G P M P ha scritto:"... che la corretta grafia era smarrita ..."
Con questa parafrasi mi dai lo spunto per riflettere, in modo semiserio, sul motivo per il quale molte persone nel corso degli anni, piuttosto che migliorare la grafia, la peggiorano. Mio padre è uno di questi, ma anche le generazioni più giovani sortiscono lo stesso destino: a volte faccio fatica a decifrare dei semplici biglietti di auguri che mi inviano amici e compagni di scuola che anni fa avevano una grafia leggibile e ordinata.
La risposta che mi sono data è che tutto dipende dalla fretta. Già sui banchi delle scuole superiori si comincia a prendere rapidamente appunti a lezione. Tutto peggiora all'università, in cui si scrive ancora più rapidamente e spesso anche in piedi o su banchi scomodi, cosicché la postura disagevole si unisce alla eccessiva rapidità. Per non parlare della disabitudine alla scrittura di chi preferisce un registratore e poi la tastiera per riversare tutto su un foglio stampato o su un monitor. Ma a differenza della tastiera, con cui scrivere rapidamente e senza errori è certamente un vantaggio, in quanto il risultato è lo stesso che si otterrebbe se si scrivesse lentamente, tutto cambia quando la fretta e la distrazione incombono su un foglio di carta.
Scrivere è molto di più di una necessità, è o può essere, o meglio dovrebbe essere, qualcosa che ci rappresenta, che descrive la
forma oltre al
contenuto, e la
forma dello scritto rappresenta come siamo. A volte bastano solo un paio di minuti in più da dedicare ad un foglio A4 per rendere giustizia alla nostra personalità e scrivere con cura, armoniosamente, in maniera leggibile e chiara. Non serve molto tempo in più, nè molta attenzione in più, serve solo costanza nell'applicare questo principio. Scrivere avendo cura non solo del contenuto ma anche della forma è un gesto di rispetto verso chi legge e verso sé stessi, e scrivendo in modo più rilassato si apprezza maggiormente il conenuto, ma anche i mezzi: l'inchiostro, la carta, la penna. Ci si sofferma ad osservare il tratto che muta, le lettere uguali nella pronuncia che diventano simili fra loro anche sulla carta, ci si scopre capaci di una omogeneità e di una serialità nel riprodurre l'alfabeto, che conferiranno alla pagina scritta un valore anche simbolico, emblema dell'indole di chi ha scritto. E' un esercizio
zen, perchè implica concentrazione su ciò che si sta facendo, e può diventare arte, quando si affronta lo scrivere in modo rigoroso e rispettoso per la Calligrafia, e si hanno alle spalle anni di studio, come accade ai calligrafi.
Su queste basi, sto cominciando ad abbandonare la fretta, quando posso farne a meno. Pochi minuti in più durante il giorno, da dedicare allo
slow-writing, si traducono in una grafia migliorata che diventa più leggibile e gradevole e, nel lungo periodo, giova anche nei casi in cui si ha necessità di scrivere rapidamente. L'esercizio e la pazienza insomma, pagano ancora una volta, anche nella scrittura.
E quando penso che di recente in uno degli stati USA si sia deciso di smettere di insegnare a scrivere nelle scuole primarie, mi rattristo e penso che si è perduta una buona occasione per insegnare ai bambini ad esprimere la propria personalità, ad averne cura, a trarne giovamento...