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Laurea triennale in filosofia?

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Silente
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Laurea triennale in filosofia?

Messaggio da Silente »

Beh, ricordo che da studente di Fisica, il primo anno non capivo molto, eppure i presuposti c'erano: liceo scientifico, passione, buoni risultati scolastici... Eppure... Mah! - Mi divevo.
Alla fine ha vinto la passione: ho cominciato a capire che il metodo di studio doveva evolversi rispetto a quello del liceo, che dovevo guardare gli argomenti che mi venivano proposti con altri occhi e che, solo se la materia mi fosse veramente piaciuta, allora ce l'avrei fatta a laurearmi.
Alla fine mi sono laureato e, se tornassi indietro farei la stessa cosa: ancora Fisica, conlo stesso indirizzo e lo stesso orientamento.
Questo per dire che, secondo me, bisogna fare davvero quello che piace ed appassiona.
Il lavoro? Beh, in molti, a vari livelli hanno detto che ormai di lavoro ce n'è poco... Quindi a maggior ragione vale la pena di fare quello che piace.
Ora lavoro nella scuola e mi piace moltissimo, era quello che sognavo fin dall'inizio, per avere la soddisfazione di trasmettere ai giovani le cose che mi piacciono, ma ho fatto altri lavori, ho portato molto la divisa, per esempio. Tra le uniformi che ho indossato, vi è stata anche quella del vigile motociclista, Qualcuno potrebbe pensre: con una laurea scientifica in tasca? Perché no? Come è stato giustamente detto, bisogna pensare anche a preparare la tavola. Ho raccolto dalle mie esperienze lavorative un sacco di insegnamenti di vita, che poi ho cercato di trasmettere assieme a limiti, derivate, integrali e trasformazioni di Lorenz.
Mi sento quindi di consigliare comunque di studiare, di farlo per se stessi, senza pensare per forza a quale sarà il proprio lavoro. Io mi ritengo fortunato perché alla fine sono riuscito a fare il lavoro che mi piace, e lo posso dire proprio perché non ho fatto soltanto quello.
In bocca al lupo a tutti gli studenti!! :)
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klapaucius
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Laurea triennale in filosofia?

Messaggio da klapaucius »

Questo thread è molto bello. Apprezzo molto i commenti e i consigli e gli incoraggiamenti che state dando, in un senso e nell'altro. Volevo dirvelo.
Giuseppe
Corrado
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Laurea triennale in filosofia?

Messaggio da Corrado »

Ho letto ieri questo thread, ma fra una cosa e l'altra mi sono dimenticato di rispondere.

Non mi sento di darti nessun consiglio per una scelta così personale e delicata, però vorrei condividere con te la mia esperienza e le mie riflessioni, sperando che possano aiutarti in qualche modo.

Fin da piccolo, diciamo dalle scuole medie in poi, ho sempre apprezzato la scrittura. Durante il liceo, complice una Professoressa di lettere di quelle con la p maiuscola, il mio interesse per la scrittura si è allargato anche alla letteratura italiana e latina. Quando ho concluso il liceo mi sono trovato davanti alla tua stessa scelta: seguire la passione e iscrivermi alla facoltà di Lettere, o la ragione e iscrivermi a Ingegneria. Complice il pragmatismo che mi ha sempre contraddistinto, ho optato per la seconda. Mi sarebbe piaciuto studiare Ingegneria Informatica, ma nella mia città non è mai stato istituito quel corso e quindi ho ripiegato su Elettronica. L'ho fatto senza sapere bene a cosa stavo andando incontro, basandomi sulle poche informazioni che riuscii a reperire nei libretti informativi all'università e su internet.
I primi anni li ho spesi nell'attesa di qualcosa di meglio: studiavo materie di base, cercando di costruire una base solida per poter proseguire con gli argomenti specifici del mio indirizzo di studi. Ho finito la triennale pensando che la specialistica sarebbe stata l'occasione per approfondire tutte quelle cose che, nei corsi di base, venivano introdotte senza essere approfondite per fornire allo studente un quadro il più generale possibile delle problematiche e delle materie che si trovava ad affrontare. Ciò che avevo studiato non mi piaceva e, sopratutto, non mi soddisfaceva. Inoltre è scoppiata la crisi. Il sito dell'università, in cui prima si vedeva qualche offerta di lavoro, di tirocinio o stage all'estero, sembrava il deserto del Gobi. Il morale era ai minimi storici, ma siccome non fa parte del mio modo di affrontare la vita lasciare le cose a metà e poiché, a mio modo di vedere, fermarsi alla triennale equivaleva a non terminare il ciclo di studi cominciati, ho continuato con la laurea magistrale. Durante questi due anni ho avuto modo di cominciare ad apprezzare ciò che avevo studiato durante i precedenti tre, ma le prospettive lavorative non erano rosee. Ironicamente, proprio quando cominciavo ad apprezzare l'elettronica, la principale opportunità lavorativa era rappresentata dalla programmazione.
Alla fine del secondo anno ho avuto la fortuna che due persone si ricordassero di me e mi proponessero una tesi su un argomento molto interessante, a cui sto tutt'ora lavorando. Non so cosa accadrà nel futuro, ma posso dirti che, oggi, non sono pentito della scelta che feci alla fine del liceo.

