produzione risaliva al 1905, 9 anni prima dello scoppio della guerra sul fronte franco-tedesco. Ecco un manifesto dell'epoca, nel quale un militare inglese scrive proprio con una Onoto 3000 O con cappuccio calzato: Come ho già avuto modo di ricordare, uno dei più illustri utilizzatori di queste penne al fronte fu addirittura Winston Churchill, senza dubbio una delle personalità di spicco dell'intero secolo.
Durante il conflitto, la Onoto 3000 veniva venduta con tre "sigilli" in carta, nei colori nazionali: Per la metà della guerra, la penna veniva pubblicizzata come la "All-British-Pen":
Non mi risulta che, usualmente, i soldati italiani utilizzassero stilografiche, ma pennini, perché una produzione di stilografiche degna di tal nome da noi cominciò dopo la prima guerra mondiale, grazie anche all'esempio dei soldati alleati (non molti, in verità) che combatterono sul nostro fronte, che spesso utilizzavano stilografiche come, ad esempio, le Onoto e le Waterman. Si trattava, nella maggior parte dei casi, di penne con caricamento a contagocce in ebanite.
Fra le eccezioni sicuramente le Onoto 3000 (N e, più spesso, O, per la minor lunghezza, che la rendeva più pratica), con sistema di caricamento "plunger filler" (a siringa rovesciata), la cui prima produzione risaliva al 1905, 9 anni prima dello scoppio della guerra sul fronte franco-tedesco. Ecco un manifesto dell'epoca, nel quale un militare inglese scrive proprio con una Onoto 3000 O con cappuccio calzato: Come ho già avuto modo di ricordare, uno dei più illustri utilizzatori di queste penne al fronte fu addirittura Winston Churchill, senza dubbio una delle personalità di spicco dell'intero secolo.
Durante il conflitto, la Onoto 3000 veniva venduta con tre "sigilli" in carta, nei colori nazionali: Per la metà della guerra, la penna veniva pubblicizzata come la "All-British-Pen":
Alberto Casirati
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Grazie mille per questa prima risposta. Ma con i pennini andavano avanti pure francesi, russi e tedeschi? Anche se per questi ultimi avrei una proposta: Soennecken.
Ma i tre sigilli cosa stavano ad indicare?
Ma i tre sigilli cosa stavano ad indicare?
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Quella rossa indicava il modello, quella blu il tipo di pennino, mentre non so dirti per quella bianca...(forse il prezzo?)PenninoM ha scritto:Ma i tre sigilli cosa stavano ad indicare?
Per gli americani va ricordata anche la Swan:
Alberto Casirati
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Forse, alcuni gradiranno questa immagine: una saletta al fronte per la redazione di lettere.
Notate (il cartello sullo sfondo lo dimostra chiaramente) come fosse chiaro alle autorità che le lettere erano importanti non solo per i soldati, ma anche per chi attendeva notizie a casa!Alberto Casirati
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Proprio bello, ma pensa che ignoranza crassa! Pensavo che la Swan fosse inglese
- A Casirati
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Non ne so molto più di te... ho solo letto questo: http://www.fountainpen.it/SwanPenninoM ha scritto:Proprio bello, ma pensa che ignoranza crassa! Pensavo che la Swan fosse inglese
Vedi? In realtà, ho sbagliato io: è vero, la Swan nacque negli USA ma probabilmente sia americani sia inglesi la utilizzarono nella grande guerra!
Grazie per avermelo fatto notare. E già che ci siamo, ecco la parte di testo relativa al periodo storico che interessa in questo topic (testo riferito alla Swan inglese):
"Nel 1915 venne lanciato un modello con fermaglio rivettato e solo nel 1916 venne introdotto il primo modello dotato di riempimento automatico con caricamento a levetta, pur mantenendo la produzione del classico caricamento a contagocce. Le penne inoltre continuavano anche ad essere importate dagli Stati Uniti, e sono stati trovati esemplari recanti la dicitura Made in USA During War. Durante la guerra venne anche prodotto un modello a contagocce, noto come Trench Pen, che aveva un sul fondello un comparto per tenere delle pastiglie di inchiostro da far sciogliere nell'acqua (come in seguito farà la Aurora con la Etiopia)."
Ecco a cosa serve un buon forum: ad accrescere la conoscenza del tema!
Alberto Casirati
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Un'argomento decisamente interessante. Mi fa piacere sapere che ci sono notizie storiche sull'argomento, e non veo l'ora di sentire altri pareri.
Ricordo che a scuola, studiando Ungaretti e D'annunzio, mi sono posto la stessa domanda. Con il professore convenimmo che, probabilmente, usassero dei lapis per scrivere, visto che nel nostro immaginario (che però potrebbe essere molto lontano dalla realtà), il fronte ce lo immaginiamo come piovoso, umido, e spesso allagato. Sapevate che le matite scrivono anche sott'acqua, e che i segni sulla carta sono al 100% waterproof?
Mi viene anche in mente che per gli aviatori la stilografica era una po' invisa (è questo che ha portao all'invenzione della biro). Ve lo immaginate D'annunzio che scende dall'aereo inzuppato d'inchiostro per via dello sbalzo di pressione?
Ricordo che a scuola, studiando Ungaretti e D'annunzio, mi sono posto la stessa domanda. Con il professore convenimmo che, probabilmente, usassero dei lapis per scrivere, visto che nel nostro immaginario (che però potrebbe essere molto lontano dalla realtà), il fronte ce lo immaginiamo come piovoso, umido, e spesso allagato. Sapevate che le matite scrivono anche sott'acqua, e che i segni sulla carta sono al 100% waterproof?
Mi viene anche in mente che per gli aviatori la stilografica era una po' invisa (è questo che ha portao all'invenzione della biro). Ve lo immaginate D'annunzio che scende dall'aereo inzuppato d'inchiostro per via dello sbalzo di pressione?
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interessante anche l'idea di "pastiglie di inchiostro" da sciogliere in acqua. Posso saperne di più?
- piccardi
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Le stilografiche e la Grande Guerra
Direi che vi potete sbizzarrire usando la pagina del wiki:
http://www.fountainpen.it/Cronologia
e posizionandovi sugli anni dal 1914 al 1918, oppire usando direttamente i link:
http://www.fountainpen.it/1914
http://www.fountainpen.it/1915
http://www.fountainpen.it/1916
http://www.fountainpen.it/1917
http://www.fountainpen.it/1918
Simone
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Simone
Questo è un forum in italiano, per pietà evitiamo certi obbrobri linguistici:
viewtopic.php?f=19&t=3123
e per aiutare chi non trova un termine:
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Le stilografiche e la Grande Guerra
Non sono uno storico, ma leggendo diversi libri divulgativi in ambito strorico/economico, mi sono reso conto che l'Italia era un paese veramente arretrato socialmente ed economicamente, diciamo fino a dopo la prima guerra mondiale.
Non mi stupisce quindi che le uniche penne di cui si trovi traccia almeno nei documenti del forum siano estere, anche se poi questo forse contrasta con l'esistenza di molte rientranti di produzione nazionale che vediamo nei mercatini o che abbiamo nelle nostre collezioni, e che penso debbano essere datate in quel periodo più o meno.
A chi fosse interessato ad una fotografia delle condizioni di vita in Italia in quegli anni, anche se in realtà la fotografia è da quegli anni in avanti, e non indietro, consiglio il libro Mille Lire al Mese di Gianfranco Venè, che ho trovato estremamente piacevole ed anche leggerissimo da leggere, ma che offre spunti di riflessione veramente notevoli sul periodo storico che dipinge.
Purtroppo è esaurito, e io stesso me lo sono ricomperato dopo anni su ebay, usato, perchè la mia copia l'avevo regalata anni fà ad un amico che me la chiese.
E' un'ottima lettura anche da portare sotto l'ombrellone questa estate, o in montagna !.
Non mi stupisce quindi che le uniche penne di cui si trovi traccia almeno nei documenti del forum siano estere, anche se poi questo forse contrasta con l'esistenza di molte rientranti di produzione nazionale che vediamo nei mercatini o che abbiamo nelle nostre collezioni, e che penso debbano essere datate in quel periodo più o meno.
A chi fosse interessato ad una fotografia delle condizioni di vita in Italia in quegli anni, anche se in realtà la fotografia è da quegli anni in avanti, e non indietro, consiglio il libro Mille Lire al Mese di Gianfranco Venè, che ho trovato estremamente piacevole ed anche leggerissimo da leggere, ma che offre spunti di riflessione veramente notevoli sul periodo storico che dipinge.
Purtroppo è esaurito, e io stesso me lo sono ricomperato dopo anni su ebay, usato, perchè la mia copia l'avevo regalata anni fà ad un amico che me la chiese.
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Neofita a chi ?
- courthand
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Le stilografiche e la Grande Guerra
Scusate se vado OT ma l'argomento mi riporta alla mente un aneddoto familiare. Mio nonno materno,tenente di fresca nomina, rimase vittima di un attacco con i gas tossici sul fronte alpino: dato per morto, si salvò solo perché i barellieri che raccoglievano i feriti tentarono di prendere la stilografica d'oro che aveva nel taschino e si accorsero che respirava ancora.
Una stilografica...allunga la vita!
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- piccardi
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Le stilografiche e la Grande Guerra
La gran parte delle rientranti italiane (con la probabile eccezione della Uhlmann's Eterno e forse di Tibaldi e Stilus) sono da considerarsi del dopoguerra. Anche la Montegrappa che proclama origini precedenti, all'inizio produceva solo pennini, ed ha registrato i suoi marchi per le stilografiche solo negli anni '20 avanzati.fabri00 ha scritto: Non mi stupisce quindi che le uniche penne di cui si trovi traccia almeno nei documenti del forum siano estere, anche se poi questo forse contrasta con l'esistenza di molte rientranti di produzione nazionale che vediamo nei mercatini o che abbiamo nelle nostre collezioni, e che penso debbano essere datate in quel periodo più o meno..
All'epoca della grande guerra erano presenti per certo solo americane e tedesche.
Simone
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Scusami, Simone: anche le inglesi...piccardi ha scritto:All'epoca della grande guerra erano presenti per certo solo americane e tedesche.
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Che storia deliziosa e triste allo stesso tempo....Alessandro, spero che ti sia stata tramandata la stilografica che ha salvato la vita a tuo nonno...courthand ha scritto:Scusate se vado OT ma l'argomento mi riporta alla mente un aneddoto familiare. Mio nonno materno,tenente di fresca nomina, rimase vittima di un attacco con i gas tossici sul fronte alpino: dato per morto, si salvò solo perché i barellieri che raccoglievano i feriti tentarono di prendere la stilografica d'oro che aveva nel taschino e si accorsero che respirava ancora.
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Il Wiki è una fonte straordinaria, e sono emblematiche le numerose pubblicità Waterman in cui l'abbinamento penna + soldato sono ricorrenti.
Ma ne ho trovata una che forse mi è sfuggita o non c'è ancora e che è invece della Parker e può rispondere in qualche modo alla domanda sugli inchiostri secchi, in piccole pastiglie da sciogliere in acqua.
L'ho trovata in rete, cercando proprio informazioni per immagini sulla Grande Guerra.
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
Daniela
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