Il periodo è quel che è, purtroppo non possiamo illuderci che una laurea, quale che sia, ci possa assicurare un lavoro o la tranquillità che, invece, assicurava ai nostri genitori.
Studiare qualcosa che piace rende il periodo di studio più stimolante e leggero, riducendo il rischio di provare rimpianti in un futuro.
Studiare qualcosa che ci piace un po' meno ma che per qualche motivo ci affascina(va), ci permette di approfondire la conoscenza di un lato di noi che non conosciamo appieno e che potrebbe valere la pena approfondire.

Ti ripeto: questa è solo la mia esperienza ed il mio modo di vedere le cose. Il mio problema era diverso in quanto, prima o poi, la parte applicativa di una laurea in ingegneria sarebbe dovuta spuntare fuori; non so cosa ti aspettassi tu da giurisprudenza e se c'è la possibilità che le tue aspettative vengano soddisfatte con il tempo: le mie esperienze con quella facoltà sono tutte di secondo o terzo grado.

L'unico consiglio che mi sento di darti è quello di rifletterci bene e di cercare di prendere la tua decisione il più serenamente possibile.
Guenda
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Messaggio da Guenda »

Caro Andrea,
innanzitutto mi spiace molto che tu stia attraversando un periodo di forti dubbi e certo non si tratta di quali scarpe comperare per l'inverno..
Se non ricordo male, sono intervenuta anche nel post in cui chiedevi consiglio sulla facoltà da intraprendere..
Mi sento in parte "chiamata" a risponderti avendo conseguito una laurea in giurisprudenza ed avendo scelto di fare l'avvocato..
Io ho sempre avuto molti pochi dubbi e tornando indietro farei la stessa scelta, tuttavia credo che ognuno di noi in se racchiuda più potenzialità.. Quindi non escludo che anche altri corsi di laurea avrebbero potuto fare "al caso mio".. Ad ogni modo, tutto dipende sempre da come si fanno le cose e da cosa si vuole esprimere..
Intendo dire che nessuna laurea è stereotipata su "modelli": non esiste il medico standard, l'avvocato standard, l'ingegnere standard etc.. Esistono solo le persone..
A mio parere il diritto e le filosofia non sono per niente distanti.. Anzi.. Una passione per la filosofia (che spero in ogni caso coltiverai) non può che offrirti chiavi di lettura ulteriori e più profonde del diritto..
Ad esempio ci sono molti ambiti giuridici in cui le competenze dell'avvocato devono andare "oltre" il mero tecnicismo di diritto: pensa al diritto di famiglia, al diritto minorile, al diritto del lavoro.. Qui entra in campo l'essenza del professionista e non certo solo la procedura civile..
Quello che sto cercando di dirti è che non è detto che una scelta comporti rinuncia totale all'altra.. Possono convivere in qualche misura aspetti preponderanti della tua personalità in grado di creare un unicum speciale..
Non sono in grado di dirti cosa fare (come forse nessun altro di noi) ma spero di offrirti in qualche modo uno spunto per riflettere..
Ti riporto l'esperienza del titolare dello studio in cui lavoro: voleva frequentare disperatamente filosofia ma la famiglia lo ha costretto ad iscriversi a giurisprudenza.. Ha raggiunto la laurea con il massimo dei voti più per sfida che per altro, ha superato subito l'esame di stato ed ha iniziato la professione arrabbiato col mondo.. Poi la luce: ha capito che poteva essere comunque quel che voleva pur con un altro"vestito".. Ad oggi è il miglior avvocato che conosco per competenza giuridica, completezza umana, filosofica ed artistica..
Spero giungerai presto ad una soluzione..
Beatrice
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vikingo60
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Messaggio da vikingo60 »

Io ho frequentato il Liceo Classico,ho avuto una insegnante di Matematica aggressiva e severa,che insegnava Matematica e Fisica come se ci trovassimo allo Scientifico.
Quando si arrabbiava,non faceva altro che ripetere a tutti che della Matematica non si poteva fare a meno,perchè ce la saremmo ritrovata davanti ogni giorno.
A distanza di anni,ho dovuto darla ragione.
Ed è per questo motivo che,a mio parere,le lauree in materie scientifiche permettono,anche in una realtà disastrosa come quella di oggi,di lavorare e quantomeno andare avanti.
Alessandro
Andrea_R

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Messaggio da Andrea_R »

Mi sento ancora nel limbo, ringrazio di cuore tutti gli utenti che hanno voluto condividere con me la propria esperienza e la propria opinione, in particolare Raffaele, forse è l'età ma sei riuscito ad essere particolarmente empatico, grazie.
@Vikingo e player77 vorrei poter ragionare come voi due, sarebbe tutto molto più semplice ed un po' meno angosciante, voglio condividere con voi una poesia che ho trovato girovagando per la rete in un thread simile.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ognigiorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi nonrischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero subianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di unosbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davantiall'errore e ai sentimenti.Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sullavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire unsogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire aiconsigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chinon ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamentechi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa igiorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi nonfa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando glichiedono qualcosa che conosce.Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivorichiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto direspirare.Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendidafelicità
